Paletti per chi?

Nella nostra città è ripresa rapidamente la posa di paletti sui percorsi pedonali e ciclabili, dopo un lieve rallentamento e qualche assai rara eliminazione. Si sono registrati nuovi casi al cavalcavia di Ciro Menotti e in viale Corassori, ma a Modena Est si è diffusa una vera e propria epidemia.

Il Comune, in un lungo tratto di sotto strada, condiviso da decenni da pedoni, ciclisti, auto in sosta e residenti: ha piantato una selva di paletti “in duplice filar”, una specie di slalom speciale con due porte ad ogni passo carraio.

I paletti non sono previsti dal Codice della Strada e sono comparsi a Modena negli anni ’60 per proteggere le prime piste ciclabili dalle auto.
Ma è passato oltre mezzo secolo e forse varrebbe la pena che il Comune impegnasse i soldi per rimuovere la segnaletica incongrua, riparare le pavimentazioni dissestate, segnare con le righe gialle le piste e rinnovare l’illuminazione insufficiente.

E’ accertato che, per migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti, sia necessario intervenire sugli attraversamenti e sugli incroci, ridurre l’eccessiva velocità degli automobilisti ed aumentare l’attenzione di chi guida, che sono le prime cause degli incidenti stradali.

Invece si continua a trascurare la vigilanza sugli ostacoli presenti sui marciapiedi e sulle piste ciclabili, che sono diventati ricettacoli di armadietti, distributori di mercanzia varia e cavalletti di attività commerciali, sedie, tavolini. In presenza di cantieri, si spostano i pedoni e ciclisti da una parte all’altra della strada, ma mai le auto in sosta.

Alla scarsa vigilanza, il Comune aggiunge anche interventi che rallentano e ostacolano direttamente pedoni e ciclisti. Come nel caso dell’incrocio di via Santa Caterina con Ciro Menotti dove, invece di rallentare le auto, si sono deviati e allontanati dall’incrocio i percorsi pedonali e ciclabili, rendendo così meno visibile chi attraversa.

Ci verrà detto sicuramente che è “per la sicurezza”, ma di chi?

Si ha l’impressione che i paletti servano più a “proteggere” il Comune, che a facilitare i pedoni ed i ciclisti costretti a schivarli.
Come animali negli zoo, i pedoni e ciclisti si sacrificano, si “impalano” e si mettono in gabbia per il “loro bene” e la loro sicurezza.
Il Comune dovrebbe invece decidersi a facilitare concretamente chi si sposta a piedi ed in bicicletta con scelte più serie e coerenti con quanto dichiara. Ci sono ormai tutte le norme, le tecniche ed i soldi per poterlo fare: manca solo la voglia e la convinzione necessaria.

Ed intanto calano i cittadini che vanno in bicicletta.

Autovelox in città, finalmente.

Sono bastate alcune anticipazioni delle modifiche al Codice della Strada approvate nei giorni scorsi, per scatenare la canea dei commenti social di 60 milioni di improvvisati ingegneri del traffico.

Strade a precedenza ciclabile, doppio senso ciclabile, autovelox in città sono misure presenti da decenni in Europa, ma rivoluzionarie in Italia. Invece di provare a spiegare la ragione di queste norme, i media nazionali hanno preferito (come solito) parlare alla pancia delle persone con titoli distopici come “anche gli spazzini potranno fare le multe” o “pioggia di multe in arrivo con i nuovi autovelox”.

Peccato perché questi temi in Italia pesano 3.500 morti e 250.000 feriti all’anno, e meriterebbero di essere affrontati più seriamente. Ad esempio, gli autovelox vietati in città (dove muoiono gran parte dei pedoni e ciclisti investiti) e con obbligo di essere segnalati, sono un unicum italico a livello mondiale e non se ne capisce il motivo.

E’ invece facile capire che l’autoaccusatorio “pioggia di multe in arrivo” racconta di una consuetudine abusata degli italiani di superare regolarmente il limite dei 50 km/h: solo che il 90% delle persone colpite da un’auto ai 50 km/h muore e nessuna sopravvive ad un impatto a 60 km/h.

Allora cari titolisti smettiamo di fomentare il mito delle “multe per fare cassa” ed iniziamo a raccontare di norme di civiltà troppo a lungo attese e che prima o poi proteggeranno anche voi ed i vostri cari.

Settimana Europea della Mobilità Sostenibile 2020

Sta arrivando anche nel 2020 la SEM (settimana europea della mobilità sostenibile): le associazioni stanno già organizzando eventi e sono pronte a partire. Infatti la ricchezza della SEM è fatta dalle centinaia di eventi creati su tutto il territorio nazionale.

Il tema proposto dalla Comunità Europea per il 2020 è “Emissioni zero, mobilità per tutti”, ciò che suggerisce il Ministero è “Scegli il mezzo giusto” e noi lo abbiamo completato con il nostro motto: #primalabici.

Queste sono le attività organizzate (o partecipate) da FIAB Modena all’interno della SEM

18 settembre – Nonantola
Bici Bus – tutti a scuola in Bicicletta

19 settembre – Parco Ferrari – Modena
Vivere Senz’auto

17 Settembre – Carpi
Giretto d’Italia

20 Settembre – Emilia Romagna
Campagna “Bella Coincidenza”

20 Settembre – Carpi
Alla scoperta della città di Carpi

22 Settembre – Modena
Rilevamento Flussi Ciclistici e Pedonali

 

 

Bella coincidenza, per promuovere gli spostamenti bici + treno

Bella coincidenza, al via la campagna regionale per promuovere gli spostamenti  bici + treno

Con l’occasione la tradizionale asta di biciclette si trasforma in un contest creativo online

FIAB Bologna / Monte Sole Bike Group e L’Altra Babele lanciano sul territorio regionale Bella Coincidenza, una campagna sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna per diffondere l’intermodalità “bici + treno”, ovvero l’uso combinato di bicicletta e treno per tragitti brevi e lunghi.

Usare insieme bicicletta e treno è infatti un ottimo modo per tutelare l’ambiente e ridurre lo stress. Per diffondere il “bici + treno” è fondamentale che le soluzioni siano conosciute da tutte e tutti. Nasce così la campagna Bella coincidenza che da oggi a fine anno diffonderà non solo informazioni pratiche ma anche testimonianze e dubbi su questa modalità di spostamento, cresciuta in regione anche in questi ultimi mesi.

Poiché è pensata per diffondere le informazioni ufficiali, ma anche per dare spazio al punto di vista di chi viaggia (sia a chi ha già portato la bicicletta sul treno che a chi non lo ha mai fatto) chiunque può contribuire inviando a bellacoincidenza@laltrababele.it una fotografia e un breve messaggio che rispondano a una di queste domande:

  • In che modo il “bici + treno” ti cambia la vita?
  • Come miglioreresti le soluzioni disponibili?
  • Quali sono i tuoi dubbi? Cosa ti spaventa?

La foto può ritrarre un cartello, un dettaglio, un oggetto esemplificativo, un momento divertente dell’ultima volta che si è portata la bici sul treno.

Gli hashtag da usare per condividere il tutto su Facebook e Instagram sono #bellacoincidenza e #andràtuttinbici.

 

L’asta di biciclette si trasforma in un contest creativo online

Proprio perché c’è bisogno di maggiore consapevolezza e soluzioni accessibili al fine di non lasciare indietro nessuno, la tradizionale asta di biciclette organizzata da L’Altra Babele, cambia pelle ma continua a mantenere il suo obiettivo: recuperare e riparare bici e rimetterle a disposizione ad un prezzo contenuto. Un centinaio di biciclette recuperate saranno messe all’asta online a prezzo calmierato (dai 40 ai 70 euro) tramite un contest creativo.

Da giovedì 10 a domenica 20 settembre studenti e lavoratori che si muovono nel territorio regionale potranno collegarsi al sito di L’Altra Babele e raccontare punti di vista e dubbi sull’intermodalità bici + treno, ma, attenzione, a fare la differenza e ad essere premiata sarà la creatività dei materiali inviati.

Le bici assegnate saranno rese pubbliche martedì 22 settembre nel corso di un evento on-line e consegnate giovedì 24 settembre a Ferrara e Ravenna, e venerdì 25 settembre a Modena e Reggio Emilia, e nei giorni successivi a Bologna.

L’iniziativa si inserisce nelle iniziative della Settimana Europea della Mobilità

Corsie ciclabili, benvenute!

Il Decreto Rilancio definisce la “Corsia Ciclabile” come “parte della ordinaria corsia veicolare posta a destra, delimitata mediante striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, che permette la circolazione sulle strade urbane dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede.”

Insomma, una sezione di carreggiata destinata al transito ciclistico, ma valicabile occasionalmente dalle auto, per parcheggiare ad esempio. Essendo su sede stradale e delimitate solo da due strisce bianche discontinue possono essere realizzate in tempi rapidi, e servono a ricordare agli automobilisti che sulla carreggiata non sono da soli ma ci sono anche le biciclette, ed ai ciclisti di stare sulla destra e di andare nello stesso senso di marcia delle automobili.

Hanno dato ottima prova nei paesi europei in cui sono state adottate da tempo, ed in condizioni di limitazione della velocità veicolare sono considerate ancora più sicure delle piste ciclabili perché rendono i ciclisti sempre visibili a chi guida.

A chi obietta che uscendo dai parcheggi si rischia di “imballare” un ciclista, ricordiamo che anche adesso i ciclisti dovrebbero comunque occupare la stessa posizione a destra e che, corsia o no, per il CdS gli automobilisti in manovra devono comunque dare la precedenza a chiunque sopraggiunga. A maggior ragione adesso che vanno ad impegnare una corsia ciclabile.

Cosa ci sarebbe di tanto pericoloso di ciclisti che finalmente usano la destra della strada nella stessa direzione di marcia delle auto? Non è quello che ci hanno sempre chiesto di fare?

Lettera aperta al Sindaco sulla Mobilità per la ripresa scolastica

A 20 giorni dalla riapertura delle scuole FIAB MODENA sollecita  il Sindaco Muzzarelli per ricevere un aggiornamento sulla predisposizione della rete di mobilità ciclistica d’emergenza, votata in consiglio comunale in luglio 2020, e più volte proposta dall’Associazione dei ciclisti all’amministrazione come una delle soluzioni utili a risolvere l’accesso alle scuole di studenti ed insegnanti alla ripresa scolastica di settembre.

La realizzazione di una rete ciclabile d’emergenza (RME), che utilizza le “corsie ciclabili” per potenziare i collegamenti della rete di “piste ciclabili” esistenti favorirebbe gli accessi in sicurezza alle scuole, e dovrebbe essere abbinata a un contestuale abbassamento della velocità di transito delle auto a 30Km/h su quelle stesse strade.

La “pista ciclabile” in genere occupa uno spazio proprio, ricavato anche su un tratto di marciapiede, è ben separata dalla strada; la “corsia ciclabile” è invece una striscia di carreggiata, posta sul lato destro e divisa dalla strada da una striscia discontinua bianca ed è realizzabile in tempi molto più brevi e costi estremamente più contenuti.

FIAB MODENA ha proposto già da Aprile 2020 a tutte le amministrazioni della provincia di dotarsi di corsie ciclabili per potenziare i collegamenti con le frazioni ed i comuni vicini (ad esempio la ciclabile d’emergenza fra Modena e Nonantola che avrebbe potuto essere utilizzata come alternativa all’auto o al trasporto pubblico da almeno 600 studenti che tutti i giorni si spostano per raggiungere gli istituti scolastici a Modena) e favorire gli accessi alle scuole con la bicicletta anziché con l’auto privata, per contrastare l’aumento esponenziale degli spostamenti in auto registrato con l’emergenza sanitaria e contribuire a risolvere il problema della carenza di autobus.

 

20 per cento

20%: questa è la percentuale obiettivo di mobilità ciclistica del PUMS Modenese per il 2030. Si parte, secondo il Comune, dal 12% attuale. Ce la faremo con un piano che, secondo noi, prevede “per le auto infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare” ?Difficile, se gli investimenti devono essere trovati tutti gli anni tra le pieghe del bilancio.

Eppure i dati che arrivano dall’estero dovrebbero far pensare: l’ Irlanda destinerà il 10% del bilancio del Ministero dei Trasporti alla ciclabilità fino al 2035 per recuperare il gap con altri paesi come l’ Olanda, che mantenendo una media del 7% di investimenti in 40 anni è riuscita a portare la bici ad essere in molte città il mezzo di spostamento maggioritario.

Dati che inducono ad una facile conclusione: gli investimenti in mobilità ciclistica rendono di più di quello che costano (cioè il 20% dei nostri tragitti può essere generato da percentuali di investimenti molto inferiori), mentre la mobilità automobilistica drena risorse pubbliche in percentuale ben oltre il numero di persone che riesce a spostare.

In un mondo razionale al quel 20% di cittadini che vorremmo vedere spostarsi in bicicletta, andrebbe destinata una percentuale certa ed adeguata di risorse economiche, priorità ed attenzioni progettuali. Non solo perché non inquina, non ingombra, non fa rumore e non imbruttisce le città, ma perché contribuisce a limitare l’enorme voragine di soldi pubblici necessari a mantenere e sviluppare una mobilità incentrata sull’automobile privata.

L’obesità del traffico

“Allargare le strade per ridurre il traffico è come allargare la cintura per ridurre l’obesità”. L’impatto della motorizzazione di massa era chiaro già nel 1957 all’urbanista e sociologo Lewis Mumford: peccato che 60 anni dopo continui ad essere l’unica ricetta proposta dalla politica italiana e convintamente consolidata in gran parte dell’opinione pubblica.

Eppure il confronto con gli altri paesi è impietoso: Eurostat certifica che abbiamo il record europeo di 65 auto ogni 100 abitanti contro i 51 della Spagna e 48 della Francia, tutto aggravato da un paese che vede 207 abitanti per km/q contro i 105 della Francia ed i 98 della Spagna. Insomma, abbiamo il 30% di auto in più dei francesi ed il 50% dello spazio disponibile in meno.

In un paese così ristretto dove circolano 39 milioni di auto (il 17% del totale europeo) dovrebbe venire il dubbio che forse non abbiamo poche strade, ma troppe auto (sempre più grandi) che occupano 20 mq a persona, una dimensione insostenibile per un mezzo ampiamente usato anche per piccoli spostamenti cittadini.

Questo è il risultato di decenni di investimenti a senso unico sulle infrastrutture stradali, depauperamento del TPL e mancate risorse su pedonalità e ciclabilità. L’ultima mossa è il recente incentivo “svuota piazzali” anche per auto benzina e diesel ed anche senza rottamazione: proprio il momento giusto di sollecitare migliaia di cittadini orfani del TPL post-covid a tornare ad indebitarsi per guidare una fiammante Euro6. Intasando ancora di più le strade e rendendo necessarie nuove bretelle, cispadane e rotatorie, finanziate solo in Emilia Romagna da 5 miliardi di nuovi investimenti sulla rete viaria. Un altro buco in più sulla cintura.

FIAB Modena

www.modenainbici.it

La persona che pedala

Gli olandesi non saranno simpatici, ma sono un popolo pragmatico che attrae gli utili delle case automobilistiche e lascia a noi i debiti per comprare le auto che poi intaseranno le nostre città.  Per loro invece scelgono modelli di mobilità sostenibile ed attiva, ottenendo cittadini meno indebitati e più sani, vivibilità e commercio locale sempre vivo. Chiamateli stupidi.

Questo processo di demotorizzazione iniziato negli anni 70, è stato supportato anche da strategie comunicative come quella di avere due termini per distinguere i “fietser” (letteralmente “la persona in bicicletta” – cioè il cittadino che sceglie di muoversi quotidianamente in bicicletta per utilità), dal ciclista sportivo (“wielrenner”).

In Italia invece quando di parla di fare investimenti per i “ciclisti”, vengono subito in mente i grupponi a 40 all’ora della domenica che si infilano tutine aderenti in lycra ed inforcano costose bici in carbonio, ed allora via con la trafila dei soldi buttati per chi occupa spazio stradale a chi deve lavorare.

Bisognerebbe iniziare da qui, spiegando che ogni soldo speso, ogni metro di strada dedicato alla ciclabilità, è una risorsa dedicata allo studente, al pensionato da Piazza Grande, la badante con le sporte, il notaio del centro o l’operaio della Maserati. Cioè potenzialmente ognuno di noi.

Allora apparirà più sensato spendere maggiori quote delle nostre tasse a risolvere i problemi dei “fietser”, piuttosto di chi pretende di spostare 20 quintali ed occupare 20mq per fare spesso meno di 2 km.

Carpi tra le città leader della mobilità sostenibile

Ad aprile abbiamo inoltrato a tutti i sindaci dei 47 comuni modenesi un “Piano di azione per la mobilità urbana post Covid” elaborato da BIKEITALIA che contiene suggerimenti tecnici utili per impostare da subito una “Rete di Mobilità di Emergenza”, ed in più alle città di Modena e Carpi abbiamo inviato una proposta con un piano di azioni specifiche. Tali linee guida sono in già in adozione da altri comuni in Italia (anche vicini come Reggio, Bologna, Brescia) così come in Europa e nel mondo intero, poiché tutti sono preoccupati dai rischi impliciti ad un ritorno di una mobilità delle persone e delle merci che non potrà (e non dovrà!) essere come quella pre Covid19.

Pari sollecitazioni sono arrivate pubblicamente su Modena anche da numerose Associazioni, dall’Agenzia per la Mobilità, da studiosi, ingeneri e singoli cittadini. Passati due mesi, non avendo avuto alcun riscontro ci stavamo interrogando su questo insolito silenzio, quando da Carpi il Sindaco e il suo Assessore ai Lavori Pubblici molto preparato sulla mobilità sostenibile, ci hanno sorpreso con misure fortemente ispirate alle nostre proposte. Siamo rimasti, lo ammettiamo, positivamente e fortemente impressionati: mai in oltre 15 anni di presenza ed attività costante sul territorio provinciale nessuna amministrazione era mai andata al di là di una sottoscrizione pre-elettorale delle nostre proposte, rimaste sempre ovviamente nei cassetti.

Invece quello che è stato proposto alla cittadinanza di Carpi non è un semplice piano di ciclabili, che da sole non risolvono nulla, ma un cambio di impostazione, di paradigma che il Sindaco Bellelli ha voluto mettere in chiaro nella prefazione: “le biciclette sono un tassello fondamentale della mobilità moderna e non possono più coesistere con i pedoni sui marciapiedi ciclo pedonali, ma devono tornare al centro della strada con gli stessi diritti (e noi aggiungiamo doveri) delle auto” . Di più: ha preannunciato la costruzione di “case avanzate” per le bici negli incroci principali, la predisposizione di strade a 30Km/h dove non sarà necessario fare corsie ciclabili, poiché le biciclette avranno la precedenza sulle auto. “Gli automobilisti devono sapere che sono i benvenuti nella nostra città, ma quando ci entrano devono rallentare per rispettare gli utenti più vulnerabili”.

Per noi la presentazione poteva anche chiudersi qui, perché se è chiaro che l’obiettivo è quello di avere una città più sicura, accogliente e vivibile, non interessa più (solo) quanti saranno i km ciclabili, quali i loro percorsi, quale tecnica infrastrutturale sarà usata. Avere individuato le giuste priorità rende di per sé corretto il percorso intrapreso.

In realtà tutti questi aspetti ci sono nel piano della Mobilità: si è partiti da individuare i poli attrattori (lavoro, scuola, centri commerciali), si è analizzata la mappa della incidentalità, sono state scelte come preferenziali le corsie monodirezionali da entrambi i lati della strada, e dove la larghezza della carreggiata non lo può consentire si introducono strade a 30 km/h. Si sono dati tempi brevi (entro settembre) per concludere tutto: il che fa ben sperare che a mesi i carpigiani potranno avere una opzione in più per la loro mobilità che sarà sicura e confortevole, finalmente in reale competizione qualitativa con l’automobile privata per i tragitti quotidiani tipici.

Probabilmente non mancheranno le critiche e le criticità perché non è facile realizzare tutto alla perfezione: forse le persone che a parole vogliono il cambiamento alla fine non avranno voglia di cambiare le loro abitudini, pronte ad alzare la voce alla prima intersezione sbagliata, al primo incidente tra monopattino e pedone, scordandosi poi ovviamente le ore perse nel traffico, il rumore, l’inquinamento, i morti e feriti provocati dal precedente modello di mobilità auto-centrico.

Per questo, oltre ai complimenti ed al sostegno che avranno dal direttivo FIAB Modena e dai nostri soci presenti su tutta la Provincia di Modena, al Sindaco Alberto Bellelli, all’ Assessore Marco Truzzi, oltre agli assessori Riccardo Righi e Mariella Lugli che stanno condividendo i progetti di mobilità sostenibile, ci sentiamo di dare due suggerimenti:

Il primo: è necessario pensare ed attuare un piano di comunicazione anche con cartellonistica stradale pubblicitaria (creando magari un marchio, un brand, uno slogan della mobilità sostenibile a Carpi) e spiegare meglio ai cittadini come comportarsi in una città a Km30, i diritti e doveri di tutti gli attori del traffico ( dagli automobilisti privati, agli studenti in monopattino, ai furgoncini per le consegne, all’anziano che vuole andare in piazza Martiri per passare la mattinata in compagnia).

Il secondo: trovare risorse per installare un paio di totem conta-ciclisti. Può sembrare ininfluente, ma le prime critiche saranno improntate all’inutilità delle realizzazioni (non ci va nessuno in bicicletta!), ma a fronte del conteggio dei passaggi non ci sono argomenti da bar o social che tengano. Noi sappiamo che inforcare una bici invece che l’auto è un piccolo gesto (a volte per qualcuno anche un sacrificio) che però spesso non viene riconosciuto: vedere invece che per l’amministrazione quei cittadini quei pedoni e ciclisti “contano” come tutti gli altri utenti motorizzati è un grande segno di gratitudine, appunto un cambio di paradigma.

Carpi quindi come Parigi, Berlino, Bruxelles, Bogotà, Londra, Vienna, ma anche Roma, Milano, Torino, Firenze, e Bologna prova a ripartire con una nuova normalità: finalmente una amministrazione che anche alle nostre latitudini prova a riempire di contenuti ed azioni concrete l’auspicio di un mondo migliore rispetto a quello messo a nudo dalla pandemia.