Regione Emilia Romagna: briciole alla mobilità sostenibile

E poi c’è la questione degli stanziamenti per le infrastrutture, che a partire dalla Regione per finire a Modena, privilegiano ancora una volta quelle direttamente rivolte alla “immobilità automobilistica” e bisogna dirlo forte contro quella non motorizzata. Ovvero investimenti ancora una volta sostanziosi per rotonde, by pass, bretelle, allargamenti di sezioni stradali per “fluidificare “il traffico che sono “contro” la mobilità!

Sono contro la salute, sono contro la libertà di movimento! Sono contro le disabilità motorie, la cecità, la sordità, la vecchiaia, la giovinezza, i bambini, le disabilità psichiche, i lavoratori, le donne!  E sono contro anche il trasporto pubblico! Possibile che ancora siamo al finanziamento di infrastrutture che invece di contenere il traffico motorizzato lo alimentano? Che invece di prevenirlo lo stuzzicano?

Per sommi capi questi i finanziamenti annunciati dalla regione

  • 5,3 Miliardi (78%) – infrastrutture stradali tra cui il passante di Bologna, e i nodi di Rastignano e Casalecchio, le tangenziali di Mirandola e Forlì, l’hub portuale di Ravenna ed altre strutture stradali da Piacenza a Rimini per snellire il traffico ed abbattere lo smog
  • 1,4 Miliardi (20%) – Trasporto Pubblico
  • 134 milioni (2%) – mobilità non motorizzata ed efficientamento energetico

Insomma, di fatto un’elemosina per la mobilità sostenibile: quando tutte le città padane (ad  esempio) sono senza marciapiedi degni di questo nome che a fatica raggiungono sì e no il metro di larghezza. Marciapiedi senza manutenzione da decenni, costruiti con tutti i materiali possibili ed immaginabili, che ti fanno scivolare con la pioggia, che ti fanno strascicare per la rugosità, inciampare per crepe e dislivelli eccessivi con la sede stradale, impossibili da praticare per chi è sulla sedia a rotelle o è anziano. Che non ti permette di prendere per mano tuo figlio, neanche abbracciare tua moglie e la fidanzata tanto son striminziti e oltretutto anche ciclopedonali in entrambi i sensi di marcia!

Strade e viali senza panchine (e ce ne vorrebbe almeno una ogni 400 mt), a volte senza alberi e verde. Non ci sono piazze nelle aree costruite negli ultimi 70 anni, né fontane e fontanelle. Aree pedonali solo nei centri storici, aree a traffico limitato solo a ridosso di quest’ultimi. Non ci sono portabiciclette neanche nelle stazioni; nei centri commerciali sì e no poche decine e solo quelli che ti devi ribaltare con il culo in aria per legare la catena e neanche vicino alle scuole, alle biblioteche, in tutte le zone residenziali e per uffici, nei pressi degli impianti sportivi, di fronte ai tribunali, all’ospedale ed alle ASL.

Ancora finanziamenti che paiono beneficiare solo e soltanto le (solite) imprese di costruzione, senza nessuna ricaduta di lungo termine  sul tessuto economico e sociale, anzi contro l’economia ed il sociale! La proposta in via di realizzazione a  Parigi di una città a 15 minuti, ovvero dove entro questo tempo  di percorrenza puoi trovare  e soddisfare i tuoi bisogni quotidiani sarebbe destinata al fallimento se non si investisse appunto sulla riqualificazione dei marciapiedi e sulla ciclabilità (e di tutto quello che c’è sotto – dalla posa della fibra ottica, alle linee elettriche, fogne, gas etc), di aree a zone trenta e ed anche 20, di isole ambientali, di alberature, di spazi pubblici.

E per fare questo ci vogliono soldi e tanto lavoro: lavoro manuale, di progettazione architettonica ed ingegneristica, di progettazione di paesaggio urbano, di ricerca per nuovi materiali e nuove soluzioni che tengano conto della compatibilità ambientale, del climate change………E ci vogliono anche grandi oltre a quelle medie e piccole. Ci vogliono anche tanti “archigiani!

Insomma, per chi vuol vedere e non è attratto solo dal potere dei soldi e da una cultura che guarda solo ai bisogni ed alla soddisfazione dei soliti noti, dal brum brum, dalla velocità, dal parcheggio sotto casa e dappertutto, dobbiamo ribadire e far presente con forza che  già da tempo c’è un mondo nuovo, una prateria di bisogni urbani di almeno due generazioni di cittadini insoddisfatti ed almeno altre due di quelle che verranno. Cittadini che vogliono una città che non sia solo e prevalentemente per il traffico motorizzato, ma per le persone. Se permettiamo che si vada avanti “business as usual”ci ritroveremo delle città che potranno solo chiamarsi omile1, giusto per non confonderle con altre più dignitose comunità del regno animale.  Meglio allora il gattile o il canile ed anche l’ovile che nel confronto vincerebbe di gran lunga quest’ultimo.

 

1Danilo Dolci, sociologo, pedagogista ed antifascista, con il termine “omile”, indicava la degenerazione della città che si verifica quando le persone non stanno davvero insieme, ma semplicemente si ammassano un uno stesso luogo; vivono l’uno accanto all’altro e basta. La città diventa omile quando perde lo spazio pubblico, la democrazia vera, la gentilezza, la civiltà, la bellezza, la forza dei legami interpersonali.

Lorenzo Carapellese – Urbanista
Componente del Direttivo FIAB Modena

#PRIMALABICI: un decalogo per posti di lavoro bike-friendly

Nell’ambito della campagna #PRIMALABICI lanciata da FIAB per promuove l’uso della bicicletta negli spostamenti quotidiani come mezzo sicuro e sostenibile per se stessi e gli altri, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta mette a disposizione delle aziende un Decalogo con utili indicazioni per rendere i luoghi di lavoro bike-friendly così da incentivare il bike-to-work tra i lavoratori.

L’iniziativa, rivolta a tutte le aziende pubbliche e private di ogni dimensione, è supportata dall’immagine aggiornata della campagna CASA-LAVORO, PRIMA LA BICI! Attraverso il Decalogo per aziende bike-friendly (che trovate in allegato in fondo all’articolo), FIAB fornisce in modo chiaro e sintetico indicazioni pratiche per aziende di ogni dimensione. Cosa serve a chi sceglie di andare al lavoro in bici? Parcheggiare in sicurezza e potersi cambiare. Ma occorre anche motivare con adeguata comunicazione e incentivi mirati.

Il vademecum tratta ciascun aspetto con soluzioni dal livello minimo a quello  buono e ottimo, dagli interventi basilari fino a iniziative più strutturate. Un esempio? All’esigenza di parcheggiare la bici, l’azienda può rispondere con l’installazione di rastrelliere adeguate (intervento minimo), fornire in aggiunta una tettoia (intervento buono), oppure predisporre un locale chiuso dove riporre le biciclette attrezzato per piccole riparazioni (intervento ottimo).

«Anche l’OMS raccomanda di muoversi in bicicletta per garantire il distanziamento sociale e mantenersi in salute – ricorda Alessandro Tursi, presidente FIAB – Senza salute, come abbiamo visto, non c’è economia ne ripresa. Ecco perché tendiamo la mano alle aziende per accompagnarle nelle politiche di responsabilità sociale. Aziende e sindacati assieme possono fare la propria parte per il comune obiettiva del benessere dei lavoratori, e quindi anche dell’azienda e della collettività».

In tema della sicurezza è fondamentale anche nel bike-to-work e l’impegno di FIAB negli anni ha portato ad esempio, nel 2016, al riconoscimento INAIL dell’ infortunio in itinere per chi sceglie di andare al lavoro in bicicletta.  Le aziende, inoltre, possono offrire ai dipendenti, come incentivo, la polizza RC per spostamenti in bici. Un’interessante soluzione è l’adesione a CIAB-Club Imprese Amiche della Bicicletta (partner della campagna CASA-LAVORO, PRIMA LA BICI!) che prevede la copertura assicurativa RC per tutti gli spostamenti in bici dei dipendenti. In alternativa, l’azienda può assicurare ciascun dipendente mediante il tesseramento individuale a FIAB, che include la copertura assicurativa RC Bici per danni a terzi provocati in bicicletta.

 

Piano di azione per la realizzazione urgente di una Rete di Mobilità d’Emergenza (RME) a Carpi

Alla cortese attenzione

Sig. Sindaco di Carpi
Dott. Alberto Bellelli

Sigg.ri Assessori
Arch. Riccardo Righi
Ing. Marco Truzzi

 

OGGETTO: Piano di azione per la realizzazione urgente di una Rete di Mobilità d’Emergenza (RME) a Carpi.

La sede modenese di FIAB Onlus (Federazione Italiana Ambiente e Biciclette) ha inviato al Comune di Carpi, venerdì 24 aprile 2020, il Piano di azione per la mobilità urbana durante l’emergenza Covid 19, con suggerimenti tecnici per impostare urgentemente a Carpi una “Rete di Mobilità di Emergenza – RME”.

Suggerimenti e soluzioni che, in sintonia con le raccomandazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità, aiutano ad affrontare la “Fase 2” della strategia di lotta contro il Covid 19.

Nella lettera si rappresentava la disponibilità della rete di volontari Fiab Onlus esperti in mobilità a supportare la Amministrazione di Carpi per la creazione della Rete di Mobilità di Emergenza – RME.

Abbiamo pensato di redigere una proposta, visto l’avvio della “Fase due” e l’uscita, dopo quasi due mesi, di molti cittadini carpigiani per svolgere le attività sinora precluse: fare attività motoria, incontrare congiunti, recarsi alle attività lavorative sinora in lock down, visitare i defunti nel cimitero urbano, conferire rifiuti nelle isole ecologiche.

La gran parte degli spostamenti sono all’interno della città, e muoversi a piedi o in bici è la scelta migliore dal punto di vista ambientale.

La nostra città deve accogliere al meglio pedoni e ciclisti, che per l’obbligo di rispetto del distanziamento sociale devono spostarsi sulla strada all’incrocio con altre persone su un marciapiede o una ciclopedonale.

Abbiamo pensato di proporre dettagliate proposte per costruire a Carpi una efficace Rete di Mobilità di Emergenza RME, e la motivazione della scelta di individuare alcune direttrici ed escluderne altre.

All’interno della Proposta di RME, qui allegata, si sono identificati nove interventi prioritari che riguardano le vie Alessandro Volta, Pezzana, Remesina interna – esterna, Ugo da Carpi, Manzoni, Bortolamasi, Peruzzi, Marx e Aldo Moro interna e le sotto strade di via Cattani (interventi riportati in grassetto sottolineato).

Siamo certi del fatto che l’Amministrazione comunale di Carpi decida di dare un segnale forte di interesse per il benessere dei cittadini, adottando le misure proposte in questo nostro lavoro e raccomandando a tutti, attraverso la seguitissima diretta serale del Sindaco Bellelli, di usare l’auto solo in casi di assoluta necessità guidandola con prudenza e a bassa velocità per la sicurezza di pedoni e ciclisti che potrebbero essere costretti, per il rispetto del distanziamento sociale, ad occupare la carreggiata stradale.

Eugenio Carretti
Presidente FIAB Modena

 

Marciapiedi liberi tutti!

Siamo al secondo giorno della fase due in tempi di pandemia, finalmente possiamo ritornare a camminare per le strade della nostra città, con l’auspicio che i modenesi abbiamo capito che muovendosi a piedi, si raggiungono molte più destinazioni di quelle che ritenevano accessibili, almeno fino ai tre chilometri!

Dunque torniamo a camminare nei nostri quartieri, con tutte le dovute precauzioni, ovvio! Innanzitutto il distanziamento sociale, utilizzando mascherine e guanti. Ma è possibile farlo? È fisicamente possibile mantenere la distanza di almeno un metro dalla persona che si incrocia per strada?

Per raggiungere il posto di lavoro; arrivare alla fermata dell’autobus, alla stazione del treni; per portare il cane sotto casa o per arrivare al supermercato più vicino, nella “vita reale” è molto difficile mantenere il distanziamento. Pensiamo al marciapiede sul cavalcavia Mazzoni … è tecnicamente impossibile mantenere la distanza minima di un metro, tra un ciclista che spinge la bici a mano, perché l’alternativa è essere falciato su strada, e lo studente o lavoratore che con zaini e borse dovranno raggiungere la  stazione, l’autobus o il centro… è un osceno terreno di contesa tra pedoni e ciclisti! Ma non di meno saranno via Buon Pastore, Luosi, della Pace, Amendola ed altre ancora.

E allora questo è un problema per la nostra salute, e più che mai è un’urgenza riformulare e ridisegnare lo spazio urbano disponibile; biciclette e micro-mobilità devono necessariamente “stare fuori” dal marciapiede; e i marciapiedi stessi dovranno essere esclusivamente utilizzati da pedoni e disabili, ed allargati in prossimità di esercizi commerciali e servizi pubblici, sempre per evitare assembramenti.

COVID-19, Fase 2: le proposte di FIAB alla Amministrazione di Modena

COMUNICATO STAMPA COVID 19 – FIAB Modena sulla fase due.

Abbiamo inviate al Sindaco e all’assessora Filippi alcune proposte riguardanti una mobilità sostenibile per la “fase 2” dopo l’emergenza Covid19
Secondo la FIAB, in linea con quanto sostenuto nei giorni scorsi anche da Andrea Burzacchini, amministratore unico di AMO, occorre rivedere concretamente le modalità di trasporto evitando il massiccio ricorso all’auto privata.

Le proposte che alleghiamo si potrebbero definire “molta resa con poca spesa”. Si tratta, infatti, di proposte di veloce ed economica fattibilità.
Riguardano, in particolare:

• il cavalcavia Mazzoni da destinare solamente ai mezzi pubblici, ciclisti e pedoni
• gli assi di via Morane, di via Buon Pastore, di via Luosi, di via Emilia Ovest su cui, senza togliere particolare spazio alla sede stradale, si può realizzare una ciclabile mono direzionale.
• il collegamento tra via Ciro Menotti e corso Canalgrande ove si prevede di regolarizzare, per i ciclisti, l’uso della corsia degli autobus.
• il centro storico per il quale si ribadisce la richiesta di permettere ai ciclisti di percorrere alcuni tratti di sensi unici per le auto, apponendo la segnaletica “divieto di accesso eccetto biciclette”.

 


Al Comune di Modena
c/a Signor Sindaco
c/a Assessora alla Mobilità Sostenibile

Proposte di FIAB Modena per la Mobilità post Covid 19

Il virus, col quale dobbiamo imparare a convivere, sta ponendo alle nostre Comunità numerosi problemi sui quali gli scienziati e gli esperti stanno lavorando alacremente. In questi giorni, si stanno studiando anche le modalità di riorganizzazione della mobilità urbana per la Fase 2, che dovranno tutelare comunque l’isolamento individuale.

Se da una parte non si possono immaginare città assaltate quotidianamente da auto con un solo passeggero o centri storici senza ZTL e parcheggi a pagamento, non è possibile riorganizzare a breve neanche il trasporto pubblico perché, per garantire i trasportati, sono necessari nuovi mezzi, nuovo personale e nuovi investimenti.

L’Amministratore unico di AMO, Andrea Burzacchini, ha illustrato in una recente intervista i provvedimenti necessari per rendere efficiente il trasporto pubblico post Covid. A livello mondiale si stanno proponendo e sperimentando nuove misure per una mobilità di emergenza, dedicando maggior spazio pubblico alle due ruote, che sono poco ingombranti e garantiscono l’isolamento dei trasportati.

E’ così forte l’esigenza di questa riorganizzazione, che in diversi Paesi si stanno attuando interventi provvisori, non specificamente previsti dalle normative vigenti, finalizzati ad un unico obiettivo: incrementare l’uso della bicicletta tra la popolazione e ridare nuovi spazi ai pedoni e ai disabili, per garantire una mobilità efficiente e con la necessaria garanzia di sicurezza sanitaria. Una particolare attenzione viene dedicata anche ai monopattini, alle cargo bike per il trasporto ed ai pedoni riducendo, se necessario, gli spazi ora dedicati alle automobili.

Bikenomist ha pubblicato in questi giorni un interessante piano di Azione per una Rete di Mobilità di Emergenza che offre molti spunti operativi. Anche noi soci FIAB ci siamo chiesti se a Modena vi siano le opportunità concrete per una nuova ed efficiente mobilità post Covid, in grado di offrire collegamenti diretti e sicuri ai cittadini in sostituzione agli abituali spostamenti in auto e con i mezzi pubblici.

La nostra esperienza diretta di ciclisti urbani e l’analisi di dati sui flussi di ciclisti, raccolti in questi ultimi 20 anni, ci spingono ad avanzare proposte concrete sulle principali direttrici attualmente utilizzate dai cittadini che si muovono in bicicletta. Abbiamo cercato di affrontare i percorsi più interessanti ed i punti nodali principali con proposte che avessero le seguenti caratteristiche:

  1. strutture facilmente attuabili in tempo breve;
  2. soluzioni già largamente utilizzate in altre città italiane ed europee;
  3. interventi realizzabili con la sola segnaletica, senza costosi interventi strutturali;
  4. soluzioni reversibili se non risulteranno efficaci;
  5. costi complessivi decisamente ridotti.

Gli itinerari scelti sono quelli che connettono le principali zone residenziali con i poli di attrazione di traffico come: le stazioni, i parcheggi di interscambio, i centri direzionali, produttivi e scolastici del nostro centro urbano non ancora serviti:

Cavalcavia Mazzoni

E’ ormai maturo eliminare il traffico delle auto private dal cavalca ferrovia per dedicare l’intera sede stradale ai mezzi pubblici, alle bicilette ed ai pedoni; in tal modo si realizza il tanto atteso collegamento sicuro col centro città degli abitanti dei quartieri a nord della ferrovia, migliorando di qualità dell’aria e la vivibilità dell’intera area, ora attraversata da un ingente traffico parassitario in transito.

Asse di via Morane

L’ampia sezione stradale di via Morane, dalla nuova Estense a via Carlo Sigonio, consente di tracciare due corsie ciclabili monodirezionali sui entrambi i lati, con la sola esclusione dei tratti in prossimità dei due incroci semaforizzati. Si potrebbero realizzare con la sola segnaletica orizzontale, come quelle realizzate sulla via Emilia a Reggio Emilia e riportate nelle indicazioni delle “Linee guida sulla ciclabilità” della L.R. 10/2017

Assi di Via Buon Pastore e di via Luosi

Si tratta di due percorsi assai frequentati dai ciclisti per la presenza di quartieri densamente abitati e di attrezzature urbane e servizi attrattori assai frequentati. L’asse di Buon Pastore è in assoluto il più frequentato della città, con un flusso di ciclisti che, nell’ora di punta del mattino degli ultimi dieci anni, è variato tra i 250 e i 350 passaggi nella sola direzione centro. Su entrambe le strade sono presenti due ciclopedonali molto stretti, fuori norma, con un flusso di ciclisti tale da creare spesso conflitti ed incidenti tra ciclisti e pedoni. Sarebbe possibile migliorare la sicurezza dei ciclisti e dei pedoni realizzando un secondo percorso ciclabile monodirezionale sul lato opposto della strada, in modo da separare chi procede verso il centro e chi verso la periferia. Con questi interventi su entrambe le direttici si ridurrebbero solo alcuni posti auto, senza alcuna limitazione al transito automobilistico e si offrirebbero ai residenti nuove opportunità alternative all’auto.

Via Emilia Ovest nel tratto da largo Aldo Moro a via Emilio Po

L’ampia sezione stradale, tipica di una ex strada statale, consente di realizzare una ulteriore ciclabile monodirezionale anche sul lato nord, per alleggerire il transito di bici sulla pista esistente e soprattutto per servire meglio i residenti e le attività di tutta la zona di S. Cataldo. Anche in questo caso si propone di realizzare una corsia ciclabile, con sola segnaletica orizzontale, come quella già esistente sul lato sud da Via Jacopo Barozzi a Viale Italia. Ciò comporta solo modesti restringimenti della sezione stradale, ininfluenti per il transito e la sosta degli altri veicoli, e permette di
regolarizzare l’utilizzo della pista esistente che, secondo il D.M. 557/99, può essere percorsa solo in direzione del centro.

Collegamento tra via Ciro Menotti e corso Canalgrande

E’ un percorso già ampiamente utilizzato dai residenti della popolosa zona Musicisti per accedere al Centro Storico, che deve tuttavia essere regolarizzato e messo in sicurezza. La soluzione proposta prevede una corsia ciclabile monodirezionale verso il centro e la regolarizzazione dell’uso della corsia bus da parte dei ciclisti, che già usano da molti anni senza particolari problemi. In questo caso si manterrebbe inalterato l’assetto attuale della viabilità, ma si renderebbe sicuro un itinerario prezioso questa parte di città.

Centro storico

Da molti anni segnaliamo le difficoltà oggettive che i ciclisti incontrano per accedere ed attraversare il cento storico cittadino. Il disinteresse degli amministratori comunali dura ormai da un decennio ed i ciclisti rischiano quotidianamente proprio nella zona della città più attrattiva e più vocata alla bicicletta e alla pedonalità. L’attuale organizzazione della viabilità impedisce l’attraversamento del centro, soprattutto sull’asse nord-sud ed in entrambe le direzioni. La richiesta che avanziamo da tempo, e che riproponiamo nuovamente, è quella di permettere ai ciclisti di percorrere alcuni brevi tratti di strada a senso unico per le auto, apponendo la segnaletica “divieto di accesso eccetto biciclette” nei tratti sotto indicati.

Eccetto Bici: la proposta FIAB Modena per rendere sicuro e comodo l’accesso al centro storico in bicicletta

E’ una soluzione, già ampiamente utilizzata in altre città italiane ed europee, che regolarizza e rende sicuro un comportamento abituale dei modenesi
Anche per questa soluzione si riportano alcuni esempi già realizzati e citati nelle “Linee guida sulla ciclabilità” della Legge Regionale 10/2017:


Queste sono solo alcune proposte per adeguare la rete principale e ridurre la pericolosità, soprattutto per i pedoni, dei ciclopedonali e delle infrastrutture esistenti; ma vi sono anche altre situazioni pericolose come la pseudo ciclabile di viale Amendola, il tratto tra via Riccoboni e Calle di Luca, il mancato collegamento tra Viale Barozzi e la stazione delle autocorriere.

Appena sarà possibile, per dare un ulteriore contributo al Comune, faremo una ricognizione dei tratti e dei punti della rete esistente che sono difformi dalla normativa vigente e che presentano pericolosità evidenti per pedoni e ciclisti.

La così detta Fase 2, che ci aspetta nei prossimi mesi, può diventare l’occasione per organizzare una mobilità diversa, più compatibile con i centri urbani e per abbandonare definitivamente le ricette vecchie che ci hanno portato alla congestione delle strade e ai livelli insostenibili di inquinamento atmosferico ed acustico.

Per Modena potrebbe essere anche l’occasione per far perdere le cattive abitudini ad una buona parte di quel 45% dei cittadini che quotidianamente usano l’auto in città per percorsi inferiori ai 2 chilometri.

Modena 22.4.2020
Il Presidente di FIAB Modena
Eugenio Carretti

 

Lettera a tutti i Sindaci modenesi: adottare una Rete di Mobilità di Emergenza

Egr. Sindaco, egr. Assessori,

come FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta di Modena a.p.s. ci rivolgiamo a Voi non solo come rappresentanti della Amministrazione Comunale ma anche come responsabili della salute e della mobilità della Vostra comunità.

La pandemia in corso ha provocato anche nella nostra Provincia vittime e danni economici rilevanti e in vista di una Fase 2 ovvero di un auspicabile e graduale ripresa delle attività produttive siamo preoccupati al pari di altre associazioni e rappresentanze sociali dei rischi impliciti ad un ritorno di una mobilità delle persone e delle merci che non potrà essere come quella pre Covid 19.

A tal fine Vi alleghiamo un “Piano di azione per la mobilità urbana post Covid” elaborata da BIKEITALIA che contiene suggerimenti tecnici utili per impostare da subito una “Rete di Mobilità di Emergenza – RME”. Tali linee guida con poche differenze le stanno iniziando a adottare altri comuni in Italia, in Europa e nel mondo intero. Suggerimenti e soluzioni che sono in sintonia con le raccomandazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità.

Siamo a disposizione attraverso la nostra rete di volontari esperti in mobilità a supportare la Vostra Amministrazione per l’implementazione della RME. A tal fine non esitate a contattarci per qualsiasi richiesta di chiarimenti riteniate necessaria per consentire una gestione della mobilità compatibile con la salute e la ripresa produttiva.

Cordiali Saluti

Per il consiglio direttivo FIAB Modena
Eugenio Carretti
presidente FIAB Modena a.p.s.

 

Piano di Azione RME

Le strade del distanziamento

In molte città del mondo in quarantena da coronavirus, si sta sfruttando l’assenza di auto sulle strade per far posto alle persone che desiderano fare un po’ di sano movimento all’aria aperta. A Berlino, come a Bogotà, a Filadelfia come a Vancouver arterie importanti della rete viaria, una volta destinata principalmente al traffico automobilistico, vengono chiuse e riservate a ciclisti e pedoni che possono così passeggiare rispettando le regole del distanziamento sociale.

A Budapest, la paura per la pandemia, fa calare del 90% gli spostamenti su mezzo pubblico e del 50% il traffico auto sulle strade, che vengono così ripianificate come rete ciclabile, per gli spostamenti in bici. Ora le chiamano “piste ciclabili temporanee d’emergenza”, ma una volta sperimentate, chi ci dice che non sopravviveranno alle restrizioni da coronavirus, cambiando definitivamente la mobilità all’interno della città?

Proprio in questi giorni i nostri amministratori stanno studiando come potremo tornare ad uscire, a lavorare, a studiare, a vivere anche fuori dalle nostre case in sufficiente sicurezza: la cosiddetta fase due.

Meno strada per le auto ci permetterebbe di guadagnare spazio per andare in bici, fare jogging, passeggiare e far la spesa rispettando le regole del distanziamento sociale, l’unica difesa effettiva al contagio. Meno auto per le strade ci regalano un’aria più sana per i nostri polmoni, lo tocchiamo “con naso”.

Ora le strade sono libere nostro malgrado, cerchiamo di cogliere l’opportunità per incassare questo doppio vantaggio.

Ciclopedonale Mazzoni: c’è un’altra soluzione

Il Consiglio Comunale di Modena ha appena approvato all’unanimità una mozione del Movimento 5 Stelle, del luglio 2019, per la realizzazione di un sottopasso o sovrappasso ciclabile vicino al cavalcavia Mazzoni. Si tratta di una proposta già contenuta nel PUMS per rispondere agli abitanti della zona nord, che da sempre chiedono un collegamento ciclabile sicuro alla città. Seguiranno studi e progetti che dovranno affrontare due problemi che, fin dagli anni ’80, hanno fatto arenare simili proposte: un cavalcavia costruito tra le due guerre e la presenza del canale Naviglio.

Il cavalcavia storico impedisce l’ancoraggio di una ciclabile a sbalzo e la fascia di rispetto della linea elettrica della ferrovia aumenta sensibilmente il dislivello da superare, mentre la rete dei canali rende complesso e molto costoso realizzare un sottopasso. Forse varrebbe la pena di considerare anche un’altra proposta che parte da ciò che il Comune ha più volte scritto e dichiarato nel PUMS: “mettere al centro le persone per offrire accessibilità e qualità della vita, sostenibilità e fattibilità economica, equità sociale e salute, incoraggiando la mobilità sostenibile con soluzioni efficaci ed economiche”.

La FIAB, che da oltre 10 anni compie il rilevamento semestrale dei ciclisti, può testimoniare che la stragrande maggioranza delle auto che scendono dal cavalcavia in Piazza Natale Bruni, non vanno verso il centro, ma svoltano verso viale Crispi o verso Viale Caduti in Guerra; si tratta cioè di automobilisti che usano questo cavalcavia al posto di quelli di Via Cialdini e di Ciro Menotti, impedendo ai ciclisti ed ai pedoni un collegamento breve con la città e rallentando inutilmente il transito dei mezzi pubblici diretti alle stazioni dei treni e delle autocorriere.

Per tutti questi motivi, in coerenza con le direttive del PUMS e del buon senso, riteniamo che sia giunto il momento di abbandonare soluzioni difficili e costose e di riservare questo cavalcavia ai mezzi pubblici, ai pedoni ed ai ciclisti. Non è solo una soluzione più ragionevole e fattibile, ma alleggerisce sensibilmente la pressione e l’inquinamento di zone centrali densamente abitate, dando una risposta efficace alle richieste dei cittadini.

Seguendo invece le numerose proposte di sottopasso o di sovrappasso ciclabile sono già passati 40 anni, ben più di quanto ha richiesto la lunga costruzione del cavalca ferrovia, deliberato dal Consiglio Comunale nel 1909 e ultimato nel 1939

Mobilità sostenibile: qualcosa si muove?

La seduta del consiglio comunale del 13 febbraio è stata riservata alla discussione di diversi OdG sulla mobilità sostenibile; si tratta di un fatto a cui FIAB Modena attribuisce particolare importanza.

Gli OdG sono stati presentati, cosa abbastanza inusuale, quasi tutti da esponenti della maggioranza, con Diego Lenzini e Lucia Connola in prima fila, e le votazioni finali si sono tenute il 27 febbraio con un risultato sorprendente: il voto favorevole della maggioranza e dei 5stelle e l’astensione del centro destra; insomma, il tema della mobilità sostenibile non è più di parte, ma seppur con sfaccettature diverse, sembra diventare un comune sentire.

Ma di cosa si è parlato nelle due sedute? Quattro i temi: uno su Gigetto, il secondo sulla mobilità ciclabile, il terzo sui furti di biciclette, il quarto (presentato dalla Lega) sulla valorizzazione della “Strada del sole” (Eurovelo7). Sono argomenti che Fiab Modena, spesso inascoltata, sta tenacemente portando avanti da anni. Ci sentiamo quindi pienamente coinvolti a darne una valutazione.

1) Linea Modena Sassuolo: “ … condividere con tutte le amministrazioni interessate per sostenere davanti alla Regione e a TPER la necessità di un’analisi approfondita su come rendere la linea davvero funzionale; a inserire nel Pums soluzioni coerenti con questo obiettivo; a valutare l’avvio di uno studio di fattibilità per il prolungamento della linea; a prevedere un incremento della frequenza e delle fermate…

FIAB Modena: l’obiettivo di costruire una infrastruttura che serva ai pendolari di mezza provincia è un obiettivo strategico. Certo che da un PUMS dove il TPL è trattato in poche pagine senza dire nulla sulle risorse che intende allocare, siamo arrivati ad un piano di fattibilità del valore di 80.000 euro (pochino) senza nessuna indicazione precisa circa a che fattibilità si intenda verificare e senza un ventaglio di proposte anche alternative o integrative fra loro. Non sappiamo quante risorse nei prossimi 5 -10 anni si vogliono dedicare sia al trasporto urbano che a quello interurbano, e non c’è nessun indicatore di prospettiva e vincolante su quanto fra 5 o 10 anni debba essere il trasporto privato e quello pubblico. Crediamo necessario ridiscutere da capo il PUMS anche con le sue relazioni con il trasporto provinciale. Perché ad oggi le uniche risorse certe nel PUMS sono quelle dedicate al trasporto privato.
Piccola chiosa: se non avessimo sprecato 20 anni ed una montagna di soldi per fare una Modena Sassuolo autostradale, oggi potevamo aprire i cantieri del nuovo Gigetto, invece di una inutile e dannosa seconda camionabile verso il comprensorio ceramico. Avremmo ottenuto l’effetto tra l’altro di ridurre i transiti auto nelle ore di punta sull’attuale Modena Sassuolo, unici momenti in cui questa è davvero sovraccarica.

2) Mobilità ciclabile:… prevedere piste ciclabili a elevato scorrimento sulle direttrici strategiche del Pums. Sistemi alternativi per garantire la sicurezza dei ciclisti anche penalizzando, se necessario, la mobilità veicolare e prevedendo eventualmente il doppio rosso ai semafori. Prevedere piste ciclabili sulla sede stradale ogni volta che la larghezza della carreggiata lo consente, stabilendo nel Pums un crono programma per la loro realizzazione prioritaria; di proseguire l’opera di ricucitura dei vari tratti di ciclabili impegnando immediatamente adeguate risorse per la manutenzione dei punti più dissestati; di scorporare i percorsi pedonali da quelli ciclabili e di realizzare nuovi depositi protetti.

FIAB Modena: le ciclabili sulle direttrici strategiche servono per le strade principali, mancano completamente i riferimenti a Modena città a 30 km/h strumento “economico” ed efficace non solo per la viabilità di tutti, ma anche per la qualità della vita nei nostri quartieri residenziali. I singoli proponimenti sono encomiabili, ma la mobilità ciclistica si svilupperà davvero solo quando la velocità dei mezzi privati sarà compatibile con gli altri mezzi di trasporto sostenibili. Così potremo passare da “piste ciclabili ogni volta che la larghezza della strada lo permetta” a “corsie ciclabili ogni qualvolta la velocità delle auto lo permetta”. La ricucitura delle attuali ciclabili non è più sufficiente, perché sono quasi tutte bidirezionali, promiscue ciclopedonali. In questa ottica, sarà fondamentale che gli uffici tecnici non cadano più negli errori progettuali del passato quando si è disegnato e costruito in barba a tutte le buone pressi della mobilità ciclistica.

3) Prevenzione dei furti in bici:… rafforzare le campagne di comunicazione per marchiare le bici, comprare solo mezzi di provenienza lecita e presentare sempre denuncia in caso di furto; ampliare l’iniziativa delle aste delle bici usate a basso costo; chiedere nuovi incentivi per sostenere l’acquisto di dispositivi GPS da installare sulle bici; aumentare i depositi protetti per bici negli spazi pubblici e le rastrelliere a partire dal centro storico

FIAB Modena: Esiste un registro privato legato alla targatura delle bici. Non esiste però alcun registro pubblico istituzionale. La maggior diffusione di depositi protetti, magari in centro storico, l’assoluta inadeguatezza delle classiche rastrelliere basse montate davanti ad uffici pubblici e supermercati, in realtà poco adatte a parcheggiare le biciclette ed a cui è impossibile legare le bici in maniera efficace. Sostituirli con porta bici adeguati e magari aumentarne il numero anche nei quartieri residenziali ove ci siano esercizi commerciali e servizi. L’importanza di denunciare i furti e l’adozione di autocertificazioni dell’usato come si fa da anni, per esempio, con le attrezzature fotografiche. L’importanza di dotarsi di antifurto di qualità ed imparare ad usarli.

4) Valorizzazione della “Strada del sole” (EuroVelo7): “… sollecita a realizzare una segnaletica coordinata che renda il percorso visibile e riconoscibile; di fare in modo che la pista sia il più possibile scorrevole e sicura, tenendo conto delle progettazioni europee più avanzate; di mettere a punto una comunicazione efficace sui servizi offerti dalla città di Modena ai cicloturisti.

FIAB Modena: Il cicloturismo è una risorsa importante ed in espansione per i prossimi anni. In passato la provincia ha mappato e tabellato tutta l’Eurovelo7 in provincia di Modena, da Concordia a Modena e Vignola, fino ad uscire in provincia di Bologna a Vergato (infatti trovate le indicazioni EV7 dappertutto in città). Peccato che, nonostante le nostre sollecitazioni, nessuno abbia pensato a sfruttare questo grande lavoro, e farne un pacchetto turistico, e che nel frattempo i cugini bolognesi siano riusciti a farsi finanziare la Verona – Bologna, che diventerà il corridoio principale di Eurovelo7 (nonostante sia ancora quasi tutto da fare – e comunque sono stati aperti i cantieri). Quindi la segnaletica va sicuramente potenziata, ma più di tutto bisogna che il sistema turistico modenese punti fortemente ad infrastrutturare di servizi il nostro tracciato e venderlo come pacchetto alternativo, e secondo noi (per luoghi ed esperienze) altrettanto appetibile rispetto a quello bolognese. Perché il turista sceglie in base ai servizi ed alle bellezze da vedere, ed in questo campo non siamo secondi a nessuno.

Quindi la Fiab di Modena plaude sicuramente all’approvazione degli OdG, che vanno tutti nella giusta direzione, ma nel contempo si impegna a mantenere un’ alta vigilanza sugli impegni presi; molte, troppe volte, già in passato, sono stati approvati orientamenti di questo genere senza che vi fosse poi fatto seguito.

Non condividiamo l’affermazione dell’assessore Filippi che gli OdG rappresentino una “sostanziale condivisione sulla direzione da intraprendere, che è la stessa che abbiamo tracciato nel Pums”. Riteniamo, al contrario, che essi rappresentino una sostanziale discontinuità col PUMS e siano maggiormente in linea con le osservazioni da noi presentate.

In un precedente comunicato avevamo sottolineato come non vedevamo nessuno che ci presentasse il PUMS come uno strumento per combattere una guerra all’abuso dell’auto in città. Alcune affermazioni ci fanno sperare. Per prima Paola Aime (Verdi), “abbiamo sempre pensiamo che tra i nostri bisogni ci sia usare l’auto e andare veloci. Oggi cominciamo a pensare ad una situazione in cui è l’auto l’intralcio”. Per il Pd, Diego Lenzini ha ribadito che oggi le esigenze sono cambiate “e le nostre ciclabili devono adeguarsi, diventando più veloci e competitive con l’auto privata”. Per Lucia Connola (Pd) gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento richiedono di “ragionare in modo completamente diverso sulla mobilità, puntando sulla multimodalità del trasporto pubblico per ottenere una mobilità più sostenibile e smart”. È un risultato che richiede anche un cambiamento nei comportamenti e per questo, secondo la consigliera, è fondamentale la sensibilizzazione dei cittadini.

Adesso aspettiamo a vedere se in giunta i segnali sono arrivati. La nostra disponibilità a sostenerli non mancherà.

La giungla degli attraversamenti stradali

I ciclisti modenesi come tutti hanno fretta di raggiungere il posto di lavoro, ma sono quotidianamente costretti a districarsi tra infrastrutture inadeguate ed incoerenti; obbligati ad andare su e giù dai marciapiedi, dai passi carrai, a passare tra transenne ed ostacoli di ogni tipo, e magari sulle frequenti ciclopedonali a convivere con utenti con necessità diverse, come bimbi che vanno a scuola, pedoni che portano cani al guinzaglio, sportivi che fanno jogging con la cuffia.

A questi ostacoli sul loro percorso non possiamo aggiungere anche la discontinuità tra i vari spezzoni ciclabili, rappresentata da passaggi pedonali nei quali sono obbligati a scendere dalla bicicletta anche quando non vi sono situazioni di pericolo. È indispensabile che almeno la segnaletica orizzontale e verticale dei passaggi tra ciclabili sia resa omogenea, con i “quadrotti” a terra negli attraversamenti ed il segnale verticale di “precedenza ai ciclisti”, in modo che siano ben riconoscibili sia dai mezzi motorizzati che dai ciclisti stessi. Sarebbe già un bel punto di partenza, a costo quasi zero, per migliorare la sicurezza stradale.

In ogni caso consigliamo al volenteroso ciclista urbano, di muoversi con particolare attenzione nella giungla degli attraversamenti stradali: pur se sussistono le condizioni per rimanere in sella, si deve incrociare lo sguardo con l’automobilista accertandosi di essere stati avvistati e che stia rallentando, fare attenzione ad altri veicoli che possono sopraggiungere da dietro, adeguare la velocità supponendo comunque che l’auto sopraggiungente non rispetti la precedenza, e tenersi sempre pronti per ogni manovra di emergenza eventualmente necessaria, con le due mani sul manubrio ed il cellulare in tasca.