Nei panni di un datore di lavoro …

Migliorare l’efficienza sul posto di lavoro è semplice come passare da A(uto) a B(ici)

Tra chi chiede maggiori investimenti in ciclabilità, dovrebbero figurare ai primi posti i datori di lavoro. Diversi studi hanno dimostrato che i dipendenti che arrivano al lavoro in bicicletta sono di buon umore, energici e tonici, sembrano riposati e stanno focalizzati su quello che hanno da fare, sono svelti ed efficienti, hanno un’attitudine positiva verso i colleghi e il lavoro e si ammalano raramente.

Questo perché per andare in bici al lavoro non si resta mai imbottigliati nel traffico ad imprecare, si fa un moderato movimento fisico che secondo l’OMS porta ad una riduzione del 25% dei rischi di insorgenza di disturbi cardiovascolari e addirittura riduce l’incidenza di alcuni tipi di cancro. Tramite le endorfine che si liberano, pedalare ogni giorno migliora l’umore, la qualità del sonno notturno e la concentrazione, mentre l’attività fisica e i livelli più alti di vitamina D dovuta alla breve esposizione quotidiana al sole rinforzano il sistema immunitario.

Non tutti i lavoratori hanno le condizioni per poter cambiare le proprie abitudini: c’è chi abita troppo lontano dal lavoro o chi si può muovere solo in auto. Ma nonostante tutto c’è una grande parte di lavoratori che abitano a non più di 5-7km dal luogo di lavoro, stanno otto ore nello stesso stabile, mangiano velocemente sul posto a pranzo e tornano direttamente a casa la sera. Quanti ne potete contare tra le vostre conoscenze?

Tutti questi pendolari possono essere facilitati innanzitutto da una città a misura di bicicletta, ma anche da tanti piccoli accorgimenti che gli stessi datori di lavoro possono mettere in atto. Come testimoniano le imprese aderenti a CIAB (il Club delle Imprese Amiche della Bicicletta) è sufficiente attrezzare un parcheggio sicuro per le bici (a seconda della possibilità e dei bisogni si va da box coperti e chiusi con lucchetto, oppure uno spazio in magazzino), e poi uno spogliatoio con armadietti ed un lavabo per rinfrescarsi, o una doccia. Si può investire maggiori risorse in una flotta aziendale di bici oppure offrire ai dipendenti uno sconto sull’acquisto di una due ruote elettrica.

Tra l’altro i lavoratori in bicicletta non utilizzano lo spazio destinato al parcheggio auto, lasciando più posto per i colleghi che non hanno alternative all’auto privata per muoversi.

Insomma, un circolo virtuoso che fa bene ai lavoratori, alle imprese ed alle città in cui risiedono.

Giornata del Bike to Work: consigli per aziende

Venerdì 16 settembre sarà giornata Bike To Work, siamo tutti invitati da Fiab a recarci al lavoro in bicicletta.

Affinché una campagna Bike to Work in azienda possa attuarsi con successo è consigliabile: installare rastrelliere custodite; meglio ancora prevedere parcheggi per le bici all’interno dell’azienda. Il lavoratore deve essere sicuro di ritrovare la bicicletta all’uscita del lavoro; questo permette anche l’utilizzo di biciclette di qualità migliore o di bici-elettriche che consentono di coprire distanze maggiori.

Allestire uno spazio adibito a spogliatoio/officina per chi ha necessità di cambiarsi prima del lavoro e assicurare qualche attrezzo per piccole manutenzioni.

Garantire una certa flessibilità nell’orario di entrata e uscita al lavoratore “ciclista”.

Le aziende, inoltre, possono offrire ai dipendenti, come incentivo, la polizza RC per spostamenti in bici. Un’interessante soluzione è l’adesione a CIAB-Club Imprese Amiche della Bicicletta che prevede la copertura assicurativa RC per tutti gli spostamenti in bici dei dipendenti. In alternativa, l’azienda può assicurare ciascun dipendente mediante il tesseramento individuale a FIAB, che include la copertura assicurativa RC Bici per danni a terzi provocati in bicicletta. Il tema della sicurezza è fondamentale e l’impegno di FIAB negli anni ha portato ad esempio, nel 2016, al riconoscimento INAIL dell’infortunio in itinere per chi sceglie di andare al lavoro in bicicletta.

Ma soprattutto verificare gli accessi al posto di lavoro; come sono i percorsi ciclabili in prossimità dell’azienda? Ci sono dei punti critici da risolvere? Ad esempio un attraversamento ciclo-pedonale non sicuro, un semaforo troppo lungo, divieti di parcheggio bici all’interno del cortile.

Offrire un servizio di consulenza sull’individuazione del percorso casa-lavoro (il più semplice, diretto e sicuro), anche utilizzando una app che consenta di memorizzare i percorsi casa-lavoro, conteggiare i km fatti in bici e relativo risparmio di CO2 e consumo di calorie.
Organizzare corsi di manutenzione bici e sicurezza, ma anche gite aziendali in bicicletta, o un gruppo ciclistico aziendale con divisa personalizzata (bella pubblicità!).

Individuare un responsabile della mobilità all’interno dell’azienda, in caso che non sia previsto il ruolo del mobility manager e somministrare ai lavoratori un questionario sugli spostamenti casa-lavoro per conoscerne meglio le esigenze, le abitudini di spostamento e trovare le giuste risposte.

Prevedere incentivi aziendali per l’acquisto di biciclette da parte dei singoli lavoratori o in gruppi di acquisto e, non ultimo, un incentivo economico in ore di permessi retribuiti o addirittura in busta paga, come quelli previsti dai progetti BikeToWork attivati dalla Regione Emila Romagna in collaborazione con le amministrazioni comunali.

Il diritto di andare a lavorare in bici

Il 1 maggio è stato l’occasione per fermarsi e riflettere sul significato del lavoro, sul diritto a svolgerlo (qualsiasi lavoro) con la giusta e riconosciuta dignità e nelle condizioni di massima sicurezza possibili. Noi di FIAB da anni ci impegniamo perché questa stessa dignità e sicurezza vengano estese e garantite a chi sceglie, al lavoro, di andarci in bici.

Uno potrebbe pensare che abbiamo tutti il diritto di andare al lavoro col mezzo che riteniamo opportuno: in effetti, nessuno ce lo vieta, ma nei fatti questo diritto è davvero garantito? Le cronache di Modena e provincia evidenziano che tra le (troppe) vittime della violenza stradale non ci sono tanto ciclisti della domenica in tutine di lycra ma soprattutto pendolari in bicicletta. Provate poi a chiedere a un residente di Nonantola se si sente tutelato nel suo diritto di usare la bicicletta per andare a lavorare a Modena.

Il diritto di andare a lavorare in bici è negato nei fatti da un sistema perverso di mobilità in cui gli unici ad avere garantita la possibilità di spostarsi verso la loro sede di lavoro senza rischiare quotidianamente la vita sono le persone alla guida di un’auto. E’ un sistema che esclude: taglia perfidamente fuori chi non ha le capacità economiche per acquistare e mantenere un’auto, o chi non vorrebbe spendere a questo scopo una buona fetta del proprio stipendio. La rivista Ecological Economics ha stimato che, con 15.000 km percorsi all’anno, una utilitaria come una Opel Corsa viene a costare tra carburante e spese di mantenimento oltre 6700 euro l’anno: si va a lavorare per mantenere l’auto per poter andare a lavorare. Sensato, no?

Non solo, ma ad essere tagliati fuori sono anche tutti coloro che non hanno le capacità fisiche di guidare un’auto. Persone con una limitata mobilità agli arti, con uno o più arti mancanti, con problemi di equilibrio, persone affette da tetraplegia, paraplegia: per ognuna di queste categorie, il sito inglese Cyclescheme suggerisce una tipologia di bici. Secondo un sondaggio del Transport for London, il 70% delle persone con condizioni invalidanti alla guida di un’auto possono in realtà andare autonomamente in bici.

Tutelare il diritto ad andare in bici al lavoro esige una revisione radicale delle infrastrutture dedicate alla mobilità. Significa tutelare l’inclusione, l’ambiente, la salute individuale e pubblica, il benessere e il diritto all’autonomia e alla felicità.

Serate in Ciclofficina per partecipanti al Bike2Work

Hai voluto la bicicletta? Adesso aggiustiamola

Il Comune di Modena e Fiab Modena invitano i partecipanti al progetto BikeToWork Modena (°) ad una serata in Ciclofficina per imparare in autonomia a mantenere efficiente la propria bicicletta e pedalare in sicurezza.

Mercoledì 9/3 – 23/03 – 13/04 – 9/11 – 23/11 – 7/12 – 21/12 dalle 21 alle 23
presso Ciclofficina Popolare “Rimessa in Movimento” Viale Monte Kosica (sotto le gradinate del Novi Sad) a Modena

Non è necessario partecipare a tutti gli incontri, non si tratta di un corso, sono serate durante le quali i soci di Fiab Modena aiuteranno i partecipanti ad utilizzare le attrezzature della Ciclofficina per apprendere come occuparsi della manutenzione ordinaria della propria bicicletta, quella che usano tutti i giorni sulla strada per recarsi al lavoro.

Per partecipare alle serate e utilizzare le attrezzature non è richiesto alcun contributo. Occorre prenotarsi al 329 2024420 e portarsi i pezzi di ricambio.

In Ciclofficina:
– non vendiamo e ripariamo bici
– trovi gli attrezzi
– trovi la conoscenza
– la tua bici la porti e la ripari tu (porta i pezzi di ricambio)

Nel rispetto delle norme Covid le serate in ciclofficina sono riservate a un massimo di 10 persone per sera

A cura di:
FIAB Modena / CICLOFFICINA POPOLARE RIMESSA IN MOVIMENTO MODENA
Info e prenotazioni FIAB MODENA 329 2024420 (Josè)

“Una bici non si ama, si lubrifica”
– da ‘Velocità silenziosa” di Paolo Conte

(°) BIKE TO WORK è un progetto finanziato all’interno del “Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casalavoro” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare n. 208/2016

Bike to Work Modena: i risultati di un anno

BIKE TO WORK, NEL PRIMO ANNO OLTRE 60 MILA EURO DI INCENTIVI

A guadagnare andando al lavoro in bici o monopattino sono stati 405. Hanno percorso quasi 500 mila chilometri con un risparmio di circa 75 tonnellate di Co2
Andare al lavoro in bici ci si guadagna, non solo in salute. Sono 405 i cittadini che nell’ultimo anno hanno ottenuto qualche decina di euro in buoni mobilità per essersi recati al lavoro in bicicletta o in monopattino o bici elettrici nel corso dei primi 12 mesi di attività del progetto “Bike to work Modena”. Tra il 26 ottobre 2020 e il 25 ottobre 2021 sono stati erogati incentivi per oltre 60 mila euro, per un totale di chilometri percorsi che sfiora i 500 mila e un risparmio di quasi 75 tonnellate di Co2. Nei quattro trimestri trascorsi, sono mediamente stati attivi 374 utenti, che hanno percepito un incentivo medio trimestrale di 41 euro.

https://www.comune.modena.it/salastampa/archivio-comunicati-stampa/2022/1/bike-to-work-nel-primo-anno-oltre-60-mila-euro-di-incentivi

Carpi – Riflessioni sulla mobilità

Negli ultimi due anni a Carpi sono state realizzati numerosi interventi tesi sia ad un cambiamento generale della mobilità dei carpigiani sia a rendere più sicuri gli spostamenti dei pedoni e dei ciclisti. Sugli organi di informazione non mancano le polemiche, che si tratti del “dinosauro” di via Pezzana, della programmata ciclabile di viale Muratori o dei parcheggi in centro storico; qualche riflessione ci pare opportuna.

1 – In via Pezzana nell’incrocio del “dinosauro” le bici transitano da sempre; chi in bicicletta proseguiva diritto verso via Rossetti rischiava di venire steso dalle auto che giravano a destra per imboccare il sottopasso, mentre chi svoltava a destra rischiava di venire travolto o stretto contro il marciapiede dall’automobilista che effettuava la medesima manovra; con la posa delle corsie ciclabili e la loro colorazione in rosso ciclisti ed automobilisti possono comportarsi come prima ma con più rispetto reciproco; i ciclisti devono rimanere all’interno della loro corsia, non possono ad esempio zigzagare in mezzo alla strada, gli automobilisti possono invadere, se il caso lo richiede, la corsia ciclabile ma devono dare la precedenza ai ciclisti; il colore rosso serve a richiamare l’attenzione degli automobilisti, spesso distratti dal cellulare, della possibile presenza di ciclisti cui devono dare la precedenza; perché la sicurezza dovrebbe essere diminuita? Forse le critiche nascono da una novità non ancora pienamente conosciuta dai cittadini.

2 – In via Muratori è ancora viva la polemica sulla costruenda ciclabile che dovrebbe raccordarsi con l’esistente rete di via Alghisi/via Aldo Moro interna; senza entrare nel merito delle scelte dell’amministrazione (piste ciclabili, corsie ciclabili o strada 30..) è comunque indiscutibile che gli abitanti del popoloso quartiere sud est di Carpi abbiano tutto il diritto di accedere in bicicletta al centro e alla stazione ferroviaria, con percorso sicuro e il più diretto possibile (i percorsi tortuosi portano ad abbandonare la bicicletta e ritornare all’uso dell’auto..); ricordiamo che l’accesso in bicicletta alla stazione dei treni rappresenta una esigenza non certamente ludica per chi utilizza i mezzi pubblici per raggiungere Modena, Mantova o Bologna a scopo di studio o lavoro. Anche in questo caso occorre valutare se le esigenze dei cittadini che utilizzano un mezzo per nulla inquinante come la bicicletta, e che sono i più esposti ai rischi fra gli utenti deboli della strada, possano avere almeno la stessa considerazione di qualche parcheggio in più o in meno; parcheggi che non vanno contrapposti ad una ciclabile in senso astratto ma ai suoi utilizzatori in carne ed ossa.

3 – Anche nel centro storico la mobilità è oggetto di dibattito; molti operatori richiedono più parcheggi, al fine anche, così si afferma, di ridurre l’inquinamento causato dalle auto in cerca del parcheggio mancante; ma le auto inquinano solamente quando sono cerca di parcheggio? Se si aumentano i parcheggi aumenteranno anche le auto dirette verso il centro con il relativo inquinamento; se invece è preponderante l’inquinamento delle auto in cerca di parcheggio significa che il tragitto per raggiungere il centro è davvero breve, tanto vale recarsi a piedi o in bicicletta. Si sottolinea poi che le vendite nei centri storici aumentano quando i clienti usano mezzi sostenibile per recarsi a fare shopping; il centro privo di auto crea un’atmosfera di pace, tranquillità, piacevolezza che ben predispone all’acquisto. E’ sufficiente osservare come sono fatti gli outlet posizionati lungo le autostrade, che hanno cercato di riprodurre l’atmosfera piacevole e rilassante dei nostri vecchi centri storici: i clienti si sobbarcano decine o anche centinaia di chilometri di trasferimento per poi parcheggiare l’auto all’esterno e passare tutto il pomeriggio macinando chilometri a piedi per fare acquisti; se la chiave per stimolare gli acquisti fosse stata la possibilità di parcheggiare l’auto davanti al negozio interessato si sarebbero progettati gli outlet in altro modo, con parcheggi diffusi e percorsi preferenziali per i veicoli al loro interno.

Città 30 subito

A Modena una mamma di 52 anni che tornava sabato notte dal turno al ristorante: travolta da un SUV. A Carpi un operaio 45enne che usciva alla sera dalla fabbrica: travolto da un camion. Ancora a Modena un anziano di 89 anni in via Giardini: investito da un’utilitaria sul pedonale. Altri 3 pedoni uccisi a Modena e provincia (Vignola, Finale) nell’ultima settimana. Un vero bollettino di guerra.

Purtroppo la “città 30” per ora a Modena è solo nei convegni, o promessa “entro il 2030”: peccato che le amministrazioni decidono e rispondono solo delle cose che fanno durante la durata del loro mandato.

Almeno smettiamo da subito con le divisioni classiste “auto=lavoro” e “bici=divertimento”, per cui le infrastrutture ciclabili e la moderazione di velocità sono soldi buttati e favoriscono i fighetti in lycra che non hanno nulla di meglio da fare che rallentare chi va al lavoro in auto. È spesso tristemente il contrario: cuoche, operai, badanti, avvocati che rischiano la vita per andare al lavoro, per colpa di chi sfreccia in auto sui 2km che li separano dalla palestra o dallo spritz.

Le persone usano il mezzo che hanno, quello che ritengono più economico ed efficiente, o semplicemente l’unico che sanno guidare. In città non c’è nessun motivo per cui chi guida un’auto debba prevaricare su chi si muove in bici. Le strade sono di tutti, tutti pagano le tasse ed hanno il diritto di muoversi in sicurezza come preferiscono.

Anzi, dovrebbero essere proprio le amministrazioni a facilitare chi non inquina, non intasa le strade, non rovina l’asfalto, non assorda, non mette a repentaglio la vita altrui e pedalando si tiene in salute. Da ora, non dal 2030.

Follonica è il primo comune ad associarsi a CIAB

Follonica, 21131 abitanti, in provincia di Grosseto, è il primo comune ad associarsi a CIAB, il Club delle Imprese Amiche della Bicicletta.

CIAB raggruppa un centinaio di soggetti, privati e pubblici, che negli anni si sono scambiati best practice per migliorare uno degli asset chiave della mobilità urbana, il bike to work. «Il fatto che Follonica sia la prima amministrazione pubblica ad aderire dimostra che CIAB può essere davvero un contenitore di esperienze per far crescere gli spostamenti casa lavoro in bicicletta», ci ha spiegato Antonio Dalla Venezia, presidente CIAB. Quasi dieci anni fa l’associazione era nata per far fronte ad una lacuna nel sistema normativo italiano, dove non veniva riconosciuto l’infortunio in itinere per chi pedalava verso l’ufficio.

L’adesione al CIAB ha permesso ai dipendenti, ai titolari e ai soci gli stessi vantaggi di cui godono gli associati FIAB: copertura Responsabilità Civile per danni a terzi nei loro spostamenti in bici, in tutta Europa. Inoltre da sempre le società e gli operatori cicloturistici possono assicurare anche i loro clienti; e in caso di danni subiti e non liquidati, il dipendente di un’azienda Ciab gode di un patronato gratuito che lo guida alle procedure per la difesa dei propri diritti.

“Follonica – dichiara l’assessora alla mobilità Mirjam Giorgieri – che già fa parte di Comuni Ciclabili, aderendo a CIAB vuole sottolineare, una volta di più quanto sia strategico investire su un modello di sviluppo sostenibile che parta dai bisogni delle persone e su esse costruisca un tessuto cittadino condiviso.”

Al lavoro in bici

È on line l’avviso pubblico per partecipare al progetto “Bike to work Modena”, l’iniziativa volta a incentivare spostamenti casa-lavoro sostenibili attraverso l’erogazione di buoni mobilità. Il bando è consultabile sul sito istituzionale del Comune di Modena (www.comune.modena.it). La possibilità di iscrizione terminerà alle ore 23 di giovedì 22 ottobre, salvo proroghe decise dall’Amministrazione, la richiesta potrà essere presentata direttamente sulla piattaforma www.biketoworkmodena.it, inserendo i propri dati, compilando i questionari e prenotando il test sanitario.

Con il Bike to work, infatti, chi va al lavoro in bicicletta, con un monopattino o una bici elettrici potrà “guadagnare” 15 centesimi di euro in buoni mobilità per ogni chilometro percorso e sulla base delle emissioni di Co2 risparmiate, associata ad una analisi dei benefici sanitari che ne derivano.

L’iniziativa ha l’obiettivo di promuovere modalità di trasporto che inducano alla progressiva riduzione dell’utilizzo del mezzo privato motorizzato a favore di modalità di trasporto orientate alla salvaguardia dell’ambiente e al miglioramento della salute, della sicurezza e del benessere della popolazione. Nell’arco dei due anni del progetto si prevede di erogare complessivamente 12 mila buoni mobilità a complessivi 1000 beneficiari (500 ogni anno) per un totale di circa 280 mila euro.

Possono partecipare all’avviso tutti i lavoratori maggiorenni che vivono e lavorano a Modena, che vivono in città e hanno sede lavorativa in altri Comuni e che vivono in altri Comuni ma hanno sede lavorativa a Modena. I partecipanti matureranno i buoni per 12 mesi per i soli chilometri percorsi sul territorio comunale, con un minimo trimestrale di 30 chilometri. I buoni saranno erogati trimestralmente con bonifico fino a un massimo di 30 euro al mese.

A scuola, al lavoro andiamo in bici!

FIAB Modena da sempre sostiene campagne per la diffusione della bicicletta come mezzo di spostamento per andare al lavoro e per andare a scuola. A Modena è partner del progetto Bike to work promosso dal Comune di Modena. Assieme al Comune di Fiorano Modenese ha realizzato la campagna “M’illumino di più”, per informare i lavoratori su come andare al lavoro in bici, ma in sicurezza.

Ora più che mai il tema si propone come essenziale strategia per risolvere i problemi di spostamento che l’emergenza COVID 19 inevitabilmente ci costringerà ad affrontare: rispetto del distanziamento, difficoltà di utilizzo del trasporto pubblico, ulteriore congestione del traffico qualora la nostra risposta fosse solo l’auto privata.

Urge quindi che le nostre amministrazioni si affrettino a predisporre dei percorsi adeguati per raggiungere più velocemente e in sicurezza i luoghi i lavoro e soprattutto i poli scolastici.

Bici elettrica, monopattini, cargo-bike potranno esserci d’aiuto anche sulle distanze un po’ più lunghe? Se ci proviamo potremmo accorgerci che in bici o a piedi raggiungeremo le nostre destinazioni quasi nello stesso tempo, guadagnandoci in salute, benessere e… portafoglio. Proviamoci!

Paola Busani