Streets for kids: strade scolastiche ovunque

Venerdì 5 maggio c’è stata la terza mobilitazione “Streets for kids”: in 610 città europee (115 italiane) migliaia di bambini sono scesi in strada con girotondi, pedalate e giochi per chiedere più strade scolastiche. A Modena l’evento, per la seconda volta, è stato davanti la scuola dell’infanzia Saliceto Panaro.

Solo nel corso della mattina del 5 maggio a Modena ci sono stati ben quattro incidenti stradali: quando gli episodi di violenza stradale sono troppo diffusi (Modena è maglia nera da anni purtroppo) non si può più parlare di incidenti, di fatalità, ma occorre prendere atto di problemi sistemici di insicurezza stradale.

Anche presso la scuola dell’infanzia di Saliceto Panaro da anni i genitori lamentano velocità elevatissime dei veicoli vicino la scuola, solo dal 2010 ad oggi in quell’area di Modena si sono verificati più di 42 incidenti, la maggior parte con feriti e purtroppo anche mortali.

Quando in una strada la velocità normalmente raggiunta dai veicoli è superiore al limite in vigore significa che quel tratto stradale è stato mal progettato: non è accettabile che un veicolo possa raggiungere gli 80 kmh o più in un centro abitato, a maggior ragione davanti ad una scuola dove sulla carta il limite sarebbe dei 30kmh. Ed anche se nel PUMS c’è la previsione di aumentare in città le zone 30 e le strade scolastiche, quel comparto di Modena è completamente esclusa da questi benefici.

Molti genitori si sentono costretti a prendere l’auto per accompagnare i bimbi a scuola, perché farlo a piedi o in bici è troppo pericoloso, ed anche i ragazzi più grandi rinunciano per lo stesso motivo al loro diritto di muoversi autonomamente.

I “genitori ECOattivi” continueranno a sensibilizzare sul tema della sicurezza stradale anche in altre zone di Modena: la prossima iniziativa sarà il 17 maggio davanti la scuola dell’infanzia Tamburini. C’è tanta voglia di vivere in una città più a misura di persone, soprattutto per piccoli ed anziani, spesso i meno considerati. Noi di FIAB con ARIA supportiamo queste iniziative con eventi formativi e azioni concrete per promuovere “Modena Città 30”, una città più vivibile.

Nel resto d’Europa si punta verso una mobilità più democratica, con un riequilibrio degli spazi a favore delle utenze più deboli. Oltre ad un abbassamento dei limiti vengono istituite zone di quiete scolastica dove, almeno nelle ore di ingresso/uscita, il traffico motorizzato viene vietato. Chiediamo che quanto prima questo sia lo standard davanti ad ogni plesso scolastico modenese.

Mai sentito parlare di strade scolastiche?

Si tratta di strade chiuse al traffico davanti alle scuole, che si traducono in spazi più sicuri e aria più pulita e incoraggiano bambini e genitori ad andare a scuola a piedi, in bici o col bus. Venerdì 21 ottobre in occasione della campagna europea “StreetsForKids”, alcuni genitori della scuola d’infanzia di Saliceto Panaro hanno occupato simbolicamente alcuni spazi pubblici con giochi e striscioni per sensibilizzare al problema della sicurezza stradale in prossimità delle scuole, anche con riferimento alle ‘zone quiete’ e ai percorsi casa scuola recentemente dibattuti in Consiglio Comunale.

Le famiglie raccontano di aver fatto una piccola dimostrazione simbolica per sperimentare come sarebbero le strade scolastiche o le zone quiete. È stato anche un modo per far capire alle persone che passano di lì che c’è una scuola, perché sulla carta è in vigore il limite dei 30 km/h, ma in realtà le macchine vanno a velocità più elevate.

La dimostrazione arriva a pochi giorni dopo la presentazione della mozione in Comune, ma per i genitori è il frutto di un percorso. Raccontano di aver già cercato in passato un dialogo con l’amministrazione, ma anche che questo è un dialogo difficile. Hanno approfittato di questa iniziativa europea, per farsi sentire e soprattutto per far sperimentare ai bambini quella che dovrebbe essere la normalità.

I problemi che riportano sono vari: vorrebbero più sicurezza, ma anche che i bambini possano avere uno spazio di gioco al di fuori di quello scolastico, e che ad oggi non c’è. Con la scuola stanno cercando di ‘adottare’ un parchetto nelle vicinanze, che però da tempo è in stato di abbandono, ma rimane il fatto che non esistono dei percorsi sicuri per arrivarci.

Le famiglie chiedono non solo delle zone temporanee di chiusura, cioè delle zone chiuse al traffico in prossimità dell’orario di apertura e chiusura della scuola, ma anche che ci sia un interesse a rivedere il percorso casa-scuola, per esempio per muoversi nel quartiere con le insegnanti o i genitori in sicurezza. È salutare per tutti fare due passi a piedi: se uno è costretto ad andare in macchina l’accortezza è quella di parcheggiare più lontano in modo da poter arrivare a piedi, così che i bambini abbiano uno spazio di incontro anche nelle prossimità della scuola.

Sarebbe bello che questo tentativo diventasse presto normalità per tutte le scuole.

Mobilità urbana in sicurezza e Zone Scolastiche

Fra pochi giorni riapriranno le scuole in tutta la provincia che per nove mesi all’anno, saranno i più grandi generatori di mobilità urbana. Con l’unica eccezione di una scuola media di Novi, la maggioranza di tutte le altre scuole non hanno o non sono state coinvolte dalle varie amministrazioni locali a piani e progetti di percorsi casa-scuola in sicurezza a piedi e/bici.

Le scuole, ogni giorno lavorativo, promuovono lo spostamento di migliaia di studenti, genitori, insegnanti e ausiliari. Una mobilità talmente prevedibile che tranne alcune variabili demografiche e nuove localizzazioni di plessi scolastici dovrebbe essere la più facile da gestire, programmare, comprendere e mettere in sicurezza. E invece no!

In Italia oltre i 2/3 degli studenti delle scuole dell’obbligo si reca quotidianamente a scuola in automobile rispetto agli anni ’80, quando oltre l’80% dei bambini andava a scuola a piedi o in bicicletta.

L’obbligo per gli insegnanti all’uscita da scuola di consegnare gli studenti ad un adulto (prevalentemente per le elementari) e la comodità per l’adulto accompagnatore sono le cause principali, ma la verità è il senso di pericolo nei percorsi casa-scuola dovuta alla sostenuta velocità in città. Il nuovo codice della strada ha previsto l’obbligo di istituire le Zone Scolastiche, in cui deve essere garantita una particolare protezione dei pedoni e ciclisti e dell’ambiente consentendo la facoltà di limitare o escludere nelle zone scolastiche urbane la circolazione, la sosta o la fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli in orari e con modalità definite. Ovviamente tranne agli scuolabus, ai bus nonché ai titolari di contrassegno di disabilità.

La legge è in vigore dal 2021, ma non abbiamo visto una applicazione estesa della norma anche se (dice la legge) “chiunque violi gli obblighi, le limitazioni o i divieti previsti nelle zone scolastiche urbane è soggetto a sanzione amministrativa”. La sensazione è che anche per quest’anno non vengano istituite le zone scolastiche, che continueremo a vedere rodei di auto mattutini e pomeridiani davanti alle scuole e che l’anno prossimo sarà uguale. Sperando che non scappi il freno a mano e qualcuno si faccia male.

Quando invece più pedoni e ciclisti (e trasporto pubblico) nei percorsi casa – scuola aumenterebbe la sicurezza stradale in maniera più che proporzionale, rasserenando i genitori, rendendo più autonomi i ragazzi e le ragazze, al loro benessere psicofisico, consumando meno gas climalteranti e combustibili fossili.

La “prova costume” si supera pedalando!

Sedentarietà ed obesità diminuiscono dove vengono introdotte piste ciclabili.

Preoccupati dalla cosiddetta “prova costume” di cui immancabilmente si parla ogni estate? In effetti, i dati sono spietati: il 35% di Italiani è clinicamente in sovrappeso, con un 10% di affetti da obesità. Una tendenza che comincia da bambini, e infatti l’Italia è uno dei Paesi Europei con il tasso più alto di obesità infantile: quasi un bambino su 10 è obeso, mentre ad essere in sovrappeso è un bambino su 4. A causare questa epidemia sono soprattutto abitudini alimentari scorrette e uno stile di vita troppo poco attivo. Non è un caso forse che, secondo le ultime rilevazioni Istat 2021, la percentuale di sedentari in Italia coincide con la percentuale di persone in sovrappeso: oltre il 35% degli italiani non fa sport nè pratica attività fisica nel tempo libero. Tra I bambini, 1 bambino su 5 non svolge esercizi fisici, più del 70% non va a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di 2 ore al giorno davanti a televisione, tablet o telefono cellulare.

Sovrappeso e vita sedentaria, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete, osteoporosi, disturbi del metabolismo, depressione e ansia oltre che problemi all’apparato digerente. Tutti in palestra, quindi? Per mantenere un impegno come la palestra servono un tempo dedicato, una motivazione alta e costante e perseveranza, ed è difficile riuscirci con le nostre vite frenetiche.

Una soluzione ci sarebbe: incorporare l’attività fisica nella routine quotidiana, e la maniera migliore di farlo è di usare il tragitto casa-lavoro o casa-scuola per sgranchirsi le gambe a piedi o in bicicletta. Si riuscirebbero così a raggiungere i 150-300 minuti di attività moderata raccomandati dall’OMS (e si arriverebbe a scuola e al lavoro più freschi!).

Uno studio del 2021 sull’Obesity Review ha rilevato addirittura che l’assenza di piste ciclabili di qualità e l’obesità infantile sono correlate, e che laddove vengono fatti interventi che favoriscono la ciclabilità (non solo piste ciclabili ma interventi di moderazione di velocità e via dicendo), l’obesità infantile si riduce. Un esempio lampante di come il ridisegno delle città influisce sui comportamenti individuali e porta a benefici per tutti, anche in termini di salute. Altro che prova costume: con una città a misura di persona saremmo meno stressati, più in forma e molto probabilmente anche più felici.

Strade scolastiche: indispensabili, da subito

Dal 2020 è stata introdotta nel Codice della Strada la “zona scolastica” (art. 3 comma 58-bis del CdS): è sufficiente che il Sindaco emetta un provvedimento limitativo della circolazione, sosta o fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli (art. 7 comma 11 bis del CdS).

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La settimana scorsa a L’Aquila un’automobile incustodita ha sfondato la recinzione di una scuola materna, uccidendo un bambino e ferendone altri cinque. È la norma davanti agli istituti scolastici di tutta Italia: mezzi a motore che sostano (spesso in doppia fila) o sfrecciano di fronte agli ingressi delle scuole di ogni ordine e grado, creando pericolo, inquinamento e cattiva educazione stradale.

Ancora una volta si sarebbe potuto evitare.

Dal 2020 infatti è stata introdotta nel Codice della Strada la “zona scolastica”: un’area in prossimità della scuola, in cui è garantita una “particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente” (art. 3 comma 58-bis del CdS). Per istituire una strada scolastica è sufficiente che il Sindaco emetta un provvedimento limitativo della circolazione, sosta o fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli (art. 7 comma 11 bis del CdS).

Sono trascorsi due anni dall’introduzione delle strade scolastiche nel Codice della Strada, ma questo provvedimento è stato adottato solo da poche decine di comuni su un totale di oltre 8.000. Si tratta di un numero irrisorio a fronte del valore in termini di sicurezza e salute per i nostri bambini. L’inerzia da parte dei Comuni nell’istituirle ha purtroppo conseguenze molto pesanti: la tragedia di ieri è solo l’ultimo episodio sconvolgente di uno stile di mobilità non più accettabile, non più sostenibile.

Leggiamo messaggi di cordoglio da parte di Parlamentari, Presidenti di Regione e Sindaci.

Il cordoglio non basta. Si vada oltre.

Il Coordinamento Associazioni e Movimenti Ambientalisti per la Mobilità Attiva e Sostenibile chiede che i Sindaci colmino il ritardo accumulato in questi due anni, ed emettano, già da domani, divieti di transito e parcheggio ad auto e moto di fronte ad asili e scuole: bastano un’ordinanza, un cartello e una transenna. Chiediamo che i Dirigenti scolastici liberino da subito i cortili delle scuole dal parcheggio delle auto di personale e genitori, che sono un rischio quotidiano di tragedie e privano i più piccoli di spazi di gioco ed educazione all’aperto.

Chiediamo poi che il Parlamento renda obbligatoria l’istituzione delle zone scolastiche davanti a ogni istituto, con chiusura al traffico e alla sosta delle macchine come minimo negli orari di entrata e uscita degli alunni mediante barriere fisiche: ci appelliamo ai Presidenti e Consiglieri di Regione perché facciano pressione a livello nazionale in questo senso.

Facciamolo per i nostri bambini.

Pedalare è sentirsi vivi

Appena 11 anni dopo il lancio della prima bicicletta moderna nel 1885, Sir Arthur Conan Doyle scrisse in un articolo per Scientific American: “Quando il morale è basso, quando il giorno appare scuro, quando il lavoro diventa monotono, quando la speranza sembra a malapena degna di essere vissuta, basta salire in bicicletta ed uscire a fare un giro lungo la strada, senza pensare a nient’altro che al giro che stai facendo”. In questi giorni di eventi inquietanti, salire in sella e pedalare può essere davvero una strategia per ritrovare il proprio centro e il proprio equilibrio. Pedalando si sentono i muscoli delle gambe che si attivano, il cuore che pompa a un ritmo un po’ più sostenuto, il respiro che si coordina col ritmo dei pedali: si riprende il contatto con la propria dimensione fisica, corporea, e ci si sente consapevoli di sè stessi e intensamente vivi, al di là delle preoccupazioni e dell’ansia. Le endorfine che si liberano durante il movimento contribuiscono a dare una sensazione di benessere fisico e psicologico, mentre il regolarizzarsi di battito cardiaco, respiro e pedalata favoriscono uno stato mentale simile a quello che si raggiunge con la meditazione: si è presenti a sè stessi, i pensieri fluiscono in maniera più sciolta.

Pedalare tutti i giorni poi è un’esperienza liberatoria perché porta a riprendere coscienza delle condizioni atmosferiche e ad abbracciarle, anziché essere ostaggio del cattivo tempo e uscire solo con il sole (ma non troppo caldo!). Ci si rende conto che può essere inaspettatamente piacevole pedalare anche quando la pioggia batte fredda sulle mani e sul viso, perché anche questi stimoli sensoriali a cui non siamo più abituati fanno sentire vivi. E comunque, un buon equipaggiamento (giacche e pantaloni antipioggia, stivaletti impermeabili) aiuta a fronteggiare le intemperie con più serenità.

Pedalare porta a vedere, annusare, ascoltare, vivere di più la strada che si percorre. Non è solo uno scenario che scorre veloce dietro un vetro: ci si è dentro in pieno, si ha il tempo di assaporarlo. In città si possono salutare i bottegai con la mano mentre si passa, in campagna si sentono gli odori della fioritura primaverile, del fieno, del mosto in autunno, si traccia il passare delle settimane nel mutare dei fiori selvatici al bordo della strada. Il tragitto verso un luogo non è più un tempo sospeso in attesa di arrivare: è un tempo vissuto davvero. E nei momenti cupi è importante sentirsi “attaccati alla vita”, come scriveva Ungaretti.

Mamme in bici

“Ah, per una mamma con dei figli piccoli è impossibile…(completa a piacere)”

Una delle cose ritenute “impossibili” è spostarsi in bicicletta – anche solo per le commissioni quotidiane. Un neonato non sembra adatto ad essere caricato su una bici… e invece le possibilità esistono anche per bimbi molto piccoli! Ci sono trailers da agganciare al retro della bicicletta, con l’optional di seggiolini appositi per bebè; ci sono le bici cargo, che con un apposito attacco possono ospitare nel cassone anteriore un ovetto di quelli che si usano in auto, che resta agganciato anche in caso di cadute e che spesso è pure ammortizzato delle vibrazioni. Entrambe le opzioni hanno il vantaggio di essere a prova di pioggia e maltempo grazie alle capottine impermeabili, e di consentire in contemporanea il trasporto della spesa senza troppo sforzo. Se poi il bebè reclama, è più agevole che in auto fermarsi a consolarlo senza l’incubo di riuscire a trovare un parcheggio.

Per una neomamma, appena se la sente, la bici offre così la possibilità di integrare un po’ di movimento nella routine di tutti i giorni senza dover fare i salti mortali per trovare un tempo dedicato, permettendo di migliorare l’umore e recuperare la forma fisica. Per i bimbi più grandi poi ci sono i classici seggiolini bici anteriori o posteriori, e poi le bici a spinta senza pedali prima di arrivare alle prime pedalate in autonomia. A quel punto però il problema vero non sono i bimbi ma la pericolosità delle strade.

Sarebbe bello che gli amministratori e i progettisti dei percorsi ciclabili si mettessero nei panni delle mamme: mamme con le bici cargo, mamme coi trailers, mamme con bimbi che pedalano autonomamente. I percorsi ci guadagnerebbero certamente in qualità.

 

Torna Bimbimbici

Dagli anni ‘70 il traffico motorizzato ha avuto la priorità nelle politiche urbane e i bambini stanno pagando un prezzo altissimo. Secondo la dott.ssa Lia Karsten, professore associato di geografia urbana all’Università di Amsterdam, mentre una volta potevano godere liberamente dello spazio pubblico, giocando per le strade con il controllo discreto e diffuso del vicinato, oggi trascorrono la maggior parte del tempo al chiuso (casa, scuola/asilo, palestra ecc.) oppure sui sedili posteriori, trasportati da un’attività all’altra in auto.

Non potendo muoversi attivamente in bici o a piedi, sono disconnessi dalla città: lo spazio tra i loro luoghi di frequentazione diventa un oceano sconosciuto che può essere navigato solo con l’assistenza di un adulto. Non solo sconosciuto ma insidioso: nemmeno le strisce pedonali ti salvano dall’essere investito, e ci sono SUV così alti che i bambini davanti al cofano risultano invisibili per due o tre metri.

Eppure, l’attività fisica, la capacità di spostarsi in autonomia e le relazioni sociali che si creano camminando e andando in bicicletta tra coetanei sono essenziali per la salute e la felicità dei nostri figli.

Strade (ri)progettate per questo dovrebero essere un diritto umano fondamentale di cui tutti i bambini dovrebbero godere. Occorre però rivedere le priorità e mettere in prima linea la sicurezza dei più piccoli e vulnerabili, per permetter loro di tornare fuori, in strada, e sperimentare il mondo alle loro condizioni.

“Bimbimbici”, l’iniziativa nazionale FIAB di questa settimana 4-10 ottobre, dedicata alla diffusione dell’uso della bicicletta tra i giovanissimi, è un richiamo anche a questo.

MODENA CITY BIKE: un progetto dell’ Istituto d’Arte Venturi e FIAB

Una grande novità all’interno della 20° Settimana Europea Mobilità Sostenibile: quest’anno L’Istituto Statale d’Arte “Adolfo Venturi” ha scelto la collaborazione di FIAB Modena per approntare il progetto di accoglienza delle Classi Prime.

Nella settimana dal 18 al 25 settembre, ognuna delle 14 classi “primine” avrà la possibilità di partecipare ad una uscita didattica in bicicletta della durata di due ore, con lo scopo di favorire la socializzazione attraverso un’esperienza pratica.

Ad ognuno dei ragazzi e ragazze verrà fornita una bicicletta in ordine (noleggiate per l’occasione) e partendo dalla sede di Via Ganaceto, accompagnati dai docenti di Scienze Motorie, dai docenti di sostegno e dai volontari FIAB, arriveranno al Parco Ferrari. Durante il percorso ci saranno momenti di sensibilizzazione all’uso di biciclette e monopattini in città, in particolar modo in riferimento alle nuove norme del codice della strada (corsie ciclabili, case avanzate) che verranno “testate” sul campo.

Il progetto è di grande valenza perché oltre a sviluppare un primo momento “informale” con cui rompere il ghiaccio con i nuovi amici, permette a molti ragazzi di prendere confidenza con la città che frequenteranno per almeno cinque anni, e incoraggia ad un uso consapevole dello spazio pubblico assegnato agli utenti non motorizzati, quali saranno fino alla maggiore età.

Per FIAB è un importante momento di dialogo con una vasta platea di adolescenti (oltre 300 ragazzi) che saranno cittadini protagonisti della mobilità dei prossimi decenni.

3 giugno: tutti a scuola in bici

Si parla tanto delle difficolta per il rientro a scuola causate principalmente dalla carenza di trasporto pubblico. Aggiungere autobus non è possibile, modificare gli orari di quelli esistenti per andare incontro alle esigenze di ragazzi che dovrebbero entrare a scuola scaglionati richiede un’”elasticità” che il nostro trasporto pubblico non conosce. Tavoli provinciali, regionali e fin ministeriali, incontri con i sindacati, presidii davanti alle scuole… soluzioni ancora nessuna e a settembre saremo da capo.

L’uso della bici come mezzo per andare a scuola, potrebbe risolvere almeno una quota di questo problema? A buon senso sì, non occorrono studi ingegneristici per rendersene conto, ma raramente viene preso in considerazione come un’opzione percorribile, né si fanno pensieri, sforzi e politiche finalizzate a spingere genitori, ragazzi e insegnanti ad andare in bici a scuola.

Il 3 giugno, giornata mondiale della bicicletta, Fiab ha lanciato una campagna nazionale TUTTI A SCUOLA IN BICI perché l’uso della bicicletta è uno strumento essenziale per il futuro del Pianeta e delle prossime generazioni.

Invitiamo le scuole a promuovere al loro interno questa iniziativa e siamo disponibili come Fiab Modena ad aiutare studenti, insegnati, genitori (giustamente spaventati dai rischi della strada) per studiare i percorsi ciclabili più adeguati e sicuri al raggiungimento delle scuole o a organizzare BiciBus per gruppi di studenti delle scuole secondarie.