Il saluto ed il grazie di Fiab all’assessore Truzzi

FIAB Modena invia all’Assessore Marco Truzzi gli auguri per il suo nuovo futuro professionale. In particolare la nostra sezione di Carpi, lo saluta con gratitudine per essersi speso come Assessore a Carpi con progetti sulla mobilità ciclistica, realizzando interventi che nelle città del Nord Europa sono da anni la normalità, ma che solo lentamente in questi ultimi periodi sono stati introdotti anche in Italia.

Sfruttando tempestivamente modifiche normative al codice della strada dal 2020 (D.L. 34/2020 e D.L. 76/2020), in pochi mesi il Comune di Carpi ha progettato e realizzato una “Rete di Mobilità d’Emergenza” e con l’utilizzo prevalente di segnaletica ha creato oltre 20km di nuove corsie ciclabili, quasi tutte ad uso esclusivo di biciclette e monopattini a differenza delle precedenti obsolete ciclabili promiscue per ciclisti e pedoni, spesso su marciapiede, ormai sconsigliate in tutta Europa ed anche dalle linee guida regionali della ciclabilità del 2017.

Ma l’ Amministrazione in questi due anni non si è limitata solo a questa novità, cercando di usare tutte le ricette di una moderna mobilità ciclistica come le case avanzate ai semafori, le strade E-Bis a priorità ciclabile, le strade a 30kmh, il doppio senso ciclabile, le corsie bici-bus e continuando a progettare le classiche piste ciclabili in sede propria, cioè separate dalla carreggiata stradale da uno spartitraffico, su strade con alta intensità di traffico come in via Nuova Ponente, via Ugo da Carpi, via Ramazzini, via Lago di Bracciano, via Remesina Esterna a Fossoli.

A questo va aggiunto l’impegno nei servizi accessori alla ciclabilità, come nuovi stalli portabici, colonnine di autoriparazione, incentivi per chi utilizza la bici per recarsi al luogo di lavoro.

Ovviamente Carpi non è già diventata Amsterdam, e tutto questo è solo l’inizio di un percorso che va sostenuto e perseguito con decisione, perché anche le città del Nord Europa hanno impiegato alcuni decenni (dagli anni ’70) a trasformarsi nelle belle e vivibili città a misura di persone che conosciamo. Ed anche lì, ogni passo non è stato privo di ostacoli e resistenze, come per la prevista estensione ZTL in centro storico a Carpi che deve essere ragionata con la cittadinanza, ma non può essere messa in discussione.

Come FIAB ci siamo spesso sentiti coinvolti ed ascoltati dall’ Assessore Truzzi, e per questo abbiamo collaborato molto volentieri con lui e con tutta l’Amministrazione per perseguire una visione di città più sicura dove le persone vengono prima delle auto e dove lo spazio stradale è di tutti.

Confidando che il lavoro svolto per la mobilità sostenibile possa trovare continuità nelle prossime scelte politiche della giunta, e che anzi si possano intensificare gli interventi e la corretta comunicazione alla cittadinanza, FIAB rinnova alla Amministrazione la sua disponibilità e piena collaborazione per questo percorso non sempre facile.

La mobilità? Una questione di tempo

Nelle frenetiche città moderne chi si muove ha una sola preoccupazione: arrivare prima a destinazione. È così per gli automobilisti che si arrabbiano quando incappano in un passaggio a livello, un parcheggio lontano od un cantiere stradale. Lo è anche, a maggior ragione, per chi si muove in bici od a piedi: più tempo per strada vuol dire più rischi, fatica, più caldo o più freddo a seconda delle stagioni.

Lo sanno bene in Olanda e Danimarca dove la mobilità attiva è molto incentivata anche dal fatto che avendo prioritizzato i tragitti ciclabili a discapito di quelli automobilistici, la bici è diventato il mezzo più veloce per andare da un punto A ad un punto B.

Lo hanno fatto istituendo da decenni i “sensi unico eccetto bici” in modo che i tragitti ciclistici siano più brevi dei corrispondenti tratti destinati alle auto, o con la continuità ciclabile negli attraversamenti che non obbliga a scendere dalla bici, o con tempi semaforici esclusivi per i ciclisti che permettono con un unico verde di andare in qualsiasi direzione. Per non parlare delle recenti introduzioni di semafori con sensori che diventano verdi appena si avvicina un ciclista, o rossi semaforici pedonali più brevi quando piove.

A Modena invece il “senso unico eccetto bici” è inesistente, la continuità ciclabile una rarità e il tempo passato al semaforo, per piccoli e medi tragitti, è talvolta più lungo di quello pedalato o camminato. Potete fare una prova anche voi in molti dei crocevia cittadini, noi abbiamo testato, ad esempio, quello al centro della Crocetta per attraversare la Nonantolana: 5 secondi per il verde e 13 secondi di giallo (in contemporanea con il verde per le auto in svolta da Albareto) e ben 2,40 minuti di rosso. Per completare l’attraversamento anche della strada Albareto ci vogliono in tutto 3,40 minuti, dato che i verdi pedonali non sono sincronizzati.

In quei cinque secondi una persona in salute non arriva nemmeno dall’altra parte della strada, figuratevi l’ansia alla vista del giallo per un anziano o di chi ha problemi di deambulazione. Analoghe situazioni in tutta la città: fasi semaforiche diverse, spazi di attesa striminziti e tempi di attraversamento da centometristi.

Per noi una smart city prevede persone, e non auto, autonome negli spostamenti e non necessita sempre di investimenti elevati, robottini ed una tecnologia iperconnessa, ma della precisa volontà di facilitare la vita a chi si muove in maniera sostenibile, e non come sempre quella di fluidificare il traffico automobilistico.

Chi si scontra con chi?

La descrizione degli episodi di violenza stradale spesso nasconde le responsabilità

Una decina di giorni fa in Via Nuova Ponente a Carpi un ragazzo di 26 anni in bici è stato travolto da un SUV e ricoverato in gravissime condizioni al Maggiore di Bologna. Diversi giornalisti, di fronte ad un evento tragico la cui dinamica era ancora al vaglio della polizia, hanno subito parlato di un “ciclista che si è scontrato con un SUV”. Anche a Modena pochi giorni prima una ragazza travolta in bici su Via Prampolini secondo alcune testate si era “scontrata con un SUV”; qualche mese fa invece una donna che attraversava a piedi sulle strisce pedonali era “entrata in collisione” con un autobus. Si può parlare di scontro tra due mezzi alla pari, che abbiano la stessa forza d’impatto, ma non quando un automobilista su un veicolo di oltre due tonnellate travolge un cittadino su una bici da 20 kg. Per non parlare poi del soggetto dell’azione in questione: si dice “ciclista si scontra con un SUV” e non “SUV si scontra con un ciclista”, addirittura si parla di una “donna entrata in collisione con un autobus” che è assurdo. Il messaggio che passa è che la responsabilità non è mai di chi si trova alla guida di un mezzo a motore, ma di chi, causando intralcio, “entra in collisione”.

Le parole sono pietre e chi riporta in questi termini le notizie sulla violenza stradale rende un pessimo servizio al giornalismo e alla società. Non sempre chi guida un mezzo a motore ha torto, ma nemmeno il contrario: attribuire sempre e comunque la responsabilità a chi si muove a piedi o in bici è scorretto, profondamente ingiusto, irrispettoso ed eticamente inaccettabile. Chi ha maggior forza d’urto ha una responsabilità maggiore, a prescindere dalle dinamiche specifiche, perché può uccidere o ferire gravemente chi è più vulnerabile: è una responsabilità che deve essere riconosciuta, perché ad avere la peggio sono sempre i cittadini in bici o a piedi.

Le infrastrutture stradali, va notato, contribuiscono pesantemente a rendere più o meno pericolose le inevitabili distrazioni da parte di chi guida, pedala o cammina: limiti di velocità a 30km/orari in aree urbane diminuiscono il rischio di “collisioni”, e gli effetti nefasti in caso di impatto. Cominciamo a pretenderlo dai nostri amministratori: anche chi rifiuta di implementare queste misure di sicurezza ha una chiara responsabilità nei confronti delle tante, troppe vittime della violenza stradale.

Rilevamento semestrale dei ciclisti e pedoni: le considerazioni di FIAB

Martedì 20 settembre, dalle 7,30 alle 8,45, FIAB Modena ha effettuato la semestrale rilevazione dei ciclisti nei 15 varchi stabiliti dal Comune di Modena nel 2005.

Sono stati registrati 3955 ciclisti, in ingresso e uscita dalla città, con un aumento del 10% rispetto a quelli registrati nel settembre 2021 e del 19% rispetti a quelli dell’aprile scorso. Gli incrementi maggiori si sono raggiunti in via Emilia ovest verso il polo scolastico Leonardo da Vinci, sul cavalcavia Mazzoni nelle due direzioni, in via Vignolese centro e in via Canalchiaro verso il centro.

I pedoni, nei 5 accessi al centro storico, sono cresciuti del 20% rispetto al settembre 2021, ma sono calati del 10% rispetto ad aprile scorso.
Permane comunque una circolazione dei ciclisti inferiore a quella degli anni 2016, 2018 e 2019. È quindi probabile che, rispetto all’anno scorso, si sommino due fenomeni contrastanti: l’incrementato degli studenti per la ripresa delle lezioni in presenza e il permanere di una quota significativa di lavoro da casa.

Rimane comunque un forte condizionamento della mobilità pedonale e ciclabile dovuto all’insicurezza dei marciapiedi e dei percorsi e dalla diffusione dei furti per l’assenza di azioni efficaci di contrasto.

A questi problemi si aggiungono l’immutata frammentarietà dei percorsi, la presenza di buche, radici affioranti, ostacoli e scarsa illuminazione, che ne limitano la praticabilità soprattutto nel periodo invernale. Senza efficaci controlli anche le nuove corsie ciclabili sono diventate comodo spazio per la sosta breve delle auto e dei furgoni.

Si è anche aggiunta l’occupazione indiscriminata dei portici, dei marciapiedi e degli spazi ciclabili da parte delle attività di ristorazione e dei cantieri, senza prevedere percorsi alternativi agevoli e sicuri.

Ci si chiede come il Comune pensi di raggiungere gli obiettivi indicati nel PUMS approvato, a partire dai provvedimenti, indicati e non attuati, per rendere praticabile e sicuro l’accesso alle scuole a piedi ed in bicicletta. Scuole di ogni ordine e grado, vengono quotidianamente assediate da auto, sui marciapiedi ed in doppia fila, in totale spregio di ogni regola di civile convivenza e sotto lo sguardo distratto dei vigili appositamente incaricati.

Sono ancora lontane le azioni previste, assieme ai mobility manager aziendali, per agevolare l’accesso e il ricovero delle biciclette dei dipendenti nelle aziende, salvo qualche virtuoso e sporadico caso.

In assenza di queste azioni determinanti per la sicurezza dei pedoni e dei ciclisti, dovremo purtroppo registrare ancora flussi scarsi, non degni di una città di pianura civile e sostenibile.

Addio a Piero Busso, anima della FIAB di Carpi

Piero lo abbiamo conosciuto molti anni fa come partecipante alle nostre escursioni. Ingegnere, aveva la passione della bicicletta e delle lunghe pedalate e da qualche anno aveva deciso, insieme alla compagna Roberta, di impegnarsi attivamente nella nostra associazione e da allora è entrato nel direttivo.

La sua cultura e competenza professionale nel campo dei trasporti hanno rappresentato per noi un grande valore aggiunto, a cui abbiamo fatto riferimento assiduamente. Ma noi lo ricordiamo soprattutto per la decisione e tenacia con la quale cercava di aiutarci a raggiungere i nostri scopi di avere città più umane, vivibili ed attraenti.

Uno spirito di socialità che lo ha portato da subito a voler costituire una sezione a Carpi, convinto che ogni territorio ha le sue peculiarità e che l’attività associativa si fa in strada tra le persone.

E’ stato subito un grande successo, e la sezione in pochi anni ha avviato un intenso programma di iniziative con la partecipazione di migliaia di cittadini e la collaborazione con istituzioni, consulte ed enti locali. Questo è stato possibile perché Piero abbinava alla competenza e fermezza delle proprie convinzioni, una gentilezza inarrivabile che lo ha portato a dialogare con cittadini ed istituzioni sempre con un profilo collaborativo.

Come FIAB ci impegniamo a portare avanti i suoi progetti, a partire da Carpi30 città 30kmh, cercando di tenere lo stesso stile di dolce autorevolezza. Anche se non sarà facile.

Elezioni 2022, decalogo FIAB per le forze politiche

La prossima domenica andremo a votare, ed il nostro presidente nazionale Tursi ha inviato a tutte le forze politiche una lettera aperta con un decalogo delle nostre richieste. Come, direte voi, con tutti i casini che ha il mondo ed il nostro Paese, pensate alle necessità dei ciclisti? Si, proprio così: pensiamo che la bicicletta sia una delle soluzioni più semplici a problemi difficili della nostra quotidianità, ma spesso rimane ad arrugginire nei nostri garage perché il suo uso viene disincentivato da auto-centriche politiche novecentesche che hanno già dimostrato tutti i loro limiti.

A partire dalla urgente necessità di ridurre la spesa energetica e risparmiare combustibili: fu proprio durante una crisi energetica – quella petrolifera del 1973 – che l’Olanda decise di cambiare modello di mobilità: puntando sulla bicicletta non sono certo tornati all’era pre-industriale, ma al contrario hanno reso il Paese più ricco, moderno e le loro città vivibili ed attraenti.

Oggi la tecnologia ci facilita con le biciclette a pedalata assistita, che consumano una quantità di energia infinitesima rispetto all’auto elettrica, e permettono quasi a tutti di scegliere il pedale come alternativa intelligente al volante, anche in età avanzata e/o in presenza di dislivelli.

Vi sono poi altri aspetti come il turismo, fondamentale per l’economia italiana, che ormai non può più prescindere dalla bicicletta. Oppure la salute dei cittadini, quando è ormai acclarato che fin da piccoli la mobilità attiva previene molte patologie, dall’obesità infantile alle malattie cardiovascolari.

La bicicletta è una soluzione win-win e bipartisan, in cui vinciamo tutti come Sistema Paese e come comunità, a cominciare proprio da coloro che continueranno a dover guidare quotidianamente per lavoro e necessità, come ad esempio tassisti, autotrasportatori, agenti di commercio, che potranno così finalmente avere a disposizione strade meno congestionate e più sicure.

Per questi motivi FIAB chiede di mettere al centro della proposta politica anche la transizione intelligente della mobilità, a partire dalla piena attuazione del Piano Generale della Mobilità Ciclistica, di recente approvato in modo bipartisan in Conferenza Stato-Regioni, anche e soprattutto mediante finanziamenti costanti e non occasionali, per un’adeguata programmazione pluriennale da parte degli enti e degli amministratori locali.

 

Elezioni 2022: LETTERA FIAB a candidati e DECALOGO proposte

Giornata del Bike to Work: consigli per aziende

Venerdì 16 settembre sarà giornata Bike To Work, siamo tutti invitati da Fiab a recarci al lavoro in bicicletta.

Affinché una campagna Bike to Work in azienda possa attuarsi con successo è consigliabile: installare rastrelliere custodite; meglio ancora prevedere parcheggi per le bici all’interno dell’azienda. Il lavoratore deve essere sicuro di ritrovare la bicicletta all’uscita del lavoro; questo permette anche l’utilizzo di biciclette di qualità migliore o di bici-elettriche che consentono di coprire distanze maggiori.

Allestire uno spazio adibito a spogliatoio/officina per chi ha necessità di cambiarsi prima del lavoro e assicurare qualche attrezzo per piccole manutenzioni.

Garantire una certa flessibilità nell’orario di entrata e uscita al lavoratore “ciclista”.

Le aziende, inoltre, possono offrire ai dipendenti, come incentivo, la polizza RC per spostamenti in bici. Un’interessante soluzione è l’adesione a CIAB-Club Imprese Amiche della Bicicletta che prevede la copertura assicurativa RC per tutti gli spostamenti in bici dei dipendenti. In alternativa, l’azienda può assicurare ciascun dipendente mediante il tesseramento individuale a FIAB, che include la copertura assicurativa RC Bici per danni a terzi provocati in bicicletta. Il tema della sicurezza è fondamentale e l’impegno di FIAB negli anni ha portato ad esempio, nel 2016, al riconoscimento INAIL dell’infortunio in itinere per chi sceglie di andare al lavoro in bicicletta.

Ma soprattutto verificare gli accessi al posto di lavoro; come sono i percorsi ciclabili in prossimità dell’azienda? Ci sono dei punti critici da risolvere? Ad esempio un attraversamento ciclo-pedonale non sicuro, un semaforo troppo lungo, divieti di parcheggio bici all’interno del cortile.

Offrire un servizio di consulenza sull’individuazione del percorso casa-lavoro (il più semplice, diretto e sicuro), anche utilizzando una app che consenta di memorizzare i percorsi casa-lavoro, conteggiare i km fatti in bici e relativo risparmio di CO2 e consumo di calorie.
Organizzare corsi di manutenzione bici e sicurezza, ma anche gite aziendali in bicicletta, o un gruppo ciclistico aziendale con divisa personalizzata (bella pubblicità!).

Individuare un responsabile della mobilità all’interno dell’azienda, in caso che non sia previsto il ruolo del mobility manager e somministrare ai lavoratori un questionario sugli spostamenti casa-lavoro per conoscerne meglio le esigenze, le abitudini di spostamento e trovare le giuste risposte.

Prevedere incentivi aziendali per l’acquisto di biciclette da parte dei singoli lavoratori o in gruppi di acquisto e, non ultimo, un incentivo economico in ore di permessi retribuiti o addirittura in busta paga, come quelli previsti dai progetti BikeToWork attivati dalla Regione Emila Romagna in collaborazione con le amministrazioni comunali.

Elezioni 2022, decalogo FIAB per le forze politiche. Tra i punti la “piena attuazione del Piano Generale della Mobilità Ciclistica”

LETTERA APERTA DI FIAB alle candidate e ai candidati alle elezioni politiche 2022, alle/ai leader delle forze politiche

Pubblichiamo la lettera aperta scritta dal Presidente FIAB, Alessandro Tursi, e rivolta a candidati e candidate alle elezioni Politiche del 25 settembre.

In questi mesi è balzato in cima alle preoccupazioni di famiglie e imprese italiane il doppio tema del caro energia e del rischio razionamento gas per il prossimo imminente inverno. Nello scenario emergenziale da economia di guerra, e che proprio dalla guerra trae origine, in cui è indispensabile e urgente ridurre la spesa energetica e risparmiare combustibili per non fermare le aziende e il lavoro e per non restare al freddo nei mesi invernali, FIAB torna a proporre il tema della mobilità alternativa in bicicletta come una soluzione necessaria.

Ricordiamo che fu proprio durante una crisi energetica – quella petrolifera del 1973 – che l’Olanda decise, come Sistema Paese, di cambiare modello di mobilità, iniziando quel percorso che l’ha resa il paese che conosciamo oggi: puntando sulla bicicletta non sono certo tornati all’era pre-industriale, ma al contrario questa scelta ha contribuito a rendere il Paese più ricco, moderno e turisticamente attraente, dove si usa il mezzo più efficiente a seconda degli spostamenti.

In Italia la gran parte degli spostamenti avviene in ambito urbano e periurbano, quindi su distanze di una manciata di chilometri, agevolmente percorribili in bicicletta. Oggi poi le biciclette a pedalata assistita elettrica, che consumano una quantità di energia infinitesima rispetto all’auto elettrica, permettono quasi a tutti di scegliere il pedale come alternativa intelligente al volante, anche in età avanzata e/o in presenza di dislivelli.

Vi è poi il tema sempre più sentito della crisi climatica, non più un problema di domani da prevenire, ma un’emergenza già oggi, come ci hanno ricordato questa estate le immagini del Po in drammatica secca e la tragica implosione del ghiacciaio della Marmolada: pesanti ricadute sui nostri agricoltori e sull’industria, sulla qualità della vita e sull’incolumità delle persone. La bicicletta è una soluzione energetica e climatica al tempo stesso e gli italiani hanno dimostrato in questi ultimi anni di volerla usare sempre di più.

Vi è poi il turismo, fondamentale per l’economia italiana, che ormai non può più prescindere dalla bicicletta. Il Ministero del Turismo, infatti, ha di recente mostrato grande interesse al tema: permettere ai turisti di tutto il mondo di poter fruire del nostro ineguagliabile patrimonio artistico e paesaggistico in bicicletta, non solo lungo gli itinerari extraurbani ma anche nelle nostre città, così ricche di storia e cultura, ci darebbe una straordinaria marcia in più, quanto mai utile in questo momento di difficoltà.

La bicicletta è una soluzione perla salute dei cittadini. È acclarato che fin da piccoli la mobilità attiva previene molte patologie, dall’obesità infantile alle malattie cardiovascolari, facendo inoltre risparmiare miliardi di euro al sistema sanitario nazionale, e per questo occorre consentire ai nostri bambini e ragazzi finalmente il diritto a percorrere in sicurezza i percorsi casa-scuola con le proprie gambe, a piedi e in bicicletta, al pari dei loro coetanei del resto d’Europa.

La bicicletta è una soluzione win-win e bipartisan, in cui vinciamo tutti come Sistema Paese e come comunità, a cominciare proprio da coloro che continueranno a dover guidare quotidianamente per lavoro e necessità, come ad esempio tassisti, autotrasportatori, agenti di commercio, che potranno così finalmente avere a disposizione strade meno congestionate e più sicure.

Per questi motivi FIAB vi chiede di mettere al centro della vostra proposta politica anche la transizione intelligente della mobilità, basata sull’offrire ai cittadini la libertà di poter scegliere anche la bicicletta per i più vari spostamenti, in maniera facile e sicura.

In allegato il DECALOGO delle PROPOSTE FIAB.
Proposte della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta alle candidate e ai candidati alle elezioni politiche 2022 e alle/ai leader delle forze politiche.

1. La piena attuazione del Piano Generale della Mobilità Ciclistica, di recente approvato in modo bipartisan in Conferenza Stato-Regioni, anche e soprattutto mediante finanziamenti costanti e non occasionali, per un’adeguata programmazione pluriennale da parte degli enti e degli amministratori locali.

2. L’integrazione delle politiche sanitarie e sociali con quelle della mobilità attiva – ciclistica e pedonale – che va favorita quale strumento di prevenzione e cura delle diverse patologie legate alla sedentarietà, incluse obesità infantile e patologie derivanti dall’invecchiamento della popolazione.

3. L’integrazione delle politiche e delle azioni legate alla scuola e all’istruzione di ogni ordine e grado con quelle della mobilità attiva, in particolare ciclistica e pedonale.

4. La messa a sistema delle azioni di mobility management e l’obbligatorietà, con adeguato finanziamento, della figura del mobility manager e dei piani di spostamento all’interno di ogni ente e organizzazione pubblica e privata, scuole in primis.

5. La promozione e lo sviluppo del turismo in bicicletta nelle sue varie forme, con programmazione e progettazione di sistemi turistici dedicati e integrati con altre forme di turismo.

6. Il potenziamento del trasporto pubblico, in particolare su ferro, assicurando l’intermodalità sistematica treno/bicicletta e il trasporto delle biciclette su tutti i convogli regionali e nazionali.

7. L’eliminazione dell’IVA sulle biciclette a pedalata muscolare e/o assistita, di ogni tipologia, e agevolazioni per l’acquisto delle bici da carico (cargo bike) e mezzi aziendali.

8. Incentivi al risparmio di combustibili e al cambio di abitudini per contrastare il caro vita e scongiurare il razionamento, sui modelli francese e tedesco-spagnolo: bonus per l’acquisto di bici elettriche per chi rottama auto inquinanti, con priorità a redditi bassi e aree urbane, e prezzi nettamente ribassati per gli abbonamenti a treni e altri mezzi pubblici, con periodi di promozione gratuiti.

9. Sicurezza per gli utenti vulnerabili come pedoni e ciclisti che, in mancanza di misure severe nei confronti degli atteggiamenti indisciplinati di chi è alla guida di veicoli a motore, sono troppo spesso vittime ingiustamente colpevolizzate. Una misura fondamentale è l’abbassamento del limite di velocità nelle aree urbane a 30 km/h, come già avviene in molti altri paesi.

10. Una cabina di regia nazionale, interministeriale, che coordini e gestisca le azioni di cui ai punti precedenti.

6 settembre 2022

Mobilità urbana in sicurezza e Zone Scolastiche

Fra pochi giorni riapriranno le scuole in tutta la provincia che per nove mesi all’anno, saranno i più grandi generatori di mobilità urbana. Con l’unica eccezione di una scuola media di Novi, la maggioranza di tutte le altre scuole non hanno o non sono state coinvolte dalle varie amministrazioni locali a piani e progetti di percorsi casa-scuola in sicurezza a piedi e/bici.

Le scuole, ogni giorno lavorativo, promuovono lo spostamento di migliaia di studenti, genitori, insegnanti e ausiliari. Una mobilità talmente prevedibile che tranne alcune variabili demografiche e nuove localizzazioni di plessi scolastici dovrebbe essere la più facile da gestire, programmare, comprendere e mettere in sicurezza. E invece no!

In Italia oltre i 2/3 degli studenti delle scuole dell’obbligo si reca quotidianamente a scuola in automobile rispetto agli anni ’80, quando oltre l’80% dei bambini andava a scuola a piedi o in bicicletta.

L’obbligo per gli insegnanti all’uscita da scuola di consegnare gli studenti ad un adulto (prevalentemente per le elementari) e la comodità per l’adulto accompagnatore sono le cause principali, ma la verità è il senso di pericolo nei percorsi casa-scuola dovuta alla sostenuta velocità in città. Il nuovo codice della strada ha previsto l’obbligo di istituire le Zone Scolastiche, in cui deve essere garantita una particolare protezione dei pedoni e ciclisti e dell’ambiente consentendo la facoltà di limitare o escludere nelle zone scolastiche urbane la circolazione, la sosta o la fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli in orari e con modalità definite. Ovviamente tranne agli scuolabus, ai bus nonché ai titolari di contrassegno di disabilità.

La legge è in vigore dal 2021, ma non abbiamo visto una applicazione estesa della norma anche se (dice la legge) “chiunque violi gli obblighi, le limitazioni o i divieti previsti nelle zone scolastiche urbane è soggetto a sanzione amministrativa”. La sensazione è che anche per quest’anno non vengano istituite le zone scolastiche, che continueremo a vedere rodei di auto mattutini e pomeridiani davanti alle scuole e che l’anno prossimo sarà uguale. Sperando che non scappi il freno a mano e qualcuno si faccia male.

Quando invece più pedoni e ciclisti (e trasporto pubblico) nei percorsi casa – scuola aumenterebbe la sicurezza stradale in maniera più che proporzionale, rasserenando i genitori, rendendo più autonomi i ragazzi e le ragazze, al loro benessere psicofisico, consumando meno gas climalteranti e combustibili fossili.

Più bici, più felici

Tante ragioni per pedalare (anche quando piove)

Perché andare in bici? Perché non si dipende dalle condizioni del traffico e si può contare su tempi di arrivo affidabili. Perchè si può arrivare esattamente dove si ha necessità di arrivare senza problemi di ZTL. Perché si trova agilmente parcheggio. Perché si risparmia sui costi del carburante. Perché anche la manutenzione di base si può facilmente imparare a farsela da soli (che dà soddisfazione e di nuovo fa risparmiare). Perché non c’è il bollo da pagare e anche l’assicurazione, che non è obbligatoria ma sempre una buona idea, costa molto meno di quella di un’auto. Perché mette i muscoli in movimento e fa sentire più in forma. Perché integra il movimento nella vita quotidiana senza bisogno di iscriversi in palestra. Perché tonifica il cuore e la circolazione sanguigna e allena il respiro senza gravare sulle articolazioni. Perché migliora la salute generale e fa ammalare di meno. Perché brucia calorie e aiuta a mantenere un peso corretto senza doversi mettere a dieta. Perché libera endorfine che mettono di buonumore. Perché pedalare libera la mente e schiarisce le idee. Perché é una forma di meditazione. Perché poi a scuola o al lavoro ci si concentra meglio. Perché non ci si stressa negli ingorghi. Perché si ha più tempo per guardarsi intorno e apprezzare le bellezze della campagna e della città, ma anche le vetrine dei negozi. Perché se in una vetrina si vede qualcosa che ci piace, ci si può fermare nell’immediata prossimità del negozio per acquistarlo. Perché aiuta il commercio locale e rende più viva la nostra città. Perché si prende il sole in faccia. Perché si sentono meglio i profumi: dei tigli in fiore, dell’erba tagliata nel parchetto vicino, dei croissant della pasticceria… Perché nel cambiamento di luce, di temperatura sulla pelle, di odori, ci si rende conto con più consapevolezza del passare delle stagioni. Perché non emette alcun fetore (salvo se si sono mangiati troppi fagioli) e non si ammorba l’aria nemmeno con le polveri sottili. Perché si scivola silenziosi senza fare rumore. Perché è un modo di spostarsi gentile e democratico, accessibile a tutti: bambini e anziani, ricchi e poveri, sportivi e diversamente abili. Perché con l’equipaggiamento giusto anche la pioggia è un’avventura. Perché non contribuisce alle emissioni che alterano pesantemente il clima. Per tutte queste ragioni, scientificamente provate, e molte altre: provare per credere, non tornerete più indietro, perché in bici si è più felici.