Perché vai al lavoro in bici?

Alcune interviste e un piccolo cortometraggio raccontano le motivazioni di chi scegli e di usare la bicicletta per i suoi spostamenti quotidiani

Quando ero un ragazzino mio padre prendeva la bicicletta e salutava mia madre con il classico “a vagh a Modna”, che usavano i modenesi residenti fuori da quella che una volta era la cerchia della mura, quando andavano in centro. Seguivo mia madre con la mia biciclettina blu quando andava a fare la spesa al mercato, l’Albinelli, dove c’era uno dei tanti depositi custoditi; sono andato a scuola con la ciclo e a zonzo con gli amici, spingendomi spesso fuori città. Usare la bicicletta era normale, molti l’usavano tutti i giorni,  ma poi qualcosa è cambiato. Forse abbiamo creduto di essere più ricchi e che l’automobile fosse più comoda. Sicuro è che le auto hanno letteralmente intasato la città, ammorbandone l’aria e deturpando molte belle vie e piazze del centro trasformandole in parcheggi. A vent’anni da casa mia arrivavo sotto alla Ghirlandina in 10 minuti a piedi, questo per dare un’idea delle dimensioni della città.

Certamente negli anni Modena è cresciuta, nuovi quartieri residenziali e nuove zone produttive e commerciali. Rimane però vero, almeno per i residenti in città, che difficilmente le distanze percorse per andare al lavoro superano i 5 o 6 chilometri. La morfologia pianeggiante e le dimensioni compatte fanno di Modena un luogo che sarebbe ideale per l’uso della bicicletta.

Così mi sono preso la briga di cercare, con l’aiuto di amici e conoscenti, alcune persone con cui fare due chiacchiere riguardanti soprattutto il loro andare al lavoro in bicicletta, chiacchiere che sono poi state registrate ed inserite in un piccolo cortometraggio.

È emerso che molte delle persone che usano la bicicletta lo fanno perché convinte della maggiore comodità della stessa nei piccoli e medi spostamenti quotidiani in città, qualcuno neppure possiede un automobile perché ha scoperto che non gli serve. È spesso una convinzione acquisita nel tempo, un uso naturale della bicicletta negli anni a partire da quando si era ragazzi o bambini. C’è chi arriva in città in treno, con una bici pieghevole, per poi proseguire. C’è che lascia la bici in deposito, usandola per gli spostamenti cittadini una volta lasciata l’auto in un parcheggio. C’è chi usa la bicicletta perché ha solo quella. Magari una di quelle donne straniere che hanno imparato ad usarla qui, creandosi un briciolo di indipendenza. Qualcuno con la bicicletta ci va ovunque, portandosela dietro in  treno, negli spostamenti verso altre città. Ci sono quelli che vengono addirittura da fuori Modena, magari non tutti i giorni, così hanno scoperto che ci vuole meno tempo. Una famiglia con tre bimbi ha perfino scelto di vendere l’auto per muoversi esclusivamente con una cargo bike.

Molti apprezzano il poter godere del cambio delle stagioni e del variare del tempo atmosferico.

Parecchi mi hanno raccontato che con l’uso della bici si sentono meglio fisicamente, sono meno stressati dal traffico, meno costretti, più liberi ed arrivano a destinazione più tranquilli, ottimisti e sereni. Certi mi hanno fatto notare che in bicicletta viene naturale pensare.

Ho conosciuto chi della bici fa un mezzo di lavoro. Corrieri in bicicletta che fanno consegne in città, compresa la spesa a domicilio. C’è chi, facendo l’agente di commercio ed avendo clienti in centro storico, trova naturale andarli a trovare in bicicletta.

Ho incontrato anche chi costruisce bici da trasporto e mi ha raccontato come è cominciata: volendo un mezzo pratico per portare a spasso la sua bimba, ha pensato di costruirsene una e non ha più smesso, facendone una professione.

Eugenio Carretti

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