Rocca Rangoni di Spilamberto: un libro di pietra, scritto da molte mani

foto di gruppo

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Domenica 20 marzo, Giornata FAI di primavera – Visita ai beni aperti dal FAI di Modena
Rocca Rangoni di Spilamberto: un libro di pietra, scritto da molte mani

Un libro di pietra, scritto da molte mani, in epoche diverse. Così la giovane studentessa del Wiligelmo che ci ha guidati nella visita a Rocca Rangoni di Spilamberto ha iniziato il suo racconto. E in effetti il “viaggio nel tempo” ci ha portato dal Trecento ai giorni nostri, attraverso i molteplici segni, a volte confusi e sovrapposti, di stili ed utilizzi differenti.


 

Liscio e tranquillo l’itinerario ciclistico che ci ha portato a Spilamberto, dove la giornata Fai si mescolava al mercatino dell’antiquariato e al tradizionali mercato dei piccoli animali, in una mescolanza di colori, suoni e… piume molto curiosa.

Una mescolanza per molti aspetti simile a quella che abbiamo trovato durante la visita a Rocca Rangoni: dai merli e dalle caditoie medievali tipici dell’architettura fortificata, ai pochi segni rimasti sull’intonaco di pitture seicentesche, a decori risalenti ad epoche successive, quando il palazzo, tra XVII e XVIII secolo, accolse in villeggiatura anche esponenti della famiglia ducale modenese.

Infine, il palazzo divenne un’azienda agricola: intonaco bianco per “ripulire” i muri, controsoffitti ora in parte crollati, e ovunque segni di arredi ormai semidistrutti dal tempo.

Nella seconda parte del percorso, novelli Indiana Jones, abbiamo indossato un casco protettivo e percorso stanze e corridoi attrezzati con passerelle di sicurezza, dove i segni del degrado si mescolavano ai resti stratificati di antichi splendori.

Qualcuno ha scelto come “percorso fotografico” proprio quello dei mobili: un tavolino pieno di libri contabili, un divano quasi sbriciolato dal tempo, una pila di vecchi piatti sul camino.

Mirella Tassoni

Una giornata nell’orto della fattoria Centofiori

visita all'orto

visita all’orto

L’orto d’Inverno. Fattoria Centofiori
Squisiti questi porri!

Non si può certo chiamare semplicemente “spesa” quella fatta a Centofiori, la Fattoria biologica sociale di Marzaglia; piuttosto è stata un’immersione in un modo diverso di concepire non solo la produzione di prodotti agricoli ma anche la cura nelle relazioni tra le persone. Si può dire che entrambe siano “bio”, la prima per il metodo usato per coltivare gli ortaggi, fare il pane e il miele; la seconda perché preferisce l’inclusione dei più fragili della società ad un modello impersonale e competitivo.


 

Il tempo sembrava promettere bene, in questo primo pomeriggio di “quasi primavera”, ma le nuvole che man mano si addensavano all’orizzonte ed il vento foriero di pioggia che ci ha accompagnato facendoci veleggiare veloci durante il viaggio di andata (avete capito, si, ce lo avevamo alle spalle) ci ha subito tolto ogni speranza: niente tepore primaverile, siamo ancora in inverno! Nonostante ciò, ci siamo ritrovati in dieci al ritrovo davanti il parcheggio di Via Panni: tutti desiderosi soprattutto di effettuare un incontro ravvicinato con i prodotti che mettiamo sulle nostre tavole, soprattutto se questi prodotti sono biologici e di stagione!

Ed eccoci qui a pedalare lungo strade basse in direzione della Fattoria biologica sociale Centofiori. E che sia una fattoria sociale (l’unica in Emilia Romagna) Marco ci tiene in particolar modo a sottolinearlo, mentre ci accomodiamo nella accogliente sala all’interno della fattoria e sorseggiamo un the caldo per riscaldarci. Per fattoria sociale si intende una realtà produttiva che dà lavoro a persone svantaggiate, siano esse con problemi psichichi, di tossicodipendenza o di ex detenzione, in questo modo aiutandoli a trovare o ritrovare un proprio posto nella società, a riscattare in qualche modo la propria esistenza.

Sorridendo, Marco inizia ad elencarci quelle che sono lo varie attività della Fattoria, non ultimo il neonato Agriturismo, che aprirà i propri battenti il prossimo sabato 20 marzo con il bio chef di Guiglia Giovanni Montanari, e poi la fattoria didattica con le attività legate alla produzione di miele, alla vendemmia ed al pane. Ci racconta poi dei vari tipi di grano e di come, dagli anni sessanta in poi, il grano antico sia stato via via modificato geneticamente in favore di una produzione massiva, aumentando il contenuto di glutine e sacrificandone le proprietà nutrizionali ed organolettiche.

Infine siamo usciti a visitare quello che è il frutto del lavoro nei campi, gli ortaggi di stagione in primo luogo: cavolo cappuccio, cavolo nero, cavolfiori e cavolini di bruxelles e poi la verza e la bietola che troveremo al mercato di Via Panni venerdi prossimo. Ci mostra come ci si prepara a coltivare gli ortaggi della stagione che (ahimé) tarda ad arrivare, i vari sistemi di pacciamatura del terreno e la necessità della rotazione delle colture e di strappare con le mani le male erbe.

Avremmo voluto continuare ad ascoltarlo ancora per molto, ma il tempo si sa, è tiranno: così controvoglia (e anche controvento!) abbiamo ripreso la via del ritorno.

Grazie Marco per quello che fai, torneremo a trovarti ed auguri per la tua nuova avventura!

Piccolissimo aneddoto di fine gita: Vittoriana in serata ha preparato il risotto con il porro gentilmente offerto della Fattoria: “Squisito!”, ci assicura! Non fatico a crederle!

Luana Marangoni

E’ iniziato il secondo corso di ciclomeccanica

E’ iniziato al completo anche il secondo corso di meccanica: ogni partecipante lavora direttamente sulla propria bicicletta, così si torna anche a casa con il mezzo in perfetto ordine!

 

Giornata della Fiab dedicata al tema delle Ferrovie dimenticate

foto di gruppo

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“Che bici ci vuole per il giro?” “ma va bene una bici qualsiasi…”

Bene, stamattina al nostro giro i modelli di bicicletta c’erano tutti, dalla bici da corsa alla MTB, dalla bici da trekking a quella “da spesa”…. Insomma, chi ci ha visto sfrecciare su via Morane sicuramente ha pensato: “impossibile che vadano tutti dalla stessa parte…”.

Ma noi, guidati dall’entusiasmo (solo così si giustifica la partecipazione numerosa alla gita nonostante una giornata, grigia, fredda, umida e che minacciava pioggia), siamo riusciti a rispettare in modo quasi integrale il nostro programma.

In omaggio alle ferrovie dimenticate abbiamo iniziato il nostro giro percorrendo un tratto lungo la ex ferrovia per Vignola, in modo da “saggiare” un recupero intelligente delle strade ferrate dismesse. Il nostro percorso, come da programma, è proseguito attraverso S. Damaso fino a raggiungere la cassa di espansione del Panaro – luogo di grande interesse naturalistico che offre delle ottime opportunità fruitive per gli appassionati della natura e della bicicletta.

Tappa successiva Castelfranco Emilia dove, in tema con il rapporto con le FFSS, era previsto il rilevamento e la compilazione delle schede per “fotografare” le condizioni di accessibilità alla stazione dei treni da parte di chi viaggia con le bici a seguito. Questo lavoro lo stiamo facendo per contribuire ad uno studio che la FIAB nazionale sta portando avanti per censire le caratteristiche di accoglienza delle stazioni ferroviarie per chi utilizza la formula treno + bici.

Le condizioni di freddo (e umido) nel piazzale antistante la stazione ci hanno portato a velocizzare le operazioni di rilevamento dati e dedicare maggiori energie e tempo alla sosta in pasticceria- caffetteria.
Il giro è ripreso in direzione Villa Sorra, che abbiamo raggiunto con un percorso interamente ciclabile dopo aver superato il bel castello di Panzano. Intanto le condizioni meteo, se possibile, erano peggiorate. C’era chi aveva già tirato fuori l’abbigliamento da pioggia e, la cosa più saggia, sembrava fosse di rientrare a Modena per la via più breve.

Ma…l’entusiasmo ha prevalso ancora, e così abbiamo ripreso i nostri giri per le strade “basse”, abbiamo costeggiato il Canal Torbido e ci siamo spinti sino alla tappa successiva: l’accogliente Centro Storico di Nonantola. A questo punto il programma prevedeva la visita al Bosco di Nonantola ed il rientro percorrendo la ciclabile sulla ex ferrovia Modena-Mirandola, ma, il ritardo accumulato sulla tabella di marcia ci ha fatto optare per un rientro più veloce, su strade solo parzialmente a scarso traffico, ma che ci hanno consentito di arrivare a Modena entro le 13,30 dopo circa 50 km percorsi tra piacevoli paesaggi, ambienti e architetture della nostra Pianura.

Giornata delle ferrovie dimenticate – scheda informativa stazione Castelfranco Emilia-

Stazione di Castelfranco, sintesi dei dati rilevati:

  • assenza ciclostazione;
  • assenza servizi per ciclisti (punto pompaggio, attrezzi per piccola manutenzione);
  • posti bici sono insufficienti e di scarsa qualità (qualità = caratteristiche che rendano più difficile il furto delle bici);
  • l’ascensore presente è per portatori di handicap ed ha caratteristiche inadeguate al trasporto bici;
  • scale prive di scivolo, ciclobinari o canalette, per facilitare il trasporto della bici;
  • Scale molto ripide per chi debba portare una bici sollevata da terra;

 

Gli ideali collettivi dell’architettura modenese tra gli anni ’50 e ’70

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partenza da piazza grande

Le bellezze della città di Modena
Venerdì 19 (conferenza) e domenica 21 (visita in bicicletta) febbraio 2016

Gli ideali collettivi dell’architettura modenese tra gli anni ’50 e ’70

Un ‘ iniziativa che ha riscosso molta partecipazione e grande interesse si è articolata in due appuntamenti: la sera di venerdì 19 l’ architetto Rossella Cadignani ha mostrato immagini e spiegato tutti i perché dell’ itinerario ciclistico su cui ci avrebbe condotto la domenica successiva in città. L’ oggetto della visita guidata, piuttosto particolare, erano i progetti architettonici di Modena degli anni ’50-’70, che furono espressione di una politica lungimirante che primariamente cercava risposte alle necessità contingenti della cittadinanza, immaginandone anche gli sviluppi futuri.

Un ‘ iniziativa che ha riscosso molta partecipazione e grande interesse si è articolata in due appuntamenti: la sera di venerdì 19 l’ architetto Rossella Cadignani ha mostrato immagini e spiegato tutti i perché dell’ itinerario ciclistico su cui ci avrebbe condotto la domenica successiva.

L’ oggetto della visita guidata, piuttosto particolare, era la Modena degli anni ’50-’70 del ‘900. Non si poteva però non partire da Piazza Grande, dall’ ombra di quel Duomo la cui edificazione, nel 1099, i rappresentanti di tutte le classi sociali riuniti in assemblea deliberano di finanziare: si imponeva alle autorità tradizionali la volontà del “comune”; ci si determinava orgogliosamente come una collettività non di sudditi ma di cittadini. Questa eredità non la dovremmo mai dimenticare…

Qualche analogia fra la rinascita dell ‘ XI secolo ed il secondo dopoguerra c’ è : venti anni di sudditanza sotto la dittatura, cinque anni di guerra che è stata anche guerra civile hanno stremato e dilaniato il tessuto sociale della città, ma c’è una grande voglia di ricostruire, di partecipare, per inverare i valori di democrazia e uguaglianza sanciti dalla Costituzione. E Modena trova il suo Sindaco, Alfeo Corassori, che circondandosi di collaboratori capaci come l’ ingegner Pucci effettua scelte urbanistiche lungimiranti ; ecco viale Storchi, con le sue botteghe e tettoie, la ciclabile e il pedonale; ecco il Villaggio Artigiano, che – pensato per rispondere ad una situazione di grande povertà, disoccupazione, violenti conflitti- contribuisce a fare di Modena l’ avanguardia di quello sviluppo economico che verrà denominato “modello emiliano”.

Dopo la ripresa economica, i progetti per intervenire sulla città vengono affidati a grandi nomi dell’ architettura: Aldo Rossi e Gianni Braghieri nel ’71 vincono il concorso per l’ ampliamento del Cimitero, a tutt’oggi solo in parte realizzato. Dopo le spiegazioni di Rossella sull’ intero disegno lo abbiamo guardato con occhi nuovi, lasciandoci coinvolgere dalla poetica di questa suggestiva “città dei morti”.

Gli anni ’70 vedono anche la realizzazione del quartiere Giardino, le case immerse nel verde che è però, appunto, un giardino non limitatamente “condominiale” bensì aperto a tutta la città. Ultima tappa, il Parco Ferrari. Anche di questo avevamo visto il disegno di Leonardo Benevolo e di Sir Jellico, ben diverso dall’ attuale sistemazione ( o meglio per molti aspetti non-sistemazione)

Era un periodo fertile di sogni, di idee. Penso ad un’altra analogia: assieme alle cattedrali romaniche dopo l’ anno Mille fiorivano le lingue romanze ; parallelamente ai progetti urbanistici nella Modena degli anni ’60 e ’70 si realizzava un modello di scuola , dai nidi alle materne, ancora oggi preso ad esempio in tutta Europa.

Una pedalata estremamente interessante.. pensare che la Modena del ‘900 sia già Storia fa un po’ effetto ma è proprio così, se pensiamo al malinconico presente, così privo di ideali collettivi e povero di futuro

Chiara Marchiò
FIAB Modena

Innamorarsi di Fattori il giorno di San Valentino

14/02/2016 Mostra Giovanni Fattori al Palazzo Zabarella Padova

Innamorarsi di Fattori il giorno di San ValentinoMostra Fattori by Diana Altiero
Seguendo una guida dall’insolito nome, Mosè, andiamo alla scoperta di Fattori, a Padova.

L’originalità di questo pittore sta nel rifiuto dell’uso del disegno come guida alla pittura, tant’è che nelle sue opere è particolarmente evidente che i quadri non si possono vedere solo in fotografia o sullo schermo di un computer, perché in realtà sono anche un po’ sculture, piene di rilievi e avallamenti.

 

A Padova una pioggia discreta ci accompagna lungo il percorso che ci porta a Palazzo Zabarella e che si interrompe brevemente per una sosta irrinunciabile al Caffè Pedrocchi per degustare il noto caffè e respirare l’atmosfera elegante e signorile.

Al Palazzo Zabarella la guida che ci accoglie si presenta: “Mi chiamo Mosè”, un nome che suona strano, non comune, pervenuto direttamente dalla Bibbia a noi, suggerendo quasi riverenza, soggezione. Iniziamo il viaggio nella mostra di Fattori con Mosè che ci racconta, con fare personale e appassionato, di come sia differente vedere i quadri in foto o su un monitor di computer. Infatti sostiene che anche i quadri potrebbero essere visti come sculture in quanto anch’essi presentano rilievi e spessori visibili solo con l’opera davanti agli occhi. Fattori viene “dipinto” come un precursore rispetto alle correnti artistiche successive, anche se lui, come altri del suo tempo, si è tenuto lontano da Parigi.

L’originalità sta nel rifiuto dell’uso del disegno come guida alla pittura e nella scelta del formato stretto e lungo, per alcune opere, quasi a suggerire un movimento dello sguardo che conduce al soggetto protagonista. Le opere di guerriglie risorgimentali sono trattate non com’era d’obbligo al suo tempo, cioè come una storia celebrativa, ma come una storia delle retrovie, dell’uomo soldato. I luoghi di battaglia erano scelti e divenivano oggetto di osservazione per la successiva ambientazione nella quale inscenare la sua verità di guerriglia; infatti in “Posta militare sul campo“ vi sono raffigurati momenti di vita quotidiana.

Non mancano altri soggetti quali ritratti e marine, come “La rotonda di Palmieri“, in cui le donne sono appena accennate da figure essenziali, quasi delle macchie; e poi animali,  quali i bovi nel “Pio bove”, in sintonia con l’omonimo sonetto di Carducci.

Mosè ha compiuto in modo esaustivo e professionale la sua missione traghettandoci da una sponda all’altra della mostra e lasciandoci innamorati di Fattori proprio nel giorno della festa degli innamorati.

Diana Altiero
FIAB Modena

 

 

 

 

2015, storia di un anno di FIAB Modena (il video)

Il racconto fotografico delle attività di FIAB Modena nel 2015. Non solo cicloescursioni, ma anche attività sociali, con le scuole, formazione e sensibilizzazione all’uso della bici, proposte per una mobilità sostenibile, per città più vivibili e sicure.

 

2015, storia di un anno di FIAB Modena from FIAB Modena on Vimeo.

e se vi è piaciuto potete già iscrivervi a FIAB per il prossimo anno!

Panaro e Parco Sassi di Roccamalatina

Cicolescursione FIAB Modena del 8 novembre 2015

Pedalare con Gusto: FIAB Modena e Unione Comuni Modenesi Area Nord per la promozione del territorio

In occasione di Expo 2015 il video di presentazione dei territori dall’ area nord della provincia di Modena, a cavallo tra cicloescursionismo, degustazioni culinarie, paesaggi di pianura, centri storici e culturali. sul tracciato dove passerà la futura Verona – Firenze

Pedalare con Gusto: FIAB Modena e Unione Comuni Modenesi Area Nord per la promozione del territorio from FIAB Modena on Vimeo.

BICI E CANOA NEL PARCO DEL SECCHIA: Acqua sotto e acqua sopra

foto storica mutina canottieri

foto storica canottieri mutina

Racconti di Viaggio: BICI E CANOA NEL PARCO DEL SECCHIA
13 SETTEMBRE 2015

Acqua sotto e acqua sopra
Paola Busani

Raggiungere in bicicletta i laghetti di Campogalliano, nel cuore del Parco del Secchia, è una piacevole e facile escursione che abbiamo fatto altre volte. Domenica 13 settembre, però, la vera destinazione è stata la sede della Canottieri Mutina, la società sportiva che dal 1930 opera a Modena promuovendo la canoa: il canottaggio negli anni ’30 sul Secchia, la canoa fluviale immersi nella natura, le prestazioni atletiche del kayak olimpico, il gioco di squadra nella canoa polo, la canoa slalom, le faticose maratone… tante sono le specialità che si praticano alla Canottieri Mutina, una storia mai interrotta e con ottimi risultati.ù

Per noi, alle prime armi, è stata predisposta una prova in acqua (con canoe inaffondabili!) e, accompagnati dagli istruttori e dagli atleti della Canottieri, abbiamo potuto sperimentare come sia piacevole e rilassante questa attività fisica sull’acqua, circondati dal verde degli alberi e quanto possa essere tonica e affine all’amata bicicletta.

“Acqua sotto e acqua sopra”, dicono i canottieri quando inizia a piovere e sono in allenamento e in effetti una pioggia sventurata ci ha perseguitato per il resto della giornata, rovinando un po’ la festa a noi e agli amici della Mutina, che avevano organizzato “Acqua e… vento”, la festa che ogni anno fanno per raccogliere fondi per la paracanoa (attività in canoa per i disabili). Quest’anno il grande obiettivo è portare una loro atleta alle Paraolimpiadi del 2016 e noi tiferemo tutti per lei.

Un bel sodalizio, un’accoglienza magnifica, mi sa che ci torneremo.