Da ciclisti della domenica a ciclisti di tutti i giorni

gruppo di ciclisti per strada

Qualche giorno fa un lettore sulla nostra pagina facebook si domandava “come mai alla domenica troviamo migliaia di ciclisti sportivi di qualsiasi età che percorrono con relativa semplicità 80/100 km, anche in salita, anche fuoristrada e con qualsiasi condizione meteo, e poi gran parte di quelle persone dal lunedì al venerdì se devono fare 3 km per andare a lavorare prendono regolarmente l’auto?”.

E’ un commento postato sull’ articolo in cui Davide Cassani, ex professionista e CT della nazionale di ciclismo su strada, raccontava una sua recente esperienza milanese: lo stesso percorso di 3,5 km coperto in metropolitana e in bicicletta. 35 minuti nel primo caso e solo 13 nel secondo.

Eppure questi appassionati ciclisti della domenica sanno come superare alcune delle difficoltà quotidiane nell’uso della bici: non hanno timore della fatica necessaria per pedalare in città, come affrontare piccoli problemi meccanici, posseggono già abbigliamento ed accessori necessari (casco, antipioggia, etc.). Sono insomma già pronti a diventare ciclisti urbani.

Ma se parli con loro, spesso sono i più ostinati detrattori di questa soluzione di mobilità quotidiana. In realtà, come tutti gli altri cittadini, vengono in gran parte dissuasi dalla mancanza di un “clima cittadino” più accogliente, di percorsi protetti o privilegiati, dalla velocità del traffico automobilistico, dalla scarsità dei posteggi e di altri servizi.

Perché è evidente che la politica dalle nostre parti ha lavorato egregiamente sul ciclismo sportivo con lunghi percorsi ciclistici extraurbani e numerosi itinerari naturalistici, ma poi ha fallito (i numeri sono impietosi) nella politica per la ciclabilità di tutti i giorni.

Insomma abbiamo un enorme potenziale “target” di utenti, consapevoli dell’economicità e della velocità sui brevi tragitti quotidiani, che ha già mezzi e conoscenze per partire, che potrebbero far da traino a tutti gli altri che ci dicono “magari, come mi piacerebbe poter andare in bici al lavoro”, o a tutti i nostalgici dei giorni di Modena Park che ci raccontavano “come è bello girare in tranquillità a Modena in bici!”.

Purtroppo continuiamo a vedere finanziare spezzoni di ciclabili, ma non un ridisegno complessivo degli spazi che faccia capire ai cittadini che il clima è cambiato, e che al centro della mobilità ci sono proprio loro e non le loro auto.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it