Omicidio stradale: passi avanti in Parlamento

incidente con bicicletta

incidente con bicicletta

Dopo anni di sollecitazioni , discussioni, ripensamenti, la politica ha infine dato un primo segno di vitalità sul tema dell’omicidio stradale. Il Senato ha infatti approvato un testo che modifica alcune norme vigenti e ne introduce di nuove per sanzionare comportamenti incivili e pericolosi degli utenti della strada.

In sintesi, il testo prevede che i responsabili della morte di una persona colti a guidare in stato di ebbrezza o sotto gli effetti delle droghe siano sanzionabili con una pena minima di 7 e 8 anni e massima di 12 anni, innalzati a 18 in caso di più vittime. Una pena accessoria comporta il ritiro della patente fino a 30 anni. Sono anche previsti dalle nuove norme il reato di lesioni stradali, l’arresto in flagranza di reato e pene più severe per i pirati della strada fuggiti dopo l’incidente.

Nonostante i passi in avanti per promuovere una maggiore sicurezza stradale, restano due considerazioni da fare: la gran maggioranza degli incidenti e delle vittime si verificano con guidatori non ubriachi e non drogati; non sono state modificate le norme sulla velocità.

Il vero problema, in città e fuori, resta infatti la velocità, killer numero uno riconosciuto a livello planatario. È su questo fattore che occorre incidere per conseguire una significativa riduzione degli incidenti e delle vittime. A tal fine esistono diversi antidoti: le zone a 30 km/h nei quartieri residenziali, il controllo elettronico della velocità nei punti critici, le rotatorie “compatte”, le aree pedonali nei centri storici e presso i grandi poli attrattori (come le scuole), le ciclabili nelle strade trafficate, i percorsi pedonali.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Cavalcavia Cialdini: quale scelte per la sicurezza stradale?

incidente sul cavalcavia cialdini

incidente sul cavalcavia cialdini

I ripetuti incidenti verificatisi in Viale Italia e Viale Cialdini hanno suscitato la reazione dell’Amministrazione comunale di Modena che -attraverso l’Assessore alla Mobilità, Gabriele Giacobazzi – ha per la prima volta riconosciuto che la velocità è l’elemento discriminante quando non la causa dei sinistri e che quindi è ora di ridurla con varie modalità.

Più che essere salutate come un deciso cambio dell’orientamento autocentrico finora perseguito, le dichiarazioni dell’Assessore hanno suscitato numerosi interrogativi: se il tratto Viale Italia-Zucchi-Cialdini-La Marmora costituisce una pericolosissima tangenziale interna all’area urbana perché intervenire solo sul cavalcavia Cialdini? La riduzione a 3 corsie sul Cialdini verrà attuata ricavando una ciclabile: da quando in qua le ciclabili servono a ridurre le dimensioni delle carreggiate invece di collegare (come qualsiasi altra infrastruttura) zone diverse della città per garantire la mobilità ciclistica sicura? Perché citare l’esigenza delle zone a 30 km/h come antidoto alle eccessive velocità del traffico e poi non prevederne alcun serio ampliarnento nei quartieri residenziali?

Questa storia di roboanti dichiarazioni pubbliche contro la velocità killer e di pressoché zero attuazioni pratiche appare subito come la montagna destinata a partorire il topolino. La vera preoccupazione dell’Amministrazione è quella sfuggita all’Assessore Giacobazzi a proposito della riduzione a 3 corsie sul cavalcavia Cialdini: in prossimità della rotatoria di Via delle Suore le 4 corsie verranno prontamente ripristinate per «evitare disagi al traffico veicolare». È l’ennesima dimostrazione che la mobilità sostenibile e sicura è estranea alla politica dell’Amministrazione comunale.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Troppa velocità sulle strade italiane

rossella-auto-biciSi è tenuta fra giovedì 16 e venerdì 17 aprile in tutta Europa la Speed Marathon,  un’iniziativa di sensibilizzazione contro l’eccesso di velocità sulle strade cui hanno partecipato gli agenti delle polizie continentali. I risultati sono stati rilevanti: solo in Italia sono state rilevate 8.000 infrazioni e ritirate 166 patenti per eccesso di velocità.

La velocità è il grande killer nelle strade, insieme al mancato rispetto delle regole di precedenza e delle distrazioni alla guida, causando circa 3.500 vittime solo nel nostro Paese, per non citare i feriti, i mutilati e i costi finanziari. Due terzi degli incidenti si verificano nelle aree urbane, che si dimostrano le più rischiose. Qui dunque occorre attuare lo sforzo maggiore per ridurre gli incidenti e le vittime.

Per conseguire risultati concreti, è necessario riconvertire le politiche di governo locale del traffico, generalmente orientate a favore dell’automobile, promuovendo la mobilità sostenibile: incentivare l’uso dei mezzi ecologici in alternativa all’auto, costosa ed inquinante.

Le misure coerenti con questo obiettivo sono ben note e praticate nelle città più moderne: sviluppare il trasporto pubblico e favorire l’uso della bicicletta, diffondere le zone a 30 km/h nei quartieri residenziali, estendere la tariffazione della sosta e l’impiego delle moderne tecnologie per rilevare e sanzionare le infrazioni. A livello nazionale, occorre che il nuovo Codice della Strada preveda due reati chiave: l’omicidio stradale e l’ergastolo della patente contro chi uccide in strada.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

In morte di Matteo T., 15 anni

incidente con bicicletta

incidente con bicicletta

Da padre mi ha colpito molto la morte di un quindicenne sulle strisce pedonali, travolto da un motociclista. A prescindere di chi sia la responsabilità dell’incidente, mi sembra che si possa già affermare con certezza di chi sia quella sugli effetti mortali, da suddividere in parti uguali tra velocità e l’infrastruttura che doveva proteggere il pedone/ciclista.

Rispettare i limiti implica avere molte più probabilità di evitare l’impatto o di ridurne di molto gli effetti. Ed invece una superstrada a 4 corsie dritta e larga per 2 km induce tutti noi automobilisti a superare regolarmente ed abbondantemente i limiti di velocità. Anche perché l’impianto semaforico a chiamata non è uno scudo spaziale che evita qualsiasi danno, e non ripara agli errori di un ragazzino distratto o di un anziano traballante. In quel punto, quel passaggio pedonale semaforizzato è una classica trappola dove l’utente debole si sente al sicuro, mentre invece è in balia degli eventi.

D’altronde non c’è incrocio di Viale Italia, Cavalcavia Cialdini o Via Montecuccoli che non abbia il suo morto. Allora cosa aspettiamo a mettere davvero in sicurezza gli attraversamenti e restringere le carreggiate di queste autostrade cittadine? In alternativa, togliamo pure quei passaggi pedonali.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

Il pedone invisibile e l’inerzia delle istituzioni

mancata precedenza sulle strisce pedonali

mancata precedenza sulle strisce pedonali

Chiara, Enrica e Annalisa sono tre giovani amiche modenesi che tornano da una serata in discoteca. Sono a piedi e, mentre chiacchierano allegramente, iniziano ad attraversare sulle strisce pedonali all’intersezione fra Viale Storchi/Via Zucchi. Sono tranquille, il semaforo è verde e a quell’ora c’è poco traffico in strada.

È un giovane italiano anche l’automobilista che, sopraggiunto dal Cavalcavia Cialdini, le investe e le ferisce, lasciandole sull’asfalto e allontanandosi. Fa di più: ci ripensa, torna a piedi sul luogo dell’incidente e accusa le vittime (sotto choc e fratturate) di essere passate col rosso. Dopo di che eroicamente se la squaglia. Un vero gentleman della strada.

Le tre ragazze se la caveranno con ricoveri in ospedale, convalescenze e riabilitazioni. Se la sono cavata, certo, ma il ricordo spaventoso della disavventura non sarà facilmente dimenticato.

Le statistiche vengono aggiornate e tutto resta come prima. Così ogni anno si contano 550 pedoni e circa 300 ciclisti vittime degli automobilisti. È la vita: il più grosso ammazza il più piccolo nella giungla delle strade italiane, nell’inerzia delle autorità nazionali e locali.

D’altronde, l’identikit del pirata stradale modenese non è quello di un marziano, ma di un italiano normale che non desidera ostacoli fra sé e la sua meta. Fa parte di quella nutrita schiera (60% degli automobilisti) che in Italia non riconosce la precedenza ai pedoni e ai ciclisti sugli attraversamenti, in barba alle norme. E che sia avvenuto a Modena non è così strano, visto che da anni la politica municipale della mobilità è risolutamente autocentrica.

Dunque, largo alle auto. E chi se ne frega se pedoni e ciclisti vengono percepiti come fantasmi. Tanto nessuno se ne preoccupa. Buon 2015!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Incidenti stradali: una strage infinita

incidente con bicicletta

incidente con bicicletta

Gli incidenti stradali continuano a rappresentare un enorme problema irrisolto, particolarmente a Modena. Lo conferma l’ultimo studio pubblicato da ACI-Istat sull’incidentalità del 2013, che ci consegna dati ancora una volta drammatici: 1.254 sinistri, 15 morti e 1.679 feriti. I danni materiali globali conseguenti sono stimati in oltre 250 milioni di euro.

La velocità eccessiva continua a rappresentare di gran lunga -a pari merito con la distrazione- il principale fattore degli incidenti (25% del totale). Le associazioni ambientaliste e gli esperti da tempo la considerano l’elemento chiave su cui intervenire per contrastare il fenomeno.

Dopo aver migliorato le tecniche mediche e di pronto soccorso, come pure la sicurezza intrinseca degli autoveicoli, resta il fattore umano. Nello studio pubblicato, Aci propone di potenziare l’educazione stradale e la formazione. Queste azioni appaiono largamente insufficienti: si può davvero credere che il motivo principale degli incidenti sia la scarsa conoscenza del Codice della Strada?

Purtroppo, il problema riguarda la filosofia di gestione dello spazio pubblico. La politica del Comune di Modena ha consegnato le strade e le piazze agli autoveicoli, riducendo il diritto degli altri mezzi a circolare e parcheggiare e facendoli percepire come alieni.

Ciò ha pesato nel decidere le priorità e le caratteristiche tecniche degli investimenti nel settore della mobilità: mentre si realizza a tamburo battente il mega parcheggio Novi Park investendo 82 milioni di euro nei 41 anni del contratto Comune-gestore, si perdono anni per realizzare tratti di ciclabili in strade pericolose come Via Giardini o Emilia est, con progetti deludenti, dettati dalle direttive dei commercianti più retrivi.

Una città orientata al cambiamento dovrebbe muoversi diversamente da Modena, realizzando le zone a moderazione di traffico (30 km/h) nei quartieri residenziali, le rotatorie compatte, una più estesa pedonalizzazione del centro storico, una rete di ciclabili e pedonali ben collegati e con diritto di precedenza, una segnaletica che consenta alle bici di circolare nei sensi unici per le auto, nuovi servizi per proteggere le bici dai furti, attraversamenti ciclabili e pedonali ampi e prioritari sulle automobili, un adeguamento del servizio di trasporto pubblico.

Una più spiccata promiscuità degli utenti della strada e nuove regole del gioco, incentrate non sul potere del più forte ma sui diritti dei più deboli e rispettosi dell’ambiente, produrrebbe certamente una riduzione della velocità e dell’inquinamento. L’obiettivo finale da perseguire è la riduzione dell’uso degli autoveicoli negli spostamenti urbani a favore degli altri mezzi di spostamento, dall’attuale 75% al 35%-40%, dando spazio alle modalità di spostamento ecologiche.

Giorgio Castelli
Giuseppe Marano

#Bastamortiinstrada

Mentre la strage degli innocenti continua (800 vittime tra ciclisti e pedoni in Italia nel 2013), Salvaciclisti lancia un nuovo appello alla mobilitazione (#bastamortiinstrada) per domenica 9 novembre, con cui sollecita le autorità ad intervenire per contenere un fenomeno dai costi umani ed economici inaccettabili.

Dopo mille convegni, libri bianchi, piani sicurezza, dichiarazioni emergono due conclusioni inoppugnabili: il fattore chiave ricorrente negli incidenti è la velocità eccessiva; la politica non modifica il modello autocentrico di mobilità perché teme di perdere consenso nel bacino elettorale degli automobilisti.

Se sul secondo punto si è generalizzata una diffusa incredulità circa le capacità della classe politica di perseguire il bene comune, sul primo punto abbondano le esperienze di altre città che segnano la rotta per ridurre numero e gravità degli incidenti.

Le misure anti-incidente puntano a diminuire la velocità degli autoveicoli e a favorire la circolazione sicura dei mezzi ecologici: promozione del trasporto pubblico, zone a 30 km/h in tutti i quartieri residenziali, rotatorie di piccole dimensioni, tariffazione della sosta, pedonalizzazione aree centrali, normative comunali sugli insediamenti residenziali e produttivi che impongano più spazi per le biciclette, segnaletica di vantaggio per ciclisti e pedoni alle intersezioni, percorsi ciclabili e pedonali nelle strade più trafficate, controlli metodici delle forze dell’ordine (anche tecnologici) nei punti più incidentati.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

#bastamortiinstrda

#bastamortiinstrda

Libertà di uccidere i ciclisti nelle rotatorie

ciclista ferita

ciclista ferita

In un mondo di incertezze e precarietà, finalmente abbiamo una sicurezza: gli automobilisti che transitano sulle rotatorie possono tranquillamente ammazzare i ciclisti circolanti sulla ciclabile purché provengano dalla loro sinistra. Questa coraggiosa autorizzazione alla “pulizia stradale” a danno dei ciclisti è stata ratificata in sede giudiziaria grazie a un cavillo: l’automobilista che aveva eliminato un biker proveniente da sinistra alla rotatoria del Raffaello è stato assolto perché nella rotatoria vale la regola di dover dare precedenza solo a chi viene da destra.

Pertanto, a nulla vale se la ciclabile riporta la segnaletica orizzontale e verticale che ne garantisce il diritto di precedenza negli attraversamenti, in entrambe le direzioni.

Immaginiamo che questo principio di moderna giurisprudenza valga – per analogia – anche per tutti gli altri incroci non in rotatoria, ad esempio per quelli nelle zone a 30 km/h, dove vige la medesima regola della precedenza a chi viene da destra valida nelle rotatorie.

Mentre si va alla modifica del Codice della Strada che prevede il reato di omicidio stradale nell’intento di contenere gli incidenti (circa 3.500 vittime l’anno), a Modena la cultura autocentrica ha prodotto una nuova forma di barbarie: la legge del più forte viene consolidata anche laddove la segnaletica una volta tanto è chiara e posta a protezione dei più deboli, pedoni e ciclisti. Grazie alla sentenza ammazza-ciclisti, sulle strade cittadine la sicurezza è destinata certamente ad aumentare, con beneficio dell’ambiente e della salute.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Senso unico eccetto bici: lettera al sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli

senso unico eccetto bici

senso unico eccetto bici

al Sindaco Comune di Modena
Gian Carlo Muzzarelli

e p.c. Assessore Ambiente
Giulio Guerzoni

e p.c. Assessore Mobilità
Gabriele Giacobazzi

Egr. Sindaco

l’ANCI, assieme a molti comuni italiani e alla FIAB (Federazione Italiana amici della Bicicletta), ha da tempo proposto la modifica al Codice della Strada per sancire la possibilità di far circolare le biciclette nei due sensi di marcia anche su strade a senso unico per gli altri veicoli. Tale norma allineerebbe l’Italia ad altri numerosi paesi europei (Francia, Belgio, Germania, Svizzera) e confermerebbe una scelta già compiuta da diversi Comuni, compresa la vicina Reggio Emilia.

Ovviamente il “senso unico eccetto bici” sarebbe applicabile solo in alcune strade dei centri urbani, dove sono presenti condizioni di sicurezza e di traffico moderato.

Sabato 6 settembre i giornali hanno pubblicato la notizia che il Ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi ha espresso parere contrario alla proposta, del resto già bloccata in Commissione Trasporti della Camera da un emendamento di Scelta Civica.

Questa opposizione è stata argomentata con generiche considerazioni pseudo-antropologiche sugli italiani, che sarebbero diversi dai cittadini di altri paesi europei. In realtà, fingendo di avere a cuore la sicurezza dei ciclisti, di fatto si cerca di continuare a limitarne la circolazione.

Per confutare tali argomentazioni basta conoscere le esperienze e le rilevazioni statistiche di grandi e piccole città europee, oltre che di molte città italiane come Reggio Emilia, Bologna e Torino, che attestano il contrario: l’introduzione del “senso unico eccetto bici”, se attuato con dovuta intelligenza, non comporta alcun aumento di incidentalità, anzi favorisce una guida prudente e l’uso della bicicletta nei centri urbani.

La nostra associazione ha già richiesto al Comune di Modena l’introduzione del “senso unico eccetto bici” in alcune strade del centro storico, per aiutare i ciclisti a raggiungere il centro città, senza inutili e dispendiosi giri viziosi e senza commettere infrazioni, come purtroppo avviene ora.

Tale soluzione è del resto realizzabile anche con l’attuale testo del Codice della Strada, a condizione che vengano adottate opportune cautele.

In una Modena “smart city”, da lei più volte prospettata, le chiediamo di unire la sua voce a quella degli amministratori di Milano, Torino, Reggio Emilia, Bologna, e di richiedere formalmente al Parlamento e al Governo di introdurre nel Codice della Strada norme utili a favorire la circolazione quotidiana delle biciclette, compresa quella relativa al “senso unico eccetto bici”.

Ciò consentirebbe al nostro Paese di adottare soluzioni già ampiamente e positivamente sperimentate, superando ogni dubbio interpretativo e le attuali anacronistiche resistenze.

Cordiali saluti.

Modena 23.09.2014

Il Presidente FIAB – Amici della bicicletta di Modena

Giorgio Castelli

Italiani in bici chiedono più sicurezza

segnali

segnali

Le statistiche sono univoche nel rilevare che gli italiani stanno riscoprendo la bici come mezzo di spostamento nelle aree urbane e per il ciclo turismo. Questa tendenza è frutto di diversi fattori convergenti: diffusione della cultura salutista, aumento dei costi di gestione delle automobili, difficoltà d’uso delle quattro ruote in città.

Ma quali sono i problemi prioritari che i ciclisti incontrano quotidianamente? Un recente sondaggio di Nextplora per conto di Linear (Unipol Assicurazioni) conferma la sensazione ben nota alla Fiab: la preoccupazione principale dei ciclisti riguarda la sicurezza della circolazione nelle città. Non è un caso: il rischio medio di mortalità per un biker è di 1,92%, più del doppio (0,77%) rispetto a chi va in auto e oltre il sestuplo (0,31%) di chi sceglie l’autobus.

Non bisogna meravigliarsi che i ciclisti chiedono più protezione e più accessibilità. Il 65% degli intervistati (70% tra gli abitanti del nord) chiede la diffusione delle piste ciclabili mentre il 43% evidenzia le difficoltà di circolazione nelle strade della propria città (il 25% ritiene che solo le strade del centro siano adatte alle due ruote).

Infine, i ciclisti percepiscono nettamente l’ostilità degli automobilisti nei loro confronti, frutto della cultura autocentrica molto diffusa nel Paese.

Restano sullo sfondo altri problemi: i furti, la carenza dei parcheggi e depositi bici adeguati, la segnaletica irrazionale sui percorsi ciclabili, una legislazione che non prevede ancora il reato di omicidio stradale… Ciononostante i ciclisti aumentano. Non è il caso di aiutarli con politiche più coraggiose nella loro impresa civica ed ecologica?

Giuseppe Marano

www.modenainbici.it