Le proposte della FIAB: le 2500 rastrelliere a forma di P sono poche e mancano in luoghi chiave

«Servono più parcheggi. E sì alle bici ‘contromano’»

Le proposte della FIAB: «le 2500 rastrelliere a forma di P sono poche e mancano in luoghi chiave»

Di interventi mirati per invogliare maggiormente i cittadini a muoversi in bici se ne sono visti pochi. Interventi che coinvolgono non solo il problema del fondo sconnesso. ma anche sicurezza e parcheggi, cavalli di battaglia della Fiab.

 NON solo scomodità dovuta al tipo di manto stradale. Sulla viabilità ciclabile in centro storico la Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) tiene particolarmente a sottolineare tre aspetti, ognuno dei quali è stato espressamente richiesto alle ultime due amministrazioni. Il primo aspetto riguarda la fruibilità logistica, messa in crisi dalla scarsezza di parcheggi. Troppo pochi infatti, secondo la federazione provinciale della Fiab, i 2500 portabici a forma di P messi nel 2009 e il risultato è che luoghi particolarmente frequentati dai cittadini, come le poste di via Modonella, ne siano completamente sguarniti.

Secondo punto evidenziato è la sicurezza del mezzo: «Il timore che la propria bici venga rubata – spiega Giuseppe Marano, dirigente della Fiab di Modena – rappresenta la seconda ragione per la quale il cittadino sceglie di muoversi con un mezzo diverso (macchina o a piedi). Eppure il dilagante fenomeno dei furti si può combattere, aumentando i parcheggi a P, che consideriamo innovativi e sicuri, e soprattutto i depositi protetti come quello della stazione. Attualmente i depositi in città sono sette, ma nessuno di questi si trova dentro le mura del centro storico.

Infine suggeriamo – conclude Marano – di riprendere il progetto della targatura delle bici, che inizialmente aveva dato segnali confortanti nella lotta ai ladri di biciclette ».

Il terzo e ultimo aspetto ha a che fare con la viabilità in senso stretto: per favorire la mobilità ciclabile in centro la Fiab suggerisce di permettere alle bici la circolazione in entrambi i sensi laddove ci sia il senso unico per l auto, adeguando opportunamente la segnaletica. Un’agevolazione che renderebbe più serena la vita dei ciclisti, senza il rischio di multe e insulti da parte degli automobilisti.

Articolo sul "Resto del Carlino"

Articolo sul “Resto del Carlino”

 

 

 

Fiab partecipa alla campagna “incroci di vita”

L’Osservatorio per l’Educazione alla Sicurezza Stradale della Regione Emilia-Romagna organizza nel corso del 2016 la campagna per la sicurezza degli utenti deboli della strada “Incroci di vita”. Particolare attenzione viene dedicata dalla campagna alla sicurezza delle persone più anziane, categoria di utenti della strada che continua ad essere particolarmente colpita dagli incidenti.

Per questo l’Osservatorio, in collaborazione con le Università per la Terza Età presenti in Emilia-Romagna, organizza una serie di incontri nei capoluoghi regionali per porre l’attenzione su questo tema e confrontarsi con i corsisti delle Università, con rappresentanti di associazioni e sindacati che vedono le persone più mature protagoniste.

Giovedì 5 maggio, dalle ore 9.30 alle 12, la campagna sarà ospite dell’Università “Natalia Ginzburg”, nella Sala “Giacomo Ulivi” di via Ciro Menotti 137 a Modena.

 

incroci di vita

incroci di vita

 

Via Giardini, la “ciclabile-spezzatino” è servita

E così, dopo due anni di progetti, contestazioni, ripensamenti, bocciature delle Circoscrizioni, mozioni integrative in Consiglio Comunale, una spesa di oltre 650.000 euro, la ciclabile della discordia è quasi pronta, sotto gli occhi di tutti.

ciclabilegiardini

La più improbabile pista mai concepita si presenta in tutta la sua incongruità, con la larghezza a fisarmonica e le misure irregolari, le filette-bunker, le vezzose (e costose) preziosità della pavimentazione di porfido e granito, le intersezioni raccapriccianti e, soprattutto, con l’ormai famoso “spezzatino”, metà di qua, metà di là. E, per finire, dopo l’intersezione con Viale Corassori, la confluenza sulla pista preesistente, vecchia come il cucco, sopra il marciapiede, fino a Viale Amendola.

L’Amministrazione comunale ha portato a termine con impavida determinazione un’infrastruttura lungamente richiesta bocciando qualsiasi suggerimento tecnico della Fiab, delle altre associazioni ambientaliste di Modena, delle due Circoscrizioni interessate, di alcune forze presenti in Consiglio.

Il tracciato della ciclabile, un vero e proprio percorso di guerra per i ciclisti da Piazzale Risorgimento a Viale Corassori, ha scontentato tutti, compresi il pugno di commercianti scesi in trincea fin dall’inizio in nome degli interessi di bottega, mai come in questa circostanza confliggenti con le esigenze di sicurezza dei ciclisti e della riduzione dell’inquinamento in città.

I suggerimenti della Fiab restano tuttora validi e attuabili: due ciclabili di 1,5 m per entrambi i lati, separati dai pedonali, senza soluzione di continuità da Piazzale Risorgimento a Viale Corassori, attuati con materiali economici, riqualificazione del tratto esistente fino a Viale Amendola.

Il rilievo primaverile dei flussi ciclistici attuato dalla Fiab nei 17 principali punti di transito della città ha confermato il trend in calo dell’uso della bicicletta: negli ultimi 3 anni i ciclisti censiti dall’associazione sono calati del 15% circa. Gli interventi come quello della ciclabile di Via Giardini non contribuiranno certo a convincere i cittadini a usare maggiormente la bici. Ma forse questo non è un problema per l’Amministrazione comunale, più preoccupata di non disturbare i commercianti e gli automobilisti oltranzisti che di attuare politiche di contenimento dei veleni emessi tutti i santi giorni da 115.000 autoveicoli che circolano in città come se nulla fosse.

Giuseppe Marano

I ciclisti possono salvare il mondo stando anche più a destra

gruppo di ciclisti per strada

gruppo di ciclisti per strada

I ciclisti possono salvare il mondo stando anche più a destra” è una battuta che circola sui social media per denunciare la propensione dei ciclisti a dirsi salvatori del mondo pur senza rispettare le regole stradali.

Tralascio i commenti sulla voglia di “stirare un ciclista”; mi soffermo sulle motivazioni che inducono i ciclisti a occupare il centro della strada. Anzitutto, occorre distinguere 2 ambiti: quello cittadino e quello extra-urbano. Nel primo la scelta del ciclista di non procedere sul bordo destro della carreggiata gli consente di rendersi maggiormente visibile agli autoveicoli, evitare di prendere una sportellata in faccia dall’automobilista che ha parcheggiato, o di finire sul cofano dell’auto che sporge dall’incrocio oltre la linea dello stop o dall’uscita del cancello di casa, ed infine di scansare sbrecciature dell’asfalto, caditoie, brecciolino, foglie ed altri oggetti pericolosi a bordo strada. Al loro posto chi viaggerebbe confinandosi sulla destra?

Nel traffico extra-urbano invece quelli al centro della strada sono sempre i ciclisti della domenica. Sì, quelli affiancati per 4 … E allora via con l’aggressività a suon di clacson, gesti scurrili, insulti da stadio (3 settimane fa ci è scappato il morto in Puglia!). Ma da dove viene questo astio, questo senso di lesa maestà alla vista di pacifici ciclisti che chiacchierano mentre pedalano? Non sono forse anche loro lavoratori, macellai, impiegati, benzinai che alla domenica hanno diritto di usufruire dello spazio pubblico stradale? In fondo dove dobbiamo andare di tanto importante da non poter attendere qualche secondo in più per  sorpassare, come faremmo per un trattore? Siamo lì a correre in auto per salvare il mondo, o semplicemente stiamo andando dalla nonna a mangiare i tortellini? E non si dica che gli automobilisti rispettano sempre tutte le regole della strada! Ed allora solo un po’ più di tolleranza e tutti insieme potremo salvare il mondo dalla inciviltà.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

Attraversamenti ciclo-pedonali: questi pericolosi sconosciuti

attraversamento ciclo pedonale

attraversamento ciclo pedonale

Commentando un post pubblicato sul sito web della Polizia Municipale per chiarire che gli attraversamenti ciclo-pedonali (quelli con i quadrotti bianchi) sono percorribili in sella alla bicicletta, il sig. Maurizio ha reagito in modo tranchant: “Sono contrario al fatto che i ciclisti possano passare sulle strisce pedonali. Pedalando, infatti, sono molto pericolosi in quanto la loro velocità è molto superiore a quella di un pedone e può causare confusione perché te li trovi davanti all’improvviso”.

In questa argomentazione possiamo cogliere tutti i frutti avvelenati di decenni di motorizzazione selvaggia nelle nostre città, che ha portato la stragrande maggioranza delle persone a ritenerla perfino ragionevole: possibile che un ciclista abbia il diritto di andare “veloce” in città?

Il ciclista salta sempre fuori all’ultimo secondo? Tutti incoscienti kamikaze autolesionisti che vogliono provare l’ebbrezza di una roulette russa stradale? Invece, non è per caso che in quell’ultimo secondo l’auto ha percorso uno spazio eccessivo in quanto l’automobilista non ha regolato la sua velocità per fronteggiare gli eventuali ostacoli? A proposito di ostacoli: chi è ostacolo di chi, il ciclista per l’automobilista o l’automobilista per il ciclista? Il Codice della Strada stabilisce chiaramente che i ciclisti sono equiparati agli altri veicoli circolanti, non sono certamente da considerarsi veicoli di serie B.

Considerando anche lo stato delle segnaletiche della nostra città, quanti attraversamenti ciclo-pedonali sono chiaramente visibili da 70-100 mt dal cruscotto della nostra auto a 50 all’ora? A quella velocità, come facciamo a sapere se dovremo o no dare la precedenza?
Non è ora, a prescindere dalla precedenza, di alzare il pedale dell’acceleratore e prendersi cura, da buoni cittadini, anche della sicurezza altrui?

Ermes Spadoni
(Fiab Modena)

Viale Barozzi, storia di una morte annunciata

incidente viale barozzi

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Una pista ciclabile in Viale Barozzi per ridurre la velocità”. L’Assessore alla Mobilità del Comune di Modena si è improvvisamente svegliato dal torpore degli ultimi anni e scopre che la velocità delle automobili è pericolosa. Tuttavia, continua a concepire le ciclabili come residuali e finalizzate alla mobilità autoveicolare. Infatti, come già accaduto in altre circostanze, s’impegna a realizzare una pista in Viale Barozzi non perché ne sia comprovata l’utilità per gli spostamenti dei ciclisti, ma per restringere la strada…

L’incidente mortale all’incrocio fra Via Aggiunti e Viale Barozzi del 31 ottobre scorso, che ha coinvolto un auto e un pedone, ci ha riportato alla memoria la prima assemblea pubblica convocata dal Comune il 9 dicembre 2013 a Memo, dove per la prima volta gli assessori Arletti e Giacobazzi presentavano la ciclabile di Via Giardini col famoso (e contestato) “spezzatino”. Pubblicizzata con un comunicato stampa con 2 giorni di preavviso, all’assemblea si presentò una sola cittadina, oltre ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. La signora aveva espressamente chiesto un intervento su Viale Barozzi, segnalando la pericolosità di una strada a 3 corsie a senso unico in centro città.

Nella lunga discussione sulla ciclabile di Via Giardini dei mesi seguenti, più volte Arletti e Giacobazzi avevano promesso che l’intervento di Viale Barozzi si sarebbe fatto sicuramente, anche perché davvero poco costoso da realizzare con una sede stradale così ampia e perché non c’erano particolari ostacoli da superare.

Chissà se il nuovo assessore alla mobilità Giacobazzi conosce il vecchio assessore all’urbanistica Giacobazzi. In caso affermativo, potrebbe chiedergli come mai in 2 anni non ha fatto nulla per rispondere a quella cittadina e, come nella più bieca tradizione italiana, si sia invece svegliato solo dopo il morto.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

M’illumino di più: consigli salvavita per i ciclisti

iniziativa per la sicurezza dei ciclisti di notte

iniziativa per la sicurezza dei ciclisti di notte

È noto che a volte i biker tendono a sottovalutare il problema della propria visibilità notturna esponendosi a pericoli facilmente evitabili, tanto più che Modena secondo le statistiche risulta essere una città più pericolosa di altre per le due ruote.

Per sensibilizzare i ciclisti a tutelarsi nei loro spostamenti in condizioni di bassa visibilità, venerdì scorso (22 ottobre) la Fiab ha organizzato in centro “M’illumino di più”, manifestazione giunta alla sua terza edizione con cui l’associazione invita i ciclisti a rendersi ben visibili di notte. Fra l’altro ha distribuito un decalogo salvavita che contiene indicazioni normative, tecniche e comportamentali molto utili.

Norme
Per viaggiare col buio, la bicicletta dev’essere dotata di faretti efficienti (anteriore bianco e posteriore rosso). Inoltre, dove disporre di catarifrangenti collocati sia sulla ruota posteriore (rosso) che sui raggi e sui pedali (arancio). Il ciclista deve anche indossare un giubbino o bretelle catarifrangenti (fuori dai centri abitati e nelle gallerie).

Consigli
Sono disponibili nei negozi specializzati alcuni interessanti dispositivi: faretti aggiuntivi, raggi illuminati, luci per cambio direzione, kit luci magnetico anche a intermittenza per le ruote.
Percorrere la strada alla propria mano e sul bordo, segnalare bene e in anticipo i cambi di direzione, rispettare la segnaletica, utilizzare luci di posizione che restano accese anche da fermo (per le soste agli stop o ai semafori).

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Infortuni in itinere: passi avanti in Parlamento

incidente

incidente

La Commissione Ambiente del Senato ha recentemente approvato il testo di una norma che estende ai ciclisti l’indennizzo previsto per gli utilizzatori dei mezzi pubblici in caso d’infortuni in itinere, ossia per gli incidenti occorsi sui percorsi casa-lavoro. Ora si attende l’inserimento della proposta nel calendario parlamentare e la sua approvazione definitiva.

Attualmente, l’INAIL riconosce la copertura assicurativa per gli infortuni in bici solo se “necessitati”, ossia se non ci sono alternative alla bici (inesistenza di mezzi pubblici o incongruenza degli orari). Grazie ad un’interpretazione estensiva dell’Istituto, nel tempo l’utilizzo della bici è stato tutelato anche quando non c’è una reale necessità, ma limitatamente ai percorsi su piste ciclabili o strade protette.

In generale, però, essendo la bicicletta considerata un mezzo privato, molti lavoratori ciclisti si son visti negare il riconoscimento dell’infortunio dall’istituto assicurativo in quanto tenuti a usare il mezzo pubblico. In tal caso, l’infortunio viene degradato a semplice “malattia”, senza il riconoscimento di eventuali invalidità e delle tutele degli infortuni sul lavoro.

Sono quattro anni che la Fiab si batte per questo provvedimento con la campagna “In itinere“, cui ha aderito anche il Comune di Modena, finalizzata a superare gli attuali impedimenti normativi che svantaggiano i lavoratori-ciclisti, che pure non inquinano e praticano uno stile di vita salutare.

L’iniziativa parlamentare è stata assunta da Diego Zardini (primo firmatario), da Paolo Gandolfi e altri 24 deputati dell’Intergruppo Parlamentare Mobilità Nuova – Mobilità Ciclistica, che hanno presentato una proposta di legge per promuovere l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Ciclo-stile: Ancora sicurezza

spazio condiviso

spazio condiviso

Non passa settimana senza un incidente con pedoni o ciclisti. Ogni volta si levano voci che parlano di buoni e cattivi, di corretti e maleducati, seguite da proposte di educazione stradale dedicata ai più deboli. Sono stanco di questa sterile contrapposizione, che serve solo a nascondere le responsabilità.

Sarebbe utile per tutti leggere il proficuo lavoro di Sabino Cannone, che dai primi anni ’90 si è dedicato alla psicologia del traffico e che scrive:

“L’educazione stradale da noi proposta è l’educazione ad una civile convivenza, dentro e fuori la scuola, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. In essa, il concetto di sicurezza non è inteso come l’individuazione di un nemico da eliminare; bensì come condivisione. La strada come spazio condiviso, in questo in perfetta sintonia con l’idea di Hans Mondermann di “Shared Space”.

Il contesto, cioè l’ambiente stradale, si configura come una vera e propria “matrice relazionale”, in grado di influenzare essa stessa i comportamenti degli individui presenti al proprio interno; in grado cioè di attivare, a seconda dei casi, sia circolarità viziose che circolarità virtuose nei comportamenti dei singoli alla guida. Guidiamo, senza rendercene conto, con l’accento stradale del luogo.

E chi è deputato a gestire il contesto? La gestione del contesto, dell’ambiente stradale come sistema, spetta al politico. È comodo per il politico responsabilizzare unicamente il singolo dei suoi comportamenti alla guida, è conveniente elettoralmente ed economicamente. Ma cosa succede invece quando introduciamo la prospettiva sistemica? (…) Succede che introducendo un feed-back rispetto alle decisioni da esso prese, il politico risulta responsabile del modo di guidare dei suoi concittadini.

Deve essere chiaro che il guidare – un mezzo qualsiasi, anche i propri piedi – non è solo un fatto privato, è anche un fatto pubblico. È un atto politico, nel senso che riguarda la Polis, il luogo del vivere sociale, civico e civile.

Dimmi come guidi e ti dirò chi sei… e dove sei! La via della guida è: un progetto politico (non partitico) di democrazia dal basso, un’attività di volontariato, psicologia applicata, una proposta eticamente connotata, mobilità sostenibile, attenzione all’ ambiente esterno/interiore, una nuova arte marziale, etc.”

Ognuno può fare la sua parte: gli amministratori pubblici, la stampa, l’associazionismo e il singolo cittadino, tutti i giorni con il proprio stile di vita e le proprie parole. La Fiab è sempre disponibile.

Incidenti: educare all’uso condiviso degli spazi pubblici

incidente

incidente

Nel 2014 a Modena si sono verificati 1.170 incidenti con 1170 feriti e 9 decessi. Circa 8% dei feriti erano pedoni e il 15% ciclisti. Quattro i biker morti. Per promuovere comportamenti auto tutelanti da parte dei ciclisti La Municipale ha avviato una campagna di controlli sanzioni rivolta specie a ciclisti e pedoni, additati come responsabili principali dell’incidentalità che li falcidia. È l’approccio più efficace per contenere gli incidenti?

La Fiab ritiene l’iniziativa destinata a non portare modifiche al fenomeno. Occorre infatti comprendere il significato dello spazio pubblico.

Ha scritto Sabino Cannone, esperto di psicologia del traffico, che l’ ambiente stradale è uno spazio “in grado di influenzare i comportamenti degli individui presenti al proprio interno”, fino a determinarne le azioni viziose e virtuose. L’idea di “educazione stradale” proposta dall’ associazione non é banalmente quella delle regole del Codice della Strada, tanto cara a Modena, bensì quella alla “civile convivenza, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. La strada come spazio condiviso”.

“La gestione dell’ambiente stradale spetta al politico” aggiunge Cannone. “Deve essere infatti chiaro che il guidare é un atto politico, nel senso che riguarda la Polis, il luogo del vivere sociale, civico e civile”. In tal senso, il progetto di “educazione stradale” sostenuto dalla Fiab è un “progetto politico di democrazia dal basso, un’attività di volontariato, psicologia applicata, una proposta eticamente connotata, mobilità sostenibile, attenzione all’ ambiente esterno/interiore, etc.”  da attuarsi con tutti i soggetti disponibili.

Giorgio Castelli (Presidente Fiab Modena)

www.modenainbici.it