Ancora troppo pochi i ciclisti e i pedoni a Modena

Un pessimo segno per la mobilità e per la città.

Martedì 18 aprile i volontari di FIAB Modena hanno effettuato la semestrale rilevazione dei ciclisti nei 15 varchi stabiliti dal Comune di Modena nel 2005.

Dalle 7,30 alle 8,45 sono transitati 2856 ciclisti, con un calo del 28% rispetto a quelli contati nel settembre scorso e del 9% rispetto a quelli dell’aprile 2022. È in assoluto il risultato peggiore degli ultimi dieci anni, anche rispetto al recente periodo pandemico, fortemente condizionato dal lavoro e dallo studio svolto a casa.

Le strade più frequentate rimangono quelle di accesso al centro città: via Emilia Est ed Ovest, via Tagliazucchi, viale Medaglie d’Oro, via Sigonio e corso Canalchiaro, le più frequentate anche dai pedoni, risultati in crescita di circa il 7% rispetto ad aprile 2022 (ma ancora pochi).

Il Comune di Modena nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile del 2020 prevedeva di “migliorare le condizioni della circolazione e della sicurezza stradale, (…) favorendo il passaggio dall’uso generalizzato dell’auto privata alla mobilità dolce, ciclabile e pedonale” puntando alla “valorizzazione delle aree pubbliche come spazio condiviso e non più conteso tra auto, pedoni, ciclisti e trasporto pubblico”.

Ma in questi anni, per non toccare i parcheggi, ha visibilmente peggiorato la vita dei pedoni e dei ciclisti autorizzando l’occupazione dei marciapiedi da parte dei locali pubblici e delle attività commerciali, tollerando la posa di tavolini e attrezzature pubblicitarie abusive e autorizzando cantieri edili privi dei percorsi alternativi sicuri per pedoni e ciclisti indicati dal Codice della Strada. A rendere inservibile quel che resta dei percorsi per ciclisti e pedoni ci pensa poi spesso la sosta abusiva, anche questa apparentemente tollerata perché molto raramente sanzionata.

Per contro non sono migliorati i percorsi di accesso pedonale e ciclabile ai luoghi di lavoro e di studio e mancano le promesse zone quiete scolastiche.

Queste sono solo alcune delle azioni per la mobilità sostenibile indicate e non attuate dal Comune, ma pare proprio che anche quelle attuate non abbiano prodotto risultati di rilievo. Vien da chiedersi come pensi il Comune, di questo passo, di raggiungere il 20% degli spostamenti quotidiani in bicicletta (previsto al 2030), ma soprattutto come intenda ridurre quel 12% dei modenesi che usano giornalmente l’auto per spostamenti inferiori al chilometro e l’altro 32% che ne precorre meno di due.

Calendario Attività 2023

Abbiamo definito il calendario delle attività per 2023: gli aggiornamenti in tempo reale sulle attività confermate e quelle cancellate saranno sempre pubblicate sulla pagina www.modenainbici.it/calendario

CICLOESCURSIONI
Per partecipare alle escursioni è necessario contattare i referenti, essere in buone condizioni fisiche ed avere una bicicletta efficiente, leggere e approvare il regolamento gite. Le gite sono rivolte ai soci Fiab che contribuiranno all’organizzazione, alle spese di viaggio e di assicurazione.

CICLO-COLAZIONE / E20 CICLICI 
Serie di facili escursioni in bicicletta per conoscere i dintorni di Carpi. Partenza da Carpi

IN BICI DI SERA: I GIOVEDÌ AL CHIOSCO
Appuntamenti settimanali estivi in notturna, con la bici per sgranchirci le gambe al fresco. Partenza da Modena

ARTEBICI – TEMPO DA MUSEI?
A volte in bici a volte no, andiamo a rivedere tutte le forme e i colori catturati dai nostri occhi durante l’anno, nelle tele dei pittori, nelle opere degli scultori e negli angoli nascosti delle nostre città.

MTB
Escursioni in MTB, in collaborazione coi soci del CAI di Castelfranco (MO)

FIAB IN CICLOFFICINA
Serate di incontro in collaborazione con la Ciclofficina Popolare Rimessa in Movimento di Modena, presso la loro sede in Viale Monte Kosica.

CORSO DI MECCANICA E DI CICLOTURISMO
Fiab organizza corsi per imparare a fare le riparazioni bici più comuni e preparare un ciclo viaggio.

PROMOZIONE AL BIKE TO WORK
Fiab promuove le campagne di Bike to Work, collaborando con le amministrazioni che, con programmi di rimborso chilometrico ai lavoratori che raggiungono il posto di lavoro in bicicletta, premiano una scelta di civiltà a vantaggio di tutta la comunità, volta a ridurre traffico e inquinamento. Consigli e consulenze per le aziende e per i lavoratori che vogliono aderire.

BICICLETTANDO
Progetti di educazione alla mobilità sostenibile, soprattutto nelle scuole elementari e medie. Laboratori di ciclomeccanica.

DONNE IN BICI
Corso per donne che vogliono imparare ad andare in bici. L’iniziativa nasce dalla necessità di agevolare le donne nel loro percorso di inserimento in un contesto lavorativo e nella società utilizzando la bicicletta laddove i mezzi pubblici non arrivano o sono scarsi.

RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO
Il primo martedì del mese, ore 21 sede di Via Ganaceto 45 a Modena (o in video conferenza).
Il terzo martedì del mese, ore 21 sede di Via Baldassarre Peruzzi, 22 a Carpi (o in video conferenza).
Tutti i soci sono invitati a partecipare.

E’ nata prima la ciclabile o la gallina?

Un classico: ogni volta che affermiamo che in città vanno premiati i cittadini che provano a muoversi con modalità sostenibili ed invece penalizzati quelli che usano sempre l’auto privata, ci viene contestato che è sbagliato perché mancano le alternative. La controdeduzione sembra sensata: prima si costruisce una bella rete di ciclabili ed un trasporto pubblico efficiente e rapido, e solo a quel punto possiamo chiedere ai cittadini di abbandonare le auto.

Purtroppo, non funziona così almeno per due motivi. Il primo è proprio perché lo spazio che serve per costruire ciclabili e corsie riservate per i mezzi pubblici è occupato dalle auto. Con 65 auto ogni 100 abitanti (compresi i neonati) ed una occupazione media di 1,2 persone per auto, le città italiane sono imballate da auto in movimento e parcheggiate. Perché un’auto sta ferma per il 92% della giornata, ma anche da ferma occupa tanto prezioso spazio pubblico, e vediamo bene le battaglie per togliere qualche posteggio tutte le volte che una amministrazione prova a costruire qualche metro di ciclabile. Ogni cittadino sa bene che se vuole andare al lavoro e lasciare ferma la sua auto otto ore in strada, ha assoluto bisogno di quello spazio libero (e gratuito possibilmente).

Per i mezzi pubblici la tensione è ancora maggiore: se non ci sono corsie riservate, il mezzo pubblico ha velocità e tempi di percorrenza non competitivi, proprio perché frenato dall’enorme traffico privato cittadino. Nelle grosse città ci sono i numeri per costruire metropolitane sotterranee, ma è una soluzione non praticabile nelle piccole medie città. E la riprova che il mezzo privato non ha alcuna possibilità di risolvere i problemi delle città sta nei numeri: a Milano, ad esempio, il 56,7% della popolazione utilizza l’ottima rete di trasporto pubblico, eppure la rimanente minoranza di chi si sposta in auto intasa regolarmente la città.

Il secondo motivo è che per cambiare le dinamiche della mobilità le politiche devono essere selettive e non addizionali: se si aggiungono nuove modalità di transito, senza togliere parcheggi e priorità al traffico privato, i cittadini continueranno per comodità ad usare l’auto. Se i cittadini possono transitare e parcheggiare ovunque davanti ad ogni destinazione, perché dovrebbero cambiare le loro abitudini?

In ogni città europea che ha fatto con successo queste operazioni, i marciapiedi, le piste ciclabili e corsie bus hanno tolto spazio a parcheggi e corsie di transito. Solo così può funzionare.

Mobilitiamoci per le zone scolastiche

Giorni fa abbiamo avuto il piacere e l’onore di partecipare, quali giurati, alla selezione dei primi tre disegni classificati del concorso, rivolto alle classi seconde delle Scuola Secondaria di primo grado di Cavezzo, per la creazione del logo “Tutti in sella”, in occasione del progetto regionale Mobilityamoci, a cura del CEAS Tutti per la TERRA.

Ma un “dettaglio”, assai importante, è che il comune, da mesi, ha chiuso l’area antistante le scuole alle automobili realizzando in maniera semplice, una di quelle “zone scolastiche”, previste dal nostro codice della strada, in cui “possono essere limitate o escluse la circolazione, la sosta o la fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli, in orari e con modalità definite con ordinanza del sindaco”.

Queste zone sono assai importanti per una lunga serie di motivi:

  • Incentivano modalità di spostamento come l’uso della bici o l’andare a piedi.
  • Favoriscono la socializzazione e l’autonomia dei ragazzi,
  • Ne tutelano la salute riducendo l’inquinamento da traffico, gas di scarico e polveri, davanti alle scuole.
  • Riducono il rischio di incidenti dovuti all’assembramento selvaggio dei genitori che devono arrivare il più possibile vicino all’ingresso delle scuole.

Davanti alle scuole di Cavezzo c’è oggi una bella distesa di biciclette ed è un piacere ascoltare i commenti dei ragazzi quanto raccontano come sia bello poter andare a scuola in autonomia e con gli amici e gestendosi il tempo. Dovrebbe essere la normalità. Quando i genitori portano i bambini a scuola in auto perché non si fidano a mandarli soli in quanto tutti li portano in auto, ci si rende conto che nei nostri cervelli è avvenuto un qualche tipo di cortocircuito.

Le zone scolastiche, specie se temporanee, non sono difficili ne costose da realizzare. Magari si potrebbe pensare di farlo anche coinvolgendo gli studenti, trasformando gli spazi da grigi ed anonimi parcheggi a nuove piazze, magari con del verde ed attrezzate con aree destinate al gioco e alla socializzazione dei ragazzi.

Potrebbero essere i centri di spirali virtuose che spingano i quartieri in cui sorgono le scuole verso una trasformazione da città delle auto a citta delle persone. Il permettere ai nostri ragazzi di andare a scuola in autonomia e sicurezza dovrebbe essere un dovere morale dei nostri amministratori, sarebbe un enorme investimento per il nostro futuro.

Eppure vediamo mamme che accompagnano i loro bambini a scuola, con bacino sulla guancia, quando sono già iscritti all’università

Cicloturismo: siamo pronti?

Lo scorso weekend a Milano si è tenuta la fiera del cicloturismo che ha visto la partecipazione di oltre 10.000 cittadini da tutta Italia. Sono numeri che, soprattutto di questi tempi, fanno capire come questo non sia più un fenomeno di nicchia.

In Europa il cicloturismo vale circa 44 miliardi di Euro/anno e sono 5,7 milioni i tedeschi che hanno fatto un viaggio in bici negli ultimi 3 anni dormendo fuori almeno 3 notti con un indotto di 11 miliardi di Euro/anno. In Italia nel 2019 il cicloturismo ha generato 55,1 milioni di pernottamenti, dei quali 34,4 di stranieri, per una spesa totale pari a 4,6 miliardi di euro.

Con il boom dei “cammini”, che condividono gli stessi tracciati ed hanno gli stessi bisogni, i vantaggi del modello di turismo slow sono sotto gli occhi di tutti: è la valorizzazione dei luoghi minori, l’Italia rurale, un patrimonio lontano dai percorsi turistici di massa. I cicloturisti non chiedono solo di fare sport, ma di pedalare fuori dal traffico, nella natura, soffermarsi a visitare le bellezze culturali, fare degustazioni a scoprire i produttori locali e le piccole strutture recettive.

Il turismo in bici ed a piedi si svolge in primavera e autunno, e permette di allungare la stagione: tutta l’Italia ha le caratteristiche per accogliere questi turisti, ma solo le destinazioni che si attrezzeranno adeguatamente potranno godere di questi flussi.

Perché nel turismo in movimento non è più il singolo operatore ad offrire un pacchetto, ma è la destinazione che, come comunità, deve offrire sé stessa con un alto livello generalizzato di ospitalità e servizi, frutto della collaborazione di diversi soggetti istituzionali e privati che rendono fruibili le proprie competenze e servizi.

In Fiera a Milano erano presenti alcune destinazioni che una volta avremmo definito “minori”: Biella, il Collio Goriziano, il Novarese, la Basilicata, le Valli Varesine, i Parchi Calabresi (Aspromonte, Sila e Pollino), l’Irpinia, la Val Seriana, Terre di Pisa, il Monviso. E tanti altri.

Nella nostra provincia non mancano certo i motivi per richiamare un turista esperienziale: varietà di paesaggi, monumenti e castelli, una enogastronomia unica al mondo, alcuni richiami irresistibili (Ferrari, Pavarotti…). Consci di queste potenzialità, già nel 2013 a Modena avevamo organizzato il Festival del Cicloturismo: forse troppo in anticipo, ma adesso sarebbe autolesionistico continuare a sottovalutare questo formidabile volano per economia e rigenerazione del territorio.

Per una mobilità ragionevole – Città 30

Afferma l’Architetto Matteo Dondé che “tutti gli studi dimostrano che in ambito urbano tra 30 e 50 Km/h i tempi di percorrenza cambiano poco: gran parte del tempo lo perdiamo agli incroci e ai semafori. Moderando la velocità invece si riducono morti e feriti, rumore e inquinamento, a vantaggio della sicurezza di tutti gli utenti della strada, andando quindi al di là del focus sulla sola bicicletta”. Le città europee hanno in effetti approfittato della pandemia per accelerare questo processo di trasformazione all’insegna del valore dello spazio pubblico, di una maggiore sicurezza stradale e di relazioni di vicinato più strette. Si è affermata così la cosiddetta “Citta 30”, passo decisivo verso un nuovo paradigma urbano: la “Città dei 15 minuti”, in cui tutti i servizi necessari alla vita quotidiana (dagli uffici postali alle scuole ai negozi) sono raggiungibili per tutti i residenti in 15 minuti a piedi o in bici. A ottobre 2021 il Parlamento Europeo ha addirittura approvato ad ampia maggioranza (615 voti favorevoli, 24 contrari e 48 astensioni) una risoluzione che chiede l’introduzione di limiti di velocità a 30 km/h in tutte le zone residenziali dell’Unione.

Ma cos’è, come funziona e come si costruisce questa “Città 30”? Se ne avete sentito parlare ma non sapete di preciso di che si tratta; se siete convinti che sia una pessima trovata; se credete invece che sia la strada giusta; se siete curiosi di capire che vantaggi (o svantaggi) comporta, che interventi prevede e se sia realistica in Italia e a Modena e dintorni in particolare, Fiab Modena ha organizzato due serate che fanno per voi. Potete partecipare comodamente dal salotto di casa, in collegamento online: basta visitare il sito www.modenainbici.it e iscriversi compilando l’apposito modulo, e riceverete il link via email il giorno della conferenza stessa.

Nella prima serata, venerdì 4 febbraio alle 21.00, il focus sarà sulle caratteristiche della Città 30; interverrà anche Andrea Colombo, già assessore alla mobilità di Bologna, promotore del BiciPlan ed inventore dei T-Days.

Nella seconda serata, venerdì 11 febbraio sempre alle 21.00, ci si interrogherà sulle tecniche di organizzazione delle strade per ottenere una “Città 30”: come funzionano in Europa e come applicarle nelle città storiche italiane, dove non è sempre semplice né vantaggioso costruire spazi separati. Interverrà Andrea Burzacchini, amministratore di AMO ed esperto di mobilità con lunga esperienza in Germania ed Italia.

Vi aspettiamo!

Per iscriversi è necessario compilare questo modulo – riceverete via email il link per partecipare il giorno della conferenza stessa.

La piattaforma utilizzata prevede l’accesso di max 100 utenti. In caso di necessità daremo priorità ai soci FIAB.

Info: Ermes 3406764713 – Piero 3356250417

Auguri da FIAB

Care socie e cari soci,

eccoci qui di nuovo a fare bilanci per l’anno passato ed a pensare come organizzarci per il futuro.

L’anno che sta’ finendo ha portato con sé tante novità per FIAB Modena e tante sfide e nuovi e stimolanti impegni, abbiamo ricominciato con le consuete attività ed abbiamo allacciato nuovi rapporti, attivato nuovi progetti e stiamo preparandoci per nuove sfide.

Siamo sempre stati confortati dalla fiducia dei soci che anche nei momenti più difficili, come lo scorso anno, che non hanno mai mancato di darci il loro supporto continuando ad aumentare di numero. Il lavoro di FIAB Modena diventa via via sempre più impegnativo con il crescere dell’ associazione e l’aumentare della base associativa che ci conforta, stimola ed impegna nell’operare quotidiano.

Anche il numero dei componenti del direttivo è aumentato, e con loro le competenze le idee e le possibilità di confronto. Rappresentare un’associazione così vasta e variegata è una bella responsabilità ed un onore. Continuiamo a lavorare per portare un concreto contributo sociale alla nostra città e stiamo consolidando maggiormente la nostra presenza in altre zone della provincia.

Tutto questo non sarebbe comunque possibile se non grazie alle tante persone che sempre più, speriamo, continueranno a supportarci, agli amici con cui condividere le nostre idee e che contribuiranno attivamente, anche con il semplice gesto di rinnovare la tessera FIAB, a rendere sempre più autorevole la voce di chi chiede un modello di sviluppo della mobilità e dello spazio comune più democratico e sostenibile.

Per questo vi chiediamo di continuare a sostenerci, come avete sempre fatto, attraverso il tesseramento, che può essere eseguito on-line, a questa nostra pagina www.modenainbici.it.

Grazie e Buon anno a tutti.
Eugenio Carretti

Chi uccide chi

Una persona investita da un’auto a 30km/h ha il 10% di possibilità di morte, a 50km/h si passa al 85% ed a 70km/h è matematicamente spacciata. Di questa curva esponenziale dobbiamo tenere conto quando sosteniamo che per centrare l’obiettivo UE (“Vision Zero”) del dimezzamento dei morti entro il 2030 e di azzeramento nel 2050, si debba partire da regolare i comportamenti di chi guida.

Anche una recente infografica della Commissione UE non lascia spazio ad interpretazioni: sono le utenze motorizzate a 4 ruote (auto e camion) responsabili dell’82% dei morti.

A nessuno verrebbe in mente di affermare che basterebbe rispettare tutti il Codice Penale per azzerare la criminalità, però continuiamo a sentir dire che basterebbe il semplice rispetto del Codice della Strada da parte di tutti gli utenti per risolvere il problema. Non è così perché esiste sempre l’errore umano, che spesso è facilitato da una progettazione stradale pensata da decenni per velocizzare il traffico auto, e non per garantire la sicurezza di tutte le utenze.

Purtroppo, anche l’importante PNSS 2030 (Piano Nazionale Sicurezza Stradale), che è in discussione in questi giorni in parlamento, è basato su premesse sbagliate, per cui colpevolizza i comportamenti delle utenze vulnerabili e deresponsabilizza i conducenti motorizzati. Come se le 800 persone all’anno che vengono uccise sulle strisce pedonali fossero tutti degli sbadati che dovevano stare più attenti. Insieme ad altre decine di associazioni abbiamo chiesto un radicale cambio di impostazione, e come FIAB abbiamo proposto alle commissioni un importante elenco di modifiche, senza le quali avremmo un piano per la “Vision Zero” con Zero Visione.

Città 30 subito

A Modena una mamma di 52 anni che tornava sabato notte dal turno al ristorante: travolta da un SUV. A Carpi un operaio 45enne che usciva alla sera dalla fabbrica: travolto da un camion. Ancora a Modena un anziano di 89 anni in via Giardini: investito da un’utilitaria sul pedonale. Altri 3 pedoni uccisi a Modena e provincia (Vignola, Finale) nell’ultima settimana. Un vero bollettino di guerra.

Purtroppo la “città 30” per ora a Modena è solo nei convegni, o promessa “entro il 2030”: peccato che le amministrazioni decidono e rispondono solo delle cose che fanno durante la durata del loro mandato.

Almeno smettiamo da subito con le divisioni classiste “auto=lavoro” e “bici=divertimento”, per cui le infrastrutture ciclabili e la moderazione di velocità sono soldi buttati e favoriscono i fighetti in lycra che non hanno nulla di meglio da fare che rallentare chi va al lavoro in auto. È spesso tristemente il contrario: cuoche, operai, badanti, avvocati che rischiano la vita per andare al lavoro, per colpa di chi sfreccia in auto sui 2km che li separano dalla palestra o dallo spritz.

Le persone usano il mezzo che hanno, quello che ritengono più economico ed efficiente, o semplicemente l’unico che sanno guidare. In città non c’è nessun motivo per cui chi guida un’auto debba prevaricare su chi si muove in bici. Le strade sono di tutti, tutti pagano le tasse ed hanno il diritto di muoversi in sicurezza come preferiscono.

Anzi, dovrebbero essere proprio le amministrazioni a facilitare chi non inquina, non intasa le strade, non rovina l’asfalto, non assorda, non mette a repentaglio la vita altrui e pedalando si tiene in salute. Da ora, non dal 2030.

Le elezioni si vincono sulle strade

Le furiose polemiche nostrane sulle corsie ciclabili sono la prova che mettere in discussione il monopolio delle auto sullo spazio pubblico della strada porta una fetta dell’opinione pubblica a ribollir di rabbia. Sarà probabilmente una fetta minoritaria, perché un po’ ovunque i sindaci impegnati nel recupero delle strade per pedoni e ciclisti vengono premiati dai cittadini che li rieleggono, spesso con maggioranze schiaccianti.

A Londra Sadiq Khan è stato riconfermato a maggio con il 55% dei voti dopo aver creato 26 km di nuovi tracciati ciclabili; Anne Hidalgo a Parigi ha staccato l’avversario con il 18% dei voti in più dopo aver addirittura trasformato arterie urbane come Rue de Rivoli in corridoi a priorità ciclabile. Stessa sorte nel 2019 a Barcellona per Ada Colau, che aveva riallocato a pedoni e ciclisti 30.000 metri quadri di spazio stradale; a Oslo per Marianne Borgen, che aveva eliminato quasi tutti i parcheggi del centro città; a Sidney per la sindaca pro-bici Clover Moore, e a Tel-Aviv per Ron Huldai, che aveva restituito a bici e pedoni ampi spazi stradali.

E in Italia? Beppe Sala è stato rieletto a Milano con il 56% dei voti dopo aver tolto alle auto 22.000 metri quadrati di corsie per creare 38 piazze di quartiere e 35 km di spazio ciclabile e pedonale. E la sezione elettorale in cui il suo consenso è aumentato di più rispetto al 2016, è la n°21, proprio quella dove era stata inaugurata la contestatissima corsia ciclabie di Corso Buenos Aires.

Sindaci, fatevi coraggio: ridare strada a pedoni e ciclisti crea inevitabilmente polemiche ma sembra anche uno dei modi più sicuri per vincere le elezioni amministrative.