Situazione smog: se 49 sforamenti vi sembran pochi

La soglia di Pm10 a Modena nel 2017 è già stata superata per 49 volte, ovvero 14 volte in più del limite fissato per legge di 35 sforamenti.

Da quasi dieci giorni a Modena respiriamo aria con una concentrazionedi polveri sottili quasi doppia rispetto a quella tollerabile, che sarebbe di 50 microgrammi al metro cubo, alleviata solo temporaneamente dalle diverse condizione meteo di lunedì.
Le polveri sono un inquinamento che non si vede, non si sente, non fa odore né rumore ma crea gravi problemi ,alla salute soprattutto dei più piccoli, degli anziani e di chi già soffre di patologie cardio-respiratorie, spesso i nostri familiari più deboli a cui dedichiamo le cure maggiori.

Il dato imbarazzante è che questa situazione sia emersa prima dell’accensione dei riscaldamenti: questo sottolinea, ancora una volta, che la vera responsabilità dell’inquinamento nelle nostre città è il traffico delle auto.

Non è una situazione nuova ma nessuno interviene in modo deciso in anticipo e per questo mancato adeguamento alle norme europee paghiamo multe salate, risorse che potremmo utilizzare in altro modo.

I nostri amministratori lamentano che ora mancano i soldi per combattere l’inquinamento, e chiedono altri finanziamenti allo stato; ma quelli finora spesi hanno dato dei risultati? Forse occorre fare delle valutazioni concrete e ripensare alle politiche sulla mobilità, decidere che è ora veramente di cambiare registro.

Fiab Modena (Federazione Italiana Amici Biciletta), che da anni promuove l’utilizzo della bicicletta nelle città, valuta positivamente la scelta delle amministrazioni di non interrompere le limitazioni al traffico anche per i prossimi giorni, nonostante il temporaneo miglioramento della qualità dell’aria, ma chiede più coraggio nelle scelte. Nell’immediato e nell’emergenza occorre : adottare provvedimenti più drastici e limitare in modo deciso il traffico automobilistico, effettuare maggiori controlli che questi vengano rispettati (i 116 controlli fatti finora dalla Municipale, neanche 20 al giorno, e le 9 sanzioni non ci sembrano particolarmente significative), concedere meno deroghe e, se la qualità dell’aria non migliora, serve un blocco totale del traffico.
Per ridurre il traffico automobilistico in città sarebbe strategico estendere a tutte le zone residenziali le aree 30 (zone in cui le auto possono circolare alla velocità massima dei 30Km/h). Questo favorirebbe anche la scelta dell’utilizzo della bici nei percorsi casa-scuola o casa-lavoro: diminuendo la velocità del traffico aumenterebbe la sicurezza reale e percepita per ciclisti e pedoni.

Oppure istituire il divieto di transito/parcheggio auto davanti alle scuole, dove i nostri ragazzi rimangono per tutto l’arco della giornata. Lasciare l’auto a qualche decina di metri e accompagnarli a piedi per l’ultimo tratto di strada potrebbe diventare una sana abitudine.

Contemporaneamente però occorre riorganizzare i trasporti pubblici e implementarne il servizio in modo funzionale alle esigenze dell’utenza.  Nell’immediato, favorire la mobilità ciclistica e l’uso del mezzo pubblico con opere “leggere” e realizzabili subito darebbe la possibilità concreta alle persone di rispondere in prima persona all’emergenza smog e di lasciare a casa l’auto (ad es. bonus acquisto biciclette, facilitazioni di parcheggi protetti negli uffici, abbonamenti famiglia per i mezzi pubblici, gratuità di navette da parcheggi esterni la città, ecc.).
Aspettare che sia la pioggia ad alleviare i problemi di inquinamento ci sembra una soluzione un po’ “arcaica”.

Al lavoro in bicicletta

BIKE to Work è un invito ad andare al lavoro in bicicletta.

E’ la richiesta di riprendere questa buona abitudine che ci viene fatta da più parti, a partire dall’Europa, che ogni anno ci ricorda che è una delle più efficaci soluzioni per ridurre l’inquinamento delle nostre città. Ma sappiamo che fa molto bene anche alla salute, alle relazioni quotidiane e alle nostre tasche.

L’uso della bicicletta sui percorsi casa-lavoro e casa-scuola ha un grande impatto ambientale e sociale perché riguarda molte persone che fanno tragitti ripetitivi e quotidiani, che si snodano in gran parte nei centri urbani per una lunghezza generalmente inferiore ai 5 chilometri.

La FIAB Onlus promuove anche quest’anno la Giornata Nazionale BikeToWork, alla quale hanno aderito molte aziende ed enti pubblici, compreso il Comune ed altre aziende di Modena, nella convinzione che lasciare l’auto in garage ed andare a lavorare in bicicletta sia una delle strategie più “rivoluzionarie” per migliorare la qualità dell’aria e rendere più vivibili le nostre città.

In tutto il Paese si attiveranno nei prossimi giorni campagne per invitare tutti ad utilizzare la bicicletta ed in molti luoghi di lavoro verranno attrezzati banchetti per la distribuzione di gadget e materiale informativo.

Tuttavia, guardando alle esperienze più riuscite in Europa, si nota subito che le amministrazioni pubbliche e aziende più virtuose hanno affiancato alla comunicazione ed alla promozione, altri servizi indispensabili per i propri dipendenti: parcheggi coperti e custoditi, spogliatoi, una pompa e qualche piccolo attrezzo ed in alcuni casi anche benefit economici, buoni spesa presso alcuni negozi e sconti per l’acquisto della bicicletta.

In fondo hanno dato ai lavoratori in bicicletta gli stessi servizi che le grandi aziende offrono da tempo a coloro che vanno in auto, come i parcheggi riservati e coperti e sconti sull’acquisto delle auto.

E’ probabile che anche i nostri lavoratori verranno in bicicletta se potranno avere un luogo sicuro per parcheggiarla, un locale attrezzato dove poter appendere una mantellina bagnata e magari anche un piccolo incentivo economico. Agli imprenditori costerebbe meno ed occuperebbe lo stesso posto di qualche garage.

Alcune aziende ed alcuni Comuni, anche in questo momento di scarse risorse, lo stanno già facendo in collaborazione con la FIAB: e le altre cosa aspettano?

Giuseppe Amorelli
www.modenainbici.it

Un’alternativa al mezzo privato: la mobilità condivisa

portabici modena

E’ possibile percorrere tragitti medio-lunghi da città a città, da centro storico a periferia, da quartiere a quartiere, senza l’impiego del veicolo privato? La risposta è certamente positiva, è di moda e si chiama sharing mobility.

La prima espressione del modello sempre più diffuso della condivisione è il car sharing, i cui servizi in Italia sono raddoppiati nell’ultimo anno rispetto al precedente. Nel 2016 si contano 700 mila utenti di Enjoy, Car2Go, DriveNow. Secondo gli esperti, ogni auto condivisa toglie dalla strada fino a 9 vetture circolanti, contribuendo a ridurre il traffico e l’inquinamento. In Italia, 200 mila sono le persone che inforcano le biciclette del bike sharing, che dispone di 13.770 bici in 200 comuni.

Alzano l’asticella della condivisione i 40 mila passeggeri che ogni weekend usano l’autostop digitale di BlaBlaCar, che propone di utilizzare una sola automobile da parte di un gruppo di persone che compiono lo stesso tragitto; allo stesso modo, l’italiana JoJob favorisce gli spostamenti casa-lavoro fra gruppi di colleghi.

La mobilità condivisa è un’alternativa al mezzo privato credibile, crescente e pratica: innesca una rivoluzione culturale che porta ad intendere la proprietà privata come un “prestito”, il cui utilizzo è volto al profitto e al benessere collettivo. Un’opportunità che tuttavia fatica a trovare un sistema intermodale strutturato (interconnessione tra car e bike sharing, car pooling e mezzi pubblici) che permetta di scegliere il mezzo più adeguato per spostarsi in città in modo economico, ecologico e salutare.

E a Modena? Ad oggi i numeri della mobilità condivisa, particolarmente automobilistica, sono limitati, a causa degli scarsissimi investimenti in questo campo: il car sharing elettrico (Share’ngo) conta su 20 vetture, mentre il car pooling non presenta statistiche rilevanti. Ma il vero campione di condivisione è C’Entro in bici: con oltre 300 bici gialle, 3.000 iscritti e 100.000 prelievi annui rappresenta un servizio (gratuito) di successo, molto gradito agli utenti.

Marina Beneventi
www.modenainbici.it

Piazza Matteotti: sparite le bici gialle

articolo – resto del carlino

Piazza Matteotti: sparite le bici gialle

La ‘notiziola’ è questa: il cantiere appena attivato in Piazza Matteotti ha reso inutilizzabile la postazione di C’Entro in Bici, le bici gialle ben note ai modenesi che ne fanno largo uso.

Se è pienamente condivisa la sistemazione della grande piazza, non appare altrettanto accettabile la decisione di sottrarre agli utenti del centro storico quattro bici fra le più utilizzate, per almeno due mesi.

Eppure bastava così poco a prevenire il disagio arrecato agli iscritti: la postazione poteva essere spostata provvisoriamente sulla strada che lambisce la piazza, con pochissimo sforzo e generale soddisfazione, in attesa della fine dei lavori.

E allora perché non si è provveduto per tempo? La risposta è incerta: probabilmente non si è trattato di una esplicita volontà di danneggiare i ciclisti, ma di pura e semplice… insensibilità. D’altronde, che problema può creare l’annullamento di una postazione del bike sharing? Qualche bici in più o in meno non cambierà di certo la vita ai cittadini e all’ambiente.

Certo, si tratta di una ‘notiziola’, ben poca cosa rispetto ai grandi temi sociali ed economici sul tappeto. Eppure, sotto sotto, pur nella sua piccolezza, racconta qualcosa di più importante: conferma la ‘filosofia’ della mobilità praticata dall’Amministrazione comunale negli ultimi anni.

Agli annunci di voler promuovere gli spostamenti ecologici seguono le più concrete iniziative a favore degli autoveicoli: a una ciclabile ‘spezzatino’ faticosamente concessa ai ciclisti fa eco il maggior costo della concessione del Novi Park; all’incremento di 2 depositi protetti per bici fa eco l’impegno per moltiplicare le autostrade che attraversano un territorio fra i più infrastrutturati d’Europa; all’annuncio che il Piano della Mobilità ciclistica intende incrementare dell’1.5% annuo l’uso della bici fa eco l’eliminazione di 78 portabici dal centro storico, sacrificati per ricavare parcheggi per auto e moto, spazi per i ristoranti, ma anche per i contenitori portarifiuti…

Il cerchiobottismo teorizzato dall’Assessore alla Mobilità municipale in più occasioni rivela i suoi intenti reali: per lui non esiste un problema grave di inquinamento e, se esiste, non è compito suo contribuire a risolverlo.

L’avevamo detto: è una ‘notiziola’, quasi irrisoria…

FIAB MODENA
12 luglio 2017

Treno-bici: una santa alleanza contro l’inquinamento

treno più bici, accoppiata felice

Spostamento casa-scuola, bike-to-work, cicloturismo: sono tante le strade che portano a valorizzare la bicicletta come mezzo di trasporto economico, salutare ed ecologico. Una risorsa molto importante, tuttora sotto utilizzata, è certamente il treno. Presente in tutte le regioni, già usato quotidianamente da studenti, lavoratori e turisti, da sempre costituisce un ausilio per gli spostamenti sia brevi che medio-lunghi.

Purtoppo, nel Belpaese l’offerta di servizi ferroviari per i ciclisti è così gravemente irregolare da limitarne la fruizione: i treni veloci consentono solo il trasporto di biciclette smontate e di quelle pieghevoli; i treni regionali e interregionali propongono soluzioni variabili in base al materiale rotabile e al diverso tipo di servizio a cui è destinato il treno (ad es. se dedicato ai pendolari).

A partire dal 2019, entreranno in servizio nuovi treni regionali Trenitalia nei quali si prevedono spazi per 8 biciclette sui convogli a media capacità e per 16 su quelli ad alta capacità.

L’impegno di Trenitalia appare significativo. Tuttavia, esso dev’essere completato da interventi che favoriscano la circolazione delle bici da e verso i treni: questi devono essere dotati di spazi per il trasporto delle biciclette complete; su quelli regionali e interregionali deve essere predisposto un minimo di 1 posto bicicletta ogni 20 posti passeggero; gli spazi dedicati alle bici dovrebbero essere multifunzionali e consentire la ricarica delle bici elettriche; le normative dovrebbero essere uniformate e armonizzate con quelle europee. Grande attenzione dovrebbe essere rivolta ai servizi fuori e dentro le stazioni (ad es. parcheggi protetti, approdo facilitato ai treni).

Nei paesi europei più evoluti, gli operatori hanno incrementato la capacità di trasporto di bici. E all’aumento dell’offerta ha sempre corrisposto un maggiore utilizzo del servizio e, spesso, un ulteriore aumento della domanda. L’Italia ha tutte le energie per farcela: deve solo convincersi che l’alleanza fra treno e bici è la strada giusta.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Sicurezza ciclisti e pedoni: riserve indiane o condivisione?

zona 30

Sicurezza ciclisti e pedoni: riserve indiane o condivisione?

La sicurezza stradale di ciclisti e pedoni è un argomento ricorrente nella comunicazione sociale, che riemerge dal fondo carsico in cui è relegato ogni qualvolta le vittime sono personaggi pubblici.

Al di là delle considerazioni fatalistiche (‘Poveretto…’) e delle valutazioni recriminatorie (‘Se la sono cercata…’), spesso la reazione dei cittadini s’incentra su un argomento paradossale: gli incidenti accadono perché… si muovono insieme alle automobili.

Benché assai diffusa, tale opinione rivela un pregiudizio antico e una tentazione autoritaria: i pedoni e ciclisti sono un corpo estraneo nel flusso del traffico e andrebbero relegati in spazi specifici, riservando la strada alle quattro ruote.

La realtà è diversa. Non la convivenza, ma la velocità eccessiva costituisce il primo fattore di incidentalità. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, la presenza diffusa di pedoni e ciclisti in strada crea le condizioni per una più elevata sicurezza per tutti.

Un vero piano della sicurezza richiede pertanto di moderare la velocità dei veicoli più pericolosi (le auto), conseguibile con misure sperimentate: ampliamento dei marciapiedi, costruzione delle isole spartitraffico salvagente, ridimensionamento delle corsie di marcia.

Agendo sulla percezione del rischio, tanto più alta quanto più ristretti sono gli spazi e più frequentata la strada, si consegue una guida più controllata, adatta all’ambito cittadino. È contro intuitivo, ma è perfettamente dimostrabile sul campo.

Risulta quindi controproducente (oltreché costoso) moltiplicare nelle strade urbane segnali luminosi, cartelli, cordoli, semafori: in questo campo troppi messaggi inducono alla desensibilizzazione e alla rimozione. Al contrario, la semplicità essenziale delle zone a 30 km/h, dove valgono solo due regole (limitazione della velocità e dare precedenza a chi viene da destra), favorisce una sicurezza effettiva e permanente ineguagliabile con altri sistemi.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Se 140 portabici vi sembran tanti …

Se 140 portabici vi sembran tanti …

Il 2 maggio scorso l’Assessorato alla Mobilità del Comune di Modena ha annunciato l‘installazione di 140 portabici ‘Modena’ in centro storico e l’avvio dei lavori della nuova ciclabile di via J. Barozzi. L’assessore Gabriele Giacobazzi ha ribadito che «i portabiciclette in centro storico non sono diminuiti, come denunciato dalla Fiab» e che quelli effettivamente tolti «sono stati ricollocati nelle immediate vicinanze», precisando che l’associazione dei pedoni e dei ciclisti ha preso un abbaglio presentando dati «viziati da un equivoco», come nel ‘caso Delfini’: laddove prima c’erano 26 posti bici, ora in via Goldoni se ne trovano 44, che fra breve saranno portati a 46.

La Fiab accoglie con favore la posa di portabici in centro e la realizzazione della ciclabile di viale Barozzi, sperando che non si tratti un altro attacco di “annuncite” dell’Assessore. Del resto anche a marzo, sui portabiciclette tolti in centro, l’Assessore si era impegnato a contestare puntualmente i dati della Fiab, cosa che non è avvenuta anche perché è difficile contestare dati facilmente verificabili da chiunque.

Portabici in centro storico: il rilievo fotografico della Fiab del 21 marzo 2017  documenta che il saldo finale (fra portabici installati ed eliminati) è negativo di ben 78 portabici, per un totale di 142 posti bici in meno.

Presso la Biblioteca Delfini il rilievo fotografico documenta che ai civici nn.96-103-105 di Corso Canalgrande sono stati eliminati 25 portabici, ossia 50 posti bici. Al loro posto oggi parcheggiano 10 moto e tre auto. In via Goldoni, risultano installati 44 posti bici: mancano così all’appello 6 posti bici.

Del resto anche l’annunciata installazione di 140 nuovi porta bici in città, se si legge attentamente la nota del Comune, precisa che saranno solo 90 i portabici nuovi, perché 30 sostituiranno i portabici già rimossi e 20 serviranno come ‘riserva’ per future sostituzioni. Così in centro l‘incremento reale sarà globalmente di soli 12 portabici, con un incremento di circa l’1%, un po’ poco per tanto annuncio.

La costruzione di una ciclabile di viale Barozzi è già stata “annunciata” dalla precedente Giunta e a più riprese anche dall’Assessore e sembra che ora venga proposta larga 2 metri. E’ difficile comprendere questa scelta, visto la strada è molto ampia e che, se si realizza a doppio senso, deve essere inderogabilmente di almeno 2,50 metri. Due metri sono sufficienti se è pensata a senso unico in direzione della Giardini, ma in questo caso ciclisti saranno costretti a transitare nell’altro senso lungo la corsia preferenziale degli autobus.

Ancora una volta l’assessore Giacobazzi contesta erroneamente i dati della Fiab, annuncia e promette interventi che non realizza.

Le analisi preliminari del Piano della Mobilità Ciclabile, che l’Assessore illustra da oltre due anni, certificano un quadro pietoso: il 55% degli attraversamenti delle ciclabili è solo pedonale e i ciclisti dovrebbero scendere e andare a piedi, il 30% della segnaletica delle ciclabili è da eliminare o da sostituire, l’84% degli attraversamenti è senza protezione, per non parlare delle condizioni delle pavimentazioni che peggiorano costantemente.
Mentre non realizza gli interventi riparativi conseguenti, realizza piste risicate a doppio senso su strade che mantengono comunque la sosta in doppia fila, come via Giardini e via Emilia Est, e inaugura la pista di via Montecuccoli rubando altro posto ai pedoni.

La Fiab non ama polemizzare con le Amministrazioni Comunali con le quali auspica invece un confronto sano e di collaborazione, ma non può rinunciare al proprio compito di difesa di chi cammina e pedala ogni giorno, denunciando le scelte sbagliate e i dati addomesticati, soprattutto in un contesto che vede aumentare l’inquinamento atmosferico e acustico da traffico, che dovrebbe preoccupare prima di tutto i Sindaci che hanno la responsabilità della salute e della qualità ambientale.

I nostri rilevamenti semestrali certificano anche un lieve calo di pedoni e ciclisti in città, mentre gli incidenti che li coinvolgono sono gli unici che continuano a non calare. Cosa altro bisogna certificare per dimostrare che questa politica della mobilità è proprio sbagliata?
Fiab Modena
10 maggio 2017

Rilievo biciclette della Fiab: lieve incremento (+1,7%) rispetto al 2016. Tendenza alla stabilità nel medio periodo

tecnici progettisti ed associazioni

Rilievo biciclette della Fiab: lieve incremento (+1,7%) rispetto al 2016. Tendenza alla stabilità nel medio periodo

Il rilievo dei flussi di biciclette semestrale che la Fiab compie da 10 anni in città (ad aprile e settembre) ha evidenziato un lieve incremento (+1,7%) sullo stesso periodo del 2016 e una sostanziale stabilità di questa forma di mobilità nel tempo.

Il dato è stato registrato dai volontari dell’Associazione che hanno monitorato le 17 intersezioni più importanti di Modena fra le 7.30 e le 8.45 dell’11 aprile scorso. Le bici censite sono state complessivamente 3.763, contro le 3.700 del 2016 e le 3.874 del 2015. In definitiva, nel tempo la curva dei flussi si è assestata sotto le 4.000 unità.

Come sempre, l’incrocio Buon Pastore/Sigonio si è aggiudicato la palma del più trafficato (331 bici), seguito dall’inedito ex-equo Canalchiaro/Ruà Frati ed Emilia Est/Menotti (282 bici); più distanziati Medaglie d’Oro/Muratori (240 bici) ed Emilia Ovest/Aldo Moro (185 bici).

Qualcosa è cambiato nei flussi, in relazione agli spostamenti demografici e alla distribuzione dei poli attrattori nei quartieri cittadini: mentre Buon Pastore/Sigonio ed Emilia Ovest/Aldo Moro fanno registrare incrementi significativi dei ciclisti, al contrario Mazzoni/Crispi, Emilia Est/Menotti, Vignolese/Marzabotto, Medaglie d’Ora/Muratori e Morane/Archirola risultano in decremento, a volte anche molto accentuato.

La validità del rilievo Fiab è naturalmente indicativa, ma riguarda il momento della giornata e gli incroci più trafficati. Inoltre, il confronto metodico nel tempo garantisce una confrontabilità dei dati che non può essere sottovalutata.

La considerazione conclusiva che la Fiab ha maturato negli anni è che le politiche messe in campo dall’Amministrazione comunale non stanno modificando significativamente i rapporti molto squilibrati fra le varie modalità di spostamento, in particolare fra la componente ciclabile (circa il 10% sul totale degli spostamenti) e quella auto-motoveicolare (circa 75%). Purtroppo, il tanto decantato Piano della Mobilità ciclistica -approvato a fine 2016- non sembra capace di sbloccare una situazione che fa di Modena una delle città più inquinate d’Europa.

FIAB Modena
6 maggio 2017

Comuni ciclabili 2017

un piano per la mobilità a modena?

Comuni ciclabili 2017

La Fiab nazionale ha promosso la prima edizione di «Comuni ciclabili», una gara attraverso cui individuare la città più a misura di ciclista, sia per la mobilità urbana che per quella ciclo turistica. L’obiettivo dell’iniziativa è di informare turisti e cittadini sui comuni più accoglienti per i ciclisti e stimolare le amministrazioni a promuovere la mobilità sostenibile (mezzi pubblici, bicicletta e pedonalità).

Saranno 11 gli indicatori scelti per la gara: cicloturismo (ciclovie, albergabici), mobilità urbana (ciclabili urbane, limitazione e moderazione traffico e velocità), governance (motorizzazione, politiche di mobilità urbana e servizi), comunicazione e promozione (Bimbinbici, Settimana europea della mobilità, Bike to work day, European Cycling Challnge).

Le associazioni locali e i coordinamenti regionali FIAB potranno anche coadiuvare e assistere le Amministrazioni comunali nella raccolta e elaborazione dei dati da fornire.

Alla valutazione del grado di Ciclabilità conseguito corrisponderà l’assegnazione di ‘Bike Smile’ (da 1 a 5 per l’anno di riferimento) con la relativa bandiera. Il riconoscimento da parte di FIAB consentirà ai Comuni di fregiarsi del marchio per il periodo 2017-2018. Inoltre, il Comune sarà inserito nella «Guida ai Comuni Ciclabili d’Italia» edito dall’Associazione, che riporta una scheda sintetica per ogni ente partecipante.

L’iniziativa della Fiab nazionale rappresenta un’opportunità per il Comune di Modena di valorizzare gli investimenti per la mobilità ciclo pedonale, ma anche un’occasione per confrontarsi con le migliori esperienze italiane nel campo della mobilità sostenibile. Nel sollecitare l’Amministrazione ad aderire a «Comuni ciclabili», la Fiab di Modena si dichiara sin d’ora disponibile a prestare la propria collaborazione tecnica in ogni fase della candidatura.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Via Emilia est: il progetto che non c’è

incroci

Via Emilia est: il progetto che non c’è

Negli ultimi anni, l’Amministrazione comunale ha deciso di realizzare due nuovi tratti di ciclabili in via Emilia est, alternandoli uno sul lato nord e l’altro sul lato sud, portando così a 11 il variegato arcobaleno delle piste esistenti.

La Fiab, fin dalla presentazione dei progetti ha espresso un parere critico su entrambi gli interventi per le seguenti considerazioni:

1) la riqualificazione della trafficatissima strada modenese avrebbe richiesto marciapiedi e ciclabili continui su entrambi i lati per non costringere pedoni e ciclisti a pericolosi slalom nel traffico. La dimensione della carreggiata avrebbe consentito di realizzare due comodi marciapiedi e due piste monodirezionali di 1.5 m di larghezza, sull’intero percorso;

2) sarebbe stato prioritario riordinare i tratti di ciclabili esistenti adottando un unico standard (ciclabili e pedonali separate), per renderli omogenei e continui, riorganizzando gli incroci e le fermate del trasporto urbano;

3) in una città inquinata come Modena occorrerebbe perseguire la riduzione del traffico motorizzato in aree urbane così centrali, facilitando il trasporto pubblico e la mobilità pedonale e ciclabile. A tale scopo, il traffico proveniente da est andrebbe accolto in un parcheggio scambiatore, da cui poi in bici e bus proseguire verso il centro.

Per queste ragioni la Fiab chiede ancora una volta al Comune una vera politica di riqualificazione stradale e un sensibile miglioramento ambientale, condizioni necessarie per valorizzare lo spazio pubblico e promuovere la socializzazione, il passeggio e le attività commerciali e di servizio.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it