FIAB: Modena, positivo avere un piano di emergenza. Valuteremo i fatti.

FIAB (Federazione Ambiente e Bicicletta di Modena e Carpi) ha inviato, già da metà aprile, in particolare alle comuni di Modena e Carpi, alcune proposte concrete per sollecitare le amministrazioni ad adottare misure efficaci e sostenibili, perchè in epoca post lockdown chi era abituato a servirsi di treni e autobus è in difficoltà per le restrizioni che riducono i posti disponibili e per la paura legata al rischio di essere contagiato.

In particolare da settembre, quando riapriranno le scuole, c’è il concreto rischio che si verifichi un uso assai maggiore dell’auto privata e si deve lavorare affinché ciò non accada favorendo l’uso di mezzi alternativi, come la bicicletta appunto, che per tempi di percorrenza costi ed efficienza risulta assolutamente concorrenziale e conveniente nelle nostre città dalle dimensioni contenute e pianeggianti.

Si parla delle cosiddette RME, reti di mobilità, sostenibile, d’emergenza. Dopo Carpi che ha già adottato e presentato un piano di cui inizieranno a breve i lavori, è la volta della nostra città che, con un comunicato del comune in data odierna, ha annunciato iniziative per favorire la mobilità sostenibile. Si tratta di proposte “d’emergenza” con esempi concreti che ricalcano in parte anche le nostre proposte. Andranno inserite nel tessuto cittadino con l’ottica di renderle quantomeno propedeutiche ad un futuro di mobilità moderno e sostenibile.

Abbiamo spesso criticato la nostra amministrazione, ma sempre in uno spirito propositivo e con intento di stimolare una visione più rivolta al futuro. Accogliamo certo con piacere e favore le novità annunciate, nella speranza che i molti verbi coniugati al condizionale diventino poi un indicativo.

Che sia la volta (e la svolta) buona che la nostra amministrazione prenda coscienza e coraggio del fatto che non si può progettare una città solo dal punto di vista delle automobili?

Ripartenza delle gite sociali

Il Consiglio Nazionale FIAB ritiene che ci siano tutte le condizioni per ripartire in sicurezza con le escursioni sociali.

Per questo anche il direttivo di FIAB Modena ha deciso di riprendere le escursioni sociali, ma con una nuova parola d’ordine: responsabilità individuale e collettiva. Quindi verificheremo, escursione per escursione se esistono le condizioni per confermarla, modificarla o cancellarla, selezionando con cura l’itinerario da percorrere, privilegiando percorsi semplici e, meglio ancora, lontano da posti affollati ed in mezzo alla natura.

Cercheremo di evitare gruppi grandi, che creano inevitabilmente situazioni di assembramento. Pedaleremo in gruppi di massimo 10-15 persone, e quindi è possibile che il numero dei partecipanti venga limitato già all’atto delle prenotazioni, od in alcuni casi potremo scaglionare gli orari di partenza creando più gruppi di 10-15 persone.

Comunque la partecipazione è subordinata all’iscrizione (anche via messaggio whatsapp) al referente della gita, ed alla accettazione del regolamento gite, integrato con le norme di comportamento COVID-19:

  1. Come da art.1 DPCM 17/05/2020 è vietata la partecipazione alla gita in caso di temperatura corporea superiore ai 37,5°, se si hanno sintomi influenzali o se si è avuto, nei 15 giorni precedenti, contatti con persone affette da sindrome covid-19. Ciascun partecipante, all’atto della registrazione, dichiara di non ricadere consapevolmente in una delle categorie sopra menzionate;
  2. Ogni partecipante dovrà avere al seguito la seguente dotazione:
    • mascherina chirurgica monouso certificata CE o altro dispositivo lavabile di analoga valenza, certificato CE, in quantità adeguata alla durata della gita, tenendo conto di un suo possibile deterioramento;
    • Gel disinfettante a base alcolica certificato CE, non autoprodotto;
    • guanti monouso in nitrile (da utilizzare solo in casi di necessità), in quantità adeguata alla durata dell’escursione;
    • sacchetto per il corretto smaltimento dei dispositivi usati.
  3. La mascherina VA INDOSSATA nei momenti di arrivo e registrazione, nel momento di incrocio sul percorso con altri ciclisti e/o pedoni, quando ci si avvicina alla guida e/o ad altri partecipanti e in generale quando non è possibile mantenere le distanze di sicurezza.
    NON VA INDOSSATA ma tenuta a portata di mano durante la marcia.
  4. I partecipanti dovranno mantenere una distanza minima fra loro di almeno 1 m durante le soste e almeno 2 m durante la marcia (fatta eccezione per nuclei conviventi);
  5. E’ vietato lo scambio di materiale e/o cibo fra i partecipanti;
  6. I partecipanti sono invitati ad igienizzarsi frequentemente le mani;
  7. Per il pagamento in loco della quota di partecipazione chiediamo ai partecipanti di presentarsi con la cifra contata, da depositare in apposito contenitore, in modo da non avere la necessità di scambio di denaro diretto con la guida.

Fiab Carpi – un piano per non tornare alla mobilità di prima

La Fiab – Federazione italiana Ambiente e Bicicletta di Modena ha inviato, lo scorso 6 maggio, al Comune di Carpi un piano di azione per la realizzazione urgente di una Rete di Mobilità d’Emergenza (RME). Il documento delinea alcune possibili soluzioni tese a favorire una mobilità dolce e a scongiurare il rischio di un ritorno massivo all’uso della propria automobile dopo i mesi di stop legati all’emergenza sanitaria.

Come? Garantendo più spazio a pedoni e ciclisti, riducendo la velocità delle auto e promuovendo la cultura del biketowork e del biketoschool alla riapertura delle scuole. Il piano tracciato dalla Fiab contiene numerose proposte e suggerimenti per collegare in modo snello e veloce i principali centri di interesse cittadini (centro storico, stazione ferroviaria, polo scolastico, polo sportivo, centri commerciali, ospedale) e per percorrere le principali direttrici nord/sud ed est/ovest lungo percorsi conosciuti e in piena sicurezza a piedi, in bicicletta o con mezzi di micromobilità.

La soluzione più semplice ed efficace per rendere più scoroicuro il traffico urbano è certamente quella di rallentare la velocità dei veicoli dagli attuali 50 km/h ai 30 km/h in tutta la città, rotonde comprese, con la sola esclusione delle tangenziali e delle strade su cui prevale il traffico di transito e nelle quali sarà però necessario ricavare spazi per pedoni e ciclisti riducendo la larghezza delle corsie dedicate alle auto. “In questo modo – spiega Piero Busso, della sezione carpigiana di Fiab – l’incidentalità cala drasticamente così come la gravità dei sinistri. E’ però necessario spiegare alla cittadinanza tali interventi di moderazione del traffico e la loro utilità così come fanno nel resto d’Europa dove il 20% della spesa necessaria per realizzare modifiche o introdurre novità in tema di viabilità è destinato proprio alla comunicazione”.

Sono nove le azioni a cui Fiab Modena dà la priorità e riguardano le vie Volta, Pezzana, Remesina Interna ed Esterna, Ugo da Carpi, Manzoni, Bortolamasi, Peruzzi, Marx e Aldo Moro interna e le sottostrade di via Cattani.

“Anche qualora l’Amministrazione non ritenga opportuno istituire una zona 30 estesa a tutto il centro urbano – prosegue Piero Busso – proponiamo comunque di restringere le carreggiate, dove possibile, realizzando, come previsto dal nuovo Decreto Rilancio, una semplice linea bianca di demarcazione a bordo strada per delimitare così le corsie ciclabili monodirezionali su entrambi i lati di marcia. Un intervento a bassissimo costo che può fare davvero la differenza dal momento che gli automobilisti vedrebbero costantemente i ciclisti e, rendendosi conto della velocità con cui viaggiano, chissà che non venga loro la voglia di tirare fuori la due ruote dal garage. Un’altra misura necessaria è poi quella di trasformare le ciclabili bidirezionali in monodirezionali per scongiurare così pericolosi incroci fra gli utenti”.

La rete ciclopedonale carpigiana è spesso tortuosa e difficilmente identificabile, a causa di una segnaletica inadeguata, e pertanto è poco conosciuta dalla maggior parte dei cittadini. Per superare tale gap, Fiab propone di far percorrere itinerari già noti, soprattutto nei collegamenti, perlopiù rettilinei e resi più sicuri grazie alla realizzazione di alcuni semplici interventi, anche ai ciclisti.

“Le piste ciclopedonali – sottolinea Busso – sono un assurdo tutto italiano: per favorire l’utilizzo delle bici occorre togliere spazio alle auto, non ai pedoni, i quali hanno a loro volta il diritto di muoversi in sicurezza. Queste soluzioni spurie non le troviamo in nessun altro paese europeo, poiché sono previste dal Codice della Strada solo in rari casi, come dentro ai parchi ad esempio. A Carpi, invece, si snodano per decine di chilometri ma la convivenza coi pedoni è tutt’altro che semplice. Spesso ci si imbatte in persone  a spasso col cane o che camminano con le cuffie alle orecchie o parlano al cellulare… tutte situazioni di potenziale pericolo. La filosofia che ha guidato il nostro progetto è quello di restituire i marciapiedi ai pedoni e di rendere le strade anche a misura di ciclista. In questo modo chi opta per la due ruote si potrà spostare in modo veloce e sicuro su assi viari che conosce bene, abbandonando i fondi scivolosi e spesso pieni di ostacoli o di curve a gomito di certi percorsi ricavati sui marciapiedi, e senza dover più scendere dalla bicicletta in prossimità degli attraversamenti, altra limitazione che esiste solo nel nostro Paese”.

Andare in bicicletta fa bene alla salute e all’ambiente e quindi ben vengano gli incentivi previsti da Comune e Regione: “gli italiani posseggono più auto di qualsiasi altro paese europeo, il 30% della popolazione è obesa e l’Italia ha la più alta percentuale d’Europa di bambini in grave soprappeso, tanto che le malattie legate alla sedentarietà incidono sulla spesa sanitaria per il 9%. Per non parlare poi dell’inquinamento dell’aria… Sono quindi estremamente favorevole a questi incentivi, eccezion fatta per quelli destinati alle auto elettriche poiché incentivano comunque la presenza di veicoli sulla strada, peraltro molto silenziosi e dunque pericolosi per pedoni e ciclisti. Il nodo cruciale però resta: puoi comprare una bicicletta a pedalata assistita o un monopattino elettrico ma se poi non sai dove utilizzarli, il risultato non cambia”.

Proposta per la RME – Carpi

INFOBICI 49 – Maggio 2020 – #primalabici – la città vuota e come tornare a viverla

INFOBICI 49 – Maggio 2020 
#primalabici – la città vuota e come tornare a viverla

In questo numero:

  • La normalità dell’eccezione
    Eugenio Carretti – Presidente Fiab Modena
  • Ripartire, ma non a costo della salute
    La mobilità attiva ciclo-pedonale è un vero e proprio farmaco: per le persone, contrastando le patologie legate alla sedentarietà, e per l’ambiente, riducendo le emissioni di gas nocivi
    Francesco Soci – ISDE, Medici per la Salute e l’Ambiente
  • Perché serve una rete ciclabile d’emergenza
    Facile da attivare, richiede solo pochi interventi sulla segnaletica e offre una valida alternativa all’uso dell’auto, particolarmente importante in questo periodo
    Giorgio Castelli
  • Più auto per tutti?
    Incentivare l’uso dell’auto come modalità ottimale per muoversi in piena sicurezza e protezione è un po’ come ballare sul Titanic che affonda
    Ermes Spadoni
  • A ruota libera. 1 – Solo un segno bianco sull’asfalto
    Rubrica a cura di Luana Marangoni
  • Dalle briciole all’ “omile” (1)
    Se gli stanziamenti per la mobilità riservano solo elemosine per la mobilità sostenibile, le nostre città rischiano di diventare luoghi ostili alla salute e alla socialità
    Lorenzo Carapellese – Urbanista per Fiab Modena

(1) Danilo Dolci, sociologo, pedagogista ed antifascista, con il termine “omile”, indicava la degenerazione della città che si verifica quando le persone non stanno davvero insieme, ma semplicemente si ammassano un uno stesso luogo; vivono l’uno accanto all’altro e basta. La città diventa omile quando perde lo spazio pubblico, la democrazia vera, la gentilezza, la civiltà, la bellezza, la forza dei legami interpersonali.

  • Da #restiamoacasa a #restiamovivi
    Dopo il lockdown, che ci ha confinato nelle nostre case, è arrivato il tempo di esercitare una libertà attenta e consapevole, il tempo della responsabilità personale
    Mirella Tassoni
  • A ruota libera 2 –La ville du quart d’heure
    È un modo di vivere post-auto quella sognato da Anne Hidalgo, la Sindaca di Parigi rieletta quest’anno per la seconda volta, grazie anche alla sua campagna “la città dei 15 minuti
  • A scuola, al lavoro andiamo in bici!
    FIAB Modena da sempre sostiene campagne per la diffusione della bicicletta come mezzo di spostamento per andare al lavoro e per andare a scuola. A Modena è partner del progetto Bike to work promosso dal Comune di Modena. Assieme al Comune di Fiorano Modenese ha realizzato la campagna “M’illumino di più”, per informare i lavoratori su come andare al lavoro in bici, ma in sicurezza.
    Paola Busani
  • Bici, tempo e portafoglio
    Basta fare un po’ di conti: nei confronti dell’automobile, la bici è molto competitiva sia in termini di tempi di spostamento che in termini di spesa
    Piero Busso
  • A ruota libera. 3 – Non siamo mica Copenaghen!
    Ora che la necessità di distanziamento interpersonale, nella fase di Covid 2, comporterà il pericolo di un uso ossessivo ed indiscriminato del mezzo privato, Nonantola ci prova.

Regione Emilia Romagna: briciole alla mobilità sostenibile

E poi c’è la questione degli stanziamenti per le infrastrutture, che a partire dalla Regione per finire a Modena, privilegiano ancora una volta quelle direttamente rivolte alla “immobilità automobilistica” e bisogna dirlo forte contro quella non motorizzata. Ovvero investimenti ancora una volta sostanziosi per rotonde, by pass, bretelle, allargamenti di sezioni stradali per “fluidificare “il traffico che sono “contro” la mobilità!

Sono contro la salute, sono contro la libertà di movimento! Sono contro le disabilità motorie, la cecità, la sordità, la vecchiaia, la giovinezza, i bambini, le disabilità psichiche, i lavoratori, le donne!  E sono contro anche il trasporto pubblico! Possibile che ancora siamo al finanziamento di infrastrutture che invece di contenere il traffico motorizzato lo alimentano? Che invece di prevenirlo lo stuzzicano?

Per sommi capi questi i finanziamenti annunciati dalla regione

  • 5,3 Miliardi (78%) – infrastrutture stradali tra cui il passante di Bologna, e i nodi di Rastignano e Casalecchio, le tangenziali di Mirandola e Forlì, l’hub portuale di Ravenna ed altre strutture stradali da Piacenza a Rimini per snellire il traffico ed abbattere lo smog
  • 1,4 Miliardi (20%) – Trasporto Pubblico
  • 134 milioni (2%) – mobilità non motorizzata ed efficientamento energetico

Insomma, di fatto un’elemosina per la mobilità sostenibile: quando tutte le città padane (ad  esempio) sono senza marciapiedi degni di questo nome che a fatica raggiungono sì e no il metro di larghezza. Marciapiedi senza manutenzione da decenni, costruiti con tutti i materiali possibili ed immaginabili, che ti fanno scivolare con la pioggia, che ti fanno strascicare per la rugosità, inciampare per crepe e dislivelli eccessivi con la sede stradale, impossibili da praticare per chi è sulla sedia a rotelle o è anziano. Che non ti permette di prendere per mano tuo figlio, neanche abbracciare tua moglie e la fidanzata tanto son striminziti e oltretutto anche ciclopedonali in entrambi i sensi di marcia!

Strade e viali senza panchine (e ce ne vorrebbe almeno una ogni 400 mt), a volte senza alberi e verde. Non ci sono piazze nelle aree costruite negli ultimi 70 anni, né fontane e fontanelle. Aree pedonali solo nei centri storici, aree a traffico limitato solo a ridosso di quest’ultimi. Non ci sono portabiciclette neanche nelle stazioni; nei centri commerciali sì e no poche decine e solo quelli che ti devi ribaltare con il culo in aria per legare la catena e neanche vicino alle scuole, alle biblioteche, in tutte le zone residenziali e per uffici, nei pressi degli impianti sportivi, di fronte ai tribunali, all’ospedale ed alle ASL.

Ancora finanziamenti che paiono beneficiare solo e soltanto le (solite) imprese di costruzione, senza nessuna ricaduta di lungo termine  sul tessuto economico e sociale, anzi contro l’economia ed il sociale! La proposta in via di realizzazione a  Parigi di una città a 15 minuti, ovvero dove entro questo tempo  di percorrenza puoi trovare  e soddisfare i tuoi bisogni quotidiani sarebbe destinata al fallimento se non si investisse appunto sulla riqualificazione dei marciapiedi e sulla ciclabilità (e di tutto quello che c’è sotto – dalla posa della fibra ottica, alle linee elettriche, fogne, gas etc), di aree a zone trenta e ed anche 20, di isole ambientali, di alberature, di spazi pubblici.

E per fare questo ci vogliono soldi e tanto lavoro: lavoro manuale, di progettazione architettonica ed ingegneristica, di progettazione di paesaggio urbano, di ricerca per nuovi materiali e nuove soluzioni che tengano conto della compatibilità ambientale, del climate change………E ci vogliono anche grandi oltre a quelle medie e piccole. Ci vogliono anche tanti “archigiani!

Insomma, per chi vuol vedere e non è attratto solo dal potere dei soldi e da una cultura che guarda solo ai bisogni ed alla soddisfazione dei soliti noti, dal brum brum, dalla velocità, dal parcheggio sotto casa e dappertutto, dobbiamo ribadire e far presente con forza che  già da tempo c’è un mondo nuovo, una prateria di bisogni urbani di almeno due generazioni di cittadini insoddisfatti ed almeno altre due di quelle che verranno. Cittadini che vogliono una città che non sia solo e prevalentemente per il traffico motorizzato, ma per le persone. Se permettiamo che si vada avanti “business as usual”ci ritroveremo delle città che potranno solo chiamarsi omile1, giusto per non confonderle con altre più dignitose comunità del regno animale.  Meglio allora il gattile o il canile ed anche l’ovile che nel confronto vincerebbe di gran lunga quest’ultimo.

 

1Danilo Dolci, sociologo, pedagogista ed antifascista, con il termine “omile”, indicava la degenerazione della città che si verifica quando le persone non stanno davvero insieme, ma semplicemente si ammassano un uno stesso luogo; vivono l’uno accanto all’altro e basta. La città diventa omile quando perde lo spazio pubblico, la democrazia vera, la gentilezza, la civiltà, la bellezza, la forza dei legami interpersonali.

Lorenzo Carapellese – Urbanista
Componente del Direttivo FIAB Modena

Ritorno in sella per attività motoria

Nel nuovo Dpcm del 26 aprile 2020 che da il via alla così detta fase 2, si specificano le condizioni per le quali dal prossimo 4 maggio si potrà risalire in sella e pedalare (ma anche passeggiare e fare jogging) per le attività sportive e motorie; in particolare il Dpcm specifica: – è consentito svolgere individualmente, ovvero con accompagnatore per i minori o le persone non completamente autosufficienti, attività sportiva o attività motoria, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività;- ciò detto sarà consentito non più nei pressi della propria abitazione, i famosi 200 metri, ma ci si potrà allontanare da casa rimanendo all’interno della propria Regione, salve ulteriori restrizioni dei Sindaci dei Comuni, che potranno emanare ordinanze ad hoc, soprattutto per evitare assembramenti in aree verdi e parchi pubblici, nel caso potrebbero essere contingentati gli ingressi.

Sì quindi, si può andare in bicicletta se da soli e rispettando la distanza di un metro, se è attività motoria, e di due per quella sportiva. Il decreto solleva le sorti di tutti i ciclisti “amatori” e professionisti, che potranno migliorare la propria condizione psico-fisica sotto il più naturale antidepressivo che abbiamo a disposizione: il sole di maggio.

Ricordiamoci però che la bicicletta è prima di tutto un mezzo di trasporto, non solo lo strumento per fare attività motoria; e in questo tempo post-covid19 si configura come la soluzione al problema del distanziamento sociale, per riprende una vita urbana lontano dal contagio; per questo più che mai, aspettiamo con ansia disposizioni e ordinanze sulla mobilità a due ruote.

COVID-19, Fase 2: le proposte di FIAB alla Amministrazione di Modena

COMUNICATO STAMPA COVID 19 – FIAB Modena sulla fase due.

Abbiamo inviate al Sindaco e all’assessora Filippi alcune proposte riguardanti una mobilità sostenibile per la “fase 2” dopo l’emergenza Covid19
Secondo la FIAB, in linea con quanto sostenuto nei giorni scorsi anche da Andrea Burzacchini, amministratore unico di AMO, occorre rivedere concretamente le modalità di trasporto evitando il massiccio ricorso all’auto privata.

Le proposte che alleghiamo si potrebbero definire “molta resa con poca spesa”. Si tratta, infatti, di proposte di veloce ed economica fattibilità.
Riguardano, in particolare:

• il cavalcavia Mazzoni da destinare solamente ai mezzi pubblici, ciclisti e pedoni
• gli assi di via Morane, di via Buon Pastore, di via Luosi, di via Emilia Ovest su cui, senza togliere particolare spazio alla sede stradale, si può realizzare una ciclabile mono direzionale.
• il collegamento tra via Ciro Menotti e corso Canalgrande ove si prevede di regolarizzare, per i ciclisti, l’uso della corsia degli autobus.
• il centro storico per il quale si ribadisce la richiesta di permettere ai ciclisti di percorrere alcuni tratti di sensi unici per le auto, apponendo la segnaletica “divieto di accesso eccetto biciclette”.

 


Al Comune di Modena
c/a Signor Sindaco
c/a Assessora alla Mobilità Sostenibile

Proposte di FIAB Modena per la Mobilità post Covid 19

Il virus, col quale dobbiamo imparare a convivere, sta ponendo alle nostre Comunità numerosi problemi sui quali gli scienziati e gli esperti stanno lavorando alacremente. In questi giorni, si stanno studiando anche le modalità di riorganizzazione della mobilità urbana per la Fase 2, che dovranno tutelare comunque l’isolamento individuale.

Se da una parte non si possono immaginare città assaltate quotidianamente da auto con un solo passeggero o centri storici senza ZTL e parcheggi a pagamento, non è possibile riorganizzare a breve neanche il trasporto pubblico perché, per garantire i trasportati, sono necessari nuovi mezzi, nuovo personale e nuovi investimenti.

L’Amministratore unico di AMO, Andrea Burzacchini, ha illustrato in una recente intervista i provvedimenti necessari per rendere efficiente il trasporto pubblico post Covid. A livello mondiale si stanno proponendo e sperimentando nuove misure per una mobilità di emergenza, dedicando maggior spazio pubblico alle due ruote, che sono poco ingombranti e garantiscono l’isolamento dei trasportati.

E’ così forte l’esigenza di questa riorganizzazione, che in diversi Paesi si stanno attuando interventi provvisori, non specificamente previsti dalle normative vigenti, finalizzati ad un unico obiettivo: incrementare l’uso della bicicletta tra la popolazione e ridare nuovi spazi ai pedoni e ai disabili, per garantire una mobilità efficiente e con la necessaria garanzia di sicurezza sanitaria. Una particolare attenzione viene dedicata anche ai monopattini, alle cargo bike per il trasporto ed ai pedoni riducendo, se necessario, gli spazi ora dedicati alle automobili.

Bikenomist ha pubblicato in questi giorni un interessante piano di Azione per una Rete di Mobilità di Emergenza che offre molti spunti operativi. Anche noi soci FIAB ci siamo chiesti se a Modena vi siano le opportunità concrete per una nuova ed efficiente mobilità post Covid, in grado di offrire collegamenti diretti e sicuri ai cittadini in sostituzione agli abituali spostamenti in auto e con i mezzi pubblici.

La nostra esperienza diretta di ciclisti urbani e l’analisi di dati sui flussi di ciclisti, raccolti in questi ultimi 20 anni, ci spingono ad avanzare proposte concrete sulle principali direttrici attualmente utilizzate dai cittadini che si muovono in bicicletta. Abbiamo cercato di affrontare i percorsi più interessanti ed i punti nodali principali con proposte che avessero le seguenti caratteristiche:

  1. strutture facilmente attuabili in tempo breve;
  2. soluzioni già largamente utilizzate in altre città italiane ed europee;
  3. interventi realizzabili con la sola segnaletica, senza costosi interventi strutturali;
  4. soluzioni reversibili se non risulteranno efficaci;
  5. costi complessivi decisamente ridotti.

Gli itinerari scelti sono quelli che connettono le principali zone residenziali con i poli di attrazione di traffico come: le stazioni, i parcheggi di interscambio, i centri direzionali, produttivi e scolastici del nostro centro urbano non ancora serviti:

Cavalcavia Mazzoni

E’ ormai maturo eliminare il traffico delle auto private dal cavalca ferrovia per dedicare l’intera sede stradale ai mezzi pubblici, alle bicilette ed ai pedoni; in tal modo si realizza il tanto atteso collegamento sicuro col centro città degli abitanti dei quartieri a nord della ferrovia, migliorando di qualità dell’aria e la vivibilità dell’intera area, ora attraversata da un ingente traffico parassitario in transito.

Asse di via Morane

L’ampia sezione stradale di via Morane, dalla nuova Estense a via Carlo Sigonio, consente di tracciare due corsie ciclabili monodirezionali sui entrambi i lati, con la sola esclusione dei tratti in prossimità dei due incroci semaforizzati. Si potrebbero realizzare con la sola segnaletica orizzontale, come quelle realizzate sulla via Emilia a Reggio Emilia e riportate nelle indicazioni delle “Linee guida sulla ciclabilità” della L.R. 10/2017

Assi di Via Buon Pastore e di via Luosi

Si tratta di due percorsi assai frequentati dai ciclisti per la presenza di quartieri densamente abitati e di attrezzature urbane e servizi attrattori assai frequentati. L’asse di Buon Pastore è in assoluto il più frequentato della città, con un flusso di ciclisti che, nell’ora di punta del mattino degli ultimi dieci anni, è variato tra i 250 e i 350 passaggi nella sola direzione centro. Su entrambe le strade sono presenti due ciclopedonali molto stretti, fuori norma, con un flusso di ciclisti tale da creare spesso conflitti ed incidenti tra ciclisti e pedoni. Sarebbe possibile migliorare la sicurezza dei ciclisti e dei pedoni realizzando un secondo percorso ciclabile monodirezionale sul lato opposto della strada, in modo da separare chi procede verso il centro e chi verso la periferia. Con questi interventi su entrambe le direttici si ridurrebbero solo alcuni posti auto, senza alcuna limitazione al transito automobilistico e si offrirebbero ai residenti nuove opportunità alternative all’auto.

Via Emilia Ovest nel tratto da largo Aldo Moro a via Emilio Po

L’ampia sezione stradale, tipica di una ex strada statale, consente di realizzare una ulteriore ciclabile monodirezionale anche sul lato nord, per alleggerire il transito di bici sulla pista esistente e soprattutto per servire meglio i residenti e le attività di tutta la zona di S. Cataldo. Anche in questo caso si propone di realizzare una corsia ciclabile, con sola segnaletica orizzontale, come quella già esistente sul lato sud da Via Jacopo Barozzi a Viale Italia. Ciò comporta solo modesti restringimenti della sezione stradale, ininfluenti per il transito e la sosta degli altri veicoli, e permette di
regolarizzare l’utilizzo della pista esistente che, secondo il D.M. 557/99, può essere percorsa solo in direzione del centro.

Collegamento tra via Ciro Menotti e corso Canalgrande

E’ un percorso già ampiamente utilizzato dai residenti della popolosa zona Musicisti per accedere al Centro Storico, che deve tuttavia essere regolarizzato e messo in sicurezza. La soluzione proposta prevede una corsia ciclabile monodirezionale verso il centro e la regolarizzazione dell’uso della corsia bus da parte dei ciclisti, che già usano da molti anni senza particolari problemi. In questo caso si manterrebbe inalterato l’assetto attuale della viabilità, ma si renderebbe sicuro un itinerario prezioso questa parte di città.

Centro storico

Da molti anni segnaliamo le difficoltà oggettive che i ciclisti incontrano per accedere ed attraversare il cento storico cittadino. Il disinteresse degli amministratori comunali dura ormai da un decennio ed i ciclisti rischiano quotidianamente proprio nella zona della città più attrattiva e più vocata alla bicicletta e alla pedonalità. L’attuale organizzazione della viabilità impedisce l’attraversamento del centro, soprattutto sull’asse nord-sud ed in entrambe le direzioni. La richiesta che avanziamo da tempo, e che riproponiamo nuovamente, è quella di permettere ai ciclisti di percorrere alcuni brevi tratti di strada a senso unico per le auto, apponendo la segnaletica “divieto di accesso eccetto biciclette” nei tratti sotto indicati.

Eccetto Bici: la proposta FIAB Modena per rendere sicuro e comodo l’accesso al centro storico in bicicletta

E’ una soluzione, già ampiamente utilizzata in altre città italiane ed europee, che regolarizza e rende sicuro un comportamento abituale dei modenesi
Anche per questa soluzione si riportano alcuni esempi già realizzati e citati nelle “Linee guida sulla ciclabilità” della Legge Regionale 10/2017:


Queste sono solo alcune proposte per adeguare la rete principale e ridurre la pericolosità, soprattutto per i pedoni, dei ciclopedonali e delle infrastrutture esistenti; ma vi sono anche altre situazioni pericolose come la pseudo ciclabile di viale Amendola, il tratto tra via Riccoboni e Calle di Luca, il mancato collegamento tra Viale Barozzi e la stazione delle autocorriere.

Appena sarà possibile, per dare un ulteriore contributo al Comune, faremo una ricognizione dei tratti e dei punti della rete esistente che sono difformi dalla normativa vigente e che presentano pericolosità evidenti per pedoni e ciclisti.

La così detta Fase 2, che ci aspetta nei prossimi mesi, può diventare l’occasione per organizzare una mobilità diversa, più compatibile con i centri urbani e per abbandonare definitivamente le ricette vecchie che ci hanno portato alla congestione delle strade e ai livelli insostenibili di inquinamento atmosferico ed acustico.

Per Modena potrebbe essere anche l’occasione per far perdere le cattive abitudini ad una buona parte di quel 45% dei cittadini che quotidianamente usano l’auto in città per percorsi inferiori ai 2 chilometri.

Modena 22.4.2020
Il Presidente di FIAB Modena
Eugenio Carretti

 

Lettera a tutti i Sindaci modenesi: adottare una Rete di Mobilità di Emergenza

Egr. Sindaco, egr. Assessori,

come FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta di Modena a.p.s. ci rivolgiamo a Voi non solo come rappresentanti della Amministrazione Comunale ma anche come responsabili della salute e della mobilità della Vostra comunità.

La pandemia in corso ha provocato anche nella nostra Provincia vittime e danni economici rilevanti e in vista di una Fase 2 ovvero di un auspicabile e graduale ripresa delle attività produttive siamo preoccupati al pari di altre associazioni e rappresentanze sociali dei rischi impliciti ad un ritorno di una mobilità delle persone e delle merci che non potrà essere come quella pre Covid 19.

A tal fine Vi alleghiamo un “Piano di azione per la mobilità urbana post Covid” elaborata da BIKEITALIA che contiene suggerimenti tecnici utili per impostare da subito una “Rete di Mobilità di Emergenza – RME”. Tali linee guida con poche differenze le stanno iniziando a adottare altri comuni in Italia, in Europa e nel mondo intero. Suggerimenti e soluzioni che sono in sintonia con le raccomandazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità.

Siamo a disposizione attraverso la nostra rete di volontari esperti in mobilità a supportare la Vostra Amministrazione per l’implementazione della RME. A tal fine non esitate a contattarci per qualsiasi richiesta di chiarimenti riteniate necessaria per consentire una gestione della mobilità compatibile con la salute e la ripresa produttiva.

Cordiali Saluti

Per il consiglio direttivo FIAB Modena
Eugenio Carretti
presidente FIAB Modena a.p.s.

 

Piano di Azione RME

Fiab Modena e solidarietà

FIAB Modena, che da fine febbraio ha dovuto annullare tutte le attività associative finalizzate alla promozione dell’uso della biciletta (gite, incontri e attività pubbliche), nell’emergenza legata al coronavirus si è impegnata in attività di solidarietà e sostegno sociale, mettendo in contatto i nostri soci/volontari con associazioni, enti e istituzioni che già operano sul territorio modenese.

FIAB Carpi, sezione di Modena di recente costituzione, ha prontamente risposto alla richiesta dei Servizi Sociali del Comune di Carpi: da lunedì 20 aprile coordinerà il progetto “Pronto Voce”, che vedrà impegnati diversi volontari soci e non soci, rispondere alle telefonate di persone che hanno necessità o semplicemente desiderio di compagnia. Persone anziane, che vivono sole e che lo desiderano tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, potranno telefonare al numero 339/2956550 semplicemente per “scambiare quattro chiacchiere” in queste giornate di forzato isolamento.

Volontari di Fiab Modena sono impegnati nel confezionamento di pacchi spesa destinati a famiglie e persone in difficoltà, in collaborazione con Acli, Caritas, Croce Blu e Comune di Modena.

Sono attività di promozione sociale a cui l’associazione ha sempre riservato un impegno importante: organizzando i corsi per insegnare alle donne straniere ad andare in bicicletta, attività nelle scuole sulla mobilità sostenibile, corsi e laboratori per la manutenzione della biciletta per i migranti e per i ragazzi.

Resta sempre vivo l’interesse a collaborare con i settori mobilità delle amministrazioni locali che in questa difficile fase di ripensamento stanno studiando come gestire la mobilità dei cittadini dopo l’emergenza coronavirus. Ci auguriamo che la bicicletta possa assumere un ruolo prioritario nel risolvere le problematiche di spostamento: garantisce il distanziamento, non inquina, non intasa le nostre strade, dona ad ognuno di noi il benessere che deriva dell’attività fisica.

https://www.modenainbici.it/piu-auto-per-tutti/

https://www.change.org/p/giuseppe-conte-coronavirus-mobilit%C3%A0-di-emergenza-le-auto-non-sono-la-soluzione

https://www.bikeitalia.it/wp-content/uploads/2020/04/RME-Piano-di-azione-mobilit%C3%A0-urbana-post-covid.pdf

 

Dopo il CoronaVirus: il PUMS è da azzerare

Lettera aperta alla Amministrazione di Modena, firmata da:

FIAB Ambiente e Bicicletta Modena
Friday For Future Modena
Germogli di Salute
ISDE Modena
MOBASTACEMENTO
Officina Popolare Rimessa in Movimento
WWF Emilia Centrale
Madonnina per Modena
MVP – Modena Volta Pagina

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Non vediamo l’ora che finisca questo periodo, ma, come dice uno slogan in voga, “non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema”.

Infatti ci siamo già scordati che il nostro pianeta è nel bel mezzo di una crisi climatica senza precedenti, e che le nostre città erano luoghi inospitali, inquinati, rumorosi, caotici e pericolosi? La natura in poche settimane si è ripresa i suoi spazi e le città sono tornate pacifiche, ma questi vantaggi sono ben poca cosa rispetto alla mancanza di libertà di spostamento e di socialità che per il genere umano vale ben più della tranquillità. E quindi bisognerà pur tornare a muoversi e stare insieme. Si, ma come prima?

Ormai tutti ritengono che alla fine della fase emergenziale, le abitudini relazionali ed il sistema economico siano destinati a cambiare per sempre. Proviamo a capire cosa potrebbe succedere alla mobilità. Partiamo da due dati incontrovertibili:

  • Nel breve/medio periodo la ricchezza disponibile calerà sensibilmente e ne sarà più colpito il ceto medio basso, che avrà meno risorse e le destinerà prioritariamente a beni essenziali
  • Sempre nei prossimi anni, perdurando piccoli focolai di pandemia, il distanziamento sociale rimarrà un costante che spingerà la domanda di ampi spazi in cui poter godere di una socialità più salutare e meno affollata.

Analizziamo il problema economico dal punto di vista della famiglia media italiana: difficilmente il reddito crescerà, probabilmente il lavoro sarà meno stabile (intermittente e mutevole), e sempre di più in modalità smart (meno spostamenti – come la scuola dei figli, tra l’altro). Cosa se ne può dedurre? Che le famiglie cercheranno di limare sui costi più elevati, e dopo casa ed alimentazione sui quali è difficile incidere, ci sono proprio le auto: si perché quasi ogni famiglia italiana ha 2 o 3 auto, e se è difficile pensare che nessuno possa fare a meno di un’auto in famiglia, è altrettanto ragionevole pensare che le seconde auto verranno messe in discussione.

Sarebbe oltretutto una scelta razionale: una seconda auto normalmente viene usata per tragitto casa-lavoro e per gli acquisti (uso depotenziato da consegne a domicilio ed acquisti online) o per gli spostamenti del figlio maggiorenne. Se stimiamo 2 ore di uso al giorno, l’auto sta ferma almeno il 92% del tempo sotto casa o sotto l’ufficio e ci costa tra possesso e manutenzione circa 5.200 euro/anno (stime ACI per una utilitaria). Un primo segnale arriva dalle vendite di auto che hanno fatto segnare un meno 85% a marzo 2020: si tornerà mai ai livelli pre-COVID?

Ma esistono alternative valide? Nelle città più servite il trasporto pubblico è già molto usato (57% degli spostamenti a Milano ad esempio), ma il trend in maggiore crescita è quello dei monopattini e biciclette elettriche. Questi strumenti molto smart permettono di soddisfare una richiesta di mobilità individuale, eliminando molte resistenze come il costo di accesso, la fatica, la velocità di spostamento, e la difficoltà di parcheggio. Sono molto apprezzati ed alla portata di tutti per l’acquisto, e sempre di più disponibili anche in modalità “servizio” come flotte di sharing.

In futuro anche diversi utilizzatori abituali del trasporto pubblico potrebbero considerare questa una valida alternativa per non frequentare luoghi affollati: essendo non più una scelta individuale del singolo sensibile cittadino ambientalista, ma una necessità economica-sanitaria, è possibile che questo scenario prenda quota coinvolgendo una bella fetta di popolazione.

Quindi si pongono urgenti ed evidenti due problemi:

  • Dove facciamo circolare questi nuovi commuter giornalieri, che hanno necessità completamente diverse dagli automobilisti? Sulle attuali ciclabili?
  • Come riorganizziamo le città perché i servizi e le utilità siano a portata di monopattino e bicicletta?

Missione impossibile? A Parigi, per esempio, il sindaco Anne Hidalgo ha vinto largamente il primo turno delle elezioni proponendo di tagliare il numero di veicoli motorizzati privati, ed impostando una rete ciclabile che in poco tempo e bassi investimenti, sia fondata su questi principi:

1) universalità: la rete ciclabile deve rivolgersi alla stragrande maggioranza dei cittadini interessati a utilizzare la bicicletta ma che temono per la propria incolumità;

2) riequilibrio: lo spazio per le nuove infrastrutture ciclabili non deve essere tolto ad aree verdi e pedoni; corollario: le piste ciclabili sono parte di un processo di riequilibrio che riduce lo spazio dedicato al veicolo motorizzato individuale;

3) priorità: la rete deve essere realizzata in modo di essere efficace, creando percorsi diretti/rettilinei da punto A al punto B; corollario: senso unico eccetto bici e riduzione della velocità delle auto a 20 o 30 km/h nella maggior parte della rete viaria

4) ampiezza: la rete deve poter ospitare agevolmente il flusso previsto nei prossimi decenni; corollario: le piste devono essere ampie, permettendo di viaggiare affiancati per ogni senso di marcia, ed agevolando così i sorpassi tra utenti a diverse velocità;

5) urgenza: la rete deve essere realizzata rapidamente, in modo che, dopo qualche disagio durante la realizzazione, i cittadini possano subito prenderne possesso e apprezzarne i vantaggi.

Ma la trasformazione urbanistica va ben oltre e la Sindaca si è ricandidata con un progetto di “Città 15 minuti”, che intende promuovere una situazione di “iper-prossimità” dove tutti i servizi essenziali siano disponibili a distanze percorribili a piedi o in bicicletta. Ed entro il 2024 (… non il 2030 del nostro PUMS) propone “Parigi 100% ciclabile”, per avere una corsia ciclabile in ogni strada, e rimuovere 60.000 degli 83.500 parcheggi auto in strada (-71%) per trasformarli in piste ciclabili, aree verdi, spazi gioco.

I cinque cardini del decalogo parigino (universalità, riequilibrio, priorità, ampiezza, urgenza) appaiono proprio quelli che permetteranno alle città di adeguarsi velocemente alle nuove esigenze di socialità dopo il coronavirus, nel quale lo spazio per il permanente distanziamento sociale viene recuperato da quello sprecato da auto che occupano 25mq per spostare spesso una sola persona.

E la promessa di una “città 15 minuti” risponde alla seconda questione posta dalla crisi coronavirus, quella di avere maggiori spazi e minori spostamenti in auto. Tra l’altro avere tutti i servizi pubblici e commerciali a 15 minuti a piedi, avrebbe il grande merito di rivitalizzare non solo il centro storico, ma anche il commercio e l’artigianato di servizio di ogni singolo quartiere, e di decretare la fine del modello (già in crisi) basato sui grandi centri commerciali (dove il distanziamento sociale è impossibile) dislocati in periferia vicino alle grandi arterie di comunicazione.

Tra l’altro il COVID-19 ci ha fatto capire che fare solo 2 ore di ginnastica alla settimana, andare e tornare dal lavoro in auto e stare fermi 8 ore in ufficio, stare chiusi tutto il giorno in casa non è benessere, ma debolezza che ci espone di più alle infezioni. E la mobilità attiva può essere una soluzione efficace: muoversi di più a piedi e in bici non solo ci aiuta a mantenere una certa distanza fisica, ma contribuisce anche a mantenerci in forma e ridurre le malattie.

In tutto il mondo questa emergenza improvvisa ha portato in secondo piano molti progetti. A Modena avevamo in varo il PUMS (Piano della Mobilità Sostenibile), in colpevole ritardo e soprattutto inadeguato a rispondere alle nuove domande di mobilità dei cittadini.

Con questa nuova prospettiva, ad esempio, l’idea che l’attuale rete ciclabile sia solo da riconnettere è diventata chiaramente obsoleta: i percorsi sono quasi tutti promiscui con i pedoni, quasi tutti bidirezionali, spesso di larghezza inadeguata a far passare due ciclisti, sempre insicuri e dalla incerta segnaletica nelle intersezioni, dal fondo sconnesso e raramente illuminati. Possono rispondere a criteri di universalità, riequilibrio, priorità, ampiezza, urgenza?

Chiediamo quindi alle nostre amministrazioni di pensare sin da ora a una mobilità delle persone che:

  • permetta ai cittadini di scegliere modalità di trasporto più economiche, risparmiando sulle spese legate all’auto.
  • permetta di fare attività fisica quotidiana, dopo mesi di sedentarietà, semplicemente andando al lavoro o facendo la spesa
  • valorizzi e favorisca la frequentazione dei piccoli negozi di quartiere, fortemente colpiti dalle chiusure ma che i cittadini stanno riscoprendo ora, spinti dal cercare intorno a casa quello che prima cercavano a chilometri di distanza nei centri commerciali
  • favorisca le consegne a domicilio della spesa tramite bici o cargo-bike, dando priorità e valorizzando il commercio di prossimità
  • soprattutto in un primo momento, garantisca indipendenza negli spostamenti e la distanza fisica ma promuova la relazione sociale: molte città stanno già sperimentando piste ciclabili di emergenza nelle strade svuotate dalle auto
  • permetta di ridurre gli incidenti stradali e di conseguenza alleggerire il sistema sanitario, già oggi messo a dura prova.
  • faccia risparmiare sulla manutenzione stradale e sull’uso dello spazio pubblico. Basta spese per nuove strade, autostrade e rotonde. I fondi pubblici per la mobilità devono essere spesi per la ciclabilità che già da subito può diventare una valida alternativa per le esigenze di spostamento in città.

Alla luce del coronavirus forse questo ritardo del PUMS può venire utile. Siamo ancora in tempo a ripensare da zero il piano, assegnando risorse certe, cospicue e tempi immediati (non il 2030) per un ridisegno complessivo dello spazio urbano, che tolga all’insostenibile peso dell’auto privata per restituire leggerezza ai cittadini.