Comuni ciclabili 2017

un piano per la mobilità a modena?

Comuni ciclabili 2017

La Fiab nazionale ha promosso la prima edizione di «Comuni ciclabili», una gara attraverso cui individuare la città più a misura di ciclista, sia per la mobilità urbana che per quella ciclo turistica. L’obiettivo dell’iniziativa è di informare turisti e cittadini sui comuni più accoglienti per i ciclisti e stimolare le amministrazioni a promuovere la mobilità sostenibile (mezzi pubblici, bicicletta e pedonalità).

Saranno 11 gli indicatori scelti per la gara: cicloturismo (ciclovie, albergabici), mobilità urbana (ciclabili urbane, limitazione e moderazione traffico e velocità), governance (motorizzazione, politiche di mobilità urbana e servizi), comunicazione e promozione (Bimbinbici, Settimana europea della mobilità, Bike to work day, European Cycling Challnge).

Le associazioni locali e i coordinamenti regionali FIAB potranno anche coadiuvare e assistere le Amministrazioni comunali nella raccolta e elaborazione dei dati da fornire.

Alla valutazione del grado di Ciclabilità conseguito corrisponderà l’assegnazione di ‘Bike Smile’ (da 1 a 5 per l’anno di riferimento) con la relativa bandiera. Il riconoscimento da parte di FIAB consentirà ai Comuni di fregiarsi del marchio per il periodo 2017-2018. Inoltre, il Comune sarà inserito nella «Guida ai Comuni Ciclabili d’Italia» edito dall’Associazione, che riporta una scheda sintetica per ogni ente partecipante.

L’iniziativa della Fiab nazionale rappresenta un’opportunità per il Comune di Modena di valorizzare gli investimenti per la mobilità ciclo pedonale, ma anche un’occasione per confrontarsi con le migliori esperienze italiane nel campo della mobilità sostenibile. Nel sollecitare l’Amministrazione ad aderire a «Comuni ciclabili», la Fiab di Modena si dichiara sin d’ora disponibile a prestare la propria collaborazione tecnica in ogni fase della candidatura.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Via Emilia est: il progetto che non c’è

incroci

Via Emilia est: il progetto che non c’è

Negli ultimi anni, l’Amministrazione comunale ha deciso di realizzare due nuovi tratti di ciclabili in via Emilia est, alternandoli uno sul lato nord e l’altro sul lato sud, portando così a 11 il variegato arcobaleno delle piste esistenti.

La Fiab, fin dalla presentazione dei progetti ha espresso un parere critico su entrambi gli interventi per le seguenti considerazioni:

1) la riqualificazione della trafficatissima strada modenese avrebbe richiesto marciapiedi e ciclabili continui su entrambi i lati per non costringere pedoni e ciclisti a pericolosi slalom nel traffico. La dimensione della carreggiata avrebbe consentito di realizzare due comodi marciapiedi e due piste monodirezionali di 1.5 m di larghezza, sull’intero percorso;

2) sarebbe stato prioritario riordinare i tratti di ciclabili esistenti adottando un unico standard (ciclabili e pedonali separate), per renderli omogenei e continui, riorganizzando gli incroci e le fermate del trasporto urbano;

3) in una città inquinata come Modena occorrerebbe perseguire la riduzione del traffico motorizzato in aree urbane così centrali, facilitando il trasporto pubblico e la mobilità pedonale e ciclabile. A tale scopo, il traffico proveniente da est andrebbe accolto in un parcheggio scambiatore, da cui poi in bici e bus proseguire verso il centro.

Per queste ragioni la Fiab chiede ancora una volta al Comune una vera politica di riqualificazione stradale e un sensibile miglioramento ambientale, condizioni necessarie per valorizzare lo spazio pubblico e promuovere la socializzazione, il passeggio e le attività commerciali e di servizio.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Ciclabile Via Emilia Est: manca un progetto unitario

ciclabile via emilia modena – un comodo accesso

CICLABILE VIA EMILIA EST: MANCA UN PROGETTO UNITARIO

La realizzazione della ciclabile in via Emilia est, da tempo auspicata dalla Fiab, risponde ad un’esigenza largamente diffusa di protezione dei ciclisti dai rischi di incidenti in una delle strade più trafficate e pericolose della città. Nel tratto fra Largo Garibaldi e la tangenziale, la densità dei residenti, degli esercizi commerciali e di servizi di pubblico interesse rende questa strada uno dei percorsi preferiti dai ciclisti.

Occorre evidenziare che lungo via Emilia est esistono da tempo numerosi tratti ciclabili, per l’esattezza 9, realizzati in fasi successive su lati alterni e dotati di caratteristiche diverse tra loro per larghezza, pavimentazione, segnaletica.

Negli ultimi quattro anni, l’Amministrazione comunale ha deciso di realizzare due nuovi tratti di ciclabili, alternandoli uno sul lato nord e l’altro sul lato sud, ancora una volta diversi fra loro, portando così a 11 il variegato arcobaleno delle piste esistenti. Le proteste non si sono fatte attendere, sia dal mondo dei commercianti, ipersensibili ai parcheggi ‘sacrificati’ per la sicurezza dei ciclisti, che degli automobilisti ‘disturbati’ dai cantieri.

E i ciclisti? La Fiab, pur non condividendo le obiezioni di chi continua a fare resistenza passiva alle ciclabili, fin dalla presentazione dei progetti ha espresso un parere critico su entrambi gli interventi per le seguenti considerazioni:

1) la riqualificazione e la messa in sicurezza della principale strada modenese avrebbe imposto la realizzazione di marciapiedi e ciclabili continui su entrambi i lati per non costringere pedoni e ciclisti a pericolosi slalom nel traffico. L’ampia dimensione della carreggiata avrebbe consentito di realizzare due comodi marciapiedi e due piste monodirezionali di 1.5 m di larghezza, sull’intero percorso. Questo avrebbe permesso di riorganizzare la sosta e di riqualificare le aree antistanti gli esercizi commerciali, oggi assediate dalle auto che ne lambiscono gli ingressi;

2) una visione organica della mobilità ciclistica avrebbe dovuto consigliare l’Amministrazione comunale di riordinare i tratti di ciclabili esistenti adottando un unico standard (ciclabili e pedonali separate), per renderli omogenei e continui. Sarebbe stata anche l’occasione per riorganizzare gli incroci e le fermate del trasporto urbano;

3) l’inquinamento dell’aria ed il rumore, che il Comune irresponsabilmente trascura, imporrebbero la riduzione del traffico motorizzato in aree urbane così centrali, facilitando il trasporto pubblico e la mobilità pedonale e ciclabile.

Per queste ragioni la Fiab chiede ancora una volta al Comune una vera politica di riqualificazione stradale e un sensibile miglioramento ambientale, condizioni necessarie per valorizzare lo spazio pubblico e promuovere la socializzazione, il passeggio e le attività commerciali e di servizio.

Queste argomentate indicazioni sono state ripetutamente sottoposte all’Amministrazione comunale, con atteggiamento non ideologico, esclusivamente volto alla soluzione dei problemi. In quanto al Tavolo della mobilità, il metodico rifiuto dell’Assessore alla Mobilità di ogni richiesta avanzata dall’associazione ne ha determinato la decisione di uscirne, sottraendosi ad un gioco delle parti in cui il Comune presentava scelte progettuali immodificabili e le associazioni dovevano limitarsi alla loro ratifica.

Questo gioco si è ripetuto anche nel caso delle ultime due ciclabili di via Emilia est, confermando la mancanza di un disegno politico chiaro e moderno sulla mobilità urbana da parte dell’Amministrazione, con la conseguenza di operare scelte parziali e contraddittorie che, fra l’altro, scontentano tutti.

Giorgio Castelli
Presidente Fiab Modena
19 aprile 2017

Parcheggi bici: no alle rastrelliere

via goldoni

Parcheggi bici: no alle rastrelliere

Mentre continua l’acceso confronto sui parcheggi bici e sui furti di biciclette, in città continuano a pullulare le rastrelliere, sistema tecnicamente obsoleto e disagevole nel suo utilizzo. Non sono solo un residuo del passato, ma una permanente tentazione dell’Amministrazione comunale, come dimostra l’esempio di via Goldoni.

Quando rimosse i 25 portabici all’ingresso della Biblioteca Delfini (ottobre 2016) per far posto a 3 auto e 10 moto, di fronte alla reazione critica dei cittadini il Comune corse ai ripari… a modo suo: installò in via Goldoni sette pesanti rastrelliere per il ricovero di 28 bici. A tal fine, eliminò dallo stesso luogo 4 preesistenti portabici ‘Modena’ (quelli a forma di P), destinati a sostituire le rastrelliere.

Operazione quanto mai stupefacente, non solo perché è un ritorno al passato, ma anche perché scorretta sul piano normativo: infatti, una delibera del Consiglio Comunale di circa 8 anni orsono impegnava l’Amministrazione a impiegare solo i portabici ‘Modena’ nei parcheggi bici.

Questo raffinato gioco di un passato che rincorre il futuro, divorandolo, rispecchia una concezione della mobilità sostenibile che – da dichiarazione politicamente corretta – fatica a concretizzarsi in atti concreti. Via Goldoni ne è solo l’ultimo esempio: ai ciclisti e ai pedoni vengono riservati spazio pubblico e risorse residuali, mentre non mancano mai per costruire rotatorie, ponti, autostrade e parcheggi per veicoli inquinanti.

Dei 5000 posti bici necessari in città, solo 2400 sono garantiti dai portabici ‘Modena’, il resto dalle insicure rastrelliere. Purtroppo, nel novero dei luoghi serviti da questo sistema antiquato figurano piazza Roma, il Museo Ferrari, la Manifattura Tabacchi, la Biblioteca Crocetta, il Foro Boario

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

rilievo portabici centro storico CON FOTO 10 marzo 2017

2ruote 12 marzo 2017

 

 

Portabici in centro: aumentare e qualificare l’offerta

via goldoni

Modena, 11 marzo 2017 – NOTA STAMPA
Portabici in centro: aumentare e qualificare l’offerta

Sollecitato dalle iniziative della Fiab, l’Assessorato alla Mobilità comunale ha finalmente assunto impegni in materia di portabici in centro storico. Qualche buona notizia per i ciclisti c’è:

  • acquisto di 140 portabici da posizionare entro l’estate
  • 100 portabici (già in possesso del Comune per manutenzione) saranno riposizionati nei parcheggi
  • aumento di portabici nelle aree che hanno evidenziato una maggiore domanda (Poste centrali ecc.)
  • rapide sostituzioni dei portabici danneggiati.

La Fiab apprezza i propositi del Comune, anche se li ritiene modestissimi nei numeri (le esigenze sono assai superiori a quelle coperte dai nuovi portabici), generici sul piano tecnico-operativo (dove verranno collocati?) ed evasivi su due temi importanti: portabici al servizio della Biblioteca Delfini e rastrelliere presso rilevanti poli attrattori di pubblico.

La Fiab ribadisce che le richieste dei 1041 firmatari della petizione presentata in Comune nell’ottobre 2016 restano tuttora valide:

  • riposizionare in Corso Canalgrande 103-105-96 i portabici rimossi (25, 50 posti bici) per far posto a 3 auto e 10 moto;
  • invertire il processo di riduzione dei portabici nell’intero centro storico.

In aggiunta, la Fiab chiede che l’Amministrazione sostituisca le numerose rastrelliere obsolete sparse in tutto il centro storico, dando priorità alle aree più pregiate sotto il profilo storico-monumentale, a cominciare da piazza Roma, passando poi per il MEF, il MATA, la Biblioteca Crocetta. Un discorso a parte merita la sede universitaria del Foro Boario, dove pullulano le vecchie rastrelliere in una situazione di completo e ingovernato disordine, particolarmente presso l’ingresso di via Berengario.

La Fiab accoglie infine con molto favore l’impegno dell’Assessorato di presentare un resoconto dettagliato della situazione dei parcheggi bici. A tal proposito, per favorire un confronto vero, ha aggiornato il proprio rilievo effettuato il 3 marzo scorso, corredandolo questa volta di foto, in modo da sgomberare il campo da qualsiasi illazione: tutti possono verificare dati e localizzazione dei portabici rimossi. Qualsiasi siano le ragioni dell’operazione in corso da almeno due anni in centro, un fatto è certo: sono spariti non meno di 69 portabici e 124 posti bici. La verifica ‘analitica’ effettuata dalla Fiab dimostra, al contrario di quanto affermato finora con assoluta vaghezza dall’Assessorato, che si tratta di ‘dati reali’ inconfutabili.

FIAB Modena
11 marzo 2017

NOTALa foto allegata riguarda via Goldoni 5 dove l’Amministrazione – nell’ottobre 2016 – ha installato 7 vecchie rastrelliere al posto di 4 portabici ‘Modena’ (quelli a forma di P), nell’ambito della rimozione dei portabici all’ingresso della Biblioteca Delfini. Collocare vecchie rastrelliere al posto dei moderni portabici rappresenta un’offesa al buon senso.

Allegato: rilievo fotografico Fiab dei portabici rimossi (aggiornato al 21 marzo 2017)

Se il piano piange …

un piano per la mobilità a modena?

Dopo due anni di iter contrastato e numerose versioni, il Consiglio comunale ha approvato il primo Piano della Mobilità Ciclabile (PMC). Dall’analisi del documento (252 pagine), emerge che il PMC si propone l’obiettivo di incrementare dell’1.5% annuo la quota ciclistica sull’insieme degli spostamenti (oggi la mobilità ciclistica è il 10.38%). A tale scopo, vengono previste molteplici misure per aumento la sicurezza stradale, eliminare criticità e carenze nella rete, incrementare la rete ciclo-pedonale, riconnettere i percorsi frammentati, realizzare Zone a 30 km/h.

Purtroppo, rispetto agli obiettivi prefissati, il PMC appare uno strumento spuntato in due elementi chiave: la prevedibile inefficacia degli interventi previsti e la scarsità delle risorse.

Come è possibile, ad esempio, ridurre gli incidenti agli incroci e alle rotatorie limitandosi a disseminarli di ‘segnalatori luminosi’? Come mai mancano ancora le ciclabili in alcune strade pericolose, come Vignolese ed Emilia? Alcuni progetti appaiono giochi di prestigio: un segnalatore luminoso qui, una chicane là, un cambio di segnaletica più avanti… come se il ciclista fosse uno strano animale cui puoi chiedere tutto. Il discorso delle zone a 30 km/h suscita più perplessità che soddisfazione: oltre ad essere poche, sono scollegate. Assenti interventi per illuminare tratti ciclabili insicuri di notte.

Quasi tutti gli interventi previsti nella fase 2016-18 del PMC sono già in corso o progettati (salvo una quota di valore pari a 0.77 mil, non coperta da risorse). I 15.3 mil della fase futura sono iscritti nel libro dei sogni.

I ciclisti modenesi potranno davvero avvertire una maggiore sicurezza nelle strade e spostarsi fiduciosi ed ottimisti con questo mezzo semplice, efficiente e maledettamente poetico?

Modena e Trento: piani della ciclabilità a confronto

un piano per la mobilità a modena?

Il consiglio comunale di Trento ha approvato all’unanimità una mozione d’indirizzo proposta dal PD, frutto di un lavoro organico durato 9 mesi, di un processo partecipativo che ha visto coinvolte le associazioni, tra le quali la Fiab locale.

Quaranta misure strategiche e operative da adottare entro il 2020: Ufficio Biciclette, Biciplan, parcheggi custoditi, campagne informative nelle scuole, Piedibus, bike to shopping, nuova segnaletica colorata, Contabici e tanto altro.

Da segnalare in particolare l’obiettivo di creare una segnaletica univoca e leggibile che indichi i percorsi della città, gli itinerari e i totem-contatori per la misurazione dei flussi in bicicletta, visualizzati in tempo reale su internet.

Mentre per quanto riguarda la questione progettuale l’innovazione è l’adozione del «Biciplan», un piano che propone linee guida sulla progettazione delle ciclabili, analizza la domanda e pianifica la rete.

Via libera anche all’istituzione di un Ufficio biciclette all’interno del Servizio mobilità con a disposizione un addetto che a tempo pieno dovrà occuparsi dello sviluppo di questo mezzo.

Un lavoro da cui esce una proposta organica per migliorare la qualità della vita e il sostegno all’economia. Perché – dice il consigliere proponente – “sono ormai molti gli studi che sottolineano che lo shopping in bici porta a maggiori consumi, promuove un utilizzo della città e degli esercizi commerciali in una logica molto diversa dal mordi-e-fuggi a cui si è ormai abituati”.

Una mozione apprezzata anche dall’assessorato competente, che ha avuto il sostegno trasversale di tutta l’Aula, da desta a sinistra. All’unanimità. Notate qualche differenza con la modalità di elaborazione e gli obiettivi fissati a Modena dal Piano della mobilità ciclistica? Noi si.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

2 ruote – 12 febbraio 2017

Manovra antismog: finalmente si fa sul serio

inquinamento

Il persistente alto livello di polveri sottili nell’aria ha acceso i riflettori sui rischi per la salute. In effetti, la situazione è molto grave: non si tratta solo delle polveri sottili (PM10), quanto di quelle ultrasottili (PM2,5) che – insieme a numerosi altri veleni – hanno creato un aerosol stagnante sulla Pianura Padana estremamente pericoloso e climalterante. Le sorgenti del fenomeno sono note: traffico, riscaldamento, attività industriali e agricole.

L’immissione incontrollata delle scorie nella terra, nel mare e nell’atmosfera ha raggiunto un livello impressionante e oggi assedia gli stessi fattori chiavi della vita: l’aria, l’acqua, il cibo. È ora di svegliarsi dal torpore che induce a pensare che questa faccenda si risolverà da sola.

I cittadini devono rendersi conto che devono cambiare stile di vita e di mobilità, ad esempio accogliendo i pressanti inviti a usare i mezzi di trasporto ecologici. Anche le istituzioni hanno un ruolo chiave nel dare segnali convincenti e precisi per contrastare l’inquinamento e ricostituire un ambiente sano.

Su quest’ultimo versante, intravediamo segnali rassicuranti. Di fronte all’emergenza, il Comune è corso ai ripari con misure radicali antismog: la domenica ‘ecologica’, l’abbassamento della temperatura nelle case e negli uffici, la conversione di Gigetto in linea-bus e, soprattutto, il blocco della bruciatura delle sterpaglie, evento assai frequente in una zona altamente agricola come quella modenese. Fa anche piacere scoprire – fra le pieghe del bilancio comunale – che una voce è stata prevista per il compenso di uno sciamano cherokee, esperto nella danza della pioggia, assoldato appositamente per provocare utili tempeste scacciaveleni. Possiamo dirlo: finalmente si fa sul serio!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Più portabici per combattere lo smog

portabici modena

portabici modena

Gennaio è un periodo ‘nero’ per i ciclisti: non solo devono respirare (come tutti) un’aria più velenosa, ma devono anche fare a meno di centinaia di portabici rimossi in occasione delle fiere tradizionali (il 17 e il 31 del mese). Il disagio è accentuato in quanto l’operazione si svolge con largo anticipo e il successivo ripristino richiede settimane. Risultato: i parcheggi spariscono per 30-40 giorni, costringendo i biker ad arrangiarsi, a volte come possono, altre come e dove non dovrebbero.

Al prolungato spostamento dei portabici effettuato in nome degli incolpevoli Sant’Antonio e San Geminiano, si somma la loro eliminazione in diverse strade del centro: 80 da Corso Canalgrande (Delfini e Tribunale), 20 da via Scudari (Comune e banche), una quarantina alla spicciolata fra piazza Matteotti, piazza Grande, via S. Eufemia, via Taglio e via San Geminiano…

Non è tutto. Occorre evidenziare che da troppo tempo sono impraticabili i parcheggi (almeno 20 posti) in Largo S. Agostino, penalizzando gli utenti degli istituti culturali del Palazzo dei Musei. E che dire dell’inesplicabile assenza di parcheggi presso l’ingresso delle Poste centrali (via Modonella) e l’ancor più ingiustificata installazione di rastrelliere obsolete in piazza Roma, largo Pucci, Museo Ferrari, Mata?

Degli iniziali 2.400 posti bici installati al 2010 in centro, almeno 200 mancano oggi all’appello. E invece occorre ribadire che, migliorando la sicurezza dei parcheggi, i portabici ‘Modena’ sostengono l’uso delle bici in una città soffocata dallo smog. La loro diffusione non è un ‘regalo’ ai ciclisti, ma un regalo a tutta la comunità.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Esiste una politica contro lo smog?

città inquinata

città inquinata

Una lettera pubblicata da un quotidiano il 4 gennaio solleva il tema dell’inquinamento pericoloso per la salute. Di fronte all’aumento delle patologie respiratorie, il lettore lancia un appello all’ “amministrazione, deputata e responsabile del monitoraggio a tutela della nostra salute” affinché attui i “provvedimenti previsti per legge” e che, evidentemente, vengono elusi.

La domanda sottesa all’appello del cittadino è semplice: esiste una politica di riduzione dell’inquinamento?

Com’è noto, i fattori che causano lo smog sono vari: riscaldamento domestico, mobilità, attività agricole e industriali. Focalizzando l’attenzione sulla mobilità urbana, un dato su tutti chiarirà le dimensioni del fenomeno: i tre quarti degli spostamenti sono attuati con autoveicoli. L’insidia del PM 10 e del più pericoloso PM 2,5 è in questa percentuale da brivido. O ne riduciamo il volume o non modificheremo di una virgola la realtà.

Venticinque anni fa veniva approvata la convenzione di Rio de Janeiro sull’ambiente che fissava obiettivi stringenti per tutte le autorità amministrative. Qual è stato il risultato delle politiche modenesi? Un dato ne evidenzia l’efficacia: la quota degli spostamenti non autoveicolari (trasporto pubblico, pedonalità e ciclabilità) è restata inchiodata al 25% sul totale.

I cittadini sono dunque succubi dell’auto e si rifiutano di cambiare stile di mobilità? Più realisticamente, hanno capito che non si fa sul serio. Non hanno tutti i torti: la manovra antismog interessa meno del 20% dei mezzi circolanti e un’area ristretta; le risorse pubbliche destinate al Novi Park ammontano ad oltre 2,5 milioni l’anno; le auto sostano a meno di 300 metri dalla Ghirlandina; il trasporto pubblico è in affanno. I proclami elettorali sulla mobilità sostenibile hanno rapidamente lasciato il campo alla più rassicurante “cura della gomma”. Non farà diminuire il particolato, ma nemmeno i voti.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

2 ruote - 8 gennaio 2017

2 ruote – 8 gennaio 2017