Modena in bicicletta, tra desiderio e realtà

Spadoni, presidente FIAB Modena: “La domanda è forte, ma serve più coraggio politico”
Intervista di Patrizia Palladino – Vivo Modena

Qual è lo stato attuale delle piste ciclabili a Modena e quali sono i principali punti critici che ancora ostacolano una mobilità dolce sicura e continua?

Per rispondere a questa e ad altre domande abbiamo interpellato il presidente di Fiab Modena, Ermes Spadoni. “L’attuale amministrazione – risponde Spadoni – ha finora operato in continuità con il passato, senza imprimere la svolta sistemica necessaria. Continua a realizzare tratti ciclabili privi di omogeneità e riconoscibilità, ricorrendo spesso a percorsi ciclopedonali promiscui o a ciclabili ricavate sul marciapiede, anche lungo assi viari principali. Manca la standardizzazione: a volte il fondo rosso copre l’intera carreggiata, altre solo le intersezioni; in altri casi la segnaletica verticale interrompe la pista, creando ostacoli. Queste discontinuità non scoraggiano gli esperti, ma chi vorrebbe iniziare a usare la bici e non si sente sicuro. Il punto più critico, però, restano le intersezioni con il traffico motorizzato: occorre prevedere precedenza ciclabile, traiettorie chiare, attraversamenti con fondo rosso ben visibile e, soprattutto, la rimozione di parcheggi e ostacoli che impediscono il contatto visivo tra automobilisti e ciclisti, la cosiddetta daylighting”.

Il progetto Bike to Work sta davvero cambiando le abitudini dei cittadini o il suo impatto resta ancora ‘solo’ simbolico?

Per ottenere un vero cambiamento modale non c’è una soluzione unica, ma una “ricetta” con più ingredienti. Infrastrutture e moderazione del traffico sono la base, ma servono anche misure come segnaletica dedicata, parcheggi sicuri (ciclostazioni) e incentivi economici. Il Bike to Work a Modena ha avuto un riscontro positivo, coinvolgendo circa mille cittadini a ogni edizione e rimborsando migliaia di chilometri “puliti” in circa 76.000 viaggi. Per raggiungere la massa critica, però, è necessario rendere permanente il progetto e coinvolgere attivamente i mobility manager aziendali, affinché anche le imprese offrano facilitazioni ai dipendenti.

Gli autovelox sono sufficienti a ridurre la velocità delle auto e a prevenire incidenti mortali o servono misure più incisive come le “Zone 30”?

Gli autovelox sono fondamentali sulle grandi arterie, così come i controlli della Polizia Locale ma, all’interno dei quartieri residenziali, la velocità si controlla anche con il design della strada: servono attraversamenti rialzati, restringimenti delle carreggiate e l’avanzamento dei marciapiedi agli incroci. La sicurezza reale, quella dei 30 km/h, si ottiene inducendo comportamenti corretti tramite l’infrastruttura, e sanzionando le condotte pericolose. Gli autovelox sono comunque strumenti efficaci e salvano vite, riducendo gli incidenti mortali dal 15% al 26%, come dimostrano autorevoli studi. Non si tratta quindi di “fare cassa”, ma di proteggere concretamente le vite umane.

Dai vostri monitoraggi di settembre emerge una ripresa nell’uso della bici, ma siamo lontani dai livelli pre-Covid: quali le cause del gap e quali le soluzioni per colmarlo?

Dopo il Covid, molte città europee hanno colto l’occasione per ridisegnare lo spazio pubblico e la mobilità, mentre in Italia la micromobilità è stata spesso narrata, anche dalla politica, come un “vezzo” elitario o addirittura un intralcio al traffico: questa narrazione tossica frena il cambiamento. Al contrario, i dati europei dimostrano che lo sviluppo della ciclabilità è strategico per la salute pubblica, la qualità dell’aria e la vitalità del commercio di prossimità. Bisogna smettere di trattare la bici come un problema e iniziare a trattarla come parte della soluzione.

Sul nostro sito è aperto un sondaggio sul mezzo preferito per gli spostamenti in città: il 37% dei lettori sceglie la bici. Fiab come commenta questo dato?

I dati del percorso partecipativo “Sei la mia città” e anche quelli del vostro sondaggio parlano chiaro: il 37% dei modenesi indica la bicicletta come mezzo preferito. Non ci sorprende: Modena ha la conformazione ideale (pianura, distanze compatte, clima favorevole) e un parco bici privato enorme (quasi ogni cittadino ne possiede una). I cittadini sono pronti, ma la politica deve osare di più per incrementare quel 12% di spostamenti in bici da cui siamo partiti nel 2019, con l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 il 20% previsto dal PUMS. Bologna anche grazie alla Città 30 continua ad aumentare la mobilità ciclistica, quest’anno +22%. Servono infrastrutture complete e sicure, una rete ciclabile intercomunale estesa, stalli bici sicuri e diff usi, velostazioni custodite, hub multimodali. Occorre colmare il divario tra il “desiderio” di pedalare e la possibilità di farlo in sicurezza, per rendere la bici la scelta più naturale e conveniente per muoversi in città.

Giornata delle vittime della strada, FIAB ricorda che la sicurezza si costruisce in bicicletta: -34% di rischio mortalità raddoppiando i ciclisti per chilometro

Nel medio periodo gli incidenti che riguardano questa categoria sono calati in Italia del 13%, ma ora va intensificato l’impegno per diffondere una nuova cultura della responsabilità

Milano, 10 novembre 2025 – Dalle cronache, ogni giorno, ci arriva un triste insegnamento. Gli incidenti stradali dimostrano quanto lo spazio pubblico sia un luogo fragile, e per più ragioni: infrastrutture spesso inadeguate, comportamenti individuali che sottovalutano rischio e responsabilità e, a monte, una cultura della mobilità che fatica a cambiare. La Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada, in programma domenica 16 novembre, diventa quindi l’occasione per interrogarsi sulle cause e individuare le soluzioni di questa emergenza collettiva: fra le quali spicca, per semplicità e immediatezza, un utilizzo più diffuso della bicicletta. A ricordarlo è FIAB, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, che, citando lo studio internazionale Safety in Numbers: more walkers and bicyclists, safer walking and bicycling di P. Jacobsen evidenzia come, raddoppiando il numero di ciclisti per chilometro percorso, il rischio individuale si riduca del 34%, mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Anche in Italia, nel medio periodo, gli incidenti che riguardano chi pedala sono calati del 13% negli ultimi 10 anni a fronte di un significativo aumento dei chilometri percorsi in bicicletta.

Resta il fatto che, quando si parla di sicurezza, l’attenzione tende a concentrarsi sui veicoli a motore, dimenticando che anche le bici fanno parte del traffico urbano e stanno conquistando sempre più spazio tra i mezzi scelti per gli spostamenti quotidiani. Un cambiamento importante, che però espone i ciclisti alle criticità di un sistema stradale intrinsecamente vulnerabile e poco attento alla mobilità attiva: dall’inizio dell’anno l’Osservatorio Ciclisti ASAPS-SAPIDATA segnala 196 decessi tra chi si sposta in bici. “l numero di vittime in bici è sempre paurosamente alto e c’è quindi ancora molto da fare per diffondere una diversa idea di sicurezza, all’insegna di consapevolezza ed educazione, su cui noi lavoriamo da oltre 40 anni, e che nel tempo sta dando risultati concreti”, dichiara Luigi Menna, Presidente FIAB.

Ancora più significativa del calo degli incidenti è la riduzione di mortalità dei ciclisti nel nostro Paese (-40% in 10 anni), costante dal 2000 a oggi. Stimando un aumento da 4,5 a 10 miliardi di chilometri percorsi annualmente in bicicletta, il rischio individuale, misurato, sarebbe sceso da 61 a 21 morti. Il motivo per cui più persone pedalano o camminano, più la città diventa sicura per tutti è chiaro: una maggiore presenza di bici e pedoni significa più visibilità e consapevolezza anche da parte degli automobilisti.

“Secondo gli studi disponibili, quando aumentano le persone che si spostano in bici, chi guida veicoli a motore tende a prestare più attenzione, cercando di anticiparne i comportamenti – evidenzia Susanna Maggioni, Vicepresidente FIAB -. Un automobilista ha meno probabilità di collisioni con una persona che cammina o pedala se il numero di queste è maggiore. Le politiche che ne incentivano l’aumento, quali la riduzione della velocità, rappresentano un modo efficace di migliorare la sicurezza di chi cammina e pedala, in un
circolo virtuoso che, in ultima analisi, aumenta la sicurezza di tutte le persone, indipendentemente dal mezzo che scelgono di utilizzare. Serve a questo scopo una nuova consapevolezza e un nuovo contratto sociale”.

Le amministrazioni che adottano misure di moderazione del traffico, come zone 30 km/h o corsie ciclabili ben progettate ottengono benefici tangibili: meno sinistri, meno feriti, maggiore sicurezza e migliore qualità della vita, come dimostra il caso virtuoso di Bologna. I dati relativi ad altre città mostrano invece scenari diversi: a Milano, dove la quota di spostamenti in bici è elevata ma le politiche di mobilità sostenibile restano parziali, le biciclette coinvolte in collisioni rappresentano il 6,7% del totale nazionale, ma le vittime solo l’1,9%, segno di alta incidentalità ma bassa pericolosità. A Roma, con una mobilità attiva ridotta, gli impatti che coinvolgono i ciclisti sono appena l’1,3% del totale, ma quelli mortali arrivano all’8%, evidenziando l’effetto opposto: bassa incidentalità ma alta pericolosità. Questi esempi locali confermano che l’aumento delle persone che usano la bici può contribuire a rendere le strade più sicure, ma perché questo effetto si realizzi pienamente è necessario affiancare la mobilità attiva a infrastrutture adeguate e oculate politiche di moderazione del traffico.

Occorre quindi, prima di tutto, un cambiamento culturale che richiede tempo, impegno e continuità: per questo FIAB porta avanti un lavoro costante di sensibilizzazione e collaborazione con le istituzioni per rendere le città più a misura di persona. Tra le sue iniziative più rilevanti ricordiamo ComuniCiclabili, il riconoscimento che ogni anno attesta il grado di ciclabilità dei comuni italiani e incentiva le amministrazioni locali a investire in mobilità attiva; la certificazione Azienda Bike Friendly, che valorizza le imprese promotrici della cultura della bicicletta; e il progetto Bimbimbici, dedicato ai più piccoli. A tutte queste iniziative si affiancano campagne sulla sicurezza stradale e attività nelle scuole, nelle imprese e sul territorio.

Tutti coloro che puntano a una maggiore consapevolezza sul tema potranno approfittare della Settimana del Tesseramento FIAB, che torna dal 10 al 16 novembre con eventi e incontri in tutta Italia. Diventare soci vuol dire entrare a far parte di una comunità che promuove la mobilità attiva, sostiene le politiche per la sicurezza stradale e partecipa a un movimento che ogni giorno pedala per il domani. La campagna 2026, intitolata “In bici è meglio”, inviterà chiunque creda in città più umane, sicure e sostenibili a unirsi alla rete FIAB: “Coltivare il senso di comunità è uno dei temi centrali di quest’anno: è nella forza della collettività, infatti, che si genera la fiducia nel futuro, per migliorarlo a partire da oggi”, conclude Luigi Menna.

“Senza Rotelle”: grande successo al Parco Novisad per l’evento che insegna ai bambini a pedalare in autonomia

Oltre 70 iscritti per la prima edizione dell’iniziativa promossa da Genitori ECOattivi, FIAB Modena e Ciclofficina Popolare. Prossimo appuntamento il secondo sabato di ogni mese fino a giugno.

Modena, 8 novembre – Il Parco Novisad si è trasformato ieri in una grande palestra a cielo aperto dedicata alle due ruote, ospitando la prima edizione di “Senza Rotelle”, l’iniziativa che insegna a bambine e bambini a pedalare in autonomia.

Promosso da Genitori ECOattivi e FIAB Modena, in collaborazione con Ciclofficina Popolare Rimessa in movimento, l’evento ha registrato un’affluenza ben oltre le aspettative: oltre 70 bambini iscritti, ai quali si sono aggiunti numerosi partecipanti tra i passanti, conquistati dall’atmosfera gioiosa e dalla soleggiata giornata autunnale.

Per due ore, una parte dell’anello del parco si è animata di piccoli ciclisti alle prese con le bici senza pedali (balance bike), biciclette tradizionali e persino cargo bike, sotto lo sguardo attento dei volontari FIAB. Un vero e proprio percorso didattico attrezzato con segnali stradali e semafori funzionanti ha permesso ai più piccoli di mettersi alla prova sulle due ruote e apprendere, divertendosi, anche le prime fondamentali regole di sicurezza stradale.

«Facendo attività nelle scuole ci siamo accorti che sono tanti i bambini che anche alle elementari hanno ancora bisogno di imparare a pedalare, mentre i genitori hanno sempre meno tempo da dedicare a questo apprendimento», spiega Davide Paltrinieri, vicepresidente di FIAB Modena e referente dei Genitori ECOattivi. «Così sono nati i “Senza Rotelle”: un’occasione per supportare le famiglie nell’accompagnare i propri figli verso una sempre maggiore autonomia sulle due ruote».

L’iniziativa non si rivolge solo ai più piccoli. Grazie ai volontari FIAB e ad alcune biciclette apposite, anche i genitori che non si sentono ancora sicuri in sella possono aver l’opportunità di migliorare le proprie competenze o imparare da zero.

Grande interesse hanno suscitato i test drive della “Cargoteca”, organizzati dalla Ciclofficina Popolare: un parco bici cargo messo gratuitamente a disposizione dei partecipanti per scoprire soluzioni ecologiche e pratiche per la mobilità urbana familiare.

“Senza Rotelle” tornerà ogni secondo sabato del mese fino a giugno, sempre dalle ore 10 alle 12 al Parco Novisad. Un appuntamento fisso per costruire una comunità educante che cresce, e per riscoprire un modo più attivo e piacevole di muoversi e vivere insieme lo spazio pubblico.

Ciclabilità a Modena: a che punto siamo?

Luci ed ombre tra conteggio dei ciclisti, stato di avanzamento del PUMS, scarsa manutenzione e interruzioni di ciclabili

Anche quest’anno, nell’ambito della Settimana Europea della Mobilità, i volontari di FIAB Modena hanno rilevato i passaggi dei cittadini in bicicletta in 14 punti nevralgici della viabilità cittadina. Per garantire dati confrontabili, la rilevazione avviene da oltre un decennio sempre negli stessi punti, nella stessa fascia oraria (7.30-8.45) del terzo martedì di settembre.

Il totale di 3.719 passaggi ci riporta tra i livelli del 2022 e 2023, con un incoraggiante +18,9% rispetto a un deludente 2024. Tuttavia, non possiamo nascondere la preoccupazione: siamo ancora sotto i livelli pre-covid, con un -12,9% rispetto al 2019. Auspichiamo che questa ripresa possa consolidarsi nei prossimi anni.

Proprio all’inizio del periodo Covid, nel luglio 2020, è stato approvato a Modena il nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), che si prefigge di aumentare l’uso della bicicletta dal 12% iniziale al 20% entro il 2030. Il documento prevede tra l’altro l’attivazione di strumenti di partecipazione, tra cui l’aggiornamento del piano dopo i primi cinque anni.

Ora che cinque anni sono passati, FIAB chiede l’avvio del processo partecipato di revisione, partendo dalla condivisione da parte dell’amministrazione dei risultati conseguiti. Non solo le nuove infrastrutture ciclabili realizzate, ma soprattutto se è già aumentata la percentuale di modenesi che si sposta in bici.

Attendiamo questi dati ufficiali perché abbiamo la sensazione che si sia accumulato un significativo ritardo rispetto al timing del piano. Infatti, nonostante le infrastrutture realizzate negli ultimi anni, il lavoro da fare resta considerevole:

  • Nuove dorsali ciclabili ed i collegamenti con le frazioni
  • La rifunzionalizzazione delle vecchie ciclabili degli anni ’70-’80
  • Le zone quiete scolastiche e le Zone 30

In attesa di vedere progettazioni e cantieri di nuove realizzazioni, FIAB ritiene indispensabile lavorare su più fronti, impegnando subito le necessarie risorse per:

  • Migliore Manutenzione: spesso mancante o ritardataria, anche a fronte di precise segnalazioni degli utenti
  • Correzione della Segnaletica: quando è contraddittoria nelle intersezioni, che genera confusione e situazioni di pericolo
  • Eliminazione degli ostacoli: che limitano la fruibilità in ciclabile soprattutto per le persone più fragili

E proprio in tema di ostacoli, FIAB accoglie con favore il recente annuncio della Giunta di rivedere le situazioni irregolari di occupazione del suolo pubblico. Non è però l’unico fenomeno che limita la mobilità pedonale e ciclabile: negli scorsi anni abbiamo denunciato anche la diffusa occupazione di marciapiedi e ciclabili usate come parcheggi automobilistici, e le interruzioni a causa dei cantieri senza prevedere adeguate alternative in sicurezza come prevede il Codice della Strada. Invece di un percorso alternativo protetto, nella maggior parte dei casi viene semplicemente posto un cartello “pedoni e ciclisti dall’altra parte della strada”, costringendo le persone ad attraversare senza nemmeno predisporre passaggi pedonali sicuri.

Un esempio che FIAB ha già segnalato al Comune da alcune settimane è il cantiere del Cinema Principe su Piazzale Natale Bruni, dove per superare 10 metri lineari di ciclopedonale occupati dal cantiere, pedoni e ciclisti devono affrontare in serie una passerella in legno e due attraversamenti pedonali in uno stradone di 12 metri a due corsie per senso di marcia. Non stupisce che molti cittadini ritengano più sensato camminare e pedalare lungo la strada piuttosto che affrontare questo percorso a ostacoli.

È già di per sé grave che in un punto così strategico e trafficato non sia stata prevista una soluzione adeguata all’apertura del cantiere, ma visto che il disagio durerà molti mesi, se non anni, FIAB ritiene che si debba rimediare quanto prima.

Claudio Piani: da Milano all’Himalaya. Cronaca di un viaggio lungo dieci anni

“Non mi sono svegliato una mattina dicendo ‘Vado in Nepal in bicicletta’”. Con queste parole, Claudio Piani smonta subito il mito dell’eroe improvvisato. Il suo viaggio di 10.500 km da Milano al campo base dell’Everest non è stato un capriccio, ma il culmine di un percorso di trasformazione durato un decennio. Una storia che ha trasformato la sua vita e ha incantato il pubblico del parco Amendola nella serata organizzata da FIAB Modena, dove ha raccontato come una bicicletta possa diventare uno strumento per conoscere il mondo e, soprattutto, se stessi.

2014: la svolta e la prima traversata

Tutto inizia nel 2014. Claudio, allora 27enne, conduce una vita che molti definirebbero “normale” a Milano: insegnante, allenatore di basket, una famiglia unita e le classiche vacanze estive in Europa e Nord America. Ma dentro di lui cresce un’inquietudine. Il 6 agosto di quell’anno, telefona a sua madre e annuncia la decisione che cambierà tutto: “Mamma, mi licenzio e provo a partire. Voglio un anno sabbatico per viaggiare”.

Inizia così la sua “seconda vita”. Il suo primo grande viaggio lo porta dall’Europa al Sud-est asiatico con mezzi pubblici. È in questa fase che impara le prime, fondamentali lezioni dalla strada. Nel deserto del Gobi, in Mongolia, dopo essere stato ricattato e abbandonato da un autista di cui si era fidato, viene soccorso da un anziano a bordo di un’auto d’epoca. Si ritrova a lavorare per una tribù di donne nomadi, il cui compito è raccogliere e far seccare gli escrementi di yak per l’inverno. Lì, dove le uniche parole in comune sono “OK” e “Coca-Cola”, scopre che il sorriso e una pacca sulla spalla sono un linguaggio universale, il miglior passaporto del mondo. E che una buona educazione ricevuta in Italia è valida anche in una sperduta tribù della Mongolia.

Il viaggio prosegue in Vietnam, dove resta deluso dal turismo di massa. Compra una moto per 100 dollari e si avventura in Cambogia. Arriva in un villaggio di palafitte, dove un pescatore locale gli svela la sua filosofia di vita: non “lavora”, ma pesca quando ha fame e vive il resto del tempo in socialità. Mentre l’Occidente offre una vita più lunga (85 anni in Italia contro i 52 in Cambogia), il pescatore lo spinge a chiedersi: “Qual è il prezzo di tutto questo?”. Claudio conia qui il suo mantra: non potendo allungare la vita, si ha però il potere di allargarla, con esperienze e intensità.

Dall’Australia all’autostop: la scoperta della fiducia

Arrivato a Jakarta, in Indonesia, perde la carta di credito. Con gli ultimi 400 euro vola in Australia. Ad Adelaide, in un quartiere di emigrati italiani, trova tre lavori in tre giorni e in otto mesi non solo recupera il denaro speso, ma mette da parte abbastanza per continuare. Decide allora di non prendere un aereo, ma di tornare a Milano interamente in autostop.
Un viaggio di 11 mesi che lo porta ad attraversare l’India, dove un santone Sikh gli predice il futuro, e l’Iran. Qui, aspettandosi l’ostilità descritta dai media, trova invece una generosità disarmante, imparando a distinguere sempre i governi dalle persone. “Ricordiamoci sempre che le persone buone, quelle normali, sono buone quasi dappertutto.”

 2017: maestro spaghetto in Cina

Dopo i primi viaggi, Claudio si innamora della Cina e nel 2017 decide di trasferirsi a Shenzhen, una megalopoli passata da 30.000 a 13 milioni di abitanti in 30 anni. Lavora come insegnante d’inglese in una scuola pubblica, dove i suoi 50 alunni lo chiamano “Idali Mia Lashi” (Maestro Spaghetto). Scopre gli estremi contrasti del Paese: mendicanti che chiedono l’elemosina con un QR code e il rigido controllo sociale, sperimentato sulla sua pelle quando, dopo aver attraversato a piedi col rosso alle 4 del mattino, la sua faccia viene proiettata su un maxischermo con la scritta: “Questo è un cattivo cittadino”.

La bicicletta e il viaggio interiore: da Golmud a Milano

È dopo l’esperienza in Cina che la bicicletta diventa la sua vera dimensione. Per “restituire” qualcosa all’Asia, organizza una raccolta fondi per un orfanotrofio di bambini tibetani in Nepal. L’impresa lo porta da Golmud (Cina) fino a Milano, un percorso di 9.000 km in sella alla sua Wencheng, una bicicletta chiamata come la principessa cinese che sposò un re tibetano, a simboleggiare l’unione tra  le due culture.

“Viaggiare in bici è il modo più lento e profondo di attraversare i paesi”, spiega Claudio. La bicicletta diventa il metronomo del paesaggio, un filtro che permette di assaporare il cambiamento, di vedere le fisionomie e le geografie mutare gradualmente. Questa filosofia si forgia nell’attraversamento dei deserti del Gobi e del Taklamakan, dove pedala per 1.500 chilometri in totale solitudine. Un’esperienza che, pur essendo “la più faticosa della mia vita”, si rivela anche “la più preziosa”. Lì, il viaggio chilometrico si fonde con quello interiore. La solitudine in sella non è vuoto, ma spazio per connettersi con la natura e con se stessi, un dialogo silenzioso tra l’uomo, la meccanica essenziale della bici e l’immensità del mondo.

 2024: la prova finale, da Milano all’Everest

Arriviamo al 2024. Claudio lavora come contadino e pastore in Svizzera per finanziare il suo sogno più ambizioso: un viaggio di 10.500 km da Milano ai piedi dell’Himalaya, per poi salire al campo base dell’Everest.

Claudio parte il 19 febbraio 2024, in sella alla sua fidata Wencheng. Le prime tappe, fredde e invernali, sono in Italia, dove viene ospitato da amici fino a Trieste. Ed è qui, a soli cinque giorni dalla partenza, che arriva il primo, potente shock etico. Mentre i social lo celebrano come un “eroe”, un’amica (viaggiatrice 82enne) lo porta a visitare il Silos, un magazzino dove si rifugiano i migranti della rotta balcanica. “Lì ho incontrato i ragazzi che hanno fatto il mio stesso viaggio, ma dalla direzione opposta”, racconta. Il contrasto è disarmante: lui pedala per piacere, con un passaporto e una carta di credito; loro camminano per necessità, dopo aver perso tutto. “I veri eroi sono loro“, conclude con voce commossa.

Lasciati i Balcani e la Turchia, la bicicletta gli permette di riattraversare l’Iran con occhi diversi rispetto al suo precedente viaggio in autostop. La lentezza della pedalata gli fa “assaporare il paese” in un modo nuovo, scoprendo una generosità che va oltre ogni aspettativa. Un giorno, dopo aver pedalato per otto giorni nel deserto, una ragazza lo vede, improponibile e sporco, e lo invita a casa sua, mettendo a repentaglio la sua stessa sicurezza. Quando il padre sta per scoprirli, Claudio è costretto a una fuga precipitosa, pedalando per 174 km in un solo giorno per allontanarsi il più possibile: il suo record personale, con la bici carica.

Ma la prova più estrema, fisica e psicologica, arriva in Afghanistan. Lo descrive come “il primo paese della mia vita dove non conoscevo nessuno che c’era stato”. È un’esperienza brutale: 41 gradi, 14 litri d’acqua al giorno per sopravvivere, un paese senza sorrisi dove la curiosità costante della gente annulla ogni privacy. “Io ho trascorso ogni istante della giornata con qualcuno che mi seguiva”, racconta. Lo pedinavano, lo guardavano mentre mangiava e dormiva, lo fotografavano. Al terzo giorno, è sull’orlo di cedere: “Io così non ce la faccio più, devo mollare”. È l’unico momento in dieci anni di viaggi in cui ha sentito un vero sconforto. Ma è proprio lì che la lezione più importante del viaggio si manifesta: sforzarsi di praticare empatia, di capire le ragioni di un popolo che ha conosciuto solo guerra e isolamento, e in cui l’unica cosa ad essersi “evoluta” sono le armi.

 La lezione finale: la responsabilità di chi pedala

La testimonianza di Claudio Piani è un manifesto per un cicloturismo consapevole. Ci ricorda che il privilegio di viaggiare per scelta comporta una grande responsabilità. Invita a “viaggiare in punta di piedi“, o meglio, in punta di pedali, con rispetto per culture che hanno il diritto di essere diverse da noi, senza trasformare il mondo “in un circo dove se paghi puoi avere quello che vuoi”.

In un’epoca di viaggi sempre più veloci, la bicicletta ci riporta a una dimensione umana, lenta e profonda. Ci insegna che non esiste un vero viaggio senza accoglienza: è la comunità degli “stanziali“, di chi resta e apre la porta di casa, che dà senso e rende possibile l’impresa dei “nomadi” in sella. È un patto di fiducia che ci invita a muoverci nel mondo non solo con una bicicletta, ma con gratitudine, rispetto e una profonda, instancabile curiosità verso l’altro.

Giornate del cicloturismo: FIAB Emilia-Romagna chiede di promuovere e gestire in modo integrato la rete ciclabile regionale

Le giornate nazionali del cicloturismo organizzate da FIAB in programma il 14 e 15 giugno vogliono promuovere il turismo in bicicletta come forma di vacanza attiva, per viaggiare in armonia con l’ambiente e la natura, nonché come volano economico per i territori.

Una tendenza in forte crescita, come tutto il comparto del turismo outdoor, secondo quanto rilevato dall’ultimo Rapporto “Viaggiare con la bici 2025”, giunto alla quinta edizione e realizzato da Isnart-Unioncamere per l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio in collaborazione con Legambiente: nel 2024, il cicloturismo italiano ha fatto registrare un boom sia in termini di presenze, stimate in 89 milioni (+54% sul 2023), che di impatto economico, arrivato a quasi 9,8 miliardi di euro.

Il turismo in bicicletta si conferma una delle principali tendenze della “nuova domanda” di turismo in Italia, rappresentando più del 10% del totale dei turisti in Italia, di cui circa la metà millenial (tra i 30 e i 44 anni d’età). Un dato che evidenzia non solo la sostenibilità ambientale del cicloturismo, ma anche il suo alto valore economico per i territori.

Per pedalare in sicurezza e per promuovere questo modo di fare turismo, sono necessarie le infrastrutture dedicate, nonché una loro gestione e manutenzione puntuale e finanziata.

Per questo motivo, come coordinamento delle associazioni FIAB emiliano romagnole rinnoviamo alcune delle nostre richieste già avanzate in occasione delle recenti elezioni regionali:

  1. Individuare e promuovere una rete ciclabile regionale che comprenda gli itinerari principali e di grande richiamo che passano nella nostra Regione (Ciclovia del Sole, Ciclovia del Po, Ciclovia Francigena, Ciclovia Adriatica) e progettare una ciclovia lungo la via Emilia insieme ai collegamenti locali come la Bologna – Ravenna, e Bologna – Ferrara
  2. Individuare un Ente Gestore delle ciclovie regionali, con il compito di occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria lungo tutta la tratta, indipendentemente dai Comuni attraversati.

Anche su Modena abbiamo alcuni assi strategici come la Ciclovia del Secchia e la Ciclovia del Panaro che insieme ad altri tracciati e cammini come la Via Vandelli o la Romea Germanica Imperiale possono costituire un forte volano di attrazione e rigenerazione per le tante località attraversate.

Solo con una struttura stabile, un piano integrato di promozione e manutenzione, una mappatura chiara e fruibile ed una segnaletica omogenea si possono garantire continuità infrastrutturale, sicurezza per gli utenti e attrattività per il turismo slow e sostenibile. Queste solide condizioni di base potranno inoltre dare certezze anche ai privati per sviluppare nuovi servizi di ospitalità e supporto diffuso ai cicloturisti.

Calendario Attività 2025

Abbiamo definito il calendario delle attività per 2025: gli aggiornamenti in tempo reale sulle attività confermate e quelle cancellate saranno sempre pubblicate sulla pagina www.modenainbici.it/calendario

Per partecipare alle escursioni è necessario contattare i referenti, essere in buone condizioni fisiche ed avere una bicicletta efficiente, leggere e approvare il regolamento gite.

CICLOVACANZE: le gite di più giorni sono riservate ai soli soci Fiab che contribuiranno all’organizzazione, alle spese di viaggio e di assicurazione.

Alle CICLOESCURSIONI DI UNA GIORNATA: possono partecipare soci e non soci Fiab, sempre contribuendo alle spese organizzative e di assicurazione (2 € per i soci, 5 € per i non-soci).

E20 CICLICI: Itinerari intorno a Carpi di circa 20 Km, si pedala insieme dalle 18:20 alle 20 a non più dei 20 Km/h. (assicurazione 2 € per i soci, 3 € per i non-soci)

20&30: Giri ad anello ad una velocità di non più di 20 km/h e di circa 30 km. Partenze da Mirandola e dai comuni dell’area nord (assicurazione 2 € per i soci, 3 € per i non-soci)

MODENA SLOW-BIKE Conosci Modena in bici a meno di 20 km e ad andamento lento. Percorsi dentro e intorno a Modena, adatti a tutti e saranno interessati da punti naturalistici e/o culturali. Adatti a chi si vuole guardare intorno e chiacchierare piacevolmente con i compagni di pedalata. Saranno di mezza giornata. (assicurazione 2 € per i soci, 3 € per i non-soci)

NOTTURNE Appuntamenti estivi in notturna, con la bici per sgranchirci le gambe al fresco (assicurazione 2 € per i soci, 5 € per i non-soci)

MTB: Escursioni in MTB, anche in collaborazione coi soci del CAI di Castelfranco (assicurazione 2 € per i soci, 5 € per i non-soci).

FIAB IN CICLOFFICINA: Serate di incontro in collaborazione con la Ciclofficina Popolare Rimessa in Movimento di Modena, presso la loro sede in Viale Monte Kosica.

CORSO DI MECCANICA E DI CICLOTURISMO: Fiab organizza corsi per imparare a fare le riparazioni bici più comuni e preparare un ciclo viaggio.

PROMOZIONE AL BIKE TO WORK: Fiab collabora con le amministrazioni pubbliche e con le aziende che incentivano i lavoratori che raggiungono il posto di lavoro in biciletta.

BICICLETTANDO: Progetti di educazione alla mobilità sostenibile, soprattutto nelle scuole elementari e medie. Laboratori di ciclomeccanica per studenti.

DONNE IN BICI: Corso per donne che vogliono imparare ad andare in bici. Il corso si terrà a Modena nel mese di marzo/aprile, in altre sedi in altre date.

RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO: Il primo e il terzo martedì del mese, ore 21 presso Casa delle Culture, Via Wiligelmo, 80 a Modena (o in video conferenza). Tutti i soci sono invitati a partecipare.

Come socio FIAB hai diritto a partecipare a tutte le ciclo-escursioni che le associazioni affiliate organizzano in tutta Italia e a tutte le vacanze in bicicletta all’estero BICIVIAGGI FIAB. Consulta il sito www.andiamoinbici.it

Scarica la copia PDF del Calendario 2025
Scarica il Pieghevole del Calendario 2025

Richiesta di impegno ai candidati Presidente della Regione Emilia-Romagna

Con una lettera aperta ai candidati Presidente della Regione Emilia-Romagna, il Coordinamento FIAB dell’Emilia-Romagna, sentite le 13 associazioni locali della Regione che alla unanimità condividono questo documento, chiede al candidato Presidente della Regione Emilia-Romagna, qualora venga eletto, di:

  1. Provvedere al riesame della rete ciclabile regionale presente nel PRIT 2025 in collaborazione con le FIAB locali della Regione tramite il Coordinatore ER, già membro del tavolo tecnico della mobilità. Si sollecita, inoltre, una programmazione di questo tavolo che ad oggi è stato convocato pochissime volte.
  2. Prevedere la “figura” di Ente Gestore delle ciclovie regionali che si occupi della manutenzione ordinaria e straordinaria lungo tutta la tratta, indipendentemente dai Comuni attraversati
  3. Riorganizzare l’Osservatorio della Sicurezza Stradale, definendo ruolo, funzioni e obiettivi. Partendo dal concetto di democrazia dello spazio pubblico e del diritto dei cittadini alla mobilità. Il concetto autocentrico risulta dominante e non idoneo per una corretta gestione dell’osservatorio. A oggi questo osservatorio ha poca utilità e si riduce spesso a dispensatore di opinioni prive di supporto tecnico scientifico.
  4. Sensibilizzare e/o individuare il responsabile APT per le problematiche della ciclabilità sostenibile, e non solo per la ciclabilità sportiva.
  5. Istituire l’ufficio progettazione mobilità ciclabile. Oggi la Regione non dispone di un ufficio e di personale specifico dedicato. Tutto passa attraverso il Servizio che si occupa di tutte le infrastrutture riguardanti la mobilità sia stradale, che ferroviaria, ecc. Di norma la ciclabilità regionale è delegata alle Province e/o alla Città Metropolitana di Bologna le quali per il tipo di competenza attribuite loro dalla normativa vengono ad essere sovraccaricate e tendono a non affrontare sufficientemente la mobilità sostenibile.
  6. Implementare il trasporto bici sui treni sia con maggiori posti offerti, sia sul costo del biglietto, allineando la Regione ER alle principali Regioni italiane che incoraggiano l’utilizzo del servizio con la gratuità del biglietto per la bicicletta (attualmente 3,50 Eur/gg)
  7. Proseguire sul modello “città 30” di Bologna che se, pur non esportabile completamente verso altre realtà, costituisce un validissimo esempio a cui adattare esperienze analoghe come dimostrato nel corso di ripetuti eventi formativi e statisticamente comprovato come efficacia nella riduzione degli incidenti, soprattutto nei confronti dell’utenza debole (pedoni e ciclisti)

Ancora numeri in calo per i ciclisti a Modena

Lo scorso 24 settembre i volontari di FIAB Modena hanno rilevato 3127 cittadini transitare in bicicletta in 14 punti nevralgici della viabilità cittadina. La rilevazione avviene da oltre un decennio sempre negli stessi punti, nella stessa ora (7.30-8.45) del terzo martedì di settembre per avere una serie di dati confrontabili.

I nostri numeri ci raccontano che rispetto a settembre 2023 abbiamo avuto un calo complessivo di oltre 400 passaggi (-12,4%), simile a quello già registrato tra il 2022 e 2023, un trend che ci porta a rilevare meno passaggi anche del biennio Covid e che sembra certificare una sensibile disaffezione a questo mezzo di spostamento.

E se negli anni precedenti al Covid eravamo in una fase di crescita che ha portato al massimo di 4270 transiti nel 2019, il risultato odierno è il peggiore degli ultimi 8 anni ed inferiore del 15,6% anche rispetto al lontano 2017. Questi numeri sono tanto più preoccupanti dopo quasi cinque anni di vigenza del PUMS, nel quale sono previste una serie di misure per incrementare l’uso della bicicletta da un iniziale 12% fino ad arrivare ad un 20% a fine piano nel 2030.

Purtroppo, non si può dire che in questi anni sia cambiato molto nelle abitudini dei modenesi, visto che le percentuali di spostamento con auto privata rimangono sostanzialmente invariate intorno al 70%. Secondo FIAB è il segnale che le politiche attuate per la mobilità ciclistica non sono ancora incisive e convincenti: d’altronde il tema della qualità e delle manutenzioni degli spazi dedicati alla pedonalità e ciclabilità, è stato tra i punti più critici emersi anche nei recenti incontri del percorso partecipativo “Sei la mia città”.

FIAB continuerà a ripetere il rilevamento semestrale con le sue possibilità, ma attende di avere dati più organici dalla preannunciata introduzione di più moderne e sistematiche tecnologie di conteggio, strumenti che non debbono mancare in una moderna smart-city che intende raggiungere entro il 2030 gli obiettivi che ha stabilito con il Piano della Mobilità Sostenibile.

Infatti, più che i metri di piste ciclabili realizzate, l’unico modo di valutare se il piano stia funzionando è quello di capire se sono aumentati i cittadini che si sono convinti a cambiare abitudini grazie all’efficacia delle azioni e delle politiche messe in atto.

Avere questi numeri è importante per confermare la bontà delle scelte fatte o, al contrario, indurre a riflessioni per apportare le necessarie correzioni. Per questo, in una annunciata volontà politica di maggior partecipazione delle persone alle scelte urbanistiche, FIAB auspica anche una più aperta condivisione e pubblica consultazione dei dati a disposizione dell’Amministrazione.

Settimana Europea della Mobilità, un calendario fitto di iniziative

E’ cominciata il 16 settembre la Settimana Europea della Mobilità (SEM), la più importante campagna di sensibilizzazione della Commissione europea sulla mobilità urbana sostenibile.

“La condivisione dello spazio pubblico” è il tema di quest’anno: lo spazio pubblico è una risorsa preziosa e limitata soprattutto all’interno dei centri urbani. Strade e piazze sono luoghi di movimento, ma anche di interazione e relazioni: il loro utilizzo responsabile è vitale per garantire benessere fisico, mentale e sociale, in accordo con la definizione di salute riconosciuta dall’OMS, così come per lo sviluppo di una mobilità che renda più salubre l’ambiente in cui viviamo e più sicuri i nostri spostamenti.

In questo quadro la promozione della bicicletta diventa la chiave di volta per guidare il cambiamento verso città più vivibili. Più si sceglie la bici, più le nostre strade diventano a misura di persona, sicure e accessibili per tutti: lo dimostrano, tra l’altro, alcune delle iniziative messe in campo a Modena, come l’affiancamento dei ragazzi delle classi prime dell’Istituto Venturi in un itinerario sui percorsi ciclabili della città, e “3 ruote per l’amicizia”, che al parco Novi Sad in occasione della giornata UISP il 22 settembre illustrerà il progetto, basato sulla possibilità di accompagnare in giro su bici speciali chi per le ragioni più diverse non è in grado di pedalare in autonomia. La due ruote è un mezzo alla portata davvero di tutti, dalle bici con le rotelle oppure a “spinta” per i bimbi ai tricicli per chi è avanti con gli anni e non ha più l’equilibrio di una volta, alle famiglie con bimbi piccoli grazie alle cargo bike: il 22 settembre in Piazza Roma sarà possibile anche provare le bici cargo della neonata Cargoteca, che le offre su prenotazione in prestito gratuito. Scegliere la bicicletta come mezzo di trasporto significa scegliere di cambiare in meglio il nostro modo di muoverci e di vivere lo spazio pubblico: più efficiente, sano, veloce, economico e sostenibile. Provare per credere, Fiab ha lanciato una sfida: fare a meno dell’auto per una settimana, una soltanto, per scoprire la libertà, il benessere fisico e mentale e perché no anche i vantaggi economici del pedalare. Chi si sente insicuro, può chiedere liberamente l’affiancamento di un volontario Fiab per il tragitto che deve percorrere.

Maggiori informazioni e il calendario completo delle iniziative Fiab Modena e Carpi per la Settimana Europea della Mobilità sono disponibili al link https://www.modenainbici.it/calendario/