Il piano che non c’é

un piano per la mobilità a modena?

un piano per la mobilità a modena?

Da oltre un anno si aggira per la città il fantasma di un Piano della mobilità ciclistica che, al suo preannuncio, aveva suscitato attese e curiosità nei cittadini. Sostenuto a spada tratta dal nuovo sindaco modenese, Giancarlo Muzzarelli, che ne vedeva lo strumento per ridimensionare gli spostamenti automobilistici a favore di quelli ciclistici, è stato a lungo presentato come risolutivo per adeguare la realtà cittadina agli obiettivi ambiziosi del Piano dell’Aria della Regione Emilia Romagna, che richiede una decisa promozione dei mezzi ecologici nell’intento di ridurre l’inquinamento da traffico.

Elaborato nelle segrete stanze dell’Assessorato alla Mobilità, sventolato nelle pubbliche riunioni come il nuovo vademecum della mobilità sostenibile, vagliato nelle Commissioni istituzionali, il Piano continua tuttavia ad apparire inafferrabile e, soprattutto, non si capisce quando approderà in Consiglio comunale per la definitiva approvazione e messa in opera.

In concreto, cosa prevede?

Nell’ultima riunione pubblica di presentazione del Piano (giovedì 21 aprile 2016, presso la sala conferenze del Windsor Park), presenti numerosi rappresentanti delle associazioni ciclistiche e ambientaliste, l’assessore alla Mobilità, Gabriele Giacobazzi, ha indicato in due i punti salienti dello strumento di programmazione: riconnessione delle ciclabili in una rete più organica e funzionale e realizzazione di alcune zone a 30 km/h (moderazione della velocità).

Qualche chilometro di ciclabile in più e qualche limitato intervento di limitazione delle velocità nei quartieri residenziali davvero consentiranno di conseguire i risultati ‘ambiziosi’ indicati dalla Regione, vale a dire un deciso calo dei veleni immessi dalle automobili nell’ambiente?

Fra i tanti commenti al Piano, sono apparsi particolarmente indicativi quelli di Legambiente, della Fiab e di alcuni cittadini.

Legambiente: il programma presentato dall’Amministrazione appare senza una direzione strategica a favore della mobilità sostenibile e non è sostenuto da intenti adeguati alla gravità della situazione.

Fiab: il Piano è un insieme scoordinato di interventi, non indirizzati da obiettivi chiari e incisivi per la promozione della mobilità sostenibile, anche perché non sostenuto da un’analisi della situazione attuale e dei risultati che si intendono conseguire.

Cittadini: evidenziati i problemi della sicurezza stradale e dei furti delle bici, che ne limitano l’uso nelle quotidianità.

Nella sua replica, l’assessore Giacobazzi ha ribadito una serie di NO: no a investimenti cospicui sulla ciclabilità, no ai doppi sensi di circolazione per le bici nei sensi unici per le auto, no alla diffusione delle Zone a 30 km/h in tutti i principali quartieri della città, no allo storno di qualche milione di euro dai 2,9 miliardi di euro destinati alle autostrade progettate, compresa l’inutile bretella Campogalliano-Sassuolo, no a tutti gli altri interventi sollecitati dai rappresentanti delle associazioni intervenute.

L’assessore non si è addentrato nella discussione sugli obiettivi reali da conseguire, né tanto meno su come misurarli. Per lui queste sono quisquilie puramente burocratiche. Lui è un uomo del fare: se avrà i soldi, farà, se non avrà i soldi non farà.

Alla fine, tutti hanno capito che -ben che vada- il Piano sarà approvato a fine mandato dell’Amministrazione comunale, che quindi non si sente minimamente impegnata a porre in essere alcuna delle azioni in esso previste.

Come volevasi dimostrare: mentre si discute di un Piano delle ciclabilità che non c’é, si realizzano autostrade a gogò in un territorio già saturo di infrastrutture per le automobili. Una ben strana accezione del concetto, ormai chiaramente logoro, di mobilità sostenibile.

Giuseppe Marano

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