Piano della Mobilità Ciclabile: per la Fiab è troppo timido, di scarsa efficacia e senza coperture finanziarie

un piano per la mobilità a modena?

un piano per la mobilità a modena?

Il Piano della Mobilità Ciclabile presentato dalla Giunta al Consiglio comunale giovedì 15 gennaio rappresenta il primo tentativo di affrontare con una visione d’insieme la circolazione e la sicurezza dei ciclisti in città. Il problema chiave è noto: l’eccesso di spostamenti in auto (oltre il 75% sul totale) determina un elevato inquinamento, una scarsa qualità urbana e una grave pericolosità delle strade, particolarmente per ciclisti e pedoni.

Le indicazioni del sindaco, Giancarlo Muzzarelli, circa le finalità del Piano centrano la questione più spinosa: “L’obiettivo è quello di ridurre la quota di spostamenti con l’automobile privata… Compito di una Amministrazione è garantire la massima sicurezza a chi sceglie forme di mobilità dolce, sicurezza degli attraversamenti delle piste ciclopedonali e delle strade a utilizzo promiscuo”.

Come non condividere questi chiarissimi e impegnativi intenti?

La Fiab si è posta una domanda molto semplice: le soluzioni prospettate dal Piano consentiranno di promuovere la mobilità sostenibile e rendere la città meno inquinata e più sicura e fruibile per tutti?

La lettura degli elaborati delude le attese e ne evidenzia i limiti: non vi sono dati e analisi sulle esigenze di mobilità in generale e ciclistica in particolare, mancano gli obiettivi specifici da raggiungere, manca la programmazione temporale degli interventi, mancano soprattutto gli indicatori di risultato per monitorare la sua attuazione.

Colpisce in particolare l’inadeguatezza degli interventi rispetto alle criticità individuate.

Un esempio: mentre sono annunciati numerosi interventi in vari punti della città, vengono tralasciate inspiegabilmente le strade più trafficate e pericolose: Via Emilia Ovest (dalla Bruciata alla Madonnina), Viale Corassori (nell’ultimo tratto verso via Giardini), Via Morane, Via Vignolese, il tratto centrale di Via Nonantolana, Viale Gramsci Via Canaletto. Nessuna traccia infine del completamento dell’asse Amendola, Via Don Minzoni e Gobetti.

Il pur importante intento di diffondere le zone a moderazione della velocità (zone a 30 km/h) non comprende le aree più densamente popolate della città (San Faustino, Buon Pastore – Morane, Musicisti), caratterizzate da una forte presenza di servizi e attività commerciali, da una rilevante utenza a piedi e in bicicletta e da un elevato numero di incidenti

Nel Piano non sono previsti interventi per la sicurezza delle biciclette e i servizi per i ciclisti (depositi protetti, parcheggi bici moderni, targatura, generalizzata…), e quelli indispensabili per tutelare ciclisti e pedoni negli attraversamenti stradali.

Nessuno chiarisce come saranno reperiti i finanziamenti per il Piano. L’unica certezza infatti riguarda le (contestate) ciclabili di Via Giardini e di Via Emilia est, già finanziate. Sul resto nessun impegno è stato assunto dagli Amministratori. In assenza di queste indicazioni, però, il Piano si svilisce nell’ ennesimo libro dei sogni, di cui non si avvertiva la necessità.

Diversamente da quanto dichiarato dal Sindaco, le misure prospettate, anche se attuate, difficilmente consentiranno di riequilibrare il rapporto tra pedonalità, ciclabilità, trasporto pubblico e motorizzazione privata, come da anni viene richiesto e come si sta facendo in tutta d’Europa (v. Libro Bianco dei Trasporti).

A tal fine occorrerebbero misure ben più incisive e generalizzate: ciclabili nelle strade più trafficate dirette al centro, continuità e diritto di precedenza delle piste, servizi per le bici e lotta senza quartiere ai furti. E poi occorrerebbe riorganizzare la mobilità autoveicolare in coerenza con l’obiettivo della sostenibilità ambientale, la sicurezza e la fruibilità della città per tutti e, infine, rilanciare il trasporto pubblico.

Il Piano appare timidissimo rispetto agli obiettivi dichiarati, al punto da risultare inefficace nel modificare il modello di mobilità vigente, ancora decisamente autocentrico.

La Fiab è consapevole che riorganizzare la mobilità per aumentare la percentuale dei mezzi ecologici è impresa difficile, che richiede tempo e consenso sociale. E per questo assicura la propria disponibilità a collaborare con il Comune per definire meglio i problemi da affrontare e i programmi che il Piano presentato non ha sufficientemente proposto.

Fiab Modena
(Mercoledì 21 gennaio 2015)

In allegato il parere completo sul piano della mobilità

La guerra di Sara

treno più bici, accoppiata felice

treno più bici, accoppiata felice

In un paese ideale, le istituzioni pubbliche si sforzano di proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini come requisito irrinunciabile di civiltà: i comportamenti coerenti con questi obiettivi verrebbero premiati e sostenuti in ogni modo mentre quelli di segno opposti verrebbero penalizzati, in nome del bene comune.

In un paese reale, accade che chi vuole circolare con la formula ecologica del treno più bici sia ostacolato in tutti i modi dalle decisioni penalizzanti dei gestori dei servizi ferroviari nazionali e regionali: i vagoni per ospitare le bici in pochi anni si sono dimezzati (oggi sono il 45%) e i costi a carico dei pendolari si sono moltiplicano per cinque.

Sara è una manager bolognese che lavora a Imola e ha deciso di spostarsi quotidianamente con il treno più bici. Dal 2015, grazie all’indifferenza della Regione e all’ottusità di Trenitalia, per lo stesso servizio precedente dovrà sostenere una spesa maggiorata di circa 700 euro l’anno. Si capisce bene allora perché Sara abbia dissotterrato l’ascia di guerra e lanciato un grido di battaglia raccolto dal popolo del web: il suo appello a favore del trasporto treno più bici ha già ricevuto il sostegno di oltre 50mila adesioni e di alcuni consiglieri regionali e comunali.

E mentre sul tratto Bologna-Imola scorre un fiume di auto che avvelenano l’aria, senza che nessuno se ne allarmi, sul tratto ferroviario fra le due città Sara deve scendere in guerra per difendere un elementare diritto a non inquinare. Rendiamocene conto: qui c’è qualcosa che non va!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

La fornace mangiasoldi del Novi Park

ingresso novi park

ingresso novi park

La tariffazione della sosta veicolare, come pure le sanzioni per le infrazioni alle norme del Codice della Strada, sono state concepite in origine come fattori di governo della mobilità, sia per il corretto utilizzo dello spazio pubblico che per la sicurezza della circolazione: le strade e le piazze non sono private e vanno rispettate e rese accessibili a tutti.

Tuttavia, nel corso del tempo, queste due importanti misure hanno cambiato notevolmente di significato: si sono trasformate in modalità di drenaggio di risorse finanziarie da parte degli enti locali per rimpolpare bilanci sempre più anemici e incerti.

Modena non sfugge a questa prassi ormai consolidata, ma non per questo più giustificata, in coerenza con la politica autocentrica dell’ultimo decennio. Ne sono un esempio lampante i prossimi incrementi (significativi) del miniticket per la sosta in ztl e delle tariffe per la sosta in alcune aree limitrofe alla ztl, di imminente esecuzione.

Questi interventi, unitamente alla trasformazione di Corso Cavour in corridoio agevolato fra centro e ingresso del Novi Park, rivelano la vera natura dell’operazione: trasferire risorse aggiuntive dalle tasche dei cittadini a quelle della società (privata) che gestisce il parcheggio, ancora in affanno per il mancato decollo della propria creatura (740 accessi auto al giorno sui 1.720 posti potenziali, con basso tasso di copertura oraria).

Proiettate nei 42 anni della concessione prevista dal contratto Comune-Gestore, queste manovre assicureranno alle casse del soggetto privato ben oltre gli 80 milioni di euro inizialmente previsti. Risorse preziose gettate in una voragine senza fondo, che avrebbero potuto essere destinate ad altri scopi, come promuovere la mobilità sostenibile o a iniziative di valore sociale e culturale.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Il pedone invisibile e l’inerzia delle istituzioni

mancata precedenza sulle strisce pedonali

mancata precedenza sulle strisce pedonali

Chiara, Enrica e Annalisa sono tre giovani amiche modenesi che tornano da una serata in discoteca. Sono a piedi e, mentre chiacchierano allegramente, iniziano ad attraversare sulle strisce pedonali all’intersezione fra Viale Storchi/Via Zucchi. Sono tranquille, il semaforo è verde e a quell’ora c’è poco traffico in strada.

È un giovane italiano anche l’automobilista che, sopraggiunto dal Cavalcavia Cialdini, le investe e le ferisce, lasciandole sull’asfalto e allontanandosi. Fa di più: ci ripensa, torna a piedi sul luogo dell’incidente e accusa le vittime (sotto choc e fratturate) di essere passate col rosso. Dopo di che eroicamente se la squaglia. Un vero gentleman della strada.

Le tre ragazze se la caveranno con ricoveri in ospedale, convalescenze e riabilitazioni. Se la sono cavata, certo, ma il ricordo spaventoso della disavventura non sarà facilmente dimenticato.

Le statistiche vengono aggiornate e tutto resta come prima. Così ogni anno si contano 550 pedoni e circa 300 ciclisti vittime degli automobilisti. È la vita: il più grosso ammazza il più piccolo nella giungla delle strade italiane, nell’inerzia delle autorità nazionali e locali.

D’altronde, l’identikit del pirata stradale modenese non è quello di un marziano, ma di un italiano normale che non desidera ostacoli fra sé e la sua meta. Fa parte di quella nutrita schiera (60% degli automobilisti) che in Italia non riconosce la precedenza ai pedoni e ai ciclisti sugli attraversamenti, in barba alle norme. E che sia avvenuto a Modena non è così strano, visto che da anni la politica municipale della mobilità è risolutamente autocentrica.

Dunque, largo alle auto. E chi se ne frega se pedoni e ciclisti vengono percepiti come fantasmi. Tanto nessuno se ne preoccupa. Buon 2015!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Se il Consiglio dimentica i furti di bici …

catena furti bici

catena furti bici

Nella seduta del 1 dicembre 2014, il Consiglio Comunale di Modena ha approvato importanti mozioni riguardanti la mobilità sostenibile: istituzione del senso unico eccetto bici, nuove zone a 30 km/h e pedonalizzazione delle aree circostanti le scuole. La Fiab Modena ha accolto con soddisfazione le mozioni approvate e si augura che vengano seguite da interventi concreti.

Purtroppo il Consiglio ha dimenticato un tema di vitale importanza per i ciclisti: i furti di biciclette. Le stime della Fiab parlano chiaro: annualmente a Modena vengono inghiottite nella voragine dei furti circa 5.000 bici, per un danno economico di almeno mezzo milione di euro. Subito dopo quello della sicurezza stradale, esso costituisce la massima preoccupazione dei ciclisti e certamente un grave motivo di limitazione dell’uso della bici per numerose persone.

La dimenticanza del Consiglio rispecchia il sentimento di diffusa rassegnazione sulla risolvibilità del problema. In realtà, oltre che negli aspetti relativi al comportamento inadeguato dei ciclisti, esso andrebbe affrontato nei suoi aspetti economici, la ricettazione, che ne giustificano la pratica. All’inizio del 2012, la Fiab ha sottoposto a tutte le forze dell’ordine, alla Prefettura e al Comune di Modena il progetto B.U.S (Biciclette Usato Sicuro) con cui promuovere il mercato legale delle bici usate, isolando e contrastando la rete commerciale della ricettazione. Pur avendo ricevuto un ampio consenso, a causa del terremoto il progetto non è stato ancora realizzato.

Una prima iniziativa concreta potrebbe consistere nel promuovere una mozione in Consiglio Comunale che richieda all’Amministrazione un progetto organico in questo settore, articolato in più azioni fra cui il progetto B.U.S. che, a fronte di un basso costo, promette sicuri vantaggi per i cittadini.

Ciclabilità a Modena: quante difficoltà!

ciclabile ad ostacoli

ciclabile ad ostacoli

Mentre Modena soffoca in una nuvola di smog, per il 73% generata dal traffico, invece di promuovere le modalità di spostamento ecologiche, l’assessore comunale alla “mobilità automobilistica”, Gabriele Giacobazzi, si dà molto da fare per complicare la vita ai ciclisti.

Raggiungere il centro dalla periferia in bicicletta è sempre più difficile e pericoloso: provenendo da Marzaglia sulla Emilia Ovest si deve transitare nel pericoloso sottopasso della nuova ferrovia, perché da oltre due anni non viene aperto la ciclabile esistente; la nuova pista ciclabile sulla via Giardini imporrà ai ciclisti di passare da una parte all’altra della strada; per raggiungere il centro da Buon Pastore si può scegliere tra un giro vizioso di sensi unici e il rischio della contravvenzione; da via Vignolese è meglio non provarci nemmeno e da Est, quando sarà realizzata la pista su un solo lato sulla via Emilia, occorrerà circolare un po’ di qua e un po’ di là della strada.

Per gli abitanti dei quartieri nord la circolazione non è meno ardua. L’assessore ha spolverato l’ipotesi di una pista ciclabile (perché una sola?) sul cavalcavia Cialdini, inutilmente richiesta dalla FIAB nel 2010. Ma qualche giorno dopo, visto il traffico nei pressi di una nuova attività commerciale vicino al Mef, ha lanciato l’idea di cancellare la più trafficata pista cittadina sul vicino cavalcavia della Maserati. Dell’accesso naturale per i ciclisti attraverso il cavalcavia Mazzoni nemmeno l’ombra.

Manca solo che, per fare cassa, imponga ai ciclisti il balzello medievale di un fiorino…

Giorgio Castelli
Presidente Fiab Modena

Il tavolo della mobilità del Comune di Modena

rossella_associazioni_mobilitaLa Giunta di Modena ha istituito il “Tavolo di consultazione per la mobilità urbana”, rispettando un impegno assunto dal Sindaco in campagna elettorale.

Come si può immaginare il Coordinamento per la Mobilità Nuova e la FIAB che ne fa parte hanno espresso soddisfazione perché era una nostra esplicita richiesta.

Ma l’entusiasmo si è spento già al primo incontro perché l’assessore Giacobazzi ha presentato il progetto di ciclabile della via Emilia, precisando che era già stato concordato con i commercianti e che doveva essere approvato per non perdere il finanziamento.

Un tavolo prendere o lasciare, al quale sono invitate le 10 associazioni del Coordinamento e altre 42 organizzazioni, ma mancano l’ACI, AMO, SETA, FER, TPER, COTAMO ed altri importanti attori della mobilità.

Nel segnalare tale assenza abbiamo chiesto di definire prioritariamente le finalità del tavolo, le modalità di partecipazione, di definizione del programma dei lavori e di invio della documentazione.

La FIAB ha poi consegnato l’elenco delle principali questioni sospese, che attendono ancora una risposta: l’accesso facilitato al centro storico, il collegamento con la Sacca, il contrasto ai furti di biciclette, l’eliminazione delle interruzioni e degli ostacoli sulle piste, l’apertura della pista del sottopasso di Cittanova sulla via Emilia chiuso da due anni, la realizzazione di parcheggi per biciclette nei centri commerciali e nei servizi, ridurre la velocità a 30 km/ora nelle zone residenziali.

Attendiamo risposte concrete sperando che il Tavolo diventi lo strumento per raccogliere i bisogni dei cittadini e non un luogo di validazione di scelte costruite in altri luoghi.

Non si possono spendere risorse pubbliche per il trasporto collettivo e la mobilità dolce pensando solo agli interessi di bottega.

Via Emilia est: se il ciclista invoca “fate presto”

rossella-bici-a-ostacoliMercoledì 10 dicembre un quotidiano cittadino ha pubblicato la lettera di un lettore (ff) titolata “Ciclabili, fate presto”. Il lettore faceva riferimento alla carenza di ciclabili in una strada pericolosa e trafficatissima (Emilia est), particolarmente nel tratto fra Viale Menotti e Via Campi.

Possiamo tranquillizzare il signor f.f.: facendo propria la posizione di un pugno di commercianti ecologisti, dotati di una visione civica disinteressata e d’avanguardia, il Comune realizzerà un tratto di ciclabile in Via Emilia est. Certo, sarà su un solo lato (nord), lasciando sguarnito l’altro lato (sud), non ricongiungerà i 9 tratti di ciclabile esistenti, tutti diversi l’uno dall’altro, costruiti senza un disegno unitario in una strada peraltro amplissima … Pazienza, il mondo non è perfetto.

D’altronde, il signor f.f. riconoscerà agevolmente che, nel progettare l’intervento, l’Amministrazione ha tenuto in debito conto le sue esigenze di salute e sicurezza: egli infatti potrà esibirsi in uno slalom quotidiano fra un tratto e l’altro di ciclabile, ora a destra ora a sinistra della strada, oplà!, schivando agevolmente i pochi autoveicoli circolanti, rinvigorendo i muscoli e respirando l’aria purissima della zona.

Non pago di tanto risultato, il Comune si è strenuamente battuto per due iniziative decisive finalizzate alla mobilità sostenibile e alla sicurezza dei ciclisti come il signor f.f.,: la realizzazione della Bretella Sassuolo-Campogalliano e la Cispadana. Troppa grazia, e tutta d’un colpo!

Animo, signor f.f., sia ottimista: detto da ciclista a ciclista, pedalare a Modena sarà sempre più facile, sicuro e divertente, e naturalmente ecologico!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Parcheggiare la bici? Mica facile…

catena furti bici

catena furti bici

I Modenesi posseggono 115.000 autoveicoli (650 x 1.000 abitanti) e oltre 200.000 biciclette (1.111 x 1.000 abitanti). Come mai però effettuano il 75% degli spostamenti urbani (molti inferiori ai 3 km) in auto contro il 10% in bici?

La domanda non è oziosa, visto che questo modello autocentrico di mobilità contribuisce a fare dell’area padana la più inquinata d’Europa, provocando un’elevata mortalità e gravi patologie.

La risposta è multipla: i fattori negativi sono l’insicurezza stradale, i furti e l’incompletezza della rete ciclabile. Nell’inibire un maggior uso della bici c’è però anche la difficoltà di trovare un parcheggio dignitoso, accessibile e sicuro in prossimità della meta prescelta.

Lo squilibrio fra domanda e offerta di parcheggi bici è risultato da un rilievo effettuato dalla Fiab pochi anni fa nei principali poli attrattori della città: 5.000 posti bici sono garantiti da rastrelliere obsolete, spesso collocate in modo irrazionale o opportunistico (interdire il parcheggio di auto davanti ai negozi). Di questi solo 2.400 sono stati sostituiti con portabici “Modena” (quelli a P). I depositi protetti e custoditi offrono meno di 500 posti.

La disattenzione del Comune di Modena è clamorosa: un regolamento che prescrive come realizzare i parcheggi e quali portabici usare è ignorato dagli stessi uffici comunali, che infatti continuano a collocare rastrelliere inadeguate e insicure (es. scuola media Marconi in Largo Pucci). È chiaro che non esistono né una vera strategia per i parcheggi bici né i necessari finanziamenti per realizzarli, a differenza dei parcheggi auto (es. i milioni per il Novi Park).

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Il progetto di via Emilia

rossella-modena-dubbioIl Comune, dopo aver approvato un pessimo progetto di pista ciclabile in via Giardini, ha presentato al “Tavolo di consultazione per la mobilità urbana” un progetto simile per via Emilia est.

Molte sono le similitudini tra i due progetti: manca il ridisegno della strada urbana, la pista ciclabile è prevista su di un solo lato a doppio senso di marcia e passa da una parte all’altra della strada, costringendo i ciclisti ad inutili attraversamenti. I marciapiedi rimangono della minima larghezza.

Entrambi i progetti non rispettano il Piano regolatore che classifica i tratti più centrali di queste strade come “strade urbane di quartiere” e prevede piste ciclabili su entrambi i lati. Il Piano indica una riqualificazione delle due strade per ridurre il traffico e le velocità e per dare spazio alla socialità e al passeggio, favorendo lo shopping negli esercizi commerciali e artigianali presenti. Forse questo vantaggio le organizzazioni di categoria, che hanno approvato questi progetti, ancora non lo percepiscono.

L’intervento sulla via Giardini è stato finanziato coi fondi regionali per il “Miglioramento della qualità dell’aria” e quello della via Emilia con i finanziamenti per la “Mobilità sostenibile e il preferenziamento dei mezzi pubblici” dell’Accordo 2007-2010. Siamo nel 2014, nei progetti questi due obiettivi sono marginali e mancano i risultati attesi sulla riduzione del traffico, delle velocità, dell’inquinamento e sul miglioramento del trasporto pubblico.

Se non si rispettano le indicazioni del proprio Consiglio Comunale, figurarsi se ci si preoccupa di motivare e supportare concretamente le proprie scelte.
Altri soldi spesi tardi e male e noi patiamo per gli incidenti e lo smog.

Giorgio Castelli
FIAB Modena