Una nuova mobilità per combattere l’inquinamento

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Ogni anno, circa mezzo milione di cittadini europei è vittima dell’inquinamento atmosferico prodotto dalle attività industriali, domestiche e dalla mobilità. Non è un fenomeno casuale: l’85% della popolazione urbana è esposta alle polveri sottili, mentre le aree non conformi agli standard Pm10 sono il 32%; 40 milioni di cittadini vivono in zone dove l’inquinamento è oltre i limiti di legge. Modena è fra queste.

Oltre ai costi umani, per loro natura non quantificabili, l’aria avvelenata comporta costi rilevantissimi in spese sanitarie, giorni lavorativi persi, perdita nella produzione agricola e danni agli edifici: dai 330 ai 940 miliardi di euro ogni anno.

Per questi motivi il 23 novembre scorso il parlamento europeo ha approvato una nuova direttiva con l’obiettivo di abbassare la quantità di inquinanti nell’aria. Le nuove norme entreranno in vigore entro la fine dell’anno per poi essere attuate dai vari Stati.

Le direttive europee sono concentrate su cinque inquinanti da ridurre drasticamente fra il 2020 e il 2030: gli ossidi di azoto (NOx), l’anidride solforosa (SO2), l’ammoniaca (NH3), i composti organici volatili senza metano (benzene, etanolo, formaldeide e acetone), il particolato PM 2,5.

La mobilità è responsabile di vari killer, fra cui primeggiano gli ossidi di azoto. Per ridurli occorre ridurre l’uso dei veicoli a motore endotermico (funzionanti con i derivati del petrolio) e a sviluppare i sistemi di spostamento  ecologici: trasporto pubblico, pedonalità, ciclabilità.

Stati ed Enti locali sono responsabili  delle politiche della mobilità e devono assumersi la guida del processo di riconversione che fino ad oggi si è rivelata inefficace per proteggere la salute pubblica. L’era dei pannicelli caldi per curare la ‘morte nera’ del XXI secolo è davvero tramontata.

Giuseppe Marano
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Modena, una città che scivola nella polvere

città inquinata

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La pubblicazione del rapporto di Legambiente ‘Ecosistema urbano’ sullo stato di salute delle città italiane (anno 2015) getta una luce sinistra sulla situazione italiana, e di Modena in particolare. Una notizia su tutte spicca per gravità: Modena scivola all’81esima posizione (era 39esima nel 2014), su 104 città esaminate.

Nel dettaglio, a parte la lunghezza delle ciclabili, in cui l’ex capitale estense primeggia, viene documentato il superamento dei consumi e dell’inquinamento oltre le medie nazionali in molti settori: polveri sottili, emissioni pericolose (biossido di azoto), incidenti stradali, produzione di rifiuti, aree pedonali (scarsità), uso veicoli privati, inquinanti nocivi, dispersione acqua.

L’assordante silenzio con cui i responsabili cittadini hanno accolto il rapporto ne rivela il profondo imbarazzo: l’ambiente resta pericoloso per i cittadini e nessuno osa indicare le misure con cui contrastare il fenomeno.

Il rapporto conferma un dato ormai acquisito: gli interventi comunali non incidono minimamente nel contrastare l’inquinamento e il degrado ambientale. La cultura autocentrica del gruppo dirigente locale resta impermeabile a qualsiasi appello a intervenire per ridurre l’uso dei veicoli privati e promuovere decisamente la pedonalità, il trasporto pubblico e la bicicletta come mezzi alternativi.

Al contrario: mentre Modena scivola nelle polveri sottili, la politica si esalta per la costruzione di due autostrade e di una complanare, oltre che per l’ampliamento di un’altra autostrada. Quanto lontano sono questi obiettivi dalle esigenze reali dei cittadini!

Giuseppe Marano
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Limitazioni del traffico: è vera politica?

città inquinata

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Dal 2 ottobre 2016 al 31 marzo 2017 scatta la limitazione del traffico, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 18.30 e nelle domeniche ecologiche. Torna dunque la ‘manovra’ regionale per arginare il dilagante inquinamento prodotto dagli autoveicoli, come una coazione a ripetere misure rivelatesi inefficaci rispetto ai problemi connessi alla motorizzazione selvaggia. Tanto più che la politica del blocco dei mezzi più vecchi, indebolita da mille deroghe, si conferma come l’unica misura praticata in regione.

La domanda vera che ci si pone è: si tratta di vera politica?

Le misure adottate toccano un ridotta percentuale del parco veicolare, è attuata a maglie larghe per consentire comunque di spostarsi con l’auto nelle fasce orarie di interesse maggiore e non prevede la promozione delle alternative ecologiche. I risultati non possono che essere limitati, alimentando peraltro le polemiche di chi -sordo agli appelli delle autorità sanitarie sull’impatto dei gas tossici e del particolato sulla salute pubblica- si ritiene gravemente leso dalle limitazioni soft della manovra e si preoccupa esclusivamente delle proprie esigenze personali.

In realtà, una vera politica di mobilità sostenibile dovrebbe proporsi la riduzione degli spostamenti con gli autoveicoli a favore degli altri mezzi di trasporto: pedonalità, ciclabilità e trasporto pubblico. Gli incentivi per questi ultimi dovrebbero accoppiarsi a concreti disincentivi per gli automobilisti, cosa che -a Modena- è ben lungi dall’essere praticata. D’altronde, se il mio Comune mi lascia circolare in auto quasi sempre e ovunque, perché dovrei abbandonarla per altri mezzi meno ‘comodi’?

Giuseppe Marano
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L’assordante silenzio intorno all’ozono

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Da diversi giorni, la concentrazione dell’ozono nell’aria supera la soglia dei 180 microgrammi per metro cubo. Il fatto che colpisce è l’assordante silenzio che accompagna l’evento, percepito dalle autorità pubbliche e dagli stessi cittadini come “normale”. Si moltiplicano gli “inviti” a restarsene reclusi fra le mura domestiche nelle ore più calde, come se fosse naturale o, peggio ancora, il necessario controvalore del benessere economico.

L’ozono a livello del suolo non è un regalo del diavolo, ma il frutto (avvelenato) di varie reazioni chimiche di sostanze inquinanti prodotte dall’uomo innescate dalla luce del sole, in particolare il biossido di azoto. Il problema è che questo gas dal caratteristico odore di aglio è molto dannoso in quanto aggredisce le mucose respiratorie e gli occhi. Insieme allo smog fotochimico, costituisce un killer della nostra salute.

L’inquinamento può essere ridotto agendo sulle sue fonti. Nel campo della mobilità urbana, gli spostamenti con gli autoveicoli devono essere ridimensionati a favore del trasporto pubblico, della ciclabilità e della pedonalità.

L’assessore alla mobilità, Gabriele Giacobazzi, ha enunciato in Consiglio comunale di Modena la rivoluzionaria (per lui) necessità di regolamentare la circolazione delle auto in centro, «anche alla luce dei piani regionali che, recependo direttive europee, chiedono di implementare le aree libere da auto». Bene, è un punto di partenza. Ora occorrerebbe passare alla pratica e attuare le necessarie, coerenti soluzioni.

Giuseppe Marano
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Segnali di fumo in tema di vita urbana (1)

Traffico in Via Giardini

Traffico in Via Giardini

Da alcuni anni molte città americane ed europee investono ingenti risorse nella riorganizzazione dello spazio pubblico per ridurre l’inquinamento e migliorare la vita dei cittadini: mentre liberano strade e piazze dalle auto, estendono nei quartieri residenziali le aree a moderazione di traffico. Gli abitanti rispondono riappropriandosi degli spazi e svolgendovi attività sociali.

Ma si colgono anche altri ‘segnali di fumo’ in tema di vita urbana: la diffusione delle attività sportive percepite come sinonimo di ‘star bene’, l’associazione delle immagini di podisti e biciclette a prodotti/servizi di largo consumo (viaggi, strumenti tecnologici e perfino automobili) nelle campagne pubblicitarie. E poi lo sviluppo del cicloturismo, la richiesta di molte scuole di corsi per insegnare ai ragazzi l’uso e la manutenzione della bicicletta…

Nonostante a Modena si sia registrato nell’ultimo biennio un calo dei ciclisti, si notano molti più giovani che circolano con biciclette nuove fiammanti e, in generale, tantissime persone che usano la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.

Dunque tutto bene?

Quasi tutto, perché la riconquista dello spazio stradale da parte di pedoni e ciclisti suscita anche reazioni miopi ed egoistiche. Ne è un esempio l’alleanza improbabile emersa spesso tra sostenitori dell’illimitata circolazione degli autoveicoli in città e commercianti che ritengono l’accessibilità in auto alla loro attività come fattore di successo indiscutibile. E questo nonostante infinite esperienze nazionali e internazionali di segno opposto e il confronto fra il costo dei negozi in centro e nel resto della città dimostrino il contrario.

Giorgio Castelli
(presidente Fiab Modena)
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(1-segue)

Inquinamento: ininfluenti le «cure palliative»

auto ibrida

auto ibrida

Il 2015/16 passerà alla storia come il primo anno senza un vero inverno. Questo incredibile primato è la conseguenza di un cambiamento climatico che è stato ribadito nella Conferenza ONU di Parigi (dicembre 2015), conclusasi con l’impegno a limitare a 2 gradi l’incremento della temperatura nei prossimi decenni per prevenire una situazione ingovernabile.

A tale scopo, è indispensabile «fare i compiti a casa». Per salvaguardare la salute e il futuro della biosfera (il posto in cui viviamo), è necessario ridurre le emissioni dei gas climalteranti (biossido di azoto, anidride carbonica ecc.). A questa misura, ne dev’essere associata un’altra, finalizzata a tutelare la salute umana: contenere le polveri sottili prodotte dal riscaldamento, dall’industria pesante e dal traffico.

Di fronte a questa esigenza, come reagiscono i decisori politici nostrani? Invece di attuare interventi commisurati alla gravità della situazione ambientale e sanitaria (in provincia di Modena sono circa 30mila su 700mila abitanti le persone colpite da patologie alle vie respiratorie collegate all’inquinamento dell’aria), lanciano iniziative capaci di conquistare l’attenzione dei media ma del tutto inefficaci per risolvere i problemi. Adottano le «cure palliative» per illudere l’ammalato, piuttosto che combattere le cause all’origine dei suoi mali.

L’ultima misura assunta dalla Regione Emilia Romagna, l’esenzione dal pagamento del bollo per tre anni per chi acquisti auto ibride (motore a benzina associato a elettrico o idrogeno), rientra in questa classe di annunci surreali. Le lobby dei produttori di veicoli ibridi, come già quelle degli impianti a metano e gpl, continuano a spolpare il bilancio pubblico in nome di una presunta «mobilità sostenibile» dietro cui si celano vistosi interessi privati. Solo chi vive sulle nuvole può fingere che questi veicoli, destinatari di incentivi a vario titolo, siano «ecologici», nonostante emettano gas velenosi per l’ambiente (bruciano derivati del petrolio per produrre elettricità). La verità è che, a Bologna come a Modena, l’auto continua a restare l’unica vera opzione per la mobilità urbana.

Giuseppe Marano
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Inquinamento: ristabilire la verità dei fatti

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auto – droga

Nel suo rapporto “Qualità dell’aria in Emilia-Romagna”, l’ARPA ha rilevato che nel 2015 a Modena sono stati registrati 55 superamenti dei limiti del PM10, confermando Modena e provincia fra le zone più inquinate d’Europa. L’agenzia ha precisato che il traffico contribuisce per il 34% alle emissioni delle polveri cancerogene, cui occorre aggiungere il 57% di ossidi di azoto, il 39% di monossido di carbonio e il 25% dell’anidride carbonica.

Di fronte ai dati di ARPA, gli enti responsabili delle politiche ambientali e della salute hanno assunto atteggiamenti “negazionisti”, deresponsabilizzanti e intimidatori: i problemi dipendono dalla natura e dalla geografia, non dal traffico. Inoltre, il PM10 è un indicatore della ricchezza e del successo: non vorremo mica impoverirci? Di conseguenza, le misure di contrasto di Comune e Regione sono state emergenziali e rassicuranti, limitandosi a perseguire un lieve contenimento del traffico. Salvo poi dichiarare grottescamente che i blocchi del traffico sono “inefficaci”.

Come stanno le cose?

Disinformazione e ipocrisia imperano e la verità latita. I blocchi del traffico non sono veri blocchi: riguardano una categoria ridotta di veicoli, un’area limitata della città, una fascia oraria ininfluente (gli automobilisti anticipano e posticipano gli spostamenti rispetto agli orari del blocco), i controlli sono inesistenti. L’ordinanza comunale dei blocchi prevede 22 deroghe, compresi i veicoli commerciali, i più inquinanti. Le misure “negative” non sono accompagnate da misure “positive”: non c’è un Piano della mobilità ciclistica né un programma di rilancio del trasporto pubblico. Nel frattempo, però, il complesso politico-economico (politici, commercianti, costruttori) solo pochi giorni fa ha festeggiato il varo di due nuove autostrade e il potenziamento delle due esistenti. Questo sì che è parlar chiaro!

Giuseppe Marano
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Manovra antinquinamento: Basterà fermare qualche vecchia auto?

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Manovra antinquinamento: Basterà fermare qualche vecchia auto?
Giorgio Castelli, Guseppe Marano

Il Piano integrato per la qualità dell’aria della Regione Emilia Romagna prevede restrizioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti nelle aree urbane con oltre 50.000 abitanti. Le nuove misure hanno suscitato le reazioni negative di commercianti, artigiani e di molte forze politiche che prevedono una penalizzazione degli interessi economici ed elettorali delle categorie rappresentate. Poche le voci favorevoli, sormontate dal coro dei contrari.

Per valutare questa “manovra antismog” occorre chiedersi: quale sarà la riduzione dell’inquinamento urbano da traffico veicolare? Cambieranno le abitudini di mobilità dei modenesi? Sarà tutelata la salute pubblica e verrà incentivata la mobilità sostenibile? Le limitazioni alla circolazione valgono da ottobre a marzo, nella fascia oraria dalle 8.30 alle 18.30, da lunedì al venerdì, e interessano i veicoli a benzina (Euro 0 ed Euro 1), diesel (Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3, anche se dotati di filtro antiparticolato); ciclomotori e motocicli Euro 0.

In teoria i veicoli interdetti alla circolazione passano da 12.800 a 22.200, cioè dal 12% al 19% circa del parco circolante. L’area interessata dalle limitazioni passa dal 26% al 30% del territorio urbanizzato. Tutti i veicoli possono raggiungere i parcheggi scambiatori ai margini del centro cittadino, compresi i centrali parcheggi Novi Park e dello stadio.

La manovra prevede numerosissime deroghe che ne riducono l’effetto: sono esentati i mezzi di soccorso, delle forze dell’ordine, i veicoli elettrici, il car pooling, i mezzi commerciali, chi accompagna i figli alla scuola dell’infanzia, i proprietari con reddito basso certificato, gli operatori per gli interventi d’emergenza (l’elenco è lunghissimo). In definitiva, i veicoli interdetti alla circolazione saranno un numero limitato. Di questi, tutti hanno bisogno di andare verso il centro ove vige il blocco?

Ma il vero problema è che molti Comuni si limitano ad attuare al minimo le misure regionali e non realizzano ulteriori interventi di promozione della mobilità sostenibile.

Le alternative al trasporto privato inquinante sono note: il trasporto pubblico, la mobilità pedonale e ciclistica, quest’ultima grande risorsa per la mobilità urbana (a Modena copre una quota del 10% degli spostamenti locali).

Il Comune di Modena ha da tempo presentato il Piano della Ciclabilità, che si propone interventi ambiziosi, non supportati però dall’analisi degli spostamenti attuali, dalla conoscenza dei bisogni dei ciclisti e soprattutto da finanziamenti certi. Inoltre, non risulta correlato alla pianificazione urbanistica e alla mobilità generale.

La Fiab sostiene che la ciclabilità si promuove elevando i livelli della sicurezza stradale, moderando la velocità dei veicoli, attuando una lotta ai ladri di biciclette e ai ricettatori, completando la rete ciclabile sulle più pericolose strade urbane, coinvolgendo le aziende pubbliche e private nella realizzazione di depositi protetti, installando portabiciclette moderni, permettendo alle bici la circolazione in entrambi i sensi di marcia nei sensi unici per le automobili.

Sono interventi a bassissimo costo o con costi limitati, soprattutto se confrontati ai milioni necessari alla realizzazione di parcheggi giganteschi, autostrade e bretelle di vario genere, tutte opere più vantaggiose per chi le realizza che utili per i potenziali utenti.

Ombre fosche sull’ambiente a Modena

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Indici ambientali preoccupanti per Modena. L’ennesima conferma arriva da «Ecosistema urbano 2015»: il rapporto di Legambiente descrive la situazione cittadina ben lontana dagli standard fissati dall’Unione Europea per la salute dei cittadini e del territorio.

Benché 39° nella classifica globale (su 104 città esaminate), Modena presenta un quadro allarmante per le emissioni inquinanti: 60° per il biossido di azoto, 55° per il PM10, 61° per l’ozono. Negativi risultano gli indicatori della mobilità: 55° posizione per gli spostamenti in auto/moto (79% in città; Bolzano 30%, Ferrara 43%); 77° per l’incidentalità (7,15 vittime per 100mila abitanti); 62° per le isole pedonali (0,19 metri quadrati per 100mila abitanti; Bologna 1,05/100mila ab.).

Brutte notizie anche per il trasporto pubblico: benché fra la 12° e la 14 posizione (città intermedie), i dati assoluti indicano la contrazione del servizio: 76 passeggeri trasportati/ab. (erano 102 l’anno precedente) 25 km percorsi/ab. (erano 27).

L’indice sulla ciclabilità colloca Modena alla 12° posizione (18,28 metri quadrati equivalenti/100 ab.). Il dato va interpretato: a Modena esistono molte ciclabili ma la loro qualità è scarsa. Basti un confronto: nella vicina Reggio Emilia sono ben 39,36 i metri per 100 abitanti, nonostante una popolazione inferiore.

Tre le considerazioni conclusive: l’ambiente cittadino continua ad essere avvelenato dalle emissioni inquinanti nell’aria, generate in buona misura dal traffico motorizzato; il trasporto pubblico, pur assorbendo risorse ingenti, è in declino; la ciclabilità pur essendo una risorsa strategica è ancora trascurata.

Giuseppe Marano
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Quell’aria che logora la vita …

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Dopo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione europea, anche il Ministero della salute italiano conferma che la miscela di polveri sottili, biossido di azoto e ozono provocano più di 30.000 vittime all’anno. I dati sono stati elaborati nel corso del progetto VIIAS che ha fotografato l’inquinamento dell’aria in Italia e il suo impatto sulla salute pubblica nelle varie aree del Paese.

Gli effetti dell’inquinamento sono particolarmente gravi nel Nord Italia, dove l’aspettativa di vita (solo per l’effetto del PM2.5) si riduce di 14 mesi, contro i 6,6 del Centro e i 5,7 del Sud e delle Isole. Situazione critica in Pianura Padana, dove si stimano 164 decessi ogni 100.000 residenti. L’Emilia-Romagna presenta un tasso di 124 decessi ogni 100.000 abitanti.

Se non interverranno iniziative di riduzione del traffico motorizzato, il progetto VIIAS prevede anche un peggioramento nel tempo: nel 2020 si stimano oltre 38.000 morti per inquinamento.

Mentre si riconosce la dimensione enorme del fenomeno, gli enti locali mettono in campo misure destinate a lasciare inalterata la situazione. Questo atteggiamento trova purtroppo conferma nel Piano della Mobilità ciclistica presentato dalla Giunta comunale di Modena: a fronte dell’obiettivo dichiarato di ridurre gli spostamenti autoveicolari a favore del trasporto pubblico, della ciclabilità e della pedonalità, l’elenco degli interventi che dovrebbero perseguire tale obiettivo risulta caotico e squilibrato (mancano ciclabili essenziali e le zone a 30 km/h sono irrilevanti), senza copertura finanziaria e indicatori di verifica dei risultati.

Giuseppe Marano
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