Gli incidenti stradali continuano a rappresentare un enorme problema irrisolto, particolarmente a Modena. Lo conferma l’ultimo studio pubblicato da ACI-Istat sull’incidentalità del 2013, che ci consegna dati ancora una volta drammatici: 1.254 sinistri, 15 morti e 1.679 feriti. I danni materiali globali conseguenti sono stimati in oltre 250 milioni di euro.
La velocità eccessiva continua a rappresentare di gran lunga -a pari merito con la distrazione- il principale fattore degli incidenti (25% del totale). Le associazioni ambientaliste e gli esperti da tempo la considerano l’elemento chiave su cui intervenire per contrastare il fenomeno.
Dopo aver migliorato le tecniche mediche e di pronto soccorso, come pure la sicurezza intrinseca degli autoveicoli, resta il fattore umano. Nello studio pubblicato, Aci propone di potenziare l’educazione stradale e la formazione. Queste azioni appaiono largamente insufficienti: si può davvero credere che il motivo principale degli incidenti sia la scarsa conoscenza del Codice della Strada?
Purtroppo, il problema riguarda la filosofia di gestione dello spazio pubblico. La politica del Comune di Modena ha consegnato le strade e le piazze agli autoveicoli, riducendo il diritto degli altri mezzi a circolare e parcheggiare e facendoli percepire come alieni.
Ciò ha pesato nel decidere le priorità e le caratteristiche tecniche degli investimenti nel settore della mobilità: mentre si realizza a tamburo battente il mega parcheggio Novi Park investendo 82 milioni di euro nei 41 anni del contratto Comune-gestore, si perdono anni per realizzare tratti di ciclabili in strade pericolose come Via Giardini o Emilia est, con progetti deludenti, dettati dalle direttive dei commercianti più retrivi.
Una città orientata al cambiamento dovrebbe muoversi diversamente da Modena, realizzando le zone a moderazione di traffico (30 km/h) nei quartieri residenziali, le rotatorie compatte, una più estesa pedonalizzazione del centro storico, una rete di ciclabili e pedonali ben collegati e con diritto di precedenza, una segnaletica che consenta alle bici di circolare nei sensi unici per le auto, nuovi servizi per proteggere le bici dai furti, attraversamenti ciclabili e pedonali ampi e prioritari sulle automobili, un adeguamento del servizio di trasporto pubblico.
Una più spiccata promiscuità degli utenti della strada e nuove regole del gioco, incentrate non sul potere del più forte ma sui diritti dei più deboli e rispettosi dell’ambiente, produrrebbe certamente una riduzione della velocità e dell’inquinamento. L’obiettivo finale da perseguire è la riduzione dell’uso degli autoveicoli negli spostamenti urbani a favore degli altri mezzi di spostamento, dall’attuale 75% al 35%-40%, dando spazio alle modalità di spostamento ecologiche.
Giorgio Castelli
Giuseppe Marano