Senso unico – eccetto bici: le ragioni del sì

eccetto bici. in tutta europa funziona così

eccetto bici. in tutta europa funziona così

L’apertura dei sensi unici alle bici in entrambi i sensi di marcia in centro storico resta un caposaldo della mobilità sostenibile, ribadita in una nuova richiesta presentata dalla Fiab all’Assessore alla Mobilità del Comune di Modena, Gabriele Giacobazzi.

L’obiettivo è di favorire l’accessibilità dei ciclisti in centro, in piena sicurezza e senza rischiare le multe per circolazione vietata. La Fiab vorrebbe sperimentare il «Senso unico – eccetto bici» solo nelle strade considerate “percorsi naturali” dai ciclisti. In pratica, si tratterebbe di convertire a doppio senso per le biciclette alcuni brevi tratti di sensi unici per le auto: Calle di Luca, Francesco Selmi, Gallucci, Tabboni, Grimelli e Tagliazucchi, per un totale di circa 200 metri lineari. Peraltro, la proposta non prevede di eliminare alcun parcheggio auto.

In tal modo, i ciclisti potrebbero percorrere tratti più brevi di strada per raggiungere le loro destinazioni. È bene precisare che «Senso unico – eccetto bici» comporta che le bici e le auto circolino alla propria mano (destra), in un’area già regolata dal limite dei 30 km/h.

I detrattori della proposta la ritengono pericolosa. Sbagliano: sulla base dell’esperienza condotta in Francia, Olanda, Belgio, Germania e in numerose città italiane (a Reggio Emilia tutto il centro storico ha la segnaletica «Senso unico – eccetto bici») l’introduzione della nuova segnaletica comporta più attenzione degli utenti della strada e una riduzione degli incidenti, oltre che una maggiore circolazione dei ciclisti, vero obiettivo della misura richiesta.

Senso unico – eccetto bici: le ragioni del sì from FIAB Modena on Vimeo.

I ciclisti hanno diritto di andare in centro sicuri

eccetto bici. in tutta europa funziona così

eccetto bici. in tutta europa funziona così

La viabilità tortuosa del Centro Storico vuole scoraggiare l’attraversamento delle auto, ma penalizza le biciclette che, per evitare giri viziosi, vanno ovunque e i vigili chiudono un occhio.

Questa tolleranza poco civile è una vera trappola per i ciclisti: rischiano la multa e in caso di incidente hanno torto.

LA FIAB PROPONE PIU’ BICI E MENO AUTO IN CENTRO PERCHE’ NON INQUINANO E NON INGOMBRANO LE STRADE

La FIAB dal 2011 manifesta e chiede al Comune di regolarizzare i percorsi “naturali” di accesso al centro, per consentire ai ciclisti di percorrere in doppio senso alcuni tratti di strada a senso unico per le auto.

BASTANO 10 DI QUESTI CARTELLI E POCHI METRI DI DOPPIO SENSO PER LE BICI

  1. da S. FAUSTINO: 18 metri di Calle di Luca (da Canalchiaro a Rua Muro)
  2. da BUON PASTORE: 26 metri di Via Francesco Selmi (da Rua Frati a S.Paolo) e 9 metri (da Vicolo Foschieri a P.zzale Torti)
  3. da VIA MOREALI: 122 m. di Via Gallucci (da Canal Grande a C.so Adriano) e 36 metri di Via Tabboni (da Viale Frabrizi a Via Andreoli)
  4. da ZONA MUSICISTI: nella corsia bus di Via Grimelli e Tagliazucchi (da Viale Reiter a Via Borelli)

OCCORRE ANCHE

  • SINCRONIZZARE I SEMAFORI sulla Via Emilia Ovest negli attraversamenti di Viale Tassoni e Vittorio Veneto, per dare continuità di transito alle biciclette
  • RENDERE ATTRAVERSABILE IL PARCO DELLA RIMEMBRANZA AL MONUMENTO AI CADUTI per collegare meglio la zona di Medaglie d’Oro
  • RISERVARE LA CORSIA IN INGRESSO DEL CAVALCAVIA MAZZONI AI MEZZI PUBBLICI E ALLE BICICLETTE per facilitare l’acceso in bicicletta degli abitanti dei quartieri a nord della ferrovia e togliere le auto che soffocano inutilmente il centro, anche se dirette in altre parti di città.

Le esperienze di molte città europee e italiane, compresa la vicina Reggio Emilia, dimostrano che autorizzare le biciclette a circolare in entrambi i sensi di marcia non aumenta gli incidenti, anzi rende chiari e protetti i comportamenti di tutti.

la nostra proposta

la nostra proposta

Zone a 30 km/h: grande opportunità da non sprecare

rossella-zona-30Nel Piano della Mobilità Ciclabile, presentato dalla Giunta al Consiglio comunale il 15 gennaio, sono indicati alcuni interventi per ridurre l’eccesso di spostamenti in auto (oggi il 75% sul totale) che provoca un elevato inquinamento, una scarsa qualità urbana e una grave pericolosità delle strade.

La realizzazione di zone a moderazione del traffico (limite di velocità a 30 km/h) è la misura più efficace per ridare sicurezza e vivibilità ai quartieri residenziali, rendendoli accessibili a tutti gli utenti della strada.

Il Comune propone nel Piano un timidissimo incremento delle zone a 30 km/h, dal 9% all’11,7% del totale delle strade cittadine. Purtroppo non vengono previsti interventi nei quartieri più densamente popolati della città, come San Faustino, Buon Pastore, Morane e Musicisti, che hanno una ricca dotazione di servizi e di attività commerciali e una forte presenza di pedoni e di ciclisti, e che presentano un elevato numero di incidenti.

Per ridurre incidenti e inquinamento, occorrerebbe estendere le zone a 30 km/h in tutti i quartieri residenziali. Tuttavia, non è sufficiente installare i segnali di limitazione di velocità: occorre contemporaneamente introdurre la precedenza a destra, allargare i marciapiedi e realizzare spazi di sosta e socialità, riorganizzare i parcheggi, controllare la velocità dei veicoli e monitorare i risultati. Infine, è necessario garantire il finanziamento degli interventi previsti che, in caso contrario, resterebbero vuota dichiarazione d’intenti, mancando l’obiettivo di rendere la nostra città più vivibile e sicura.

Piano della Mobilità Ciclabile: per la Fiab è troppo timido, di scarsa efficacia e senza coperture finanziarie

un piano per la mobilità a modena?

un piano per la mobilità a modena?

Il Piano della Mobilità Ciclabile presentato dalla Giunta al Consiglio comunale giovedì 15 gennaio rappresenta il primo tentativo di affrontare con una visione d’insieme la circolazione e la sicurezza dei ciclisti in città. Il problema chiave è noto: l’eccesso di spostamenti in auto (oltre il 75% sul totale) determina un elevato inquinamento, una scarsa qualità urbana e una grave pericolosità delle strade, particolarmente per ciclisti e pedoni.

Le indicazioni del sindaco, Giancarlo Muzzarelli, circa le finalità del Piano centrano la questione più spinosa: “L’obiettivo è quello di ridurre la quota di spostamenti con l’automobile privata… Compito di una Amministrazione è garantire la massima sicurezza a chi sceglie forme di mobilità dolce, sicurezza degli attraversamenti delle piste ciclopedonali e delle strade a utilizzo promiscuo”.

Come non condividere questi chiarissimi e impegnativi intenti?

La Fiab si è posta una domanda molto semplice: le soluzioni prospettate dal Piano consentiranno di promuovere la mobilità sostenibile e rendere la città meno inquinata e più sicura e fruibile per tutti?

La lettura degli elaborati delude le attese e ne evidenzia i limiti: non vi sono dati e analisi sulle esigenze di mobilità in generale e ciclistica in particolare, mancano gli obiettivi specifici da raggiungere, manca la programmazione temporale degli interventi, mancano soprattutto gli indicatori di risultato per monitorare la sua attuazione.

Colpisce in particolare l’inadeguatezza degli interventi rispetto alle criticità individuate.

Un esempio: mentre sono annunciati numerosi interventi in vari punti della città, vengono tralasciate inspiegabilmente le strade più trafficate e pericolose: Via Emilia Ovest (dalla Bruciata alla Madonnina), Viale Corassori (nell’ultimo tratto verso via Giardini), Via Morane, Via Vignolese, il tratto centrale di Via Nonantolana, Viale Gramsci Via Canaletto. Nessuna traccia infine del completamento dell’asse Amendola, Via Don Minzoni e Gobetti.

Il pur importante intento di diffondere le zone a moderazione della velocità (zone a 30 km/h) non comprende le aree più densamente popolate della città (San Faustino, Buon Pastore – Morane, Musicisti), caratterizzate da una forte presenza di servizi e attività commerciali, da una rilevante utenza a piedi e in bicicletta e da un elevato numero di incidenti

Nel Piano non sono previsti interventi per la sicurezza delle biciclette e i servizi per i ciclisti (depositi protetti, parcheggi bici moderni, targatura, generalizzata…), e quelli indispensabili per tutelare ciclisti e pedoni negli attraversamenti stradali.

Nessuno chiarisce come saranno reperiti i finanziamenti per il Piano. L’unica certezza infatti riguarda le (contestate) ciclabili di Via Giardini e di Via Emilia est, già finanziate. Sul resto nessun impegno è stato assunto dagli Amministratori. In assenza di queste indicazioni, però, il Piano si svilisce nell’ ennesimo libro dei sogni, di cui non si avvertiva la necessità.

Diversamente da quanto dichiarato dal Sindaco, le misure prospettate, anche se attuate, difficilmente consentiranno di riequilibrare il rapporto tra pedonalità, ciclabilità, trasporto pubblico e motorizzazione privata, come da anni viene richiesto e come si sta facendo in tutta d’Europa (v. Libro Bianco dei Trasporti).

A tal fine occorrerebbero misure ben più incisive e generalizzate: ciclabili nelle strade più trafficate dirette al centro, continuità e diritto di precedenza delle piste, servizi per le bici e lotta senza quartiere ai furti. E poi occorrerebbe riorganizzare la mobilità autoveicolare in coerenza con l’obiettivo della sostenibilità ambientale, la sicurezza e la fruibilità della città per tutti e, infine, rilanciare il trasporto pubblico.

Il Piano appare timidissimo rispetto agli obiettivi dichiarati, al punto da risultare inefficace nel modificare il modello di mobilità vigente, ancora decisamente autocentrico.

La Fiab è consapevole che riorganizzare la mobilità per aumentare la percentuale dei mezzi ecologici è impresa difficile, che richiede tempo e consenso sociale. E per questo assicura la propria disponibilità a collaborare con il Comune per definire meglio i problemi da affrontare e i programmi che il Piano presentato non ha sufficientemente proposto.

Fiab Modena
(Mercoledì 21 gennaio 2015)

In allegato il parere completo sul piano della mobilità

La guerra di Sara

treno più bici, accoppiata felice

treno più bici, accoppiata felice

In un paese ideale, le istituzioni pubbliche si sforzano di proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini come requisito irrinunciabile di civiltà: i comportamenti coerenti con questi obiettivi verrebbero premiati e sostenuti in ogni modo mentre quelli di segno opposti verrebbero penalizzati, in nome del bene comune.

In un paese reale, accade che chi vuole circolare con la formula ecologica del treno più bici sia ostacolato in tutti i modi dalle decisioni penalizzanti dei gestori dei servizi ferroviari nazionali e regionali: i vagoni per ospitare le bici in pochi anni si sono dimezzati (oggi sono il 45%) e i costi a carico dei pendolari si sono moltiplicano per cinque.

Sara è una manager bolognese che lavora a Imola e ha deciso di spostarsi quotidianamente con il treno più bici. Dal 2015, grazie all’indifferenza della Regione e all’ottusità di Trenitalia, per lo stesso servizio precedente dovrà sostenere una spesa maggiorata di circa 700 euro l’anno. Si capisce bene allora perché Sara abbia dissotterrato l’ascia di guerra e lanciato un grido di battaglia raccolto dal popolo del web: il suo appello a favore del trasporto treno più bici ha già ricevuto il sostegno di oltre 50mila adesioni e di alcuni consiglieri regionali e comunali.

E mentre sul tratto Bologna-Imola scorre un fiume di auto che avvelenano l’aria, senza che nessuno se ne allarmi, sul tratto ferroviario fra le due città Sara deve scendere in guerra per difendere un elementare diritto a non inquinare. Rendiamocene conto: qui c’è qualcosa che non va!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

La fornace mangiasoldi del Novi Park

ingresso novi park

ingresso novi park

La tariffazione della sosta veicolare, come pure le sanzioni per le infrazioni alle norme del Codice della Strada, sono state concepite in origine come fattori di governo della mobilità, sia per il corretto utilizzo dello spazio pubblico che per la sicurezza della circolazione: le strade e le piazze non sono private e vanno rispettate e rese accessibili a tutti.

Tuttavia, nel corso del tempo, queste due importanti misure hanno cambiato notevolmente di significato: si sono trasformate in modalità di drenaggio di risorse finanziarie da parte degli enti locali per rimpolpare bilanci sempre più anemici e incerti.

Modena non sfugge a questa prassi ormai consolidata, ma non per questo più giustificata, in coerenza con la politica autocentrica dell’ultimo decennio. Ne sono un esempio lampante i prossimi incrementi (significativi) del miniticket per la sosta in ztl e delle tariffe per la sosta in alcune aree limitrofe alla ztl, di imminente esecuzione.

Questi interventi, unitamente alla trasformazione di Corso Cavour in corridoio agevolato fra centro e ingresso del Novi Park, rivelano la vera natura dell’operazione: trasferire risorse aggiuntive dalle tasche dei cittadini a quelle della società (privata) che gestisce il parcheggio, ancora in affanno per il mancato decollo della propria creatura (740 accessi auto al giorno sui 1.720 posti potenziali, con basso tasso di copertura oraria).

Proiettate nei 42 anni della concessione prevista dal contratto Comune-Gestore, queste manovre assicureranno alle casse del soggetto privato ben oltre gli 80 milioni di euro inizialmente previsti. Risorse preziose gettate in una voragine senza fondo, che avrebbero potuto essere destinate ad altri scopi, come promuovere la mobilità sostenibile o a iniziative di valore sociale e culturale.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Il pedone invisibile e l’inerzia delle istituzioni

mancata precedenza sulle strisce pedonali

mancata precedenza sulle strisce pedonali

Chiara, Enrica e Annalisa sono tre giovani amiche modenesi che tornano da una serata in discoteca. Sono a piedi e, mentre chiacchierano allegramente, iniziano ad attraversare sulle strisce pedonali all’intersezione fra Viale Storchi/Via Zucchi. Sono tranquille, il semaforo è verde e a quell’ora c’è poco traffico in strada.

È un giovane italiano anche l’automobilista che, sopraggiunto dal Cavalcavia Cialdini, le investe e le ferisce, lasciandole sull’asfalto e allontanandosi. Fa di più: ci ripensa, torna a piedi sul luogo dell’incidente e accusa le vittime (sotto choc e fratturate) di essere passate col rosso. Dopo di che eroicamente se la squaglia. Un vero gentleman della strada.

Le tre ragazze se la caveranno con ricoveri in ospedale, convalescenze e riabilitazioni. Se la sono cavata, certo, ma il ricordo spaventoso della disavventura non sarà facilmente dimenticato.

Le statistiche vengono aggiornate e tutto resta come prima. Così ogni anno si contano 550 pedoni e circa 300 ciclisti vittime degli automobilisti. È la vita: il più grosso ammazza il più piccolo nella giungla delle strade italiane, nell’inerzia delle autorità nazionali e locali.

D’altronde, l’identikit del pirata stradale modenese non è quello di un marziano, ma di un italiano normale che non desidera ostacoli fra sé e la sua meta. Fa parte di quella nutrita schiera (60% degli automobilisti) che in Italia non riconosce la precedenza ai pedoni e ai ciclisti sugli attraversamenti, in barba alle norme. E che sia avvenuto a Modena non è così strano, visto che da anni la politica municipale della mobilità è risolutamente autocentrica.

Dunque, largo alle auto. E chi se ne frega se pedoni e ciclisti vengono percepiti come fantasmi. Tanto nessuno se ne preoccupa. Buon 2015!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Se il Consiglio dimentica i furti di bici …

catena furti bici

catena furti bici

Nella seduta del 1 dicembre 2014, il Consiglio Comunale di Modena ha approvato importanti mozioni riguardanti la mobilità sostenibile: istituzione del senso unico eccetto bici, nuove zone a 30 km/h e pedonalizzazione delle aree circostanti le scuole. La Fiab Modena ha accolto con soddisfazione le mozioni approvate e si augura che vengano seguite da interventi concreti.

Purtroppo il Consiglio ha dimenticato un tema di vitale importanza per i ciclisti: i furti di biciclette. Le stime della Fiab parlano chiaro: annualmente a Modena vengono inghiottite nella voragine dei furti circa 5.000 bici, per un danno economico di almeno mezzo milione di euro. Subito dopo quello della sicurezza stradale, esso costituisce la massima preoccupazione dei ciclisti e certamente un grave motivo di limitazione dell’uso della bici per numerose persone.

La dimenticanza del Consiglio rispecchia il sentimento di diffusa rassegnazione sulla risolvibilità del problema. In realtà, oltre che negli aspetti relativi al comportamento inadeguato dei ciclisti, esso andrebbe affrontato nei suoi aspetti economici, la ricettazione, che ne giustificano la pratica. All’inizio del 2012, la Fiab ha sottoposto a tutte le forze dell’ordine, alla Prefettura e al Comune di Modena il progetto B.U.S (Biciclette Usato Sicuro) con cui promuovere il mercato legale delle bici usate, isolando e contrastando la rete commerciale della ricettazione. Pur avendo ricevuto un ampio consenso, a causa del terremoto il progetto non è stato ancora realizzato.

Una prima iniziativa concreta potrebbe consistere nel promuovere una mozione in Consiglio Comunale che richieda all’Amministrazione un progetto organico in questo settore, articolato in più azioni fra cui il progetto B.U.S. che, a fronte di un basso costo, promette sicuri vantaggi per i cittadini.

Ciclabilità a Modena: quante difficoltà!

ciclabile ad ostacoli

ciclabile ad ostacoli

Mentre Modena soffoca in una nuvola di smog, per il 73% generata dal traffico, invece di promuovere le modalità di spostamento ecologiche, l’assessore comunale alla “mobilità automobilistica”, Gabriele Giacobazzi, si dà molto da fare per complicare la vita ai ciclisti.

Raggiungere il centro dalla periferia in bicicletta è sempre più difficile e pericoloso: provenendo da Marzaglia sulla Emilia Ovest si deve transitare nel pericoloso sottopasso della nuova ferrovia, perché da oltre due anni non viene aperto la ciclabile esistente; la nuova pista ciclabile sulla via Giardini imporrà ai ciclisti di passare da una parte all’altra della strada; per raggiungere il centro da Buon Pastore si può scegliere tra un giro vizioso di sensi unici e il rischio della contravvenzione; da via Vignolese è meglio non provarci nemmeno e da Est, quando sarà realizzata la pista su un solo lato sulla via Emilia, occorrerà circolare un po’ di qua e un po’ di là della strada.

Per gli abitanti dei quartieri nord la circolazione non è meno ardua. L’assessore ha spolverato l’ipotesi di una pista ciclabile (perché una sola?) sul cavalcavia Cialdini, inutilmente richiesta dalla FIAB nel 2010. Ma qualche giorno dopo, visto il traffico nei pressi di una nuova attività commerciale vicino al Mef, ha lanciato l’idea di cancellare la più trafficata pista cittadina sul vicino cavalcavia della Maserati. Dell’accesso naturale per i ciclisti attraverso il cavalcavia Mazzoni nemmeno l’ombra.

Manca solo che, per fare cassa, imponga ai ciclisti il balzello medievale di un fiorino…

Giorgio Castelli
Presidente Fiab Modena

Il tavolo della mobilità del Comune di Modena

rossella_associazioni_mobilitaLa Giunta di Modena ha istituito il “Tavolo di consultazione per la mobilità urbana”, rispettando un impegno assunto dal Sindaco in campagna elettorale.

Come si può immaginare il Coordinamento per la Mobilità Nuova e la FIAB che ne fa parte hanno espresso soddisfazione perché era una nostra esplicita richiesta.

Ma l’entusiasmo si è spento già al primo incontro perché l’assessore Giacobazzi ha presentato il progetto di ciclabile della via Emilia, precisando che era già stato concordato con i commercianti e che doveva essere approvato per non perdere il finanziamento.

Un tavolo prendere o lasciare, al quale sono invitate le 10 associazioni del Coordinamento e altre 42 organizzazioni, ma mancano l’ACI, AMO, SETA, FER, TPER, COTAMO ed altri importanti attori della mobilità.

Nel segnalare tale assenza abbiamo chiesto di definire prioritariamente le finalità del tavolo, le modalità di partecipazione, di definizione del programma dei lavori e di invio della documentazione.

La FIAB ha poi consegnato l’elenco delle principali questioni sospese, che attendono ancora una risposta: l’accesso facilitato al centro storico, il collegamento con la Sacca, il contrasto ai furti di biciclette, l’eliminazione delle interruzioni e degli ostacoli sulle piste, l’apertura della pista del sottopasso di Cittanova sulla via Emilia chiuso da due anni, la realizzazione di parcheggi per biciclette nei centri commerciali e nei servizi, ridurre la velocità a 30 km/ora nelle zone residenziali.

Attendiamo risposte concrete sperando che il Tavolo diventi lo strumento per raccogliere i bisogni dei cittadini e non un luogo di validazione di scelte costruite in altri luoghi.

Non si possono spendere risorse pubbliche per il trasporto collettivo e la mobilità dolce pensando solo agli interessi di bottega.