Città 30, gente contenta

A cavallo del lancio ufficiale di Bologna Città 30, il Comune di Bologna insieme a Fondazione Innovazione Urbana aveva diffuso un questionario (piuttosto articolato – servivano una ventina di minuti per rispondere a tutte le domande) chiedendo ai cittadini il loro punto di vista su quella che è in effetti una rivoluzione urbana. Prima di Bologna anche Londra e Parigi avevano diffuso questionari simili, ottenendo rispettivamente circa 2.000 e 5.700 risposte: a Bologna le risposte sono state addirittura 20.000, e ben 10.000 persone hanno completato il questionario in modo approfondito.

La maggior parte dei partecipanti ha dichiarato di spostarsi in auto, ma un significativo 80% sarebbe disposto a veder modificato l’assetto stradale per ridurre il traffico e gli incidenti; le stessa percentuale si è detta disponibile a considerare alternative all’auto come camminare, usare la bicicletta o i mezzi pubblici se le strade fossero più sicure e le infrastrutture più estese.

L’alto grado di conoscenza del Piano Città 30 tra i partecipanti riflette l’efficacia e la capillarità della campagna informativa precedente: tra gli obiettivi più apprezzati la riduzione degli incidenti stradali, l’autonomia per bambini, anziani e persone con disabilità, e la creazione di uno spazio urbano più vivibile. La maggioranza ritiene necessario modificare fisicamente le strade con rallentatori di velocità, e con un ampliamento dei percorsi ciclabili e degli spazi pedonali e un miglioramento dell’illuminazione.

Tper ha confermato che in questa fase iniziale di Bologna 30 gli autobus perdono appena 3-4 minuti da capolinea a capolinea, su tragitti mediamente superiori a un’ora, ritardi che tenderanno a ridursi man mano che le infrastrutture della città 30 saranno implementate e si verificherà quella diminuzione del traffico veicolare che si è vista in tutte le città europee (senza eccezione) che sono passate a 30 km/h.

Altri dati incoraggianti sono quelli sui flussi ciclistici. Mentre a Modena, a fronte di migliorie infrastrutturali minime, le bici sono in diminuzione, a Bologna solo nell’ultimo anno si registra un aumento dell’8%: nelle 10 postazioni “storiche”, l’aumento dei ciclisti dal 2012 sfiora l’80%: i passaggi di bici sono passati da 1.598 a 2.870. A spingere questo boom, la Tangenziale delle Biciclette sui Viali, e più di recente i nuovi percorsi ciclabili realizzati lungo le radiali della città, che cominciano a dispiegare in modo strutturale i loro effetti.

Chi vuol intendere, intenda.

 

Cosa migliora davvero la sicurezza stradale?

In occasione della Giornata mondiale in memoria delle vittime sulla strada del 19 novembre, FIAB ha inoltrato una lettera aperta ai gruppi parlamentari e alla Commissione Trasporti della Camera.

Come FIAB ci occupiamo da oltre trent’anni della sicurezza delle persone: promuoviamo una mobilità rispettosa di tutte e tutti, forniamo analisi e strumenti perché l’Italia si allinei agli standard europei da cui ancora è molto distante.

Siamo quindi molto preoccupati per le misure contenute nel Ddl “Sicurezza stradale” dal quale emerge un approccio coercitivo e sanzionatorio contrario alla visione scientifica del tema, che di fatto ignora gli strumenti necessari per salvare la vita delle persone. I provvedimenti indicati contengono errori grossolani e distorsioni pericolose: si afferma di salvaguardare chi va in bici, ma si persegue ancora una visione autocentrica e ormai insostenibile.

“In Italia, solo nel 2022, sono 3.159 le morti dovute a collisioni stradali e 223.475 i feriti. Non ci stanchiamo di ripetere che le principali cause di morte sono l’alta velocità, la guida distratta, il mancato rispetto degli attraversamenti pedonali e il mancato rispetto della distanza di sicurezza (ISTAT). Sono questi i fattori su cui bisogna intervenire. Le proposte del Ddl disincentivano l’uso della bicicletta, non promuovono l’intermodalità e soprattutto non contrastano l’uso eccessivo dell’auto privata nei centri urbani (in Europa svettiamo con 67 auto ogni 100 abitanti). Si limitano poi le ZTL, gli autovelox e non si fa riferimento all’introduzione delle città 30.

Siamo sempre più lontani dalla direzione indicata dalla comunità scientifica: i dati parlano chiaro. Oltre al numero di vittime di violenza stradale, abbiamo un serio problema di sedentarietà e di obesità, che colpiscono le generazioni più giovani. L’Italia è tra i paesi europei con i valori più elevati di eccesso ponderale nella popolazione in età scolare, con una percentuale di bambini in sovrappeso del 20,4% e di bambini obesi del 9,4%, compresi i gravemente obesi che rappresentano il 2,4%. Parliamo anche dei livelli inaccettabili di inquinamento delle nostre città e delle morti premature.

Per questo rispediamo al mittente l’accusa di sostenere posizioni ideologiche quando promuoviamo la mobilità attiva e sostenibile. Le infrastrutture ciclabili dovrebbero essere realizzate come si realizza una politica sanitaria. Come FIAB chiediamo che il Governo investa in Salute per evitare di spendere in Sanità.

In sella alla transizione ecologica

Per il 2024, FIAB ha scelto di puntare sulla centralità della bicicletta per la transizione ecologica e energetica. Mentre il dibattito pubblico è focalizzato sul complesso passaggio alla mobilità elettrica, il Paese non riesce ancora a comprendere l’enorme potenziale del pedale per i brevi spostamenti quotidiani, che anche noi di FIAB Modena cerchiamo di raccontare settimanalmente su queste pagine. Con un cambiamento di abitudini da parte dei cittadini e con il sostegno di istituzioni che incentivino questo cambiamento con infrastrutture adeguate e una comunicazione efficace, la transizione può essere avviata in tempi rapidi e con costi minimi.

Noi volontarie e volontari di FIAB Modena pedaliamo, valutiamo, proponiamo, ascoltiamo, facciamo eventi, collaboriamo in rete con tante altre associazioni attraverso ARIA, Associazioni in Rete per l’Inclusione e l’Ambiente. Organizziamo escursioni in bici per tutti i livelli e le abilità praticamente ogni finesettimana, oltre alle ciclovacanze estive per adulti e per famiglie in cui si può sperimentare la bellezza di fare turismo pedalando.

Promuoviamo ogni anno il Bike to Work e il Bike to School e collaboriamo con aziende e scuole, affiancando chi ha a cuore il benessere del personale dipendente e degli studenti, e di conseguenza il benessere di tutti. Da anni offriamo supporto alle donne straniere che vogliono imparare ad andare in bicicletta offrendo loro la libertà di rendersi indipendenti negli spostamenti, e cerchiamo di essere vicino a chi pedala ogni giorno per le strade della città e della provincia ascoltandone le difficoltà e proponendo strategie che ne migliorino l’esperienza.

Interloquiamo con le amministrazioni di ogni livello e facciamo pressione perché rendano le strade più sicure per chi cammina e pedala, per trasformare le nostre città in luoghi meno inquinati e a misura di persona e migliorare la qualità della vita: è nell’interesse di tutte e di tutti.

Crediamo che le strade siano uno spazio pubblico che tutti hanno il diritto di vivere in sicurezza, dall’anziano col deambulatore al bambino sulla bici a rotelle: ecco perché abbiamo scelto di portare avanti la campagna Città30Subito, con una proposta di legge nazionale, e una petizione pubblica Modena30, che è possibile firmare contattandoci. Se anche voi pensate che i nostri paesi e città meritino di essere più vivibili per i loro cittadini, considerate l’idea di iscrivervi a FIAB per il 2024: più siamo, più la nostra voce conta.

Il gorilla nella partita di basket e il pedone invisibile

Nel 1999 due ricercatori di Harvard, Christopher Chabris e Daniel Simons, misero in piedi un esperimento per testare la cosiddetta attenzione selettiva. Ai partecipanti a questo studio veniva chiesto di guardare un video in cui sei ragazzi, tre con la maglia nera e tre con la maglia bianca, si passano una palla. Veniva chiesto agli spettatori di contare in silenzio il numero di passaggi effettuati dalle persone in maglietta bianca. A circa metà del video, un gorilla cammina ed entra nell’azione, si rivolge alla telecamera, si batte il petto, poi esce, rimanendo nove secondi sullo schermo. Alla fine del video veniva chiesto ai partecipanti allo studio chi avesse visto il gorilla, e più della metà di essi non l’aveva notato: quando il video veniva proiettato nuovamente, la sorpresa dei partecipanti (che questa volta sapevano che c’era un gorilla e quindi vi prestavano attenzione e lo vedevano) era notevole.

Come è possibile che una cosa così evidente passi completamente inosservata? La psicologia di questo breve video spiega che in realtà la nostra attenzione è altamente selettiva, cioè vediamo solo quello che cerchiamo di vedere e quello che ci aspettiamo di vedere, mentre quello su cui non siamo focalizzati scompare dalla nostra percezione e ci risulta invisibile.

Per chi si trova al volante, questo ha delle implicazioni importanti: quando siamo focalizzati sulle altre auto che ci stanno intorno, tutto il resto su cui non siamo concentrati scompare, letteralmente “non lo vediamo”. Ci si spiega così in parte lo sgomento con cui tanti automobilisti, dopo una collisione con una persona in bici o a piedi, esclamano: “Non l’avevo visto!”.

Per questo, è ormai assodato che la sicurezza di chi cammina o pedala è nei numeri, perché più sono i pedoni e i ciclisti in circolazione, più chi guida si aspetterà di incontrarli, e quindi più alta sarà la concentrazione anche su questi oggetti del suo campo visivo, e più diventeranno “visibili”.

L’altro modo per rendere il gorilla facilmente visibile dal principio è rallentare il video. Quando i nostri sistemi visivi si sono evoluti, e con essi le nostre capacità di attenzione, non ci muovevamo a 70 chilometri all’ora, e nemmeno a 50, quindi i cervelli in via di sviluppo non avevano bisogno di essere in grado di notare molte cose inaspettate che si avvicinavano ad alta velocità. Abbassare il limite orario a 30 km in tutte le città aiuterebbe dunque chi guida a percepire meglio anche chi non fa parte del flusso di auto, e ad evitare collisioni.