Micro-mobilità elettrica

Lo scorso 25 luglio, il Consiglio Comunale di Modena ha approvato il documento, che fa riferimento al decreto del Ministero dei Trasporti emanato il 4 giugno 2019, che introduce la possibilità di sperimentare la circolazione su strada dei veicoli di micromobilità elettrica.

Il DM stabilisce che monopattini elettrici, hoverboard, segway e monowheel potranno circolare in ambito urbano, previa delibera comunale, su aree pedonali, percorsi pedonali e ciclabili, piste ciclabili in sede propria e su corsia riservata e zone a 30 Km/h.

Il documento chiede quindi che la Giunta comunale adotti la delibera, dando il via alla sperimentazione, naturalmente con le dovute regolamentazioni di utilizzo di sosta e sicurezza, chiedendo inoltre al Governo un contributo economico per sostenere le spese, ad esempio di un ipotetico servizio di noleggio.

Bene, il decreto si sposa e si aggiunge alle azioni di Mobility Management che il PUMS (Piano della Mobilità Sostenibile) di Modena, ha già programmato nella primavera passata, nel testo troviamo poi gli spostamenti casa lavoro, il progetto Bike to Work,  Walk to school e bike sharing; tutti strumenti comunicativi e supporti tecnologici utili ed efficaci anche sul piano culturale, ma solo in una città strutturata per disincentivare l’abuso dell’automobile, ridisegnata nell’organizzazione strutturale degli spazi urbani e che faciliti l’uso quotidiano del trasporto pubblico, della bicicletta e perché no anche dei monopattini elettrici.

Modena è pronta?

 

Pedalare con la Storia

Nel mese di luglio abbiamo deciso di promuovere  in bicicletta dei percorsi di interesse storico per ripercorrere eventi del drammatico biennio 1943 – 45.

Adatto ai più temerari e con un po’ d’esperienza sulle due ruote il percorso che, domenica 7 luglio, da Costrignano ci ha portati verso il parco di Monte Santa Giulia, attraverso i luoghi delle stragi nazifasciste. In particolare, drammatico è stato il racconto presso la Buca di Susano e Monchio, dove, nel marzo del 1944, persero la vita 136 persone tra bambini, donne ed anziani per mano della divisione corazzata Hermann Goring.

Clima decisamente diverso, in un percorso adatto a tutti, sarà quello che ci accompagnerà il 25 luglio in bicicletta attraverso i luoghi del fascismo e dell’antifascismo modenese verso la pastasciutta di Papà Cervi che consumeremo insieme agli amici dell’ Anpi e a diverse altre associazioni che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento. La serata presso il parco XXII aprile ricorda il 25 luglio del 1943, quando a Reggio i fratelli Cervi celebrarono la caduta del Fascismo offrendo pastasciutta in piazza. Quello fu un giorno di festa raccontato bene nel libro scritto da papà Cervi. La pedalata sarà accompagnata dal coro “I violenti piovaschi”, mentre la serata al parco sarà allietata dal coro “La Ghirlandeina”. Per chi fosse interessato a partecipare il ritrovo per la pedalata è alle ore 18 presso l’Istituto Storico della Resistenza, mentre per la pastasciutta alle 20 presso il Bar Arcobaleno nel parco XXII aprile.

FIAB Modena

www.modenainbici.it

Prima la velocità

La sicurezza dei ciclisti è spesso invocata chiedendo a gran voce provvedimenti nei confronti delle biciclette (freni inefficaci, luci non funzionanti), delle infrastrutture (piste ciclabili ovunque, anche in città), e del ciclista (educazione stradale, casco obbligatorio, abbigliamento ad alta visibilità).

Questi Commissari Tecnici del Traffico si scordano sempre dei provvedimenti da applicare al traffico motorizzato, e guardano alla bicicletta come corpo estraneo del traffico, da relegare solo al tempo libero. Tanto che nei loro commenti da bar o bacheche virtuali, per i pedoni ed i ciclisti auspicano un futuro da riserva indiana su ciclabili protette, non nascondendo il sogno di separare completamente la mobilità pedonale e ciclistica dalla mobilità generale.

Purtroppo per loro, i freddi numeri sugli incidenti stradali presentano il vero problema: la velocità dei mezzi motorizzati è la prima causa degli incidenti e dei morti, seguita dalla distrazione alla guida. Il 40% degli automobilisti dichiara di non rispettare, quasi sempre, i limiti di velocità nel centro urbano.

Bisogna allora intervenire sull’intera superficie stradale, ridisegnando gli spazi per abbassare le velocità e garantire una coesistenza in sicurezza a tutti, tramite ampliamento dei marciapiedi, costruzione delle isole spartitraffico salvagente, riduzione delle dimensioni delle corsie di marcia.

Basta sostanzialmente riproporre i caratteri tipici dei nostri centri storici, dove la velocità contenuta e la presenza diffusa di pedoni e ciclisti fa aumentare la sicurezza. Perché così facendo si diffonde tra chi guida, tutti i mezzi, la percezione diffusa del rischio, e così la guida viene automaticamente adeguata al pericolo reale.

Solo 7 chilometri

Sette chilometri, oltre undici milioni di veicoli l’anno, tempi di percorrenza di 45 minuti- 1 ora nei momenti di punta: è la Nonantolana. Una striscia di asfalto monopolio dell’auto privata non perché sia il mezzo più efficace ma perché altre opzioni di trasporto (più ecologiche, economiche, salutari, e divertenti come la bicicletta) sono state rese impossibili dalle passate decisioni di pianificazione.

Queste scelte vanno riviste: lo chiede con forza il neonato Comitato per la Pista Ciclabile Modena- Nonantola, costituito da Legambiente Nonantola, Legambiente Modena e FIAB Modena. In una settimana il comitato ha raccolto oltre 1500 firme, segno che l’esigenza è sentita e ampiamente condivisa (https://www.change.org/p/per-una-pista-ciclabile-modena-nonantola).

In bici, sarebbero percorribili in una ventina di minuti i sette chilometri dai Torazzi al Torricino nonantolano; una mezz’ora di pedalata rilassata per coprire i dieci chilometri tra il Duomo di Modena e l’abbazia di Nonantola, gioielli del Romanico europeo.

Si chiede quindi non una pista ciclabile qualunque, ma una ampia e sicura sul modello delle ciclo-tangenziali olandesi: sarebbe il primo esempio in Italia e garantirebbe un sollievo dallo stress per i pendolari, una possibilità si scampagnata in più per i modenesi, un’attrattiva per i cicloturisti, che portano un indotto tra i 110 e i 350 mila euro l’anno per ogni chilometro di pista ciclabile. Senza contare l’impatto sulla riduzione del traffico e dell’inquinamento.

Gli insegnamenti della grandinata

La forte grandinata della scorsa settimana ha lasciato segni evidenti del suo passaggio: alberi caduti, rami spezzati, automobili e infissi danneggiati, foglie sparse dappertutto.

Si sono subito liberate le strade dagli alberi e dai rami caduti al suolo, occupando spesso i marciapiedi ed è ripresa la circolazione stradale su un tappeto di foglie. La sera stessa si potevano vedere distintamente le scie lasciate dalle automobili, come dopo una nevicata.

Tutti hanno potuto constatare che spazi utilizzati dai veicoli sono decisamente inferiore alle attuali corsie stradali, che molti modenesi parcheggiano per pigrizia in strada anche se posseggono l’autorimessa e che la pulizia è stata rapida ed efficiente sulle strade, ma scarsa o assente sulle piste ciclabili e sui marciapiedi.

Questi tre indizi ci dovrebbero indurre a eliminare gli spazi in esubero lasciati alle auto per darli ai pedoni, alle biciclette ed ai mezzi pubblici, riservare prioritariamente lo spazio pubblico per le persone e non per le loro auto, dare priorità negli interventi di manutenzione e gestione delle aree pubbliche ai pedoni, ai ciclisti e ai mezzi pubblici.

Come afferma il meteorologo Luca Lombroso “vi sono seri motivi, che inducono a ritenere che l’evento grandinigeno di sabato a Modena sia stato accentuato dai cambiamenti climatici” e aggiunge “nessuno è troppo piccolo per fare la differenza, e tutti siamo parte della soluzione, solo insieme possiamo vincere questa sfida dell’umanità, cambiando direzione e avviando insieme il mondo alla decarbonizzazione.

Questa responsabilità diffusa è ancora maggiore per chi governa le nostre città se vuole seriamente perseguire un diversa mobilità sostenibile per l’ambiente e per i cittadini.