Il nostro ringraziamento a Papa Francesco

Dieci anni fa, il 30 settembre 2015, una piccola delegazione FIAB in piazza San Pietro ha consegnato a Papa Francesco la tessera n.1 del 2016. Ad accompagnare la consegna una lettera con la quale la nostra presidente Giulietta Pagliaccio spiegava i motivi del gesto, premettendo che la Federazione promuove da oltre 25 anni attività nel settore della tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente nell’ambito delle politiche per la mobilità sostenibile.

Aver letto la Sua Enciclica sulla Cura della Casa Comune ci aveva dato speranza e vigore per proseguire verso un cambiamento dello stile di vita nella nostra società all’insegna del rispetto del patrimonio che ci è stato donato: la Madre Terra. Il nostro impegno in questi anni è volto a proporre un nuovo modello di mobilità perché, come Ella scrive: “La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici. Tuttavia, alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tali trasporti, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza.”

A questi problemi che sono citati nella Sua Enciclica, una risposta è certamente l’uso della bici, un modo equo e intelligente per muoversi nelle nostre città. La bici è democratica perché accessibile a tutti, è economica, non consuma preziose risorse ambientali, non occupa spazio e permette di fare una sana attività fisica quotidiana, facilita il contatto diretto con le persone e aiuta la socialità.

Per questo, con atteggiamento laico e rispettoso, lo abbiamo ringraziato per aver inserito la giustizia climatica accanto a quella sociale e grazie anche per aver ricordato a tutti noi che occorre vivere con rispetto il nostro passaggio su questa Terra, per dare una speranza alle generazioni future.

Mobilità sostenibile e lenta? No attiva!

Le nostre richieste per migliorare le condizioni di chi in città si muove a piedi o in bici spesso si concentrano sulla (poca) sicurezza delle infrastrutture, sulla loro scomodità, o al massimo sulla mancanza di parcheggi sicuri. Tutte misure che hanno bisogno di investimenti e che spesso vengono viste In Italia come soldi sprecati per i “ciclisti”, termine con il quale vengono catalogati tutti i cittadini in bici, come se sfrecciasero tutti a 40 all’ora in tutine aderenti in lycra su costose bici in carbonio, ad occupare spazio stradale indispensabile a chi deve andare a lavorare in auto.

Sarà anche per questo che tra le varie strategie comunicative in Olanda c’è quella di avere due termini per distinguere i “fietser” (letteralmente “le persone in bicicletta” – cioè i cittadini comuni che si muovono quotidianamente in bici per utilità), dai ciclisti sportivi (“wielrenner”). Perché in realtà ogni euro speso, ogni metro di strada dedicato alla ciclabilità, è una risorsa dedicata allo studente, al pensionato da Piazza Grande, alla badante con le sporte, al notaio del centro o all’operaio della Maserati. Cioè potenzialmente a ognuno di noi.

E dovremmo anche smetterla di chiamare la mobilità non motorizzata con termini inflazionati come “sostenibile” o peggio “dolce”, che richiama una attività di chi non ha nulla di importante da fare. Molto meglio chiamarla “attiva”, che ricorda che a piedi o in bici, tra l’altro, si arriva a destinazione con una bella attività fisica che ci fa star meglio. Come si dice “l’auto brucia i tuoi soldi e ti fa ingrassare, la bici brucia i tuoi grassi e ti fa risparmiare”.

E poi dovremmo anche smetterla di chiamarci “utenti deboli” (vulnerable road user) e passare a “utenti pregiati” (valuable road user): un cambio di lessico che in Europa definisce il passaggio tra utenti che necessitano di una “tutela particolare dai pericoli derivanti dalla circolazione stradale” ad utenti che la comunità “privilegia” e quindi che devono avere priorità nel ridisegno degli spazi urbani pubblici.

Insomma, bisogna tornare a considerare le strade cittadine come luogo naturale degli spostamenti attivi con almeno pari spazio e dignità di quelli che necessitano di un motore (il 45% dei quali a Modena sono sotto 2,5km). Allora si capirà meglio perché ogni euro speso in mobilità attiva rende molto di più in salute pubblica, sicurezza, quiete, e bellezza dello spazio pubblico.

+54% in un anno: cresce la voglia di turismo in bicicletta

Lo scorso weekend si è tenuta a Bologna l’annuale Fiera del Cicloturismo, durante la quale sono stati presentati i risultati dal rapporto “Viaggiare con la Bici 2025”, realizzato da Isnart Unioncamere in collaborazione con Legambiente.

Ne risulta un settore in piena espansione che si conferma una delle tendenze più rilevanti del settore turistico: l’anno scorso, infatti, si sono registrate 89 milioni di presenze (+54% rispetto al 2023), con un impatto economico stimato in quasi 9,8 miliardi di euro.

Il cicloturismo attrae un pubblico sempre più ampio, sia come età (il 47,7% dei cicloturisti ha tra i 30 e i 44 anni, mentre il 35,4% è tra 45-60 anni) sia come modalità di viaggio (36,7% in coppia, 31,1% in solitaria e 27,5% in gruppo con amici).

Dichiara Loretta Credaro, Presidente di Isnart che “sta assumendo un crescente valore in termini di riorientamento dei flussi turistici verso borghi e aree interne, ingenerando nuove occasioni di crescita economica, di lavoro ed anche di riqualificazione di tante strutture e beni dismessi che, grazie a questa nuova domanda, stanno riprendendo vita, dal Nord al Sud del Paese”.

Sebastiano Venneri, responsabile Turismo Legambiente segnala che “dalla Liguria alla Sicilia abbiamo scovato numerose realtà che hanno permesso a tanti giovani di restare, in alcuni casi di tornare, mettere su famiglia e impresa in contesti segnati dal declino demografico: un bellissimo segnale di rinascita socioeconomica che vede nella bici la protagonista assoluta”.

Tra le priorità rilevate, la necessità di investire in sicurezza, ampliare i punti di primo soccorso e le aree di ristoro, ed il miglioramento della qualità e la manutenzione della rete cicloturistica con segnaletica adeguata, punti informativi e servizi di noleggio.

Un rapporto che fotografa un turismo che non saccheggia i territori, ma che si distribuisce nei piccoli borghi in tutte le stagioni, che rivitalizza il piccolo commercio e l’artigianato artistico e di servizio, ma che ha ancora bisogno di essere infrastrutturato e gestito.

Alla luce di tutto questo, appaiono ancora più miopi gli ultimi tagli significativi ai finanziamenti nel settore: ricordiamo, infatti, che questo governo ha ridotto di 94 milioni di euro i fondi destinati allo sviluppo delle reti ciclabili urbane nel bilancio per il 2023, ed ha tagliato 400 milioni di euro dal PNRR, che erano destinati alle ciclovie turistiche.

Infrastrutture, tra l’altro, non ad uso esclusivo dei turisti ma disponibili 12 mesi all’anno per le necessità di mobilità quotidiana e svago dei cittadini residenti.