Bike to work: come renderlo ancora più invitante

Sono ripartiti gli incentivi per chi abita o lavora a Modena e decide di spostarsi in bicicletta: ai partecipanti al progetto, si legge sul sito del Comune, verrà corrisposto un incentivo economico (buono mobilità nella misura di 0,20 € per ciascun chilometro percorso) per gli spostamenti casa-lavoro nel periodo 15 Aprile -30 Settembre 2024 o comunque fino ad esaurimento della disponibilità finanziaria. Il progetto “è finalizzato a promuovere modalità di trasporto che inducano alla progressiva riduzione dell’utilizzo del mezzo privato motorizzato a favore di modalità di trasporto orientate alla salvaguardia dell’ambiente ed al miglioramento della salute, della sicurezza e del benessere della popolazione e allo sviluppo economico del territorio comunale.”

Un progetto importante dunque, da tanti punti di vista, che mentre si pedala verso il luogo di lavoro permette tra l’altro di incorporare un po’ di attività fisica leggera nella routine quotidiana senza dover dedicare tempo e soldi alla palestra, con benefici tangibili per la salute fisica e mentale, e per la produttività lavorativa. Il movimento e le endorfine che esso libera nell’organismo migliorano l’umore (e quindi i rapporti con i colleghi) e la capacità di concentrarsi, e alla lunga rinforzano anche il sistema immunitario quindi ci si ammala di meno.

Tutti aspetti di cui un datore di lavoro lungimirante potrebbe approfittare con qualche piccolo accorgimento che potrebbe contribuire a motivare potenziali pendolari sulla due ruote: investendo per esempio in un bagno attrezzato possibilmente con una doccia, qualche armadietto per riporre il cambio di indumenti, stalli protetti dalle intemperie e magari anche “chiusi” per scoraggiare i furti di biciclette. Più lavoratori si spostano in bici, più c’è da guadagnarci (letteralmente): anche investire nell’assunzione di un bike manager, una persona che abbia competenze e conoscenze strategiche su come promuovere gli spostamenti sostenibili e gestire la domanda di trasporto privato, può rivelarsi una mossa importante, specie per le ditte più grandi.

Infine, l’incentivo del Bike to Work sarebbe ancora più allettante se si potesse pedalare in serenità e soprattutto in sicurezza senza il timore di essere investito che è invece uno dei principali deterrenti all’uso della bicicletta in città. Per quanto allettante un contributo economico possa essere (anche aggiunto alle minori spese di carburante), un vero cambiamento di abitudini non si attua se la percezione di insicurezza resta alta.

La segnaletica: un importante fattore per orientarsi in strada

Quando dobbiamo affrontare un percorso in bici preferiamo pianificarlo in anticipo per poter scegliere il tracciato più diretto, sicuro o semplicemente quello che ci permette di passare di fronte ai nostri punti d’interesse. E’ così sia per i viaggi lunghi turistici che per i brevi spostamenti della nostra vita quotidiana. In città infatti ogni metro fatto in più per chi cammina o pedala significa maggior tempo impiegato, fatica, esposizione agli eventi atmosferici come calura, pioggia o freddo.

Questi parametri, ossia quanto un percorso sia diretto, o interessante, e quali siano le sue condizioni in termini di agibilità e di sicurezza, agevolano oppure ostacolano soprattutto chi si sposta con molteplici destinazioni: il luogo di lavoro, il negozio, il dottore, la palestra, gli amici, e diventano un’importante criterio per orientarsi sulla strada. Non sempre del resto è pratico o sicuro pedalare mentre si segue una APP di navigazione.

Per semplificare la vita di chi decide di inforcare la bicicletta, ci sono a disposizione strumenti come la “ciclopolitana”, che colora le rotte principali (più attrezzate e fruibili) come nelle metropolitane, o i pannelli “metrominuto” che indicano i tempi per raggiungere la destinazione.

È un esempio di quanto sia nelle politiche della ciclabilità sia cruciale la comunicazione, in mancanza della quale si rischia che siano un fallimento: in fase di progettazione si deve spiegare ai cittadini perché e come si fanno certe scelte, poi una volta che le infrastrutture, nuove o rinnovate, sono state messe a disposizione bisogna continuare a comunicare in strada con pannelli, indicazioni chiare e facili da seguire, ringraziamenti ai passanti, totem contatori che facciano da elemento motivante.

A Bolzano quando si è elaborato il piano della ciclabilità si è deciso, ad esempio, di fare una segnaletica a parte su supporti decorati ed artistici solo per le infrastrutture ciclabili, per dare risalto e valore alla realizzazione.

Spendere milioni in infrastrutture e poi non dedicare un budget adeguato alla loro comunicazione è come stampare un bel depliant e poi tenerlo in cassetto senza presentarlo ai clienti.

Quando si procederà alla realizzazione delle dorsali ciclabili previste nel PUMS nel prossimo quinquennio non dovrà essere tralasciato questo aspetto: una rete ciclabile efficiente, oltre che funzionale e sicura, deve essere anche attraente e riconoscibile, e raccontare la cura con la quale ci si è rivolti ai cittadini a cui si chiede un cambio di abitudini.

Sostenere la ciclabilità è una politica di equità sociale

Negli ultimi decenni l’automobile è diventata una necessità per risolvere i problemi di un bene primario come la mobilità, anche se costituisce un costo economico ingente per molte famiglie che non è giusto e nemmeno etico “dare per scontato”.

L’acquisto di un’automobile comporta un esborso iniziale considerevole, cui vanno aggiunti altri importanti costi fissi come l’assicurazione e le tasse. A questi si aggiungono costi variabili legati all’uso, come il carburante, i controlli e le riparazioni, che si accumulano nel tempo mettendo ulteriormente sotto pressione le finanze familiari, magari a scapito di altre necessità di base come una adeguata alimentazione, costi per acquisto o gestione della casa, cure specialistiche, la formazione dei figli o più semplicemente l’impossibilità di godere di opportunità culturali, viaggi o momenti di svago serale.

Alternative? La cara vecchia bicicletta può spesso egregiamente sostituire una seconda o terza auto familiare (ma in alcuni casi anche la prima): il suo costo iniziale è significativamente inferiore (anche nelle più costose versioni elettriche), e una volta acquistata richiede solo spese minime per la manutenzione; inoltre, maggiore è l’uso che riusciamo a farne anche solo nei piccoli spostamenti quotidiani, più sono rilevanti nel lungo periodo i risparmi nelle spese di carburante.

Oltre ai vantaggi economici diretti, la bicicletta offre una serie di benefici aggiuntivi per le famiglie, soprattutto per quelle a basso reddito. La ciclabilità promuove uno stile di vita attivo e salutare, riducendo i costi associati alle cure mediche correlate alla sedentarietà e alla mancanza di esercizio fisico. Inoltre, l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano può migliorare l’accesso a opportunità di lavoro, istruzione e servizi che generalmente si concentrano nei grandi centri urbani: specialmente per chi proviene dai comuni più piccoli, in combinazione con un trasporto pubblico più strutturato permette di raggiungere le proprie destinazioni senza dover impegnare mezzi stipendi in acquisto di nuove autovetture.

Tuttavia, per garantire che la bicicletta sia un’opzione realistica ed accessibile per tutti, è fondamentale investire in infrastrutture ciclabili riconoscibili, sicure e ben mantenute, nonché implementare politiche che favoriscano l’integrazione della ciclabilità nei piani urbani e nei trasporti pubblici. La promozione della ciclabilità è quindi non solo una scelta ambientalmente responsabile, ma anche un passo importante verso una società più equa e inclusiva.

Senza rotelle!

Sono stati tanti i bambini che domenica 7 aprile hanno partecipato a “I Senza Rotelle”, organizzato dai “Genitori ECOattivi” al Parco Novi Sad di Modena, nei pressi della gradinata: un percorso disegnato sull’asfalto con segnali stradali, strade scolastiche e un attraversamento pedonale dotato di semaforo: un’occasione per i genitori di trovare suggerimenti e concreto aiuto fisico per insegnare ai figli a guidare la bici. Un bel modo di vivere la Giornata mondiale della salute.

Una situazione, quella delle persone che trascorrono tempo all’aria aperta a piedi e in bici, che ricordava situazioni già viste in nazioni del nord Europa, oppure in alcuni nuovi quartieri residenziali con percorsi ciclabili e “isole ambientali” dove sono limitati il transito delle auto o la loro velocità.

Molti dei presenti hanno voluto ascoltare la descrizione delle biciclette da carico (bici cargo) esposte, ed alcuni le hanno provate per un breve tratto, per provare la possibilità di trasportare la spesa settimanale o i bimbi più piccoli senza usare l’auto. Principalmente bici prodotte da produttori di Modena che le hanno messe a disposizione per prove gratuite. Era presente anche ARIA con la raccolta delle firme per la petizione Modena30, per promuovere un ripensamento degli spazi pubblici, in cui trascorrere tempo con i bambini all’aria aperta e in sicurezza.

Erano 60 i bambini iscritti, dai 2 fino agli 8 anni: chi è venuto con la sua balance bike, o la sua bici a pedali, con o senza rotelle. Un resoconto preciso del numero dei partecipanti è difficile, perché alcuni genitori a passeggio coi bimbi sono capitati lì per caso, incuriositi forse dalle voci amplificate dell’asta delle biciclette recuperate grazie all’animazione della Ciclofficina Popolare “Rimessa in Movimento” e dal Comitatissimo della Balorda, ed è stato bello assistere alla generosità dei giovani ciclisti che hanno prestato la propria bicicletta ai coetanei sprovvisti, per consentire loro di fare qualche prova.

I volontari della ciclofficina con il laboratorio “Come ti rubo la bici” hanno dato consigli su come fronteggiare al meglio il problema dei furti, e altri volontari hanno assistito alla nascita di nuovi ciclisti senza rotelle: il momento in cui il bambino smette di appoggiarsi al braccio o alle ruotine e pedala sulla bici autonomamente è sempre sorprendente.

Chissà se anche loro, da adulti, quando dovranno fare l’esempio di una azione che imparata non si dimentica più, diranno “… è come andare in bicicletta!”

Corsie ciclabili di Via Panni. Polemiche ed alternative.

La recente realizzazione di due corsie ciclabili in via Panni ha sollevato diverse opinioni contrarie riportate dalla stampa locale.

Come FIAB ricorda sempre, queste corsie sono destinate prioritariamente alla circolazione delle biciclette ma, se non sono impegnate da ciclisti, possono essere utilizzate da altri veicoli. Sono di fatto la rappresentazione visiva di quanto viene stabilito fin dal 1992 dal Codice della Strada: i veicoli privi di motore devono stare “il più vicino possibile al margine destro della strada” e “il conducente di un autoveicolo che effettui il sorpasso di un velocipede è tenuto ad usare particolari cautele al fine di assicurare una maggiore distanza laterale di sicurezza (..).

Le corsie monodirezionali in carreggiata sono ampiamente utilizzate in ambito residenziale in tutta Europa e chi si oppone a prescindere a questa soluzione dovrebbe indicare delle alternative ragionevoli, purché vengano mantenute le caratteristiche di strada di interquartiere che deve connettere numerosi servizi e poli di attrazione come parchi, polisportive e scuole che devono poter essere raggiunti anche in bicicletta nel modo più diretto, confortevole e sicuro.

Durante un sopralluogo abbiamo potuto verificare le dimensioni della strada e dei marciapiedi esistenti che non consentono né piste ciclabili separate sulla carreggiata, né ciclopedonali sui marciapiedi. FIAB ritiene quindi che la soluzione scelta sia adeguata al contesto, vista anche la concomitante realizzazione di dossi rallentatori con l’istituzione di tratti a 30km/h.

Abbiamo tuttavia alcune osservazioni da avanzare al Comune. La prima riguarda l’imbocco della corsia sulla pista del sottopasso in direzione di via Rosselli, che per dare la priorità all’innesto di via Beato Angelico e a un accesso privato, ha sacrificato la linearità del percorso. È sufficiente un sopralluogo per verificare l’inadeguatezza della soluzione adottata che induce i pedoni e i ciclisti ad uscire dalla pista.

La seconda riguarda l’abituale assenza di una adeguata comunicazione ai cittadini per spiegare e motivare queste trasformazioni della viabilità. È quanto è avvenuto anche nel 2020 quando sono stati realizzati in città altri tre tratti di corsie senza il supporto di una solida campagna informativa che spiegasse a tutti, ciclisti e no, l’uso corretto di questi nuovi strumenti e senza prevedere una efficace attività di controllo.

Il fatto stesso che l’inaugurazione del sottopasso abbia anticipato la realizzazione delle corsie ciclabili, induce a pensare ad una mancanza di sostegno convinto di queste iniziative, e ad una timidezza verso le modifiche allo spazio pubblico che salvaguardino prioritariamente gli utenti della strada più vulnerabili. Su queste scelte bisogna essere innanzitutto convinti per essere convincenti.

FIAB ritiene necessaria l’infrastrutturazione di ciclabili in sede separata sulle dorsali ove le condizioni del traffico lo richiedano, ma altrettanto un cambio di paradigma che negli ambiti residenziali preveda un rallentamento della velocità ed una condivisione dello spazio consapevole e rispettosa da parte di tutte le utenze, a partire da quelle che ne occupano di più.