PUMS, tutto fermo?

Per quanto ci riguarda il PUMS è il punto centrale che stabilirà se questa giunta avrà risposto alle improrogabili necessità dei cittadini di avere una mobilità più sostenibile in ambito urbano.

Infatti il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) nasce proprio per favorire l’uso dei modi di trasporto a minor impatto ambientale e sociale, riducendo la dipendenza dall’uso dell’auto per rendere la città accessibile a tutti portando a zero il rischio di incidentalità.

Il PUMS è un obbligo per le città delle dimensioni di Modena e la sua approvazione prevede, per legge, una particolare enfasi sul coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interesse. Il processo è iniziato nel 2016 con l’approvazione delle Linee di indirizzo per passare (a dicembre 2018) al Documento preliminare e Rapporto preliminare ambientale. Come Associazione, già sul su quel documento abbiamo portato le nostre prime richieste.

Alla fine di marzo 2019 il PUMS è stato adottato dalla Giunta comunale ed il 24 settembre è terminato il periodo di presentazione delle osservazioni. In quei mesi estivi abbiamo lavorato intensamente per presentare le nostre osservazioni, che poi abbiamo ufficialmente consegnato entro i termini, così come hanno fatto altre associazioni, comitati e semplici cittadini.

Il nostro giudizio sul PUMS adottato è lapidario: per le auto strutture, infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare. Riteniamo quindi che l’elaborato non “pianifichi per le persone” e non risponda agli obiettivi di legge. Non sono rispettate nemmeno le esigenze espresse dagli stakeholder e dai cittadini. Il piano è da ritenere largamente insufficiente e privo di una visione coerente per un futuro sostenibile.

Da quel giorno ci siamo, come sempre, resi disponibili a partecipare ad un confronto per la revisione del Piano, che riteniamo indispensabile, per renderlo coerente con gli obiettivi dichiarati e richiesti dai cittadini modenesi.

Da quel giorno quasi tutto tace: l’unico comunicato sul sito dedicato del Comune è del 28 ottobre, in previsione di una discussione con i residenti del Centro Storico. Da quel documento possiamo leggere che “è ora in corso la fase istruttoria contestualmente a momenti di partecipazione per la condivisione pubblica di contenuti e obiettivi. Il Piano sarà poi sottoposto entro l’anno al nuovo Consiglio comunale per l’approvazione definitiva.”

Di momenti di partecipazione poi non se ne sono più avuti, e fine anno ormai è stato raggiunto. In conferenza natalizia il sindaco Muzzarelli ha fatto ben capire che le priorità per il 2020 sono la pista di Marzaglia, il centro commerciale dei Portali, la Complanarina, la rotatoria Rabin, la Bretella, mentre per la mobilità sostenibile ha solo confermato genericamente che “l’anno si aprirà con un consiglio comunale sul PUMS“.

Intanto le Associazioni ed i Cittadini sono in attesa di sapere se il loro lavoro è stato preso in considerazione: ci aspettiamo risposte puntuali e congrui momenti di confronto. Crediamo infatti che l’anno debba iniziare con un confronto vero, per capire se l’ Amministrazione ha intenzione di cambiare radicalmente impostazione del PUMS e correggere l’evidente sproporzione tra ciò che all’inizio si dichiara negli intenti e ciò che si propone nei fatti (la allocazione delle risorse ne dà una inequivocabile conferma).

Nel frattempo i cugini bolognesi il loro PUMS lo hanno già approvato lo scorso novembre, vagliando oltre 900 osservazioni, 73% delle quali sono state accolte. Con una sfida ambiziosa: abbassare dell’80% le emissioni di gas serra da traffico in dieci anni, con una riduzione del 28% del traffico di auto e moto e “tagliando” 440.000 spostamenti giornalieri sul mezzo pubblico o la bicicletta. Nel presentarlo l’assessora Priolo non ha usato mezzi termini “Certo che è una guerra alle auto. Nel PUMS c’è scritto che dobbiamo ridurre di 440.000 tragitti giornalieri in auto … perché il PUMS guarda alla mobilità sostenibile come sistema di soluzione dei problemi. Le scelte che stiamo facendo sono difficili e c’è un livello di gestione del conflitto che ritorna in casa all’amministrazione comunale. Ma arriva un momento in cui le scelte le devi fare, perché altrimenti non succede niente”.

Come ben sappiamo le politiche della mobilità, sono temi molto sensibili e divisivi con le quali si debbono confrontare tutte le Amministrazioni. Questo è il momento di affrontarli perché l’attuale giunta è forte di un consenso elettorale netto, ed ha davanti quasi tutta la legislatura e quindi può cogliere i frutti dei provvedimenti (quelli previsti dal PUMS a 2 anni) già nell’attuale ciclo politico.

Temiamo purtroppo che l’attuale piano vada verso una sbrigativa approvazione, salvaguardando semplicemente la formalità delle risposte dovute, perché i tempi stringono e siamo già entrati nel primo anno di attuazione del piano (2020-2030). Ma soprattutto perché non vediamo nessuno in giunta che ci venga a presentare il piano come una guerra all’uso smodato dell’auto privata ed ai privilegi in investimenti e progettualità che a questo mezzo vengono da sempre riservati.

L’economia dell’auto è local?

Secondo AAA (American Automobile Association) ogni automobilista spende una media di 8.485 dollari all’anno per la sua auto. Non è poco vero? Non molto distante dal dato americano, ACI stima ad esempio un costo di 3.800 euro/anno per una Panda.

Un altro preoccupante studio americano, dice che 81% di questi soldi va a finire fuori dalla comunità in costi di acquisto, benzina, assicurazioni e finanziamento, e solo il 19% rimane in loco per riparazioni, tasse locali, cambio gomme. Non abbiamo i dati italiani, ma non dubitiamo siano poi tanto diversi.

Se una città come Modena riuscisse a ridurre anche solo del 15% il numero delle auto possedute, i suoi cittadini si ritroverebbero con una montagna di soldi che potrebbero essere spesi in servizi e prodotti locali.

Ma c’è un 15% di famiglie che possono fare a meno di un’auto? Sembra proprio di si: a leggere i dati del PUMS il 45% dei tragitti modenesi è inferiore ai 2,5 km e 83% dei percorsi hanno origine e destinazione all’interno del Comune.

Allora perché i modenesi si ostinano a “sprecare” soldi con seconde e terze auto? Forse anche perché le alternative non sono così credibili? A vedere lo stato del trasporto pubblico, delle ciclabili cittadine e dei servizi di car&bike sharing, in effetti non si può dar loro torto del tutto.

Ecco perché investimenti in mobilità sostenibile non sono solo auspicabili per l’ambiente ed il comfort cittadino, ma soprattutto perché hanno ritorni diretti ed indiretti che possono sostenere l’economia locale, che poi è quella che paga le tasse a Piazza Grande.

 

E’ uscito il Calendario Attività FIAB Modena 2020

Venerdì scorso abbiamo presentato il calendario delle iniziative per il 2020. Oltre 50 appuntamenti tra attività sociali (corsi, attività con le scuole, sensibilizzazione all’uso corretto della bici, etc) e escursioni ciclo turistiche. Ogni singola iniziativa verrà pubblicata con dettagli organizzativi sul nostro sito alla sezione Calendario,

Se invece volte portare sempre con voi il Calendario e il nostro Programma è possibile scaricare i PDF qui sotto.

Calendario Mensile Depliant Programma

Incroci pericolosi

In Italia l’80% degli incidenti con investimento di ciclisti è laterale, e solo l’8% è di tipo frontale. Il 60% in città avviene in corrispondenza degli incroci, metà dei quali segnalati.

Cause? Per esempio, per ammissione del Comune di Modena, sulle ciclabili un segnale su due è ingannevole (1116 mancanti, 784 non a norma o sbagliati). Un po’ di chiarezza su chi ha la precedenza non guasterebbe.

Non da meno è il problema della mancata visibilità tra le diverse utenze. Spesso negli incroci ed intersezioni la visibilità tra pedoni, ciclisti ed automobilisti è limitata da una serie di ostacoli: prima di tutto il parcheggio irregolare ed impunito nelle aree di svolta e nelle vicinanze delle strisce ciclopedonali. Ma purtroppo la visibilità è compromessa anche da regolari posteggi auto, cartelloni pubblicitari, cabine tecnologiche, siepi, dehor, bidoni dell’immondizia.

La situazione peggiora in presenza di ciclabili, quando l’utenza debole è fuori dallo spazio visivo dell’automobilista, che incrocia visivamente il ciclista solo al momento della svolta. Poi ci tocca sentire il solito “è saltato fuori all’ultimo istante”: non è che invece il povero ciclista appena un secondo prima era regolarmente sulla ciclabile semplicemente nascosto da un’auto in sosta?

Per la sicurezza negli incroci il Comune sembra voler iniziare dalle chicane per i ciclisti: non sarà il caso invece di “pulire” tutte le intersezioni, impedire la sosta, restringere e risagomare gli angoli di svolta per le auto?

Un frontale tra bici?

Mercoledì scorso si è verificato un incidente frontale tra due bici in viale Buon Pastore; le due donne coinvolte nello scontro hanno riportato alcune lesioni causate dal forte impatto della caduta con l’asfalto. Sono state soccorse sul posto e portate a Baggiovara.

Solidarietà alle due cicliste con l’augurio che tornino al più presto in sella.

La notizia diffusa sui social ha fatto scatenare decine di commenti ironici e offensivi nei confronti dei ciclisti indisciplinati, pericolosi e distratti. Il solito accanimento sulla categoria di chi va in bicicletta -a cui ormai siamo abituati- ma in molti con forte stupore si sono chiesti: “…ma come è stato possibile?- Un incidente tra bici?!- Ebbene sì, gli incidenti capitano anche tra chi va in bici, le cause possono essere molte, proprio come succede negli incidenti tra automobilisti -distrazione, velocità, violazione delle segnaletica, ecc.- Possiamo poi  aggiungere un “piccolo particolare”, gli incidenti tra bici sono così rari perché proporzionali al modo comune di spostarsi in città, il 68% si muove in auto e solo in 10% in bicicletta- ecco svelato l’arcano! E la controprova è che gli incidenti tra auto sono talmente mainstream, che non ci si è mai chiesti “…ma come è possibile? Un frontale tra auto?” È quella la normalità.

Per quanto riguarda il sarcasmo misto a cinismo sulle due donne,  per non darsi una risposta superficiale, si dovrebbe chiedere il parere di psicologi del traffico e sociologi in grado di decodificare le reazioni che portano a determinati commenti, ma questa è un’ altra questione.