L’importante è la salute! Pedalare e camminare allunga la vita: i dati

Si sa che uno stile di vita attivo aiuta a mantenersi in salute, ma quanto attivo, e quanto in salute? Basterà montare in sella o camminare per gli spostamenti di tutti i giorni, oppure ci tocca trovare il tempo, i soldi e le energie per iscriverci in palestra? La risposta non è ovvia.

Nonostante l’aumento degli investimenti nella mobilità attiva, la valutazione dei benefici in termini di salute per chi cammina o pedala tutti i giorni sono in genere limitate all’analisi di gruppi ristretti e a un breve periodo di follow-up, e ciclisti e pedoni vengono spesso analizzati insieme. Uno studio del British Medical Journal appena pubblicato ha voluto far luce in maniera più scientifica: ha preso in considerazione 82.297 individui di età compresa tra 16 e 74 anni, seguendoli per 18 anni tra il 2001 e il 2018, e separando i dati riguardanti pedoni e ciclisti. L’analisi, che ha preso il nome di Scottish Longitudinal Studies, è stata basata sui dati del censimento, incrociandoli con ospedalizzazioni, decessi e cartelle cliniche, con un modello statistico che teneva conto anche delle condizioni di salute preesistenti e delle caratteristiche demografiche e socio-economiche.

Rispetto al pendolarismo non attivo, una volta azzerate le altre variabili, il pendolarismo in bicicletta è stato associato a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause (47% in meno), a un rischio inferiore di ospedalizzazione (10% in meno), a un rischio inferiore di ospedalizzazione per malattie cardiovascolari (24% in meno) o di assumere regolarmente farmaci cardiovascolari (30% in meno), a un rischio inferiore di mortalità per cancro (51% in meno) e di ospedalizzazione per cancro (26% in meno) e a un rischio inferiore di avere una prescrizione per problemi di salute mentale (20% in meno). Il pendolarismo pedonale è stato associato a un rischio inferiore intorno al 10% di essere ricoverati in ospedale per qualsiasi motivo, di soffrire di malattie cardiovascolari croniche e di dover assumere farmaci per salute mentale.

Camminare e pedalare sono scelte individuali che però possono e devono essere incoraggiate attraverso oculate scelte di pianificazione: rendere i percorsi e gli attraversamenti più fruibili e sicuri può fare una enorme differenza. I cittadini che si muovono in bici e a piedi dovrebbero essere valorizzati e tutelati anziché messi ai margini, per il benessere loro e di tutta la comunità. In fondo, l’importante è la salute, no?

Più bici, più felici

Tante ragioni per pedalare (anche quando piove)

Perché andare in bici? Perché non si dipende dalle condizioni del traffico e si può contare su tempi di arrivo affidabili. Perchè si può arrivare esattamente dove si ha necessità di arrivare senza problemi di ZTL. Perché si trova agilmente parcheggio. Perché si risparmia sui costi del carburante. Perché anche la manutenzione di base si può facilmente imparare a farsela da soli (che dà soddisfazione e di nuovo fa risparmiare). Perché non c’è il bollo da pagare e anche l’assicurazione, che non è obbligatoria ma sempre una buona idea, costa molto meno di quella di un’auto. Perché mette i muscoli in movimento e fa sentire più in forma. Perché integra il movimento nella vita quotidiana senza bisogno di iscriversi in palestra. Perché tonifica il cuore e la circolazione sanguigna e allena il respiro senza gravare sulle articolazioni. Perché migliora la salute generale e fa ammalare di meno. Perché brucia calorie e aiuta a mantenere un peso corretto senza doversi mettere a dieta. Perché libera endorfine che mettono di buonumore. Perché pedalare libera la mente e schiarisce le idee. Perché é una forma di meditazione. Perché poi a scuola o al lavoro ci si concentra meglio. Perché non ci si stressa negli ingorghi. Perché si ha più tempo per guardarsi intorno e apprezzare le bellezze della campagna e della città, ma anche le vetrine dei negozi. Perché se in una vetrina si vede qualcosa che ci piace, ci si può fermare nell’immediata prossimità del negozio per acquistarlo. Perché aiuta il commercio locale e rende più viva la nostra città. Perché si prende il sole in faccia. Perché si sentono meglio i profumi: dei tigli in fiore, dell’erba tagliata nel parchetto vicino, dei croissant della pasticceria… Perché nel cambiamento di luce, di temperatura sulla pelle, di odori, ci si rende conto con più consapevolezza del passare delle stagioni. Perché non emette alcun fetore (salvo se si sono mangiati troppi fagioli) e non si ammorba l’aria nemmeno con le polveri sottili. Perché si scivola silenziosi senza fare rumore. Perché è un modo di spostarsi gentile e democratico, accessibile a tutti: bambini e anziani, ricchi e poveri, sportivi e diversamente abili. Perché con l’equipaggiamento giusto anche la pioggia è un’avventura. Perché non contribuisce alle emissioni che alterano pesantemente il clima. Per tutte queste ragioni, scientificamente provate, e molte altre: provare per credere, non tornerete più indietro, perché in bici si è più felici.

La “prova costume” si supera pedalando!

Sedentarietà ed obesità diminuiscono dove vengono introdotte piste ciclabili.

Preoccupati dalla cosiddetta “prova costume” di cui immancabilmente si parla ogni estate? In effetti, i dati sono spietati: il 35% di Italiani è clinicamente in sovrappeso, con un 10% di affetti da obesità. Una tendenza che comincia da bambini, e infatti l’Italia è uno dei Paesi Europei con il tasso più alto di obesità infantile: quasi un bambino su 10 è obeso, mentre ad essere in sovrappeso è un bambino su 4. A causare questa epidemia sono soprattutto abitudini alimentari scorrette e uno stile di vita troppo poco attivo. Non è un caso forse che, secondo le ultime rilevazioni Istat 2021, la percentuale di sedentari in Italia coincide con la percentuale di persone in sovrappeso: oltre il 35% degli italiani non fa sport nè pratica attività fisica nel tempo libero. Tra I bambini, 1 bambino su 5 non svolge esercizi fisici, più del 70% non va a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di 2 ore al giorno davanti a televisione, tablet o telefono cellulare.

Sovrappeso e vita sedentaria, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete, osteoporosi, disturbi del metabolismo, depressione e ansia oltre che problemi all’apparato digerente. Tutti in palestra, quindi? Per mantenere un impegno come la palestra servono un tempo dedicato, una motivazione alta e costante e perseveranza, ed è difficile riuscirci con le nostre vite frenetiche.

Una soluzione ci sarebbe: incorporare l’attività fisica nella routine quotidiana, e la maniera migliore di farlo è di usare il tragitto casa-lavoro o casa-scuola per sgranchirsi le gambe a piedi o in bicicletta. Si riuscirebbero così a raggiungere i 150-300 minuti di attività moderata raccomandati dall’OMS (e si arriverebbe a scuola e al lavoro più freschi!).

Uno studio del 2021 sull’Obesity Review ha rilevato addirittura che l’assenza di piste ciclabili di qualità e l’obesità infantile sono correlate, e che laddove vengono fatti interventi che favoriscono la ciclabilità (non solo piste ciclabili ma interventi di moderazione di velocità e via dicendo), l’obesità infantile si riduce. Un esempio lampante di come il ridisegno delle città influisce sui comportamenti individuali e porta a benefici per tutti, anche in termini di salute. Altro che prova costume: con una città a misura di persona saremmo meno stressati, più in forma e molto probabilmente anche più felici.

Ripartire, ma non a costo della salute

La mobilità attiva ciclo-pedonale è un vero e proprio farmaco: per le persone, contrastando le patologie legate alla sedentarietà, e per l’ambiente, riducendo le emissioni di gas nocivi

La Pianura Padana è una delle regioni più inquinate d’Europa e la ripresa delle attività produttive e della libera circolazione, rischia di portarci a livelli di inquinamento anche superiori a quelli precedenti .

Questo è preoccupante se consideriamo il contesto nazionale (l’Italia è il Paese con uno dei più alti tassi di motorizzazione a livello europeo) e locale (a Modena il 45% degli spostamenti nel contesto urbano avviene con l’automobile per distanze inferiori a 2,5 km) .
Come Associazione di Medici impegnati per la tutela della Salute e dell’Ambiente sottolineiamo quanto pesanti siano le ripercussioni per la salute di un tale scenario .

L’Agenzia Europea per l’Ambiente riporta che nella sola Italia ogni anno muoiono circa 80.000 (ottantamila!) persone per le polveri sottili.
L’inquinamento atmosferico è anche il principale responsabile dell’emergenza climatica, che sta minacciando direttamente e indirettamente la sopravvivenza della specie.

Ma questi numeri, noti da tempo, non destano la stessa preoccupazione e, conseguentemente, l’urgenza di azioni di contrasto, che ha suscitato la pandemia da COVID-19.

È ampiamente dimostrato il ruolo dell’inquinamento atmosferico nell’insorgenza di gravi patologie croniche polmonari, cardiovascolari e neoplastiche. Queste patologie, fortemente diffuse nei paesi occidentali ed in particolar modo tra la popolazione anziana, sono tra le prime cause di mortalità e morbosità e vedono come corresponsabile la sedentarietà. L’evitarla consentirebbe di ridurre significativamente l’incidenza di quelle stesse patologie croniche favorite dall’inquinamento: obesità, dislipidemia, diabete, ipertensione, patologie cerebro-cardiovascolari (come ictus ed infarti), polmonari croniche e tumorali.

Tutto questo a costo zero, anzi con un ingente risparmio in termini di spese per farmaci, ricoveri, prestazioni sanitarie e assistenziali in senso più ampio (pensiamo ai costi umani, sociali ed economici dell’assistenza ad un malato cronico come un diabetico in dialisi).

Si stima che 17.600 morti all’anno sarebbero facilmente prevenibili se si adottasse uno stile di vita più attivo. Il totale dei costi per l’inattività fisica per il SSN sono stimati intorno ai 12,1 miliardi di euro all’anno, pari all’8,9% della spesa totale .

Un’ulteriore e importante considerazione è che queste patologie croniche non sono solo le principali cause di morte in occidente, ma sono anche le principali co-patologie che determinano la “fragilità” (frailty), cioè una diminuzione delle riserve funzionali dei vari organi e apparati, con scarsa capacità di rispondere ad eventi stressanti eccezionali, ad esempio, una grave infezione.

Questo risulta evidente dai dati di mortalità da Covid-19 concentrata in quei pazienti già “indeboliti” da una di queste co-patologie .
Sedentarietà ed inquinamento dovrebbero quindi essere in cima alla lista dei “nemici” della Salute pubblica e del Benessere della Comunità in un’ottica di medicina preventiva.

La mobilità attiva ciclo-pedonale si configura quindi come un vero e proprio farmaco ed uno strumento efficace in grado di implementare la “resilienza” (ovvero la capacità di adattarsi e resistere ad eventi negativi) a livello:

  • individuale: contrastando le patologie da inquinamento e sedentarietà
  • globale: per ridurre le emissioni gas clima-alteranti responsabili dell’emergenza climatica che secondo The Lancet sarà la principale minaccia per la salute del XXI secolo .

Per queste considerazioni, sosteniamo fermamente le proposte di ridisegnare una città che metta al centro le persone, il loro benessere e bisogni.
Quindi: città verdi, con spazi per una mobilità attiva in un contesto sicuro (zone 30) e piacevole. Questo sarà possibile solo se vi saranno scelte politiche precise e coraggiose nel non riproporre soluzioni di stimolo all’economia superate e nocive per la salute dell’ambiente e delle persone.

La crisi sanitaria globale determinata dalla pandemia da Covid-19 ha reso drammaticamente evidente come non è possibile alcuna attività economica e sociale senza la salute della popolazione.

Allo stesso modo la ricerca scientifica ci dimostra come non è, e non sarà, possibile mantenere un adeguato livello di salute della popolazione se non ci si prenderà cura anche dell’ambiente che ci ospita.

Francesco Soci
ISDE, Medici per la Salute e l’Ambiente

Sveglia! Riprendiamoci la nostra aria

La salute dovrebbe essere un bene prezioso e l’aria è il primo dei beni comuni. Perché questa elementare verità è così spesso contraddetta dalle politiche di chi governa le città? Matilde, 10 anni, davanti ad un vecchio film si stupisce: “Fumavano in casa? Si poteva?” Eccome! Anzi, si istigava a fumare con l’emulazione: persino Babbo Natale poteva esibire la sigaretta! A lungo l’opinione pubblica non è stata debitamente informata sui veri danni del fumo, anche passivo.

Nella città che sogno, la figlia di Matilde sgranerà gli occhi: “Ma come, nel 2018 si poteva inquinare l’aria con tutte quelle macchine?” Il paragone ci sta tutto. Cito la relazione del dottor Panizza (per gli inquietanti dati www.isde.it). È provata la relazione tra inquinamento ed aumento di patologie quali cancro, malattie respiratorie, cardiovascolari, neurologiche. La pubblica opinione è sufficientemente sensibilizzata a ciò? O la persona comune tende a pensare: se i decisori politici non agiscono in modo netto, il problema non sarà così grave…non sarà il mio SUV a cambiare le cose.

Nella democrazia indiretta io, cittadina, eleggo qualcuno che si occupi dell’interesse comune ed abbia l’autorità di imporlo sugli interessi particolari senza tema di scontentare questo o quel soggetto. Beh, non sta funzionando così.

L’aria non è il primo dei beni comuni? Chi ci amministra non lo sa che è irrespirabile e patogena? I bambini residenti presso strade di gran traffico hanno più probabilità di ammalarsi di leucemia linfatica. Non basta questo dato per azzerare ogni strategia elettorale e fare della drastica riduzione del traffico una priorità assoluta?

Modena, ridente “terra di motori”, lucrosa attrazione turistica, è una camera a gas infestata da PM2,5, PM10, CO2 ed altri invisibili killer: cominciamo a dirlo forte. Ma a cosa servono rimedi locali? La Padania è tutta inquinata. Obiezione falsa: è dimostrato che il miglioramento dell’aria anche in un solo quartiere ha effetti benefici immediati, e un aumento dell’aspettativa di vita a lungo termine. Altra buona notizia: chi è passato dalla mobilità meccanica a quella attiva, piedi o bicicletta, ha avuto un rilevante guadagno in termini di salute. Quindi, facciamoci sentire e diamoci da fare: perché la città siamo noi.

Chiara Marchiò
www.modenainbici.it

 

 

In sella alla bici la salute ci guadagna

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gita in bici

Utilizzare la bici sulle strade urbane contribuisce certamente a ridurre l’inquinamento, l’incidentalità, i costi degli spostamenti e il degrado urbano. Ma la bici offre anche piaceri e vantaggi personali, a cominciare da quelli alla salute.

Una bella escursione sulle due ruote produce effetti di miglioramento dell’umore, prevenzione di malattie (tumori, ictus, infarto, diabete e osteoporosi), controllo del peso (in un’ora si bruciano fino a 600 calorie), aumento del tono muscolare, riduzione della glicemia, del colesterolo «cattivo» e dei trigliceridi, mentre induce un aumento del colesterolo «buono».

Occorre però osservare alcune buone regole e accortezze: ad esempio, è consigliabile affrontare inizialmente due o tre uscite ogni settimana da 25/30 minuti, per aumentare poi il tempo e le difficoltà del percorso. è ragionevole dosare gli sforzi (70-80 pedalate al minuto) e controllare le pulsazioni cardiache con un frequenzimetro (la frequenza massima si calcola con la formula 220 – l’età).

Affinché un’escursione in bici sia davvero salutare, è opportuno adeguare le misure della ciclo alla propria corporatura, esattamente come un vestito, regolando l’altezza della sella in modo da toccare terra con la punta dei piedi. Gli abiti devono favorire la traspirazione. Il casco riduce i danni delle cadute.

Di notte, usare le luci e un giubbetto catarifrangente (obbligatorio nelle strade extraurbane). Per una maggiore efficienza dello sforzo muscolare, è necessario appoggiare sul pedale la punta del piede (non il tallone). Va da sé che è necessario bere liquidi in abbondanza per compensare la sudorazione. Infine, il sellino dev’essere rigido, evitando (per gli uomini) gli appoggi che comprimano la prostata.

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