Ci vediamo Venerdì

Per un effetto combinato del nuovo codice della strada che ha introdotto le corsie ciclabili, piccoli ma utili accorgimenti per la ciclabilità e la sicurezza stradale, e del risveglio degli uffici tecnici (mai vista tanta palificazione di ciclabili e dintorni), la situazione del traffico appare peggiorata.

Complice una attenuazione del Covid e l’incremento delle vaccinazioni si è registrata una ripresa della mobilità; nuove rotonde, differenti segnaletiche orizzontali, ricalibrazione dei tempi semaforici in alcune zone della città (Via Emilia Ovest/ Bacchini, Via Emilia Ovest/Viale Italia, Via Emilia Est/Via Caduti sul Lavoro), hanno però provocato effetti opposti a quelli desiderati ovvero una fissità del traffico.

La carenza di esperti in mobilità in Piazza Grande da una parte, e dall’altra il perpetuarsi di una politica della mobilità che come 30 anni fa crede ancora che alla quantità di infrastrutture stradali corrisponda sempre e comunque meno traffico (quando è esattamente il contrario), da oltre 15 anni costringono alla sofferenza il movimento di persone e merci in città.

Purtroppo, l’unico vero obiettivo che in area urbana sarebbe stato utile porsi e che il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile non si è posto è quello della diminuzione della auto in circolazione, che anzi sono aumentate: siamo oltre 658 auto per 1000 abitanti con la maggior parte degli spostamenti in auto per distanze inferiori ai 2,5 Km. Gli incentivi all’acquisto di auto nuove ed anche usate (che arrivano anche a 8 mila €) fanno il resto. Allora ci si vede venerdì in piazza da Greta per … bla-bla-bla.

Basta cantieri e tavolini sui marciapiedi

La Fiab osserva che le ciclabili e i marciapiedi di Modena sono diventate una risorsa incredibile di spazio per altri usi: la sosta breve (solo 5 minutini) per corrieri e cittadini frettolosi, zona libera per informazioni commerciali abusive e per fioriere, sede di distributori di bevande e tabacchi, luogo per tavolini e sgabelli.

Se poi si aggiungono cantieri che occupano pedonali e ciclabili, si appone il cartello di “pedoni e ciclisti dall’altra parte della strada”, senza l’attraversamento stradale sicuro e senza accertarsi che dall’altra parte della strada ci sia lo spazio per ciclisti e pedoni. Soprattutto non si tiene conto delle persone che si muovono in carrozzina o che hanno difficoltà visive.

E’ quanto succede in questi giorni in Via Berengario, dove i marciapiedi sono già ingombri di cartelli pubblicitari, tavolini e sgabelli temporanei dei bar, distributori automatici e ora ospita anche un cantiere che interrompe tutti i percorsi, eccetto quello per le auto.

La Fiab è favorevole allo sviluppo dei servizi, all’incontro dei cittadini sul suolo pubblico, e naturalmente ai lavori di manutenzione agli edifici, ma ha chiesto nell’incontro del 28 aprile scorso col Comune di Modena, che non venga fatto a spese dei pedoni e ciclisti, autorizzando l’occupazione dei percorsi solo in presenza di alternative sicure.

Tuttavia, nonostante le loro rassicurazioni, questo ancora non avviene.

I paesi seri tracciano percorsi alternativi temporanei, ricavando spazio dalla carreggiata stradale e dagli spazi di sosta ed evitano che i pedoni e i ciclisti siano le vittime di queste occupazioni.

E’ un obbligo di legge ed è un impegno assunto dal Comune nel Piano urbano della Mobilità Sostenibile, recentemente approvato, che parla di “ambiente pedonale sicuro” di “accessibilità universale” e di “attenzione generalizzata alla progettazione di spazi e percorsi universalmente accessibili” proponendo la figura del “disability manager”.

La FIAB rinnova l’invito al Comune a vigilare sulla occupazione abusiva dello spazio pubblico e a una migliore organizzazione dei cantieri, offrendo a ciclisti e pedoni vie alternative sicure, soprattutto se non vedenti o in carrozzina.

I display con un’auto intorno

Osservando un qualsiasi gruppetto di adolescenti, ma anche diverse coppie al ristorante o gli amici al bar, viene da pensare che abbia ragione chi afferma che “il telefono è nato per avvicinare persone lontane, ma ha finito per dividere quelle vicine”.

Nella sua versione mobile e smart, è oggettivamente uno strumento di una potenza ed utilità incredibile, ma che nei suoi usi esasperati ha finito per stravolgere in pochi lustri modelli di relazioni umane consolidati da millenni. Se ci avremo perso o guadagnato lo vedremo dei prossimi anni.

Nel frattempo anche l’auto, l’altro oggetto rivoluzionario del XX secolo, nata con lo scopo di accorciare le distanze ha mostrato le stesse tendenze a distruggere le relazioni di vicinato. Infatti, occupando con mezzi sempre più veloci, grossi e pericolosi ogni spazio di strada cittadina, ha obbligato i progettisti urbani a spostare tutte le funzioni sociali in spazi appositi.

Sono così proliferati i parchi per i giochi per i bambini, i centri commerciali per i negozianti, le bocciofile per gli anziani, i poli scolastici, le zone artigianali per il lavoro, le ZTL per la movida serale, svuotando le strade cittadine di tutto quel mix di attività che avevano accolto con naturalezza per secoli, e che aveva permesso alle città italiane di diventare un esempio mondiale di spazi vitali, creativi e coesi.

Adesso questi due moloch della vita moderna stanno per fondersi: l’industria automotive ha capito che le persone considerano (giustamente) il tempo guida sprecato e non produttivo, e quindi sta iniettando nei cruscotti ampi sistemi di infotainment, tanto che ormai non si capisce più se sono auto con il display o il contrario. Se sarà evoluzione lo vedremo, il risultato per adesso è che da un lato catturano continuamente l’attenzione del guidatore e dall’altro installano i sensori per la rilevazione dei pedoni. Geniale e perverso.

 

 

Torna Bimbimbici

Dagli anni ‘70 il traffico motorizzato ha avuto la priorità nelle politiche urbane e i bambini stanno pagando un prezzo altissimo. Secondo la dott.ssa Lia Karsten, professore associato di geografia urbana all’Università di Amsterdam, mentre una volta potevano godere liberamente dello spazio pubblico, giocando per le strade con il controllo discreto e diffuso del vicinato, oggi trascorrono la maggior parte del tempo al chiuso (casa, scuola/asilo, palestra ecc.) oppure sui sedili posteriori, trasportati da un’attività all’altra in auto.

Non potendo muoversi attivamente in bici o a piedi, sono disconnessi dalla città: lo spazio tra i loro luoghi di frequentazione diventa un oceano sconosciuto che può essere navigato solo con l’assistenza di un adulto. Non solo sconosciuto ma insidioso: nemmeno le strisce pedonali ti salvano dall’essere investito, e ci sono SUV così alti che i bambini davanti al cofano risultano invisibili per due o tre metri.

Eppure, l’attività fisica, la capacità di spostarsi in autonomia e le relazioni sociali che si creano camminando e andando in bicicletta tra coetanei sono essenziali per la salute e la felicità dei nostri figli.

Strade (ri)progettate per questo dovrebero essere un diritto umano fondamentale di cui tutti i bambini dovrebbero godere. Occorre però rivedere le priorità e mettere in prima linea la sicurezza dei più piccoli e vulnerabili, per permetter loro di tornare fuori, in strada, e sperimentare il mondo alle loro condizioni.

“Bimbimbici”, l’iniziativa nazionale FIAB di questa settimana 4-10 ottobre, dedicata alla diffusione dell’uso della bicicletta tra i giovanissimi, è un richiamo anche a questo.

Attraverso la ferrovia

Una decina di giorni fa un automobilista ha investito e ucciso un uomo che pedalava sul cavalcavia Cialdini; se l’è cavata invece il ciclista investito a maggio sul cavalcavia Mazzoni. Perchè ci si ostina a pedalare su questi cavalcavia se sono tanto pericolosi?

La linea della ferrovia divide Modena in due: per oltrepassarla, ci sono il sottopasso del cimitero di San Cataldo, il cavalcavia Cialdini, il cavalcavia Mazzoni e il cavalcavia di viale Ciro Menotti, ma solo il primo e l’ultimo danno a chi pedala la possibilità di attraversarli in sicurezza con percorsi protetti: quindi per quasi 3 km non esistono connessioni ciclabili adeguate e sicure attraverso la ferrovia tra Modena Nord e Modena Sud.

Le soluzioni ci sarebbero. Il cavalcavia Cialdini ospita ben 4 ampie corsie, quasi un’autostrada, e così invita gli automobilisti a velocità “autostradali” e manovre azzardate di attraversamento delle corsie per risparmiare qualche minuto. Il posto per una ciclabile ci sarebbe, di gran lunga preferibile al sottopasso esistente che per le bici è inadeguato.

Per il cavalcavia Mazzoni, creare un sottopasso sarebbe complesso per via della rete di canali, e l’ancoraggio di una ciclabile a sbalzo non è possibile data la struttura storica. Però la stragrande maggioranza delle auto che scendono in piazza Natale Bruni vanno verso viale Crispi o viale Caduti in Guerra; in pratica viene usato al posto di quelli di Via Cialdini e di Ciro Menotti. Se fosse riservato a mezzi pubblici, pedoni e ciclisti, alleggerirebbe il traffico e l’inquinamento del centro densamente abitato: soluzione efficace ed economica che metterebbe al centro le persone.

 

Scegli la bici! #SCEGLILABICI

Dal 16 al 22 settembre centinaia di iniziative si svolgono in tutte le città europee per la “Settimana Europea della Mobilità”: #SCEGLILABICI perché l’uso della bicicletta contribuisce notevolmente ad alleggerire il traffico e ridurre l’inquinamento, ma soprattutto rimette le persone al centro delle città.

Anche quest’anno FIAB è in prima linea per coinvolgere un numero sempre maggiore di persone, Enti, Aziende e Associazioni: sono in programma punti informativi in vari centri della provincia, l’annuale rilevamento dei flussi ciclistici a Modena e a Carpi, il corso per insegnare alle donne straniere a pedalare (Modena), tour guidati sui percorsi della nuova rete ciclabile a Carpi in collaborazione col Comune.

Una bellissima novità di quest’anno è il coinvolgimento di FIAB nell’accoglienza delle classi prime all’Istituto Statale d’Arte “Adolfo Venturi”: dal 18 al 25 settembre ognuna delle 14 classi parteciperà ad un’uscita didattica in bicicletta della durata di due ore, dalla sede in Via Ganaceto fino al Parco Ferrari, accompagnata dai docenti di Scienze Motorie, dai docenti di sostegno e dai volontari FIAB. Le bici, in ordine, sono state noleggiate per l’occasione e durante il percorso ci saranno momenti di sensibilizzazione all’uso di biciclette e monopattini in città, specialmente sulle novità introdotte dal codice della strada (corsie ciclabili, case avanzate) che verranno “testate” sul campo.

Oltre a rompere il ghiaccio con i nuovi compagni, i ragazzi potranno così prendere confidenza con la città che frequenteranno per almeno cinque anni e con lo spazio pubblico assegnato agli utenti non motorizzati, quali saranno fino alla maggiore età.

A Carpi la Settimana della Mobilità Sostenibile

CARPI – SETTIMANA DELLA MOBILITA’ SOSTENIBILE (SEM):

In questi due anni Fiab Carpi/Modena si è impegnata per migliorare la ciclabilità in Carpi inviando proposte e suggerimenti al Comune che, sensibile alla mobilità sostenibile e con una sua nuova visione di città, ha attivato progetti e realizzato interventi.

Durante la SEM (16/22 settembre) il Comune intende COMUNICARE quanto realizzato e in corso di realizzazione, oltre a spiegare ai cittadini come utilizzare in sicurezza la rete ciclabile.

Anche Fiab Carpi/Modena sarà presente durante la SEM con le seguenti proprie attività (in accordo con il Comune) nei seguenti giorni:

  • 16/09 partecipazione al Giretto d’Italia; rilevamento dei flussi ciclistici dalle 7,30 alle 9,30
  • 16/09 tutto il giorno: banchetto in via Matteotti che verrà chiusa con attività in strada
  • 17/09 – ore 17,30: tour alla scoperta delle nuove ciclabili allo scopo di farle conoscere ai cittadini
  • 18/09 – ore 10,00: tour alla scoperta delle nuove ciclabili
  • 18/09 – ore 16,00: tour alla scoperta delle nuove ciclabili
  • 19/09 – ore 10: partecipazione alla biciclettata organizzata dalla GAFA
  • 19/09 – ore 16: tour alla scoperta delle nuove ciclabili
  • 22/09 – ore 12,15: giro inaugurale sulla nuova rete ciclabile con partenza da via Peruzzi (circa 4 km) organizzato dal Comune con partecipazione di Fiab.

Invitiamo tutti i cittadini a partecipare.

MODENA CITY BIKE: un progetto dell’ Istituto d’Arte Venturi e FIAB

Una grande novità all’interno della 20° Settimana Europea Mobilità Sostenibile: quest’anno L’Istituto Statale d’Arte “Adolfo Venturi” ha scelto la collaborazione di FIAB Modena per approntare il progetto di accoglienza delle Classi Prime.

Nella settimana dal 18 al 25 settembre, ognuna delle 14 classi “primine” avrà la possibilità di partecipare ad una uscita didattica in bicicletta della durata di due ore, con lo scopo di favorire la socializzazione attraverso un’esperienza pratica.

Ad ognuno dei ragazzi e ragazze verrà fornita una bicicletta in ordine (noleggiate per l’occasione) e partendo dalla sede di Via Ganaceto, accompagnati dai docenti di Scienze Motorie, dai docenti di sostegno e dai volontari FIAB, arriveranno al Parco Ferrari. Durante il percorso ci saranno momenti di sensibilizzazione all’uso di biciclette e monopattini in città, in particolar modo in riferimento alle nuove norme del codice della strada (corsie ciclabili, case avanzate) che verranno “testate” sul campo.

Il progetto è di grande valenza perché oltre a sviluppare un primo momento “informale” con cui rompere il ghiaccio con i nuovi amici, permette a molti ragazzi di prendere confidenza con la città che frequenteranno per almeno cinque anni, e incoraggia ad un uso consapevole dello spazio pubblico assegnato agli utenti non motorizzati, quali saranno fino alla maggiore età.

Per FIAB è un importante momento di dialogo con una vasta platea di adolescenti (oltre 300 ragazzi) che saranno cittadini protagonisti della mobilità dei prossimi decenni.

Sui pedali della libertà

L’americana Susan B. Anthony, avvocato per i diritti civili e simbolo del movimento per l’emancipazione femminile, dichiarò nel 1896: «L’uso della bicicletta è stato fondamentale per l’emancipazione della donna più di qualunque altra cosa al mondo. Dà alle donne la sensazione di libertà e di completa autonomia. Gioisco ogni volta che vedo in giro una donna pedalare … immagine senza ostacoli della libera femminilità.»

È diventata un simbolo di questa libera femminilità la ciclista Afghana Masomah Ali Zada, che ha gareggiato sulla due ruote nella cronometro alle olimpiadi di Tokyo, nella squadra dei Rifugiati. Nel suo paese natale, da cui è fuggita nel 2016, mentre pedalava è stata bersagliata di pietre, ortaggi e insulti e ora che i Talebani hanno preso Kabul le andrebbe molto peggio. Bici uguale libertà (di muoversi in autonomia prima di tutto), e laddove alle donne questa libertà è negata anche l’uso della bici è proibilto o considerato sconveniente, come mostra il celebre lungometraggio saudita “La bicicletta verde”.

Molte donne straniere che arrivano in Italia. anche quelle più emancipate, che hanno pure la patente, non hanno mai usato una bici e questo le limita molto negli spostamenti della vita quotidiana (la spesa, accompagnare i figli a scuola).

Per questo da anni le volontarie di Fiab Modena tengono corsi (il prossimo in partenza a settembre) in cui insegnano loro a pedalare, a fronteggiare i pericoli della strada e a conoscere i segnali stradali. La motivazione delle principianti è altissima, come la loro soddisfazione a fine corso: è una gioia poter quasi volare, l’aria sul viso, sui pedali della libertà.

Corrieri in cargobike

La tendenza già consolidata a fare acquisti online è stata accentuata dalla pandemia Covid e ha fatto esplodere le consegne a domicilio. Nelle città, il traffico e la ricerca del parcheggio sono un problema per i furgoni dei corrieri, che a loro volta costituiscono un elemento di disturbo anche dal punto di vista estetico: basta pensare a quanti se ne vedono in un mattino qualunque in sosta per consegne in via Emilia centro e nelle laterali.

Secondo l’Università di Westminster, una soluzione c’è e ha due ruote: sono le bici cargo elettriche, che sono più agili nel traffico, più convenienti dal punto di vista economico, meno inquinanti e meno visivamente impattanti. In uno studio pubblicato nelle scorse settimane i ricercatori hanno usato i dati GPS della compagnia di cargobike elettriche PedalMe, che opera in un raggio di nove miglia dal centro di Londra. Nei 100 giorni scelti a caso nel corso di un anno, le bici cargo sono risultate più efficienti dei furgoni del 60%, con 10 pacchi consegnati all’ora contro 6: questo perché non risentono delle congestioni, possono prendere scorciatoie e arrivano fin sotto casa del cliente.

Le bici inoltre hanno emissioni di CO2 inferiori del 90% rispetto ai furgoni diesel e del 35% rispetto ai furgoni elettrici: le consegne effettuate da PedalMe nel periodo considerato hanno risparmiato circa quattro tonnellate di CO2. Con costi ridottissimi se si pensa che 150 bici cargo elettriche possono essere ricaricate con la stessa energia che serve per ricaricare la batteria di un SUV.

Un’opportunità interessante da valutare anche per i corrieri nostrani, che per una volta combina economia ed ecologia.