Autovelox truffa? Allora aboliamo I limiti di velocità

Quando si sente parlare di truffe, si pensa subito al finto addetto del gas che tenta di intrufolarsi nelle case degli anziani con una scusa, per derubarli. Invece ultimamente la “truffa” per eccellenza sembra diventata quella degli autovelox, o almeno così sostiene nientepopodimeno che il Ministero dei Trasporti, che in un documento sulla “sicurezza stradale” titola “BASTA AUTOVELOX TRUFFA”, col sottotitolo “via gli impianti mangiasoldi, meno burocrazia, utilizzo solo di strumenti certificati, tutelando i cittadini da multe pazze”.

Vien da chiedere se il Ministro sa che, per direttiva del suo Ministero, solo dispositivi certificatissimi possono essere installati da sempre, e che ogni postazione fissa deve avere il via libera del Prefetto competente per territorio, al termine di un procedimento amministrativo di valutazione. L’iter per l’installazione è complesso, e i requisiti della strada molti: ci deve essere un rettilineo, senza frequenti intersezioni con altre strade e senza attraversamenti a raso. Inoltre, gli autovelox devono essere segnalati in anticipo: cosa c’è di truffaldino in tutto ciò?

Gli autovelox fanno scattare la multa se la velocità del veicolo supera quella stabilita per quella strada in base alle sue caratteristiche e anche alle convenzioni internazionali: il limite non è interpretabile, chi lo infrange viola una norma e mette a repentaglio se stesso e gli altri. Se le sanzioni volte a sanzionare il non rispetto del limite sono multe “pazze”, tanto vale, suggerisce Lorenzo Berselli, Ispettore della Polizia di Stato, responsabile della comunicazione di ASAPS, abolire tutte le multe per eccesso di velocità e già che ci siamo abolire del tutto anche i limiti di velocità. Bisognerebbe però rivedere anche le leggi della fisica, perché evidentemente quello che ci insegnano sulla velocità di impatto in caso di incidente è sbagliato. E bisognerebbe sospendere le indagini su Fleximan, che agirebbe nell’adempimento di un dovere sociale: e infatti anche i sindaci cedono sugli autovelox, “dobbiamo tener conto del sentire dei cittadini”.

Paola Di Caro, giornalista del Corriere della Sera che 18 mesi fa ha perso il figlio Francesco, travolto da un’auto mentre era sul marciapiede a Roma, scrive: “Vorrei che solo un giorno nella sua vita -uno solo- Fleximan provasse quello che provo io quando vado sulla Colombo, dove mio figlio è stato ammazzato, a sistemare i fiori. E poi vado al Verano, dove l’ho visto rinchiudere per sempre dietro una colata di cemento. A 18 anni”.

Siena 1965 – Bologna 2024: la storia si ripete

(*) “Era il maggio del 1965 ed il sindaco Fazio Fabbrini guidava Siena da pochi mesi quando presentò l’ordinanza di chiusura al traffico del centro storico: l’11 luglio entrò in vigore la ZTL (prima al mondo) che vietava il traffico nel nucleo centrale del centro storico 24 ore su 24, salvo alcune eccezioni: bus, taxi, ambulanze e i veicoli per lo scarico e carico merci che potevano muoversi per qualche ora la mattina.

Fu la rivolta. I negozianti iniziarono una lunga serrata dei loro esercizi, organizzarono picchetti di protesta, con le automobili accerchiarono il Comune e per ore suonarono il clacson. Le associazioni degli Industriali, degli Albergatori, l’Ordine dei Medici e l’ACI fecero un esposto al ministro dei Lavori Pubblici. Il PCI minacciò il sindaco di espellerlo dal partito, i socialisti minacciarono di lasciare la maggioranza e votarono una mozione della DC che voleva ripristinare il traffico cittadino. Nel 1966 fu costretto a dimettersi. Lasciò dicendo che “la chiusura del centro cittadino al traffico è la cosa più giusta che ho fatto. La storia mi darà ragione”. Lo derisero. Aveva ragione.

Pochi anni dopo a Siena si presentò il sindaco di Amsterdam Ivo Samkalden per studiare “un modello virtuoso di gestione della mobilità cittadina”. All’epoca era alle prese con l’associazione Stop de Kindermoord che protestava per avere più sicurezza nelle strade. La giunta Samkalden nel 1976 presentò il primo piano di riforma del traffico cittadino sottolineando come “Siena fosse l’avanguardia europea sulla gestione del traffico, un sistema efficace per il benessere dei cittadini”.”

(*) Articolo di Giovanni Battistuzzi – il Foglio – 10-12-2018

Nel 2024 un altro Sindaco ed un’altra città sono sotto tiro per un’altra decisione storica: quella di diventare la prima “città 30” italiana, sulla scia di decine di esempi di successo in tutta Europa, seguendo le prescrizioni dell’ OMS, le indicazioni del parlamento UE e le stesse previsioni del Piano per la sicurezza stradale del Ministero dei Trasporti.

Nulla di tutto questo sembra contare e, mentre l’Olanda ha capito la lezione, l’Italia strangolata dalla mobilità automobilistica è sempre quella: le proteste e le derisioni a Bologna in questi giorni sono identiche a quelle di 60 anni fa a Siena. Noi invece ringraziamo il Sindaco Lepore, per aver avuto il coraggio di mettere la città 30 nel programma elettorale, averla approvata nei primi mesi della legislatura e realizzata dopo meno di 2 anni.

Ed anche questa volta attenderemo con calma che la storia faccia il suo corso.

In bicicletta sui luoghi della memoria a Carpi

“Ricordati di non dimenticare” affermava Nuto Revelli e noi ricordiamo che la Città di Carpi è stata insignita della medaglia d’oro al merito civile e della medaglia d’argento al valor militare “per i sacrifici delle sue popolazioni e per l’attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale”. Da qui nasce la proposta di ampliare il “Percorso della Memoria” del Comune di Carpi con i “Percorsi della Memoria in Bicicletta”.
L’idea è di diversi anni fa quando Paola Fregni pedalando nelle valli tra Budrione e Migliarina, notò altri ciclisti, coppie, famiglie con bambini, fermi a guardare i cippi in ricordo dei caduti della lotta partigiana, e quando qualche anno dopo Giorgio Pinelli, appassionato fotografo e volontario ANPI, realizzò il censimento fotografico di cippi, lapidi e monumenti presenti sul territorio del comune di Carpi. Unendo le forze si è arrivati a tracciare i percorsi, verificarli e trasferiti su Google Maps grazie al lavoro dei Soci Fiab Modena Sezione Carpi (Paola, Gisella, Roberta e Mara) in collaborazione con ANPI Carpi.
Gli elementi di interesse (cippi, lapidi, monumenti, steli, sacrari) sono una sessantina e dotati di un QR Code per accedere alla banca dati del Memoriale Digitale della Resistenza Modenese. Osservandone l’ubicazione e analizzando i tracciati stradali, si sono individuati itinerari su strade a basso traffico, escludendo statali e provinciali con lunghezze percorribili con ogni tipo di bici.
Il risultato sono quattro percorsi ciclabili che attraversano sia l’esistente “Percorso della Memoria” come il Campo di Concentramento di Fossoli, il Museo Monumento al Deportato, il Poligono di Tiro, sia la maggior parte dei Cippi, Monumenti, Lapidi, Lastre, Steli, Sacrari del territorio. In totale una lunghezza complessiva di oltre 150 km suddivisi in quattro itinerari con lunghezze variabili dai 30 ai 50 chilometri.
Ogni itinerario è completato con una scheda descrittiva dettagliata, con foto e con un file GPX.
Per chi volesse percorrerli in compagnia nei mesi che ci separano dagli ottanta anni della fine della guerra, Fiab ha inserito nel calendario i quattro percorsi: i primi tre già nel 2024 (21 Aprile, 8 settembre e 13 ottobre) e l’ultimo nel 2025.
Ogni dettaglio del progetto “Percorsi della Memoria in Bicicletta” sul sito di Fiab Modena: https://www.modenainbici.it/progetti/sui-percorsi-della-memoria-a-carpi/