Sveglia!  Riprendiamoci la nostra aria

La salute dovrebbe essere un bene prezioso e l’aria è il primo dei beni comuni. Perché questa elementare verità è così spesso contraddetta dalle politiche di chi governa le città?

Chiara Marchiò

 

Matilde, 10 anni, davanti ad un vecchio film si stupisce: “Fumavano in casa? Si poteva?” Eccome! Anzi, si istigava a fumare con l’emulazione: persino Babbo Natale poteva esibire la sigaretta!

A lungo l’opinione pubblica non è stata debitamente informata sui veri danni del fumo, anche passivo.

Nella città che sogno, la figlia di Matilde sgranerà gli occhi: “Ma come, nel 2018 si poteva inquinare l’aria con tutte quelle macchine?”

Il paragone ci sta tutto. Cito la relazione del dottor Panizza (per gli inquietanti dati www.isde.it). È provata la relazione tra inquinamento ed aumento di patologie quali cancro, malattie respiratorie, cardiovascolari, neurologiche. La pubblica opinione è sufficientemente sensibilizzata a ciò? O la persona comune tende a pensare: se i decisori politici non agiscono in modo netto, il problema non sarà così grave… non sarà il mio SUV a cambiare le cose.

Nella democrazia indiretta io, cittadina, eleggo qualcuno che si occupi dell’interesse comune ed abbia l’autorità di imporlo sugli interessi particolari senza tema di scontentare questo o quel soggetto.

Beh, non sta funzionando così.

L’aria non è il primo dei beni comuni? Chi ci amministra non lo sa che è irrespirabile e patogena?

I bambini residenti presso strade di gran traffico hanno più probabilità di ammalarsi di leucemia linfatica.  Non basta questo dato per azzerare ogni strategia elettorale e fare della drastica riduzione del traffico una priorità assoluta?

Modena, ridente “terra di motori”, lucrosa attrazione turistica, è una camera a gas infestata da PM2,5, PM10, CO2 ed altri invisibili killer: cominciamo a dirlo forte.

Ma a cosa servono rimedi locali? La Padania è tutta inquinata.

Obiezione falsa: è dimostrato che il miglioramento dell’aria anche in un solo quartiere ha effetti benefici immediati, e un aumento dell’aspettativa di vita a lungo termine.

Altra buona notizia: chi è passato dalla mobilità meccanica a quella attiva, piedi o bicicletta, ha avuto un rilevante guadagno in termini di salute.

Quindi, facciamoci sentire e diamoci da fare: perché la città siamo noi.

Per una mobilità in equilibrio

La mobilità diventerà sostenibile solo quando si troverà un giusto equilibrio tra le diverse esigenze di spostamento
Giorgio Castelli

Gli analisti economici più attenti hanno affiancato gli esperti del clima e dell’ambiente per prevedere gli effetti dei cambiamenti climatici sulla vita della popolazione mondiale ed il quadro risultante è assai triste: soffrirà il 60% della popolazione e ci saranno costi aggiuntivi pari al 5% del Pil. L’Italia si colloca tra gli ultimi posti nella graduatoria dei paesi europei più virtuosi e presenta preoccupanti tassi di motorizzazione ed alti livelli di inquinamento atmosferico e acustico.

I dati sull’inquinamento della nostra regione e della nostra provincia sono ancora più allarmanti a causa delle condizioni geografiche del territorio, degli alti tassi di industrializzazione e dello spropositato uso della motorizzazione privata.

La politica in questi anni ha cercato di realizzare nuove infrastrutture stradali per “fluidificare” il traffico ed ha dovuto parallelamente imporre provvedimenti stagionali o tampone per la riduzione dell’uso delle auto. Questa evidente contraddizione nasconde la profonda sfiducia degli amministratori che in fondo non ci si possa far nulla senza perdere il consenso e che tutto si risolverà con l’auto elettrica. Chi ci amministra cerca di resistere in attesa di tempi migliori, rinunciando a restituire democraticamente lo spazio ai cittadini per garantire un effettivo diritto alla mobilità.

Infatti è evidente che la mobilità diventerà sostenibile solo se si riorganizzano gli spazi urbani e se si ritrova il giusto equilibrio tra le diverse modalità di spostamento.

Come ha ricordato la presidentessa nazionale di Fiab Onlus Giulietta Pagliaccio, se si cambia l’organizzazione delle città, facilitando i pedoni, i ciclisti ed i mezzi pubblici, si otterranno anche altri importanti risultati sulla qualità della vita degli abitanti: una più efficiente mobilità a breve raggio, maggiori relazioni tra i cittadini, una crescente sicurezza urbana e una popolazione generalmente più sana.

Molte città europee, pensando al futuro dei propri cittadini, hanno già messo a punto provvedimenti seri per un vero cambiamento della mobilità urbana, ottenendo ottimi risultati.

Ora i tempi sono maturi anche in Italia: sono disponibili leggi adeguate, idonei strumenti urbanistici e numerose fonti di finanziamento. È per questo che la nostra associazione, attraverso il lavoro volontario di 17.600 soci, userà tutti gli strumenti disponibili per facilitare la costruzione di un’adeguata volontà politica.