Perché è importante che le città siano “camminabili”.

Passeggiando per le piccole strade del centro storico di città, ci si confronta spesso con il suo peggior nemico: la macchina. Il veicolo rende difficoltosa la tranquillità del pedone soprattutto quando i marciapiedi raggiungono la loro massima capacità con una persona.

Quanto più camminabile è una città, maggiori e forti sono i legami che si generano all’interno della comunità cittadina, dall’incentivare le piccole attività commerciali, alla sicurezza percepita, alla possibilità di lasciare che i bambini raggiungano la scuola a piedi riaffermando le loro relazioni sociali. Secondo lo studio americano (Walk this Way) che analizza l’impatto economico che ha la pedonalizzazione; i luoghi pedonali urbani posseggono un’economia molto più attiva rispetto ai “non pedonali”.

Per questo le amministrazioni pubbliche dovrebbero incoraggiare un maggior livello di pedonabilità, non solo per i benefici alla salute e all’ambiente associato al camminare, ma anche perché, rendere le aree cittadine camminabili genera attività economica, incrementa i valori delle proprietà immobiliari e del turismo, migliora la mobilità e aumenta la qualità di vita dei cittadini. I residenti dei luoghi con più aree pedonali hanno minori costi di trasporto e una maggiore accessibilità ai trasporti stessi.

Un buon livello di pedonabilità di una città, dal centro alle periferie, si stabilisce quando è in grado di promuovere un buon flusso pedonale, con strade e viali che permettano un uso misto tanto di biciclette come di automobili ed il facile raggiungimento di parchi e luoghi ricreativi. Sono le aree dove la macchina circola al massimo ai 30 km orari e dove i bambini possono giocare liberi e sicuri. Come realizzarle? Attraverso una prospettiva integrata della funzionalità dei diversi spazi pubblici ottenendo criteri di gerarchizzazione degli luoghi, con “corridoi urbani” che garantiscono la loro intercomunicazione e l’istituzione di un strutturato programma di intervento pedonale.

Una città di giochi, feste, scambi economici, manifestazioni politiche…senza questo la città in sostanza non esisterebbe.

Marina Beneventi

Vuoi arrivare al lavoro per la via più breve e meno trafficata? Consulta la App

Sono sicuramente molte le App che è possibile avere sul proprio smartphone e che ci aiutano a gestire i nostri spostamenti quotidiani in bicicletta.

Ne abbiamo scelte un paio, che hanno scopi completamente diversi. WeCity è la App che verrà utilizzata per il calcolo ufficiale del rimborso chilometrico nel progetto Bike to Work del Comune di Modena. È la prima App che premia la mobilità sostenibile: quando condividi l’auto, usi i mezzi pubblici, pedali o cammini, eviti CO2 e accumuli crediti. Un’auto nel traffico urbano mette in media un Kg di CO2 ogni 7 Km, mentre ad esempio, visto che con la bicicletta si annullano completamente le emissioni, se pedali riceverai 16 crediti ogni chilometro. E visto che non si può fare sempre a meno dell’auto, in quei casi se offri un passaggio farai un viaggio in compagnia, più sostenibile e divertente, ed in più guadagnerai 4 crediti al chilometro.

Alla fine con WeCity scambi i crediti con sconti e premi sempre nuovi: bici elettriche, eco-viaggi, voucher per i maggiori provider di car-sharing e tanti altri accessori intelligenti.

Naviki invece trasforma lo smartphone in un lavoratore satellitare per bicicletta: una App completa per iOS a Android, che trova il percorso migliore in base all’uso. Ad esempio è possibile scegliere la modalità “quotidiano” per i ciclisti urbani che vogliono percorsi ciclabili veloci e confortevoli, oppure “Mountain bike” per chi cerca percorsi offroad, boschi, itinerari di campagna, e superfici sterrate. E non manca neppure l’opzione “pedelec” con percorsi personalizzati per bici elettriche veloci fino ai 30 km/h.

Con Naviki è possibile pianificare gli itinerari sul PC e trasferirli con un solo clic sul dispositivo mobile per navigare con l’app Naviki, oppure al contrario pianificare gli itinerari mediante l’app in movimento e poi visualizzare e modificare successivamente i percorsi sul PC.

Ermes Spadoni

Pubblicato il Calendario Attività 2019

Abbiamo presentato il calendario delle attività FIAB Modena per il 2019. Come al solito ci sono escursioni per tutte le difficoltà e tante, tante attività con altre associazioni e con le scuole. 

Scaricate qui la vostra copia del calendario e del pieghevole delle escursioni

Fisarmonica 2019
Calendario 2019

Ciclisti maleducati o cittadini che cercano di sopravvivere?

I pedoni e ciclisti sono sicuramente le specie urbane più adatte all’habitat cittadino, perché non inquinano e non ingombrano lo spazio pubblico, ma questo non li autorizza a comportarsi in modo maleducato. Anzi il comportamento poco rispettoso di alcuni diventa il pretesto per demonizzare l’intera categoria e serve a nascondere le responsabilità di una gestione della mobilità centrata solo sulle auto.

Vi sono tuttavia alcuni comportamenti “al limite” dei ciclisti che non possono essere confusi con la maleducazione stradale, perché consentono loro di sopravvivere in un territorio ostile. Come si possono biasimare i ciclisti che: pedalano un po’ distante dal bordo strada per evitare i pozzetti stradali e gli sportelli delle auto aperti sbadatamente; vanno sul marciapiede lungo strade a scorrimento veloce per salvarsi dalle auto; superano le auto ferme ai semafori per partire davanti all’arrivo del verde; attraversano in bicicletta i passaggi pedonali che uniscono due piste ciclabili; vanno in entrambi i sensi di marcia nelle strade urbane a senso unico per le auto, per evitare di raddoppiare le distanze. Tutti questi casi, più che rappresentare comportamenti scorretti dei ciclisti, denunciano una errata gestione della mobilità urbana, centrata solo sulle esigenze delle auto.

Sono infatti situazioni facili da superare con provvedimenti ormai diffusi in molte altre città europee e ampiamente collaudati: tracciatura di fasce protette al lato destro della strada; dotazione di pista ciclabili sulle strade principali di accesso alla città; tracciatura di passaggi ciclabili negli attraversamenti e negli incroci semaforizzati per dare continuità ai percorsi ciclabili; previsione di “sensi unici eccetto bici” dove le dimensioni delle strade lo consentono.

Vi è una responsabilità ancora maggiore se, dichiarando di aiutare i ciclisti, si sceglie di rubare lo spazio dei marciapiedi per inserire un pista ciclabile striminzita e promiscua o, peggio ancora, stalli di sosta per le auto. Sono i ciclisti i maleducati o i gestori irresponsabili della vita e della salute dei propri cittadini?

Giorgio Castelli
www.modenainbici.it

C’è chi sceglie di pedalare

Quando ero un ragazzino mio padre prendeva la bicicletta e salutava mia madre con un classico “a vagh a Modna”, che usavano i residenti fuori da quella che una volta era la cerchia delle mura, quando andavano in centro. Seguivo mia madre con la mia biciclettina blu quando andava a fare la spesa al mercato, l’Albinelli, dove c’era uno dei tanti depositi custoditi; sono andato a scuola con la ciclo e a zonzo con gli amici, spingendomi spesso fuori città.

Usare la bicicletta era normale, molti l’usavano tutti i giorni, ma poi qualcosa è cambiato. Forse abbiamo creduto di essere più ricchi e che l’automobile fosse più comoda. Una cosa è sicura abbiamo letteralmente intasato con le nostre auto la città, ammorbandone l’aria e deturpando molte belle vie e piazze del centro, trasformandole in parcheggi.

Certamente negli anni Modena è cresciuta con nuovi quartieri residenziali e nuove zone produttive e commerciali. Rimane però vero, almeno per i residenti in città, che difficilmente le distanze percorse per andare al lavoro non superano i 5 o 6 chilometri.

Nella Modena di oggi, molti lavoratori che usano la bicicletta lo fanno perché convinte della maggior comodità della stessa, nei piccoli e medi spostamenti quotidiani in città; qualcuno neppure possiede un automobile perché ha scoperto che non gli serve. C’è chi arriva in città in treno, con una bici pieghevole, per poi proseguire. C’è chi lascia la bici in deposito, usandola per gli spostamenti cittadini una volta lasciata l’auto in parcheggio. C’è chi usa la bicicletta perché ha solo quella. Chi della bici fa un mezzo di lavoro; corrieri in bicicletta che fanno consegne in città, compresa la spesa a domicilio. Una famiglia con tre bimbi ha perfino scelto di vendere l’auto per muoversi esclusivamente con una cargo bike.

Molti con l’uso della bici si sentono meglio fisicamente, sono meno stressati dal traffico, meno costretti, più liberi ed arrivano a destinazione più tranquilli, ottimisti e sereni…forse proprio come nella Modena di una volta.

Eugenio Carretti
www.modenainbici.it

Sorsate di libertà

Chiediamo ad un passante qualunque in che rapporto stanno, nel quotidiano, Lavoro e Libertà. Agli antipodi, sarà la risposta. Sennò perchè chiameremmo tempo libero quello che avanza dal lavoro? Invece, che libertà si associ a bicicletta non potrà negarlo: le due ruote evocano autonomia, facilità di spostamento, gambe attive e testa nell’aria.

Anche guidare l’auto è liberatorio, dice senza sosta la pubblicità in tv. Chiediamoci però come mai gli spot mostrano sempre macchine che sfrecciano solitarie in paesaggi sconfinati, mai in coda ai semafori nell’ora di punta. Inscatolati nell’ingorgo mattutino che rigurgita gas di scarico prima di essere inghiottiti dai luoghi di lavoro e di studio: che salutare inizio di giornata! Un’alternativa, almeno per molti, c’è: usare la bicicletta.

Un dono per il fisico e per l’umore. Il corpo, mortificato al chiuso per ore ogni giorno, ringrazierà, perché il bisogno di muoversi nello spazio è fisiologico, ed attivando i muscoli si ossigena anche il cervello. Ossigenare, nelle nostre città!? Sembra una beffa. Giusto, il dramma inquinamento: sacrosanto, anzi vitale far pressione perché chi ci amministra lo affronti davvero, drasticamente e in fretta. Ma fare la propria piccola parte per diminuirlo si può; tanto, non è vero che chiusi un macchina ci si difenda meglio dallo smog! È vero che ciclisti e pedoni respirano più smog di chi sta in auto, ma le ricerche mediche dimostrano che questo svantaggio è ampiamente compensato dai benefici del movimento.

Quindi ne vale la pena, da molti punti di vista. Sorrideremo di più ed emanando più benessere diventeremo, si spera, contagiosi: altri lasceranno la macchina in garage e respireremo tutti un po’ meglio. Fantasia? Allora mettiamola su un altro piano. È nota la sindrome dello “stress da vacanza”. Non è un paradosso: tutto quel tempo per se in un colpo solo dopo mesi di costrizione provoca un effetto overdose. La pedalata casa-lavoro: la nostra dose omeopatica quotidiana di libertà.

Chiara Marchiò