Ciclisti suonati

1,5 mt

Pedalare sentendo solo il rumore dell’ambiente e del proprio respiro è uno dei piaceri della vita. Ma cosa succede se all’improvviso un’auto, da molto vicino, dà un bel colpo di clacson? Ti fa letteralmente saltare il cuore in gola. Per chiunque dovrebbe essere facile immaginare che il rumore di un’auto viene percepito con largo anticipo dal ciclista e che il suono del clacson è molto più forte all’aperto che dentro l’abitacolo della propria auto.

Eppure qualche giorno fa, mentre salivamo verso Sestola in bicicletta, una ragazza in auto ha prontamente suonato, poi si è affiancata in curva e ci ha detto: lo dico per voi, ma state attenti perché è molto pericoloso. In buona fede ha sottinteso la strada è per le auto e che chi usa la bicicletta rischia di grosso.

Viene spontaneo pensare che in alcuni casi si usi il clacson per amplificare il proprio bisogno di farsi strada o addirittura per protestare contro coloro che non si spostano al nostro passaggio. Questo atteggiamento viene poi rafforzato dall’errata convinzione che il Codice della Strada vieti ai ciclisti di circolare appaiati, mentre ciò è chiaramente consentito nei centri abitati.

Sull’uso del clacson il Codice è chiaro: “deve essere usato con la massima moderazione e solamente ai fini della sicurezza stradale e la segnalazione deve essere più breve possibile”. Inoltre “nei centri abitati le segnalazioni acustiche sono vietate, salvo i casi di effettivo e immediato pericolo” e “fuori dei centri abitati l’uso il clacson “è consentito ogni qualvolta le condizioni ambientali o del traffico lo richiedano al fine di evitare incidenti, in particolare durante le manovre di sorpasso”.

Del resto chiunque abbia viaggiato può testimoniare che l’abuso del clacson è inversamente proporzionale al grado di civiltà e democrazia di un paese.

Speriamo che venga approvata al più presto la norma in discussione al Parlamento che vieta “il sorpasso di un velocipede a una distanza laterale minima inferiore a un metro e mezzo” così, invece che un colpo di clacson, si garantirebbe ai ciclisti uno spazio di sicurezza sufficiente. Sarebbe un altro metro e mezzo di civiltà.

Giorgio Castelli
www.modenainbici.it

I diversi colori della mobilità sostenibile

corso donne straniere

I diversi colori della mobilità sostenibile
Riparte dal 3 ottobre il corso della Fiab di Modena per insegnare l’uso della bicicletta alle donne migranti

Dal 3 ottobre riparte il corso della Fiab di Modena I diversi colori della mobilità sostenibile rivolto alle donne migranti (ma non solo) per insegnare l’uso della bicicletta. Della durata di sei incontri, si tiene nelle giornate di martedì e giovedì, dalle ore 18 alle 19, presso il piazzale ove ha sede l’Arci di Modena (Via IV Novembre 40).

Grazie all’aiuto delle volontarie dell’Associazione, vere colonne portanti di tutto il progetto, le partecipanti vengono familiarizzate con il mezzo a due ruote, imparando progressivamente a stare in equilibrio da sole ed, infine, a tentare la grande prova: pedalare da sole in strada. Un’attenzione particolare viene non a caso riservata alla sicurezza stradale ed alla segnaletica, con informazioni e consigli sui modi più corretti di spostarsi nel traffico.

I diversi colori della mobilità sostenibile è un originale progetto della Fiab di Modena, attivo da quasi dieci anni, che persegue l’obiettivo di rendere le donne perfettamente autonome negli spostamenti quotidiani con la bicicletta. A causa del successo dell’iniziativa, molto apprezzata dalle donne, nel corso degli anni i corsi sono divenuti più numerosi e vengono svolti con una cadenza semestrale, a primavera ed a fine estate.
Si accede ai corsi attraverso una preiscrizione ed il pagamento di una minima quota assicurativa.
Le biciclette sono fornite dalla Fiab.

Informazioni:
www.modenainbici.it

Dove avrebbe parcheggiato Gesù?

bicicletta presepe

Nel 2002 la Rete degli Ambientalisti Evangelici (EEN) aveva lanciato negli USA una dinamica campagna chiamata appunto “Dove avrebbe parcheggiato Gesù?” sostenendo che la scelta di come muoversi fosse una scelta morale. La domanda non era altro che la versione della famosa domanda “Cosa farebbe Gesù se…?”

La domanda rapportata alla mobilità soprattutto urbana è diventata quindi “Signore, che mezzo vorresti che io guidassi?”…L’inquinamento veicolare ha un grande impatto sulla salute umana e sul creato, contribuisce enormemente al riscaldamento globale ed al cambiamento climatico. La nostra dipendenza sulle importazioni di petrolio minaccia la pace, provoca guerre e incide sulla sicurezza di intere regioni e paesi. Obbedire a Gesù nelle nostre scelte di trasporto è uno dei grandi obblighi ed una meravigliosa opportunità per i Cristiani nel ventunesimo secolo.

Al di là di ogni appartenenza religiosa la scelta del nostro modo di trasporto influenza ed incide su altre persone, ed il mondo sarebbe senz’altro migliore se ognuno di noi guidasse un mezzo di trasporto meno inquinante, più energo – efficiente che una automobile, specialmente nelle aree urbane dove la bici, il trasporto pubblico (dove esistente ed efficiente) ed i piedi sarebbero la scelta morale e logica migliore.

Lorenzo Carapellese
www.modenainbici.it