Mobilità ciclabile: sfatare alcune leggende metropolitane

attraversamento ciclabile

attraversamento ciclabile

Nelle città intasate dalle automobili, la circolazione di veicoli dotati di velocità diverse costituisce uno dei principali fattori di incidentalità: i mezzi più veloci tendono a occupare ogni spazio disponibile e a sopraffare quelli più lenti. Questa situazione conflittuale si acutizza osservando che si sono radicate e diffuse alcune false credenze che nulla hanno a che vedere con quanto stabilito dalle norme. Tre casi chiariranno il concetto.

Aree pedonali: i ciclisti devono condurre la bici a mano. Falso.
In tali zone la circolazione è consentita – oltre ai pedoni – ai veicoli di emergenza, ai velocipedi e ai veicoli al servizio di persone con limitate o impedite capacità motorie, nonché eventuali deroghe per i veicoli ad emissioni zero aventi ingombro e velocità tali da poter essere assimilati ai velocipedi. Pertanto, occorre una segnaletica apposita per imporre ulteriori restrizioni alla circolazione su aree pedonali (art. 3, comma 2).

Attraversamento ciclabile: i ciclisti possono passare quando il flusso veicolare si arresta. Falso.
In presenza dell’apposita segnaletica orizzontale che indica la continuità del percorso ciclabile, i ciclisti in transito dall’uno all’altro lato della strada godono sempre della precedenza rispetto agli altri veicoli (art. 40, comma 11).

Ripartenza agli incroci semaforizzati: i ciclisti devono fare spazio agli autoveicoli. Falso.
Allo scattare del verde i veicoli a motore devono dare la precedenza ai ciclisti, compatibilmente con la direzione scelta (art. 41, comma 9). Ad esempio se il ciclista prosegue diritto e l’automobilista svolta a destra, il ciclista ha la precedenza.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Incidenti: educare all’uso condiviso degli spazi pubblici

incidente

incidente

Nel 2014 a Modena si sono verificati 1.170 incidenti con 1170 feriti e 9 decessi. Circa 8% dei feriti erano pedoni e il 15% ciclisti. Quattro i biker morti. Per promuovere comportamenti auto tutelanti da parte dei ciclisti La Municipale ha avviato una campagna di controlli sanzioni rivolta specie a ciclisti e pedoni, additati come responsabili principali dell’incidentalità che li falcidia. È l’approccio più efficace per contenere gli incidenti?

La Fiab ritiene l’iniziativa destinata a non portare modifiche al fenomeno. Occorre infatti comprendere il significato dello spazio pubblico.

Ha scritto Sabino Cannone, esperto di psicologia del traffico, che l’ ambiente stradale è uno spazio “in grado di influenzare i comportamenti degli individui presenti al proprio interno”, fino a determinarne le azioni viziose e virtuose. L’idea di “educazione stradale” proposta dall’ associazione non é banalmente quella delle regole del Codice della Strada, tanto cara a Modena, bensì quella alla “civile convivenza, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. La strada come spazio condiviso”.

“La gestione dell’ambiente stradale spetta al politico” aggiunge Cannone. “Deve essere infatti chiaro che il guidare é un atto politico, nel senso che riguarda la Polis, il luogo del vivere sociale, civico e civile”. In tal senso, il progetto di “educazione stradale” sostenuto dalla Fiab è un “progetto politico di democrazia dal basso, un’attività di volontariato, psicologia applicata, una proposta eticamente connotata, mobilità sostenibile, attenzione all’ ambiente esterno/interiore, etc.”  da attuarsi con tutti i soggetti disponibili.

Giorgio Castelli (Presidente Fiab Modena)

www.modenainbici.it

2 giorni in MTB ai confini con la Francia

2 giorni in Val Maira (CN) tra salite, boschi, borgate, chiesette e cappelle. grazie a tutti

Omicidio stradale: passi avanti in Parlamento

incidente con bicicletta

incidente con bicicletta

Dopo anni di sollecitazioni , discussioni, ripensamenti, la politica ha infine dato un primo segno di vitalità sul tema dell’omicidio stradale. Il Senato ha infatti approvato un testo che modifica alcune norme vigenti e ne introduce di nuove per sanzionare comportamenti incivili e pericolosi degli utenti della strada.

In sintesi, il testo prevede che i responsabili della morte di una persona colti a guidare in stato di ebbrezza o sotto gli effetti delle droghe siano sanzionabili con una pena minima di 7 e 8 anni e massima di 12 anni, innalzati a 18 in caso di più vittime. Una pena accessoria comporta il ritiro della patente fino a 30 anni. Sono anche previsti dalle nuove norme il reato di lesioni stradali, l’arresto in flagranza di reato e pene più severe per i pirati della strada fuggiti dopo l’incidente.

Nonostante i passi in avanti per promuovere una maggiore sicurezza stradale, restano due considerazioni da fare: la gran maggioranza degli incidenti e delle vittime si verificano con guidatori non ubriachi e non drogati; non sono state modificate le norme sulla velocità.

Il vero problema, in città e fuori, resta infatti la velocità, killer numero uno riconosciuto a livello planatario. È su questo fattore che occorre incidere per conseguire una significativa riduzione degli incidenti e delle vittime. A tal fine esistono diversi antidoti: le zone a 30 km/h nei quartieri residenziali, il controllo elettronico della velocità nei punti critici, le rotatorie “compatte”, le aree pedonali nei centri storici e presso i grandi poli attrattori (come le scuole), le ciclabili nelle strade trafficate, i percorsi pedonali.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

1915-2015: La Grande Guerra cent’anni dopo

soldati in bici

soldati in bici

Racconti di viaggio: LUNGO L’ISONZO. LA GUERRA MONDIALE
30 MAGGIO -1 GIUGNO 2015

1915-2015: La Grande Guerra cent’anni dopo
Beppe Amorelli

Come FIAB abbiamo dedicato a questo appuntamento con la storia quattro iniziative di cui due nella città di Modena e due sui fronti di combattimento: Caporetto e l’altopiano di Asiago (cima Ortegara). L’escursione lungo l’Isonzo, in particolare, era incentrata su Caporetto – dove abbiamo fatto tappa – e sul fronte orientale delle linee difensive italiane

Le nostre iniziative, come noto, sono caratterizzate dall’uso della bicicletta non solo come mezzo di trasporto, ma come compagna di viaggio per le emozioni di cui è spesso coprotagonista. Durante le escursioni sul tema della Prima Guerra Mondiale, tante riflessioni si sono infrante sulla tragicità di questa pagina di storia e di follia che ha sconvolto la vita di milioni di persone e seminato dolore in ogni casa. Un pensiero particolare però l’abbiamo rivolto anche al legame, che durante questa Guerra, in molte occasioni unì nella sorte gli uomini (soldati) e la bicicletta.

Dalle immagini, racconti e testimonianze raccolte all’interno di musei e sui luoghi di combattimento, è emerso che nella Prima Guerra mondiale la bicicletta è stata utilizzata da tutte le parti belligeranti; si calcola che complessivamente furono impiegate con utilizzi vari circa 550.000 biciclette. Tante biciclette con cui ragazzi russi, austriaci, italiani, tedeschi correvano fiduciosi, avanzavano verso il fronte con il sogno di combattere una guerra lampo, convinti che presto le loro biciclette li avrebbero riportati a casa.

Non fu così, un’intera generazione fu ingannata e le stesse bici con cui correvano verso il fronte rimasero lì, anch’esse, tra fango e trincee, anch’esse ad assistere, impotenti testimoni, a tanta violenza.

Quell’aria che logora la vita …

città inquinata

città inquinata

Dopo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione europea, anche il Ministero della salute italiano conferma che la miscela di polveri sottili, biossido di azoto e ozono provocano più di 30.000 vittime all’anno. I dati sono stati elaborati nel corso del progetto VIIAS che ha fotografato l’inquinamento dell’aria in Italia e il suo impatto sulla salute pubblica nelle varie aree del Paese.

Gli effetti dell’inquinamento sono particolarmente gravi nel Nord Italia, dove l’aspettativa di vita (solo per l’effetto del PM2.5) si riduce di 14 mesi, contro i 6,6 del Centro e i 5,7 del Sud e delle Isole. Situazione critica in Pianura Padana, dove si stimano 164 decessi ogni 100.000 residenti. L’Emilia-Romagna presenta un tasso di 124 decessi ogni 100.000 abitanti.

Se non interverranno iniziative di riduzione del traffico motorizzato, il progetto VIIAS prevede anche un peggioramento nel tempo: nel 2020 si stimano oltre 38.000 morti per inquinamento.

Mentre si riconosce la dimensione enorme del fenomeno, gli enti locali mettono in campo misure destinate a lasciare inalterata la situazione. Questo atteggiamento trova purtroppo conferma nel Piano della Mobilità ciclistica presentato dalla Giunta comunale di Modena: a fronte dell’obiettivo dichiarato di ridurre gli spostamenti autoveicolari a favore del trasporto pubblico, della ciclabilità e della pedonalità, l’elenco degli interventi che dovrebbero perseguire tale obiettivo risulta caotico e squilibrato (mancano ciclabili essenziali e le zone a 30 km/h sono irrilevanti), senza copertura finanziaria e indicatori di verifica dei risultati.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it