Ciclisti a Modena: figli di un dio minore

il progetto di tangenziale delle biciclette di Bologna

il progetto di tangenziale delle biciclette di Bologna

La protesta dei ciclisti per il progetto della ciclabile di Via Giardini approvato dal Comune di Modena non accenna a placarsi. Due punti essenziali non convincono: la frammentazione dell’itinerario da Viale Corassori a Piazzale Risorgimento in due tratti, uno sul lato est e l’altro sul lato ovest dell’importante strada; la mancata riqualificazione del tratto ciclo pedonale fra Viale Corassori e Viale Amendola, ricavato su uno stretto marciapiede, pur in presenza di una carreggiata amplissima.

Gli amministratori non hanno precisato le ragioni delle scelte adottate né hanno finora accolto alcuna delle osservazioni formulate dal “Coordinamento associazioni mobilità nuova” (a cui aderiscono 11 organizzazioni) contenute in un documento dettagliato, inviato a dicembre al Comune e alla Regione (la Regione cofinanzia il 60% dell’opera).

Seppur non nuovo, questo atteggiamento ostile nei confronti delle istanze del territorio cozza contro il clima di collaborazione creato da altre amministrazioni comunali. L’esempio del progetto “Tangenziale delle biciclette” di Bologna evidenzia l’arretratezza metodologica degli amministratori modenesi.

Il progetto bolognese prevede la realizzazione di un anello ciclistico di circa 5 km intorno alla città, collegando al centro le piste esistenti. La novità dell’intervento è nel metodo: il progetto è frutto del lavoro congiunto dei tecnici del Comune, delle associazioni di ciclisti e dei cittadini che hanno partecipato al laboratorio di progettazione partecipata “In bici sui viali” (attivato nel 2011) da cui sono uscite le soluzioni più adeguate per il percorso, i materiali da utilizzare fino ai colori e agli arredi. Proprio com’è avvenuto a Modena per la ciclabile di Via Giardini.

Giuseppe Marano
Gazzetta di Modena – 5 gennaio 2014

Link al Laboratorio In bici sui Viali

 

Bad news e good news dal mondo per i ciclisti

Heathrow cycle hub

Il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico ad alta quota (progetto Share) ha infranto un altro mito, secondo cui sul nostro pianeta esisterebbero aree incontaminate come le montagne. Grazie alle “Piramidi” (sistemi di rilevazione della composizione dell’aria) sparse su 28 alte vette in tutto il mondo, è emerso che -pur lontanissime dalle grandi città- queste località presentano livelli preoccupanti di black carbon (fuliggine) prodotti dal traffico e dalle lavorazioni industriali.

Rassegnarsi? No, grazie! Anche perché esistono concrete contromisure efficaci. Il punto di partenza è chiaro: il paradigma autocentrico (ci si sposta solo con gli autoveicoli) è superato dalla storia e va sostituito con un sistema di trasporti basato sui mezzi ecologici (bici, pedonalità, mezzi pubblici). Questo obiettivo è particolarmente importante per Modena, dove in un decennio gli spostamenti autoveicolari sono passati dal 76 al 79 per cento sul totale, peggiorando la situazione ambientale.

In Italia e nel mondo, molti enti pubblici e privati operano per il cambiamento. Due esempi daranno l’idea della rivoluzione in corso e costituiscono un esempio di buone pratiche anche per il Comune di Modena.

Il Comune di Lodi ha approvato il BiciPlan che definisce le linee di sviluppo della mobilità cittadina con le due ruote per i prossimi anni, prevedendo circa 80 interventi di promozione della ciclabilità, fra cui anche zone a 20 km/h.

L’aeroporto londinese di Heathrow ha attivato il Cycle hub per agevolare i ciclisti che si rechino in ufficio in bici. Grazie ad una tessera gratuita, i ciclo lavoratori possono godere di facilitazioni e sconti per l’acquisto di biciclette, abbigliamento e accessori, la custodia del mezzo, le riparazioni presso una ciclo officina. Piccoli incentivi che producono grandi risultati e mutamenti culturali.

Giuseppe Marano