Inquinamento: ininfluenti le «cure palliative»

auto ibrida

auto ibrida

Il 2015/16 passerà alla storia come il primo anno senza un vero inverno. Questo incredibile primato è la conseguenza di un cambiamento climatico che è stato ribadito nella Conferenza ONU di Parigi (dicembre 2015), conclusasi con l’impegno a limitare a 2 gradi l’incremento della temperatura nei prossimi decenni per prevenire una situazione ingovernabile.

A tale scopo, è indispensabile «fare i compiti a casa». Per salvaguardare la salute e il futuro della biosfera (il posto in cui viviamo), è necessario ridurre le emissioni dei gas climalteranti (biossido di azoto, anidride carbonica ecc.). A questa misura, ne dev’essere associata un’altra, finalizzata a tutelare la salute umana: contenere le polveri sottili prodotte dal riscaldamento, dall’industria pesante e dal traffico.

Di fronte a questa esigenza, come reagiscono i decisori politici nostrani? Invece di attuare interventi commisurati alla gravità della situazione ambientale e sanitaria (in provincia di Modena sono circa 30mila su 700mila abitanti le persone colpite da patologie alle vie respiratorie collegate all’inquinamento dell’aria), lanciano iniziative capaci di conquistare l’attenzione dei media ma del tutto inefficaci per risolvere i problemi. Adottano le «cure palliative» per illudere l’ammalato, piuttosto che combattere le cause all’origine dei suoi mali.

L’ultima misura assunta dalla Regione Emilia Romagna, l’esenzione dal pagamento del bollo per tre anni per chi acquisti auto ibride (motore a benzina associato a elettrico o idrogeno), rientra in questa classe di annunci surreali. Le lobby dei produttori di veicoli ibridi, come già quelle degli impianti a metano e gpl, continuano a spolpare il bilancio pubblico in nome di una presunta «mobilità sostenibile» dietro cui si celano vistosi interessi privati. Solo chi vive sulle nuvole può fingere che questi veicoli, destinatari di incentivi a vario titolo, siano «ecologici», nonostante emettano gas velenosi per l’ambiente (bruciano derivati del petrolio per produrre elettricità). La verità è che, a Bologna come a Modena, l’auto continua a restare l’unica vera opzione per la mobilità urbana.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Auto & Bici: sfigato a chi?

città assediata

città assediata

Sulla nostra pagina Facebook nei giorni scorsi abbiamo avuto 2 commenti critici a 2 nostri post. Il primo, su un signore che percorre 60 km in bici al giorno per andare a lavorare. Commento: “lo ritengo uno sfigato, che ci fa la morale, crede di essere un eroe, spera in una medaglia? Ahah l’inquinamento non si abbatte così”. Il secondo sulla nostra iniziativa per portare il limite di velocità nelle città a 30 km/h. Commento: “servono le ciclabili, perché limiti per le automobili ce ne sono anche troppi, le persone devono anche lavorare e non solo andare in bicicletta”.

Ed eccola qui la spirale perversa, generata da una cultura decennale che ha trasformato l’auto nell’unico mezzo per qualsiasi movimento, e il ciclista in sfigato, o radical chic moralizzatore, o peggio ancora in fancazzista a 2 ruote. E che come conseguenza, ha il solo risultato di riempire le città di auto, di rendere impossibile ed inefficiente ogni spostamento, e di ridurre la qualità dell’aria e del rumore a livelli inaccettabili.

Solo una vera politica riformista può spezzare questo circolo vizioso, restringendo gli spazi per le auto, per il parcheggio e la marcia, ed incrementando i costi ed i limiti per l’accesso al centro della città. Non per aiutare i ciclisti, ma perché meno spostamenti “ingiustificati” in auto significano maggiore facilità di movimento per tutti quelli, e sono tanti, che davvero l’auto devono usarla.

Ah, e se non ve ne siete ancora accorti, la bici è trendy e cool in ogni parte del mondo!

Ciclo-stile: Ancora sicurezza

spazio condiviso

spazio condiviso

Non passa settimana senza un incidente con pedoni o ciclisti. Ogni volta si levano voci che parlano di buoni e cattivi, di corretti e maleducati, seguite da proposte di educazione stradale dedicata ai più deboli. Sono stanco di questa sterile contrapposizione, che serve solo a nascondere le responsabilità.

Sarebbe utile per tutti leggere il proficuo lavoro di Sabino Cannone, che dai primi anni ’90 si è dedicato alla psicologia del traffico e che scrive:

“L’educazione stradale da noi proposta è l’educazione ad una civile convivenza, dentro e fuori la scuola, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. In essa, il concetto di sicurezza non è inteso come l’individuazione di un nemico da eliminare; bensì come condivisione. La strada come spazio condiviso, in questo in perfetta sintonia con l’idea di Hans Mondermann di “Shared Space”.

Il contesto, cioè l’ambiente stradale, si configura come una vera e propria “matrice relazionale”, in grado di influenzare essa stessa i comportamenti degli individui presenti al proprio interno; in grado cioè di attivare, a seconda dei casi, sia circolarità viziose che circolarità virtuose nei comportamenti dei singoli alla guida. Guidiamo, senza rendercene conto, con l’accento stradale del luogo.

E chi è deputato a gestire il contesto? La gestione del contesto, dell’ambiente stradale come sistema, spetta al politico. È comodo per il politico responsabilizzare unicamente il singolo dei suoi comportamenti alla guida, è conveniente elettoralmente ed economicamente. Ma cosa succede invece quando introduciamo la prospettiva sistemica? (…) Succede che introducendo un feed-back rispetto alle decisioni da esso prese, il politico risulta responsabile del modo di guidare dei suoi concittadini.

Deve essere chiaro che il guidare – un mezzo qualsiasi, anche i propri piedi – non è solo un fatto privato, è anche un fatto pubblico. È un atto politico, nel senso che riguarda la Polis, il luogo del vivere sociale, civico e civile.

Dimmi come guidi e ti dirò chi sei… e dove sei! La via della guida è: un progetto politico (non partitico) di democrazia dal basso, un’attività di volontariato, psicologia applicata, una proposta eticamente connotata, mobilità sostenibile, attenzione all’ ambiente esterno/interiore, una nuova arte marziale, etc.”

Ognuno può fare la sua parte: gli amministratori pubblici, la stampa, l’associazionismo e il singolo cittadino, tutti i giorni con il proprio stile di vita e le proprie parole. La Fiab è sempre disponibile.

Incidenti: educare all’uso condiviso degli spazi pubblici

incidente

incidente

Nel 2014 a Modena si sono verificati 1.170 incidenti con 1170 feriti e 9 decessi. Circa 8% dei feriti erano pedoni e il 15% ciclisti. Quattro i biker morti. Per promuovere comportamenti auto tutelanti da parte dei ciclisti La Municipale ha avviato una campagna di controlli sanzioni rivolta specie a ciclisti e pedoni, additati come responsabili principali dell’incidentalità che li falcidia. È l’approccio più efficace per contenere gli incidenti?

La Fiab ritiene l’iniziativa destinata a non portare modifiche al fenomeno. Occorre infatti comprendere il significato dello spazio pubblico.

Ha scritto Sabino Cannone, esperto di psicologia del traffico, che l’ ambiente stradale è uno spazio “in grado di influenzare i comportamenti degli individui presenti al proprio interno”, fino a determinarne le azioni viziose e virtuose. L’idea di “educazione stradale” proposta dall’ associazione non é banalmente quella delle regole del Codice della Strada, tanto cara a Modena, bensì quella alla “civile convivenza, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. La strada come spazio condiviso”.

“La gestione dell’ambiente stradale spetta al politico” aggiunge Cannone. “Deve essere infatti chiaro che il guidare é un atto politico, nel senso che riguarda la Polis, il luogo del vivere sociale, civico e civile”. In tal senso, il progetto di “educazione stradale” sostenuto dalla Fiab è un “progetto politico di democrazia dal basso, un’attività di volontariato, psicologia applicata, una proposta eticamente connotata, mobilità sostenibile, attenzione all’ ambiente esterno/interiore, etc.”  da attuarsi con tutti i soggetti disponibili.

Giorgio Castelli (Presidente Fiab Modena)

www.modenainbici.it