Sul Cusna, al cippo

cippo partigiano - monte cusna

cippo partigiano – monte cusna

SUL CUSNA, AL CIPPO

“Andiamo al cippo domenica?” Con questa proposta, almeno una volta all’anno mio padre ci portava sulle montagne del reggiano, sulla strada che da Quara porta a Novellano, dove nell’inverno del 1944 suo fratello Franco, assieme a altri 3 giovani partigiani, morirono uccisi durante un combattimento con i tedeschi.
Lì si andava a trovare lo zio Franco, non al cimitero, sulle belle e selvagge pendici del monte Penna; si puliva la croce e i gli altri cippi, posti lungo la strada per ricordare i 4 ragazzi, incoscienti e generosi come solo gli adolescenti sanno essere; si adornavano rigorosamente con i fiori di montagna profumati, raccolti intorno durante la passeggiata.

Proprio lì ci hanno portato Nicola ed Eugenia, facendoci conoscere un percorso ad anello, tutto su strada, impegnativo ma veramente suggestivo, a quota 900 metri, quindi piacevole anche in estate e soprattutto immerso nel silenzio, nella pace – credo sia uno dei pochi posti veramente isolati e poco abitati del nostro Appennino – senza macchine che insidiano le biciclette, immersi totalmente nella natura.

Paola Busani

Giro impegnativo con partenza da Villa Minozzo. Km complessivi 40
Località: Villa Minozzo-Toano-Costabona-Quara-Gova-Novellano-Casa Balocchi-Febbio-Peschiera Zamboni-Monteorsaro-Coriano-Villa Minozzo

E quinci il mar da lungi, e quindi il monte: le Marche, la terra di Leopardi

Soprattutto Leopardi
17-18 maggio 2014

Le Marche, terra di illimitati e meravigliosi panorami. I paesi sono spesso adagiati su colline fra colline e la vista spazia per verdi e ondulate dorsali che si accavallano trascolorando, poggi, fondovalle, vigne, olivi, campi di granturco, d’orzo e grano; fino alle spiagge e al mare assolato.
A monte, verso le larghe dorsali arrotondate dell’Appennino, da cui scendono le ombre rossastre del tramonto, si indovinano le asprezze di strette valli.

Il nostro viaggio in bicicletta inizia da Osimo in direzione del Conero: un promontorio interessante dal punto di vista naturalistico per la presenza di una fitta copertura boschiva e di numerosi uccelli. Arrivare al mare è stato agevole… risalire un po’ meno!

Gli amanti del bagno fuori stagione hanno evitato, però, di tuffarsi. Troppo freddo?

Durante la passeggiata dopo cena, la serata particolarmente limpida ci regala lo spettacolo, sempre affascinante, di una infinità di luci dai paesi vicini: quasi sembra di poterli toccare!

Castelfidardo, Loreto e Recanati ci aspettano. Saranno salite “importanti” ma anche discese mozzafiato, a ricompensa di tanta fatica.
Castelfidardo ci cattura per l’originalità del museo della fisarmonica, al suo suono qualcuno accenna passi di ballo. Piazza della Madonna e il santuario della Santa Casa di Loreto ci accolgono nella loro grandiosità, ma entrare in chiesa, per la donna ciclista, è vietato!

Arriviamo a Recanati dopo una lunghissima salita; è ora di pranzo; alcuni vanno in ristorante, altri si fermano per mangiare, in semplicità, in piazza Leopardi dominata dalla merlata Torre del Borgo, ed è qui che succede qualcosa di magico. Chiara, la nostra socia insegnante di lettere, viene sollecitata a parlarci del grande poeta e lo fa privilegiando il lato umano, la sua difficoltà nei rapporti con i genitori così avari di affetto e comprensione, soprattutto la madre. Recanati gli sta “stretta”. Prova a fuggire, ma il padre glielo impedisce: vorrebbe che andasse in convento. Giacomo riuscirà, infine, a lasciare la casa paterna; spera d’incontrare la gloria, l’amore, ma s’imbatterà ovunque in ambienti pervasi dal gretto conservatorismo cattolico. Lavora per mantenersi e non è facile con i suoi problemi di salute. A Napoli sarà deriso dai ragazzi per il suo aspetto da mendicante. Sentiamo della sua ricerca della felicità e del valore delle illusioni, del rapporto con la natura.

Si fa tardi; a malincuore dobbiamo interrompere questo momento “leopardiano”; riprendiamo le nostre bici, passiamo per la piazzola del Sabato del Villaggio, vediamo il palazzo Leopardi dall’esterno (rimpianto di non essere entrati a vedere la preziosa biblioteca, quella degli studi “matti e disperatissimi” e la finestra dove il poeta spiava il canto di Silvia), la Torre del Passero Solitario e il Colle dell’Infinito (poesia da rileggere).
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte (questo è il verso di Leopardi che ha ispirato e accompagnato il nostro viaggio nelle Marche).

Eugenia Coriani

ASIAGO MONTE ORTIGARA: Fra natura e memoria

Quest’anno si parla molto della prima guerra mondiale; la Fiab di Modena è stata anticipatrice di almeno due anni! Perché l’altopiano di Asiago è un vero paradiso per gli amanti della MTB (alcuni sentieri sono impervi ma percorrere, io meno esperta, qualche tratto a piedi non è così terribile: ripagano i boschi, le inattese aperture di paesaggio, i panorami dall’alto, la calda ospitalità dei rifugi); ma, appunto, non è solo tutto questo: l’altopiano è un museo all’aperto della Grande Guerra e ne abbiamo ormai esplorato gran parte.

Fabio, esperto appassionato di quel pezzo di storia, ci guida a scoprire piccoli cimiteri, rovine di forti e ospedali da campo sia austriaci che italiani. Questa terza volta la meta principale era il Monte Ortigara, il “calvario degli Alpini”, emblema forte di quella immane tragedia. So di riferire pochi dettagli di quei due giorni intensi: colpa sì della memoria ormai labile ma anche retaggio della mia maestra, che ci dava il compito Racconta una gita e precisava: “non fate mica la cronaca!!”.

Dunque, fra tante, riporto solo l’ emozione più grande: entrare nel forte, percorrere al buio i cunicoli umidi, freddi, immedesimarsi nella paura e nella sofferenza quotidiane di tutti quei ragazzi. In quei momenti noi, allegri ciclisti chiacchieroni, eravamo in silenzio.

Maria Chiara Marchiò

asiago neve

asiago neve

asiago salita

asiago salita

asiago forte italiano

asiago forte italiano

asiago strada militare austriaca

asiago strada militare austriaca

Pedalare in Pace

RESISTERE PEDALARE RESISTERE
DA MODENA A VERONA PER LA RESISTENZA
23-25 APRILE 2014

L’ideale e la pratica. Niente di meglio per spingermi a partire per il viaggio organizzato dalla FIAB di Modena, “Resistere, pedalare, resistere”.
Partenza da Modena il 22 aprile 2014, data dell’anniversario della liberazione della città dal dominio nazi-fascista nel 1945, e arrivo a Verona il 25 Aprile, data dell’anniversario della liberazione dell’Italia.

Via bicicletta: mezzo che deve la sua dignità anche all’essere stato usato dalle staffette partigiane e, oggi, da chi desidera un ambiente meno inquinato o devastato dall’opera dell’uomo. Allora come oggi, quindi, la bicicletta si lega alla pace: pace come assenza di guerra e pace come armonia con l’ambiente. Meta del viaggio: la manifestazione nazionale “Arena di pace e disarmo”.

Per chi, come me, non hai mai fatto prima né del ciclismo né del cicloturismo, questa esperienza è stata anche un allenamento alla fiducia: organizzata sul filo del limite di tempo, la mia partecipazione è stata possibile solo grazie alla disponibilità gentile dei soci FIAB sia negli aspetti materiali (es. l’avermi dato in prestito una bicicletta) sia nel sostegno morale (es. l’avermi dato consigli sulla pedalata).

Dopo quasi 300 km in un bel paesaggio reso vivace dalla primavera, siamo arrivati all’Arena dove, con persone da tutta Italia, ci siamo riuniti per affermare la necessità del disarmo e del Servizio civile come forma di difesa non armata della Patria. Partirà una campagna su questo verso le autorità italiane. Favorire la pace è possibile. Basta un cambiamento di mentalità; chi va in bicicletta lo capisce.

 

arena di pace

arena di pace

arena di pace

arena di pace

DISVETRO: Nulla sarà più come prima

Questa escursione nei territori più colpiti due anni fa dal terremoto, è stata fortemente voluta dal un gruppo di residenti della frazione di Disvetro e dal gruppo famiglie della FIAB, per riportare al centro dell’attenzione le problematiche post-sisma delle piccole comunità dimenticate e per far conoscere le bellezze culturali ed ambientali del territorio in cui vivono.

Dal punto di vista “tecnico” la giornata è stata perfetta. Quasi 50 partecipanti di tutta la provincia, tra i quali molti ragazzi, hanno potuto ammirare paesaggi padani come le “cave di Budrighello” e l’argine del Secchia, e constatare le ferite al patrimonio artistico delle chiese di Disvetro, Rovereto e Ponte Motta. L’accoglienza dei residenti poi è stata davvero calorosa (e non ne dubitavamo) ma anche tutte le istituzioni hanno voluto esserci: l’assessore di Cavezzo, il Sindaco di San Possidonio, le Guardie Ecologiche, la Polizia Urbana ci hanno fatto capire quanto tengano ai loro territori ed ai loro ospiti.

Sonja, Maura, Maurizio ci hanno poi parlato della consapevolezza che purtroppo nulla sarà più come prima: perché se i muri delle chiese e delle scuole prima o poi si potranno ricostruire, sarà molto difficile che questi luoghi tornino alla loro originale funzione di aggregazione. Infatti quello che è pesato di più in questi due anni è la mancanza di momenti e luoghi di socializzazione: la messa della domenica, due chiacchiere accompagnando i ragazzi a scuola, le feste di fine anno, le serate al circolo a giocare a carte. E pochi sono pronti a scommettere che, una volta ricostruiti, la chiesa, le scuole ed il circolo torneranno a riempirsi di persone: la paura è che Disvetro, come altre piccole realtà, sia destinata a trasformarsi in uno dei tanti luoghi “dormitorio” che conosciamo bene noi in città, dove di giorno i ragazzi, le mamme, i credenti, gli anziani migrano verso “new town” più comode da vivere.

Ermes Spadoni

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Ciclopranzo con Slow Food presso La Lanterna di Diogene a Solara di Bomporto

ciclopranzo alla Lanterna di Diogene

ciclopranzo alla Lanterna di Diogene

il percorso in bici

il percorso in bici

Assieme alla sezione di Modena di Slow Food abbiamo scoperto le specialità culinarie della Lanterna di Diogene e conosciuto le attività della cooperativa La Lucciola, che si occupa di ragazzi con difficoltà.
Vi invitiamo a sostenere il loro magnifico progetto, andando a mangiare i loro piatti cucinati con i prodotti dell’attività agricola della cooperativa, (non è un sacrificio ve lo assicuriamo!)
Assieme a Slow Food Modena, che da sempre li sostiene, abbiamo raggiunto la locanda in bici (da Modena, a Bastiglia e poi lungo il percorso sull’argine del Panaro).
Speciale ringraziamento ai ragazzi della Lanterna, con l’augurio di continuare così. Oltre alle “energie negative” del terremoto 2012, abbiamo colto tanta energia positiva nel vostro saper fare: in campagna, con gli animali, in acetaia e soprattutto in cucina!

http://www.fondazioneslowfood.it/it/157/osteria-la-lanterna-di-diogene-solaro-di-bomporto-modena#.U5RbM_-_mM9
http://www.lalucciola.org/il-ristorante.html

gli attrezzi il lavoro

gli attrezzi il lavoro

parcheggio di bicilette

parcheggio di bicilette

 

 

 

 

Sardegna in tutti i sensi: tra spiagge bianche, miniere abbandonate e nuraghi

IN SARDEGNA TRA SPIAGGE BIANCHE, MINIERE ABBANDONATE E NURAGHI

1-12 MAGGIO 2014

Primo, l’olfatto: i nasi, liberi dalle puzze cittadine, inalavano beati il profumo dei fiori . Portato dal vento, il rumore del mare (per 600 km non lo abbiamo quasi mai lasciato) deliziava le orecchie. Quanto al tatto, beh, il sellino l’abbiamo sentito, in 5500 m di dislivello; un giorno ci siamo infradiciati di pioggia, poi abbiamo sempre goduto la carezza del sole, e alcuni anche quella, rude, del mare di maggio.

Per il gusto occorre citare le cene, dove si testava la nostra capacità di spazzolare quantità enormi degli squisiti cibi sardi.

Superfluo menzionare la gioia della vista perché si sa – e chi ne percorre la costa lentamente, in bici, lo sa ancora di più – che il mare della Sardegna è unico al mondo. Come lo è la sua gente, di cui abbiamo apprezzato l’ospitalità e la fiera dignità di chi ha pagato e ancora paga nella storia del nostro Paese un prezzo alto: la durezza delle miniere, ma anche della loro dismissione, il giogo pesante delle basi militari. Alghero, i nuraghi, le miniere abbandonate, Piscinas, Porto Pino, Carbonia, Cagliari, Arbatax …

Impossibile una graduatoria di bellezza in giorni intensi, vissuti nella condivisione di un gruppo super-affiatato, che gemella Modena, Pordenone, Padova, Bologna. Grazie di nuovo agli organizzatori, e aspettiamo compatti il programma del prossimo viaggio.

Maria Chiara Marchiò

Colazione a Torre Maina

Qualche foto della gita di oggi. Foto gruppo, foratura, verifica tardiva, solidarietà per evitare ulteriori rischi di forature.

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foratura

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il gruppo

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ma non si era detto in bici?

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aiuto foratura

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in fila

 

UN FUORI PROGRAMMA: Arriva Lodi!

gruppo FIAB Lodi davanti al Duomo di Modena

gruppo FIAB Lodi davanti al Duomo di Modena

UN FUORI PROGRAMMA: Arriva Lodi!
di Omar Balestrieri

Nel modenese sono stato tante volte eppure solo ieri ho potuto apprezzarlo veramente.

Quando tento di dare ai miei studenti una definizione di territorio tento di far loro capire che non si tratta solo di piante, animali, terra ma anche di persone che lavorano in quella zona. Ieri ho visto diciamo così “l’applicazione” di questa definizione.

Essere accolti con gentilezza, sentire persone che ti salutano mentre pedali (anche se non ti conoscono), vedere l’ordine e la bellezza delle campagne modenesi, scoprire in un piccolo paese un piazza costruita secoli fa e ancora oggi ben tenuta ed esibita con orgoglio, questo è il bello della bici.

Tornare in città ed essere accolti da una guida che ci rivela la storia che si trova dietro le pietre di cui è fatto il duomo, storie di santi, artisti, potenti e povera gente ci ha ricordato che ognuno di noi conosce davvero poco dell’Italia.

Sulla mia bicicletta c’è una targhetta con una frase: “bicicletta è libertà”. Quale libertà? Quella di conoscere con una vista più diretta e libera dal traffico che copre le bellezze ed elimina il dialogo. Per tutto questo ringrazio voi, amici di Fiab Modena.

COLAZIONE A RUBIERA: Rompiamo il digiuno, senza fretta

bici-gelato

bici-gelato

COLAZIONE A RUBIERA: Rompiamo il digiuno, senza fretta
di Maria Chiara Marchiò

Herberia è l’antico nome di Rubiera (lo conserva il suo teatro): sembra, dal celtico her-beria, “in mezzo alla pianura”. Anche per chi come me si confonde sempre con la geografia locale, la notizia è rassicurante: la “colazione a Rubiera” non comporta salite, e va proprio bene così, dopo il letargo dell’uggioso inverno.

Bello riprendere fuori la bici, sentire le gambe che assecondano contente il girare delle ruote, raggiungere la fatidica piazza Primo Maggio (chissà se fra 200 anni oltre al cippo che ricorda Ciro Menotti ci metteranno anche una targa per consacrare il punto di raduno Fiab?), ritrovare gli amici, e ce ne sono tanti, carichi come te di voglia di andare fuori città.

Bello pedalare senza doversi preoccupare di nulla: il percorso, stradine basse e ciclabili, lo hanno già studiato le organizzatrici; del poco traffico non ti devi dar pensiero se, al primo rumorino, almeno in quattro esclamano “Macchina!!”. Unica attenzione, una giusta distanza da chi ti precede. Quindi, puoi respirare a pieni polmoni negli spazi aperti di questa primavera precoce, e lasciar fluire dolcemente il movimento e tante tante chiacchiere: è un po’ che non si pedala insieme, nessuno vuole correre, si va solo, in compagnia, a far colazione … e buona stagione ciclistica a tutti.